C’E’ DA PERDERE LA TESTA

Primi a più 7. Con l’Altovicentino che continua a lasciare punti preziosi per strada.

C’è davvero da perdere la testa per questo Padova. Che vince, segna, diverte, convince e chi più ne ha più ne metta. Lo sostengo dall’inizio dell’anno: il tifoso padovano sta vivendo un anno di rinascita unico e irripetibile e deve assaporare ogni secondo di questa stagione, ogni gol, ogni passaggio, ogni sorriso, ogni esultanza, ogni abbraccio tra due giocatori, ogni saluto, ogni gesto. Esagero: ogni respiro.  Perché non si verificherà di nuovo tanto presto una situazione che vedrà il Padova assoluto protagonista in positivo sotto tutti i punti di vista.

La speranza, che si fa ogni settimana sempre più grande, è quella di tagliare il traguardo per primi. Per farlo, occorre che a perdere la testa, proprio come fa l’innamorato, siano per il momento solo i tifosi.

I giocatori continuino a tenerla ben poggiata sul collo, solida, lucida, razionale (come peraltro stanno facendo alla grande, tutti!). Fingano di essere ancora secondi a meno uno, come ad inizio gennaio.

Poi, a maggio, sarà bello lasciarsi andare tutti insieme e gioire fino a notte fonda…

 

SEMPLICEMENTE IMMENSI

Al termine della sfida persa a Valdagno contro l’Altovicentino, Davide Sentinelli, con ancora i fumi nelle orecchie per la rabbia di aver ceduto il passo agli avversari in un giorno in cui tanto avrebbe voluto regalare una gioia ai 2.000 tifosi biancoscudati presenti sugli spalti, aveva detto: “Dopo essere stato sconfitto oggi dall’Altovicentino, sono ancora più convinto che siamo più forti noi. E lo dimostreremo”.

Sembrava un rigurgito di rabbia, appunto, una reazione d’istinto in un momento difficile, invece l’Ibra della difesa del Padova era lucidissimo. E i fatti gli hanno dato ragione. Il Padova è riuscito a portarsi di nuovo a più cinque dall’Altovicentino, ritrovandosi in spogliatoio e in campo. E ribadendo una volta di più il concetto che le qualità tecniche dei singoli arrivano fino ad un certo punto. A fare la differenza, ora, è lo spogliatoio. Sano, unito. Dove chi non gioca rosica, com’è normale che sia, ma poi trasforma il suo rammarico in energia positiva per mettere a disposizione dei compagni quello che ha o nello spezzone di partita che gli viene riservato o nella settimana successiva all’esclusione per cercare di far cambiare idea all’allenatore. Per metterlo in difficoltà nelle sue scelte.

Ecco perché oggi Parlato, nel condividere la gioia per la sedicesima vittoria in campionato, ha nominato per primi proprio gli esclusi. Perché senza la loro reazione costruttiva non potrebbe farcela ad arrivare in fondo. Ed è giusto così.

Si può dunque ricominciare a ragionare con cinque punti di vantaggio sull’Altovicentino. Stavolta, ne siamo certi, con la lezione già imparata, non verranno sperperati.

 

PIEDI PER TERRA

La domenica è stata intensa e memorabile. 6 gol non si vedevano dai tempi di Padova-Cavese del 2008 (ultima partita peraltro di un campionato ormai concluso senza la conquista dei playoff, quindi senza gloria!). Sono stati 6 gol belli, nati da azioni corali. 6 gol segnati da diversi giocatori, qualcuno in campo dal primo minuto, qualcuno subentrato a partita in corso ma desideroso di non divorarsi l’opportunità di fare bella figura con l’allenatore, per metterlo in difficoltà la prossima giornata nella scelta della formazione titolare.

Questo è lo spirito di una squadra vincente. Di un gruppo sano, nei fatti non a parole. E questa è l’unica base davvero fondamentale per puntare a vincere il campionato. Tutto il resto son chiacchiere che si porta via il vento gelido e intenso che ha soffiato oggi a Rovereto.

