Giuro che non me l’aspettavo. Ero convinta che oggi arrivasse una vittoria, magari sofferta, ma proprio per questo ancora più bella. Più bella perchè lottando fino al novantacinquesimo, insieme ai tre punti, la squadra avrebbe restituito al pubblico anche l’idea di un gruppo umanamente forte, formato da giocatori che sanno sacrificarsi, che sanno guardarsi negli occhi e venire fuori tutti insieme dal buio pesto.
E invece mi ritrovo qui, con un nodo in gola che metà basterebbe, a scrivