SONO SOLO SENSAZIONI, MA SONO BUONE

All’alba dei primi di agosto, per giudicare il Padova ci si può affidare solo alle sensazioni. Certezze non ne può avere nessuno ad oggi. Nè società e allenatore, che stanno costruendo un po’ alla volta il mosaico e vedranno solo tra qualche tempo se sono stati bravi a metterne insieme i pezzi, né tantomeno i tifosi. Le gambe sono pesanti, molti giocatori sono nuovi, l’amalgama si deve ancora creare, mancano ancora pedine importanti per completare il quadro, soprattutto a centrocampo. Alla luce di tutto questo, però, la “mia” trasferta a Pieve di Cadore di domenica mi ha regalato buone sensazioni e a quelle intendo affidarmi, per quanto sia consapevole che non possono essere del tutto attendibili.

Sinceramente fatico a capire la diffidenza di alcuni tifosi. Non tanto perché non ci siano motivi di dubbio, per carità. Ma quanto perché è veramente troppo presto per gettare croci addosso a qualcuno.

Aldilà della fiducia che questa società merita per quello che ha saputo regalarci nella passata stagione, credo che, anche senza il credito che vanta nei confronti di una piazza che un anno fa si è ritrovata per tre giorni senza squadra di calcio, in questo momento dell’anno il tifoso debba solo fidarsi del lavoro che sta facendo ed eventualmente “arrabbiarsi” se qualcosa andrà male quando arriveranno le partite che contano veramente.

Un po’ di fiducia, su. In attesa che la rosa sia completata, senza fretta perché davvero non ci corre dietro nessuno, non facciamo scemare così presto l’entusiasmo che ci ha accompagnato per tutta l’annata 2014-2015. Fare i “tafazzi” non giova a nessuno.

I GIORNI PIU’ CALDI

Rientro oggi dalle ferie. In queste ultime settimane ho scelto di proposito di usare poco il telefono per rimanere in contatto con le notizie biancoscudate, non solo per staccare la spina e godermi il (credo) meritato riposo. Ho deciso di isolarmi un po’ perché, da tifosa prima che da giornalista, avevo paura di rimanerci troppo male a sentire che questo giocatore se ne andava e quell’altro non veniva riconfermato, dopo le grandissime emozioni che TUTTI ci hanno fatto provare l’anno scorso.

Così è stato: mi è dispiaciuto leggere di Nichele, Ferretti, Segato e Zubin, ancor di più di Thomassen, che considero padovano a tutti gli effetti visto che parla il dialetto meglio di me e uno che, soprattutto perché ha giocato poco, ha dato veramente tanto al Padova dentro allo spogliatoio.

Però certe scelte, anche se sono dolorose, vanno fatte. E c’è un direttore sportivo pagato apposta per fare il bene della società e della squadra aldilà di quello che possono provare il suo e il nostro cuore.

L’anno scorso De Poli, appoggiato dalla società e in collaborazione con mister Parlato, ha costruito una macchina praticamente perfetta. Se qualche ingranaggio non ha funzionato alla perfezione peraltro (e può succedere, solo chi non fa nulla non sbaglia mai!) è stato il primo ad alzare la mano, a prendersi la responsabilità delle proprie azioni e a porre rimedio, velocemente ed efficacemente, al problema. Credo che anche quest’anno sarà così. Lui vuole rinforzare il Padova e sta seguendo la sua logica. Molti dei nomi che sono venuti fuori in queste settimane rappresentano quasi una garanzia in Lega Pro, dunque credo che i tifosi possano dormire sonni tranquilli. Se poi in qualche cosa sbaglierà cercherà di porre rimedio, come ha fatto l’anno passato.

Fidatevi. Fidiamoci. Credo stia per nascere un gran bel Padova!

 

LA MALINCONIA DELL’ULTIMO GIORNO DI SCUOLA

Sono stata un po’ senza scrivere, leggendo comunque tutti i vostri commenti quotidianamente sui più disparati argomenti. Mercato, riconferme, partenze, possibili arrivi, stadio, perfino il Vicenza è entrato a far parte degli argomenti di questi giorni, visto che sta vivendo una situazione simile alla nostra di un anno fa.

Non ho scritto niente in questi giorni perché non riesco in nessun modo a far andare via la malinconia che mi ha preso da quando i lunghi festeggiamenti per la promozione del Padova sono terminati. Lo so, ho quasi 41 anni (ma una testa non assolutamente all’altezza della carta d’identità, me lo dico da sola!), non dovrei farmi prendere da certe sensazioni, dovrei essere più razionale, visto anche il lavoro che tento di fare tutti i giorni da più di vent’anni. Ma non è facile separarsi da questa splendida stagione e da tutte le persone che l’hanno condivisa con me, con noi, voltando così pagina.

Eppure è arrivato il momento di farlo: l’annata 2014-2015 se ne deve andare in soffitta, con tutti i bei ricordi che si porta dietro e che spesso andremo a ripescare per concederci qualche minuto di sano benessere interiore. Dobbiamo (devo!) pensare solo al prossimo campionato di Lega Pro. E lasciar lavorare due persone, quali il direttore sportivo De Poli e l’allenatore Parlato, con la massima fiducia, visto quello che son riusciti a fare, in fretta e furia, l’estate scorsa costruendo un Padova che tanto stiamo amando.

Da oggi dunque mi tolgo la patina della malinconia da ultimo giorno di scuola e comincio a pensare al futuro. Comincio con 3 settimane di ferie da lunedì (che senz’altro mi aiuteranno e non poco!): tornerò giusto in tempo per raccontarvi il ritrovo, la partenza per il ritiro, il ritiro e tutto quel che verrà dopo!

Prima dell’inizio della nuova avventura però Telenuovo vi lascerà un ultimo, importante, sentito ricordo del campionato della rinascita: una rivista celebrativa di questo campionato di serie D abbinata ad un dvd che uscirà in edicola tra qualche giorno. Vi farò sapere io il giorno esatto a partire dal quale potrete trovarla e acquistarla. Spero così di regalarvi un’altra, intensa, emozione biancoscudata! Da vedere e rivedere ogni volta che quella maledetta malinconia proprio non se ne vorrà andare! 🙂

SI ESCE A TESTA ALTA. VA BENE COSI’

Il Padova ha chiuso come doveva il suo straordinario campionato. Salutando i suoi immensi tifosi con una rotonda vittoria. L’ennesima di una stagione infinitamente bella.

Dispiace che si esca dalla corsa allo scudetto per via della Coppa Disciplina ma tant’è, come avrebbe detto il mitico Gildo Fattori, così è e non ci possiamo fare niente. L’importante è aver capito che Cuneo e Castiglione, che saranno con ogni probabilità nostre avversarie il prossimo anno in Lega Pro, non hanno niente più di noi. L’importante è essersi confrontati alla grande con realtà che sono arrivate prime negli altri gironi. Tutto il resto non conta nulla.

Mi sento solo di dire un altro sentito e semplice GRAZIE. Ad una società che ha restituito alla città la sua squadra di calcio, ad uno staff tecnico che ha lavorato seriamente, ad un gruppo di giocatori che hanno nuovamente fatto innamorare di loro i padovani, ai tifosi che ci sono sempre stati. Vuol dire tanto per noi aver recuperato tutto questo, dopo i disastri del recente passato.

Il 5 giugno ci sarà l’appuntamento dal notaio Doria per cambiare la ragione sociale della Biancoscudati Padova da società dilettantistica a responsabilità limitata a spa professionistica che aprirà le proprie porte anche a 3 nuovi soci. Con l’occasione forse si avrà la possibilità, in anticipo rispetto ai tempi della burocrazia, di cambiare la denominazione e tornare a chiamarsi CALCIO PADOVA. L’ultimo passo per riannodare i fili col glorioso passato e cominciare finalmente a dimenticare il passaggio dei vandali dell’anno scorso.

Buone vacanze. Mi auguro di rivedere molte delle facce che quest’anno mi hanno fatto provare una gioia indescrivibile.

 

UN PO’ DI NERVOSISMO DI TROPPO, MA AVANTI VERSO L’OBIETTIVO!