Aver riconquistato la vetta è una sensazione stupenda. Sei tornato in vantaggio sulla diretta inseguitrice e, se non sbagli più, non ti può raggiungere nemmeno se di gol ne fa otto a partita. Stavolta però il Padova deve dimostrare di aver imparato la lezione: di punti di vantaggio ne ha buttati in fosso 5 perdendo due partite di fila. Non si dovrà commettere due volte lo stesso errore.

Faccio dunque mie le parole finali di Carmine Parlato. “Abbiamo l’esperienza. Abbiamo fatto tesoro che eravamo già primi. Adesso parliamo meno, cerchiamo di lavorare di più e non abbiamo fatto ancora niente”. E invito tutti, me compresa, a tenere i piedi ben piantati per terra. Zitti, e pedalare. Che la strada è lunga e gli ostacoli non mancheranno.

Buona sosta a tutti, appuntamento per la sfida dell’Euganeo contro il Tamai a domenica 8 febbraio.

TRE PUNTI D’ORO

“I 3 punti sono importantissimi, anche se oggi non mi sono particolarmente divertito”.

Difficile dare torto al presidente Giuseppe Bergamin dopo aver visto Padova-Montebelluna. Però la premessa alla manifestazione del suo stato d’animo è quella giusta: i tre punti oggi erano fondamentali da portare a casa e sono arrivati. Mettiamoci bene nella zucca che nel girone di ritorno vedremo molto più spesso partite come quella odierna, sofferte, tese, contratte che gare come quella contro il Giorgione, la Fenadora e il Kras Repen, vinte in carrozza e con tanti gol all’attivo.

Nella seconda parte del campionato gli equilibri cambiano completamente. Anzi in molti casi saltano del tutto. Dunque potrà capitare che l’ultima in classifica dia fastidio alla prima. Che la terza si faccia sconfiggere dalla decima. E così via. Il tempo stringerà sempre più e i punti si faranno pesantissimi da lasciare andare. A qualunque costo.

Il Padova dunque oggi, pur mostrando ancora qualche criticità su cui lavorare, ha il grande merito di non essersi demoralizzato quando, a tre minuti dalla fine, il Montebelluna ha pareggiato. Alla reazione degli avversari è seguita una controreazione di quelle che non potranno che spazzare via definitivamente quelle piccole scorie lasciate dalle due sconfitte di fila contro Altovicentino e Union Pro. Nel girone di ritorno sarà più dura ma non per questo il Padova deve smettere di pensare di essere una grande squadra. Costruita per vincere. Anzi, questa convinzione dovrà accompagnare sempre di più i giocatori. Per aiutarli a tirare fuori sempre il meglio anche nelle peggiori situazioni.

“Meno belli e più cinici”, chiede da un po’ di tempo mister Parlato. Ecco, forse, oggi abbiamo recepito il messaggio!

 

 

URGE UNA REGISTRATA, QUALCHE SCRICCHIOLIO C’E’

Dispiace, per la prima volta dall’inizio del campionato, dover parlare di una sconfitta del Padova che ci sta tutta. Se a Sacile e a Valdagno, in occasione delle precedenti due battute d’arresto, le attenuanti c’erano tutte e i biancoscudati avevano fatto veramente il diavolo a quattro per cercare di raddrizzare il risultato, oggi invece l’impressione è che la squadra stia attraversando un momento di appannamento. Che ci sta tutto per carità, dopo un girone d’andata così esaltante, ma che non si deve commettere l’errore di prendere sottogamba per non trascinarlo più del tempo fisiologico che serve a superarlo.

Il Padova oggi ha meritato di perdere, pur portandosi per primo in vantaggio con Petrilli e pur contando su un uomo in più dal 30′ del primo tempo per l’espulsione di Trevisiol. Purtroppo anziché mettersela in discesa gli uomini di Parlato se la sono complicata oltremodo. Provando anche a sprazzi a rendersi pericolosi (a testimoniarlo le conclusioni di Amirante, la traversa di Ilari, l’occasione finale di Zubin) ma dimostrando nel complesso una piccola flessione nel rendimento.

Non li conoscessimo come li conosciamo verrebbe da dire che, dopo il più 5 sull’Altovicentino, si sono un po’ seduti sugli allori. Non è invece così e non commetteremo l’errore che stanno facendo in questo momento i noti gufi padovani che già li condannano a un finale anonimo di stagione a quattro mesi dal 10 maggio. Il tempo per risollevarsi c’è, la voglia, la forza e le qualità anche.

Che si tratti di semplice momentanea stanchezza, fisica e mentale, che si tratti di problemi legati al fatto che l’assenza contemporanea di più di un under costringe Parlato a cambiare formazione e assetto, che si tratti di compiere un ultimo sforzo sul mercato dei giovani per garantire ancora più qualità da questo punto di vista, spetta a Parlato e alla società capirlo e trovare le opportune contromisure.

Di sicuro, guardarsi negli occhi e dialogare con franchezza martedì al rientro negli spogliatoi sarà salutare per rialzarsi in piedi e andarsi a riprendere il primato in classifica perduto a causa di questo doppio stop consecutivo. Per il resto, i tifosi non devono fare altro che continuare così. Con questo calore e questo affetto incondizionato. Torneranno (torneremo) presto a sorridere!

NESSUN DRAMMA

Ci ho pensato su durante tutto il viaggio di ritorno da Valdagno.

Non riuscivo a capire se, nella mia analisi del big match dello stadio dei Fiori, doveva prevalere la constatazione che il Padova ha fatto la partita e ha avuto la sfortuna di trovare la traversa e un portiere avversario in giornata di grazia oppure la sensazione che comunque qualcosa non è andato fino in fondo come doveva in questa partita.

Alla fine ha prevalso la prima delle due. Ho rivisto le immagini più e più volte fino ad adesso e non c’è dubbio alcuno: il Padova ha fatto la partita. Il Padova ha battuto 19 calci d’angolo. Sentinelli ha preso la traversa e la linea di porta ma la palla non è entrata. Il portiere dell’Altovicentino ha fatto almeno 3 paratissime, più altri interventi decisivi. L’Altovicentino, aldilà del gol di Peluso, nato da un infortunio di Degrassi, non ha più di tanto impensierito Cicioni. Dunque non è il caso di fare drammi: e benché alla fine della gara il presidente avversario, Rino Dalle Rive, mi abbia invitato ad essere meno partigiana quando parlo del mio Padova (lo ha fatto con simpatia e il sorriso sulle labbra, nessun problema!), non mi sento di parte se dico che i biancoscudati meritavano non solo di pareggiare, ma forse addirittura di vincere. Tutto questo fa ben sperare per il girone di ritorno e ai tifosi più negativi, che dal fischio finale non fanno altro che dire che non andranno più allo stadio finché non si sarà arrivati in una categoria più consona, dico che questa squadra ha fatto e continua a fare di tutto per farsi voler bene e che quindi merita di essere ancora sostenuta e seguita con l’entusiasmo che si è respirato oggi a Valdagno nonostante la sconfitta.

La seconda sensazione del mio ragionamento, però, non si è affievolita del tutto. Penso che il Padova abbia fatto di tutto oggi per vincere. Che abbia messo in campo cuore, grinta e prestazione. Ma qualcosa, questo gruppo, può ancora fare per migliorare e affinare la propria personalità. In particolare nell’atteggiamento in campo. Troppa la frenesia in certi frangenti, che non ha portato il giocatore di turno a scegliere la giocata migliore da fare in quel momento. Troppo anche il nervosismo, soprattutto all’inizio, con proteste e ammonizioni che si potevano evitare. Agitarsi in quel modo, anche se l’arbitro in effetti ad un certo punto ha un po’ perso la trebisonda, non ha fatto altro che fare il gioco dell’Altovicentino che, col minimo sforzo, si è portato a casa l’intera posta in palio. Si tratta di compiere gli ultimi passi che mancano verso la completa maturazione. Verso una totale gestione di emozioni e qualità. Fatto questo, il Padova sarà davvero pronto per abbattere qualunque ostacolo gli si parerà davanti, che si chiami Altovicentino o in un altro modo.

NON POTEVO IMMAGINARMELO PIU’ BELLO DI COSI’

Non ho molte parole da dire oggi. Il mio cuore è pieno di grande gioia, da tifosa prima che da giornalista che si occupa da anni del Padova.