Prima di scrivere questo post ho voluto andarmi a rivedere gli episodi chiave della partita col Castiglione. Ovvero l’espulsione di Ferretti e Dionisi. La sensazione dal campo è che l’arbitro potesse gestire un po’ meglio le due situazioni, soprattutto la prima, andando magari ad ammonire “El Rulo” invece che espellerlo o evitando almeno uno dei due gialli a Dionisi. Invece, a scorrere nuovamente le immagini, in effetti ci possono stare entrambi i rossi, visto che Ferretti, innervosito dalla trattenuta di un primo avversario, si è lanciato poi con troppa foga su Ruffini e Dionisi ha trattenuto due volte in modo plateale l’avversario lanciato sulla fascia.

Dispiace perché, alla fine del primo tempo, era comune sensazione nell’animo dei tifosi biancoscudati (anche oggi in oltre 500, straordinari!) che il Padova ce l’avrebbe fatta e anche bene a superare il Castiglione. Nei primi quarantacinque minuti si era vista una grande differenza di qualità sia nelle individualità che nel modo di far girare la palla. Certo i due davanti del Castiglione qualche brividino l’avevano fatto correre sulla schiena di Sentinelli e Niccolini che, però, poi, avevano opportunamente preso le contromisure. Il Padova la poteva perfino chiudere la sfida perché, oltre al rigore trasformato da Cunico, aveva avuto altre occasioni (c’era pure un altro netto calcio di rigore su Ilari, non sanzionato dal direttore di gara che, per questo, in effetti, una bacchettata se la merita tutta).

Cosa è successo poi? Che è subentrato un po’ di nervosismo di troppo, soprattutto dopo la prima delle due espulsioni. Forse la gara è stata caricata troppo. Forse il tanto caldo ha fatto perdere la lucidità che serviva. Non so. Fatto sta che il Padova ha fatto harakiri da solo, rimanendo in nove e permettendo a quel punto al Castiglione di fare il bello e il cattivo tempo. Da elogiare la capacità di soffrire dei nove che sono rimasti in campo: da Salvadori dietro, autentico baluardo nelle chiusure in occasione degli ultimi attacchi dei mantovani, a Zubin davanti che, dopo aver corso per tutta la partita come un ragazzino, si è ritrovato a dover far reparto da solo con due-tre avversari che di volta in volta tentavano di togliergli palla.

Non c’è niente di compromesso comunque. Mercoledì le orecchie saranno tese allo scontro tra Castiglione e Cuneo e poi domenica si giocherà contro il Cuneo all’Euganeo. L’obiettivo è ancora lì. ad una distanza accettabile. Basta rimettersi a fare quel che si è sempre fatto con la giusta serenità. Nè più nè meno.

UN PO’ MI MANCHERAI SERIE D…

Non certo per la categoria che è. Ovvero la più importante sì ma del calcio DILETTANTISTICO. Ma per le emozioni che ci ha saputo regalare, questa serie D un po’ mi mancherà. Le trasferte in compagnia, le risate, qualche sana bevuta, tanti brindisi, parecchi gol, tantissime vittorie, un rapporto finalmente diretto e sincero con la squadra, lo staff e la società. Non potevamo chiedere di più a questo campionato che, lo ripeto fino alla nausea, è partito come l’anno dell’inferno e si è trasformato in un paradiso. In una parentesi felice. Sì, parentesi, perché adesso è finita e il Padova è tornato tra i professionisti, ma è una parentesi di cui dovremo essere bravi a conservare dentro di noi il ricordo a lungo.

Oggi è andata in scena l’ultima trasferta. Domenica prossima ci sarà l’Altovicentino. Poi la poule scudetto. In settimana è arrivata la graditissima conferma del direttore sportivo De Poli e dell’allenatore Parlato con un contratto biennale e un po’ alla volta si capirà anche chi tra i giocatori rimarrà e continuerà ad onorare la maglia come ha fatto quest’anno. Ma, come dice Parlato, a questo non voglio ancora pensare. Ha ragione il mister quando dice che stiamo vivendo momenti straordinari di festa e dobbiamo goderceli tutti, fino all’ultimo secondo dell’ultimo giorno.