La frase più giusta l’ha detta Maurizio venendo a salutarmi a fine gara in tribuna stampa. “Martina, da quanto tempo non passavamo un Natale così”. Già, un epilogo di 2014 più bello di così non potevamo immaginarcelo, dopo le lacrime del 15 luglio e le umiliazioni subite da gennaio a giugno in tutti i campi d’Italia.

Che poi non è neanche solo il fatto di essere primi in classifica a più cinque dall’Altovicentino. Non è solo il fatto di essere campioni d’inverno con una giornata di anticipo rispetto alla fine del girone d’andata. A farci stare così bene è la sensazione che possa finire ancora meglio. Perché quel che si è fatto fino ad ora è frutto di programmazione, serietà, professionalità e pure umiltà. Perché non sono mancati i difetti da limare ma, allargando le braccia e chiedendo scusa, chi ha sbagliato ha rimediato in corsa. Alla grande. Andando, ad esempio, a prendere un certo Amirante che oggi ha esordito con una doppietta. I piedi devono restare ben piantati per terra, ma andando avanti così non si potrà che arrivare al traguardo ambito.

E allora: salutate la capolista!

E buon Natale a tutti!

 

 

“IL GRUPPO C’E’ E GUAI A CHI LO TOCCA”

“Il gruppo c’è e guai a chi lo tocca”. Testo e musica di Carmine Parlato a fine gara. Anzi di Re Carmine, come l’hanno ribattezzato gli ultras esponendo uno striscione a lui dedicato una volta che l’arbitro ha emesso i tre fischi conclusivi e ha decretato la dodicesima vittoria del Padova in campionato.

Come dare torto all’allenatore? Credo che sia umano, soprattutto quando si è tifosi del Padova e si è reduci da alcuni anni di incubi e sofferenza allo stato puro, preoccuparsi se si vede che c’è qualche scricchiolio, che qualcosa non va per il verso giusto. Nelle ultime partite si era notato qualche limite, c’era stato un po’ troppo nervosismo, vedi le due espulsioni di domenica scorsa, e c’era chi già parlava di problemi in spogliatoio, di squadra in difficoltà, di un Altovicentino troppo più forte per poterci competere fino alla fine per il primo posto.

La prestazione collettiva di oggi ha messo a riposo tutte le ansie che si erano fatte spazio nel cuore dei padovani appassionati di pallone. Una prova di grande sostanza e sacrificio da parte di tutti, senatori e giovani. Nessuno ha tirato indietro la gamba, tutti si sono fatti un mazzo tanto per aiutare il compagno e tutti volevano con uguale intensità questa vittoria.

E vittoria è stata. Con un’iniezione di stima e fiducia che il Padova dovrà sfruttare a dovere anche nella prossima gara contro l’Union Ripa La Fenadora, che sarà molto impegnativa.

Il Padova avrà solo le poche ore che ci separano dalla prossime notte per godersi il successo perché la sfida contro la formazione bellunese sarà sabato e non domenica e dunque domani si tornerà in campo a lavorare senza osservare il consueto giorno di riposo. 

Sarà comunque bello passare una serata con in bocca il sapore di un successo che ha lanciato diversi segnali positivi sulle qualità del gruppo allestito quest’estate. Qualità tecniche ma soprattutto umane. Un gruppo che si merita attualmente di stare primo da solo, guardando tutti dall’alto.

Avanti, Padova!

3 PUNTI, 2 ESPULSIONI, 1 INFORTUNIO

Partiamo dalla notizia positiva. Il Padova è tornato a vincere e si è ripreso la vetta della classifica approfittando del passo falso dell’Altovicentino, sconfitto per la prima volta in campionato dall’Arzichiampo esattamente sette giorni dopo la prima sconfitta stagionale dei biancoscudati a Sacile. Tutto ciò a dimostrazione del fatto che non esistono squadre imbattibili o infallibili e capita a chiunque, ogni tanto, di perdere una partita. Meglio davvero, d’ora in avanti, pensare solo a se stessi senza inutili patemi e senza buttare eccessivamente l’occhio su quel che avviene in casa d’altri.

Fatta questa premessa e fatto il doveroso applauso a capitan Cunico per la terza doppietta stagionale, c’è qualche nota dolente (niente drammi per carità, sono tutte situazioni risolvibili, c’è tempo e modo  per fare tutto!).

La prima: le due espulsioni nel finale. Evitabilissime. E’ comprensibilissimo che, dopo la prima battuta d’arresto della scorsa settimana, ci sia l’ansia di non riuscire a portare a casa il risultato. Specie se l’avversario accorcia le distanze e ti fa tornare in mente che stavi vincendo anche con Triestina e Clodiense e in entrambe le occasioni non sei riuscito ad andare oltre il pareggio. Ma una squadra come il Padova, che è avanti 2-0 in casa davanti a 5.000 tifosi festanti, deve assolutamente mettere in cassaforte la gara senza perdersi in un finale nervoso e da brividi sulla schiena. Si tratta di un passo avanti in direzione di una maturazione che ci deve essere e in tempi ragionevolmente brevi. Anche perché non si possono regalare due/tre giocatori ogni volta agli avversari.

La seconda: la ricaduta di Gustavo Ferretti. Per la seconda volta in due settimane “El Rulo” è sceso in campo nella formazione titolare ed è stato costretto a lasciare dopo pochi minuti per il risvegliarsi del dolore al flessore. I latini dicevano: “Tertium non datur”. Meglio tenerlo fuori un po’ di più e farlo guarire completamente. Normale che lui soffra a stare fuori e scalpiti per rientrare mettendoci l’anima, ma non è più il caso di correre rischi. Anche perché lo scotto da pagare, in caso di ulteriore tentativo di recuperarlo prima dei tempi fisiologici di guarigione, potrebbe essere quello di vedergli saltare la sfida contro l’Altovicentino del 4 gennaio. Sia mai!

 

LA SCONFITTA PIU’ IMMERITATA

“Il Padova non meritava di perdere”. “Regalare Cunico, Ferretti e Nichele tutti e tre insieme nella partita contro la quarta forza del campionato è davvero troppo”.

Brandelli di verità in un piovoso pomeriggio iniziato malissimo (il nostro approccio allo stadio XXV aprile non è stato il massimo, per fortuna poi tutto si è risolto per il meglio) e finito peggio (con la sconfitta del Padova).

Prima o poi doveva succedere di perdere una partita. E’ successo in una gara in cui il portiere avversario ha fatto almeno 3 miracoli (più almeno altre 3 parate difficili) e il nostro ha parato un rigore. Pazienza. Come dicevo la settimana scorsa è ancora tanto lunga da qui alla fine. E c’è pure il mercato, che apre i battenti domani e andrà avanti fino a metà dicembre.

Credo che di qualche rinforzo questa squadra abbia bisogno. Non dimentichiamoci che è stata costruita in una settimana con 20 giorni di ritardo rispetto a tutte le altre e anche che è al suo primo campionato di serie D, con una società nuova di zecca. Qualche correzione in corsa ci sta e anzi bisogna continuare ad applaudire questa proprietà che, insieme allo staff tecnico, ha sbagliato veramente il minimo che potesse sbagliare.

Ma, dicendo che c’è bisogno di rinforzi, non voglio togliere niente a nessuno dei ragazzi che fino ad oggi, poco o tanto, è stato chiamato a scendere in campo. Oggi Mattin mi ha impressionato positivamente, per le qualità ma anche per la personalità con cui nel primo tempo ha dispensato palloni entrando nel vivo del gioco. Tiboni si è sacrificato tanto, con le famose sportellate, perdendo in brillantezza a causa della forma fisica che non poteva essere al top dopo due settimane di stop per una lesione muscolare. Petrilli, nell’ultimo periodo mai utilizzato, ha dato vivacità alla manovra fin dal primo momento in cui ha messo piede in campo. Pittarello deve crescere ancora tanto ma ha dato a sua volta tutto quello che aveva.

A me basta questo per guardare avanti con positività. E per sperare che, a fine campionato, la classifica sia diversa rispetto a quella di questa sera.