Continuiamo dunque a festeggiare. Almeno fino alla fine della poule scudetto. Poi ci si catapulterà sul prossimo anno.

Alla prossima domenica allora… di festa!

CHE BELLA STORIA QUESTO PADOVA

Il Padova non ha alcuna intenzione di fermarsi alla promozione in Lega Pro, conquistata sette giorni fa a Legnago.

E, con questa predisposizione d’animo, è riuscito a riempire oggi la partita col Kras Repen di rinnovati contenuti: le vittorie sono salite a 26, record sempre più storico, con la doppietta di oggi Ferretti è salito a 11 gol ed è diventato il terzo giocatore della rosa a raggiungere la doppia cifra (dopo Cunico che è a 12 e Amirante che è a 10: ora mancano all’appello Ilari e Petrilli che senz’altro ce la faranno!), Fenati ha realizzato, alla sua prestazione da titolare, il suo primo gol con la maglia biancoscudata (e ieri, confidandosi con Salvadori, aveva avvertito la sensazione che la rete sarebbe arrivata), Zubin ha sempre la voglia di un ragazzino, Petkovic sta crescendo a vista d’occhio.

Il traguardo è ormai raggiunto ma andare a vedere le partite ha ancora un grande senso per chi ha voglia di sedersi sugli spalti e sventolare una bandiera biancoscudata. Questa squadra continua a dimostrare di avere cuore e sostanza. Di volersi porre nuovi obiettivi. Da qui alle prossime due settimane la volontà è quella di vincere e segnare il più possibile (magari sperando che la Sacilese prenda qualche gol di modo da prendersi anche il record della miglior difesa dopo quello del miglior attacco) poi inizierà la poule scudetto. Già, sarà anche solo lo scudetto dei dilettanti, ma salire sul tetto dell’Italia dà sempre le sue soddisfazioni. Avanti così, che il divertimento non è finito…

P.S.: grazie ancora a tutti per la pizza di ieri sera. E’ stata divertente, genuina, allegra e soprattutto BIANCOSCUDATA!!!!

ALE’ ALE’ OH OH…

… e tanto già lo so che l’anno prossimo giochiamo in Lega Pro!

Riesco solo a dire queste parole in questo momento. Per commenti e altro rimando tutto a domani.

Dico solamente che è stato un onore, oltre che un piacere (e un dovere perché è il mio lavoro), poter raccontare questa società e questa squadra. Un gruppo straordinario, tecnicamente e umanamente.

Non dimenticherò mai questo campionato che doveva essere un inferno e invece si è rivelato un’esperienza meravigliosa.

Grazie ragazzi. Grazie tifosi. L’avete reso unico e irripetibile.

ANCORA UN PASSETTINO…

Ragazzi, la cena è cominciata. Anzi, chiamiamola pure abbuffata perché sappiamo già che sarà lunga e goduriosa come poche altre.

Siamo all’antipasto. Quello che di solito si consuma fuori all’aria aperta, prima di entrare in ristorante, in piedi, chiacchierando amabilmente in mezzo alla natura, baciati dal sole.

Le portate più pregiate sono ancora in fase di preparazione. Ma dalla cucina se ne avverte ormai forte e intenso il profumo. Stanno per esserci servite. Si chiamano “Lega Pro” e “ritorno tra i professionisti”. Un primo e un secondo da cinque stelle Michelin. I cuochi sono Giuseppe Bergamin e Roberto Bonetto. I maître sono il direttore De Poli e l’allenatore Parlato. I camerieri tutti i giocatori della rosa, che dal primo all’ultimo si sono messi a disposizione dei tifosi per offrire loro il miglior servizio che potessero desiderare.

Bel calcio, passione, attaccamento alla maglia, lavoro, impegno, sacrificio, sudore e umiltà sono stati gli ingredienti che renderanno unica e indimenticabile questa cena. Cui tutti noi tifosi non vediamo l’ora di partecipare.

Dai, che forse domenica sera, dopo la partita con il Legnago, l’antipasto sarà finito e potremmo mettere le gambe sotto la tavola…

Grazie ragazzi. In anticipo e comunque vada. Perché ve lo meritate davvero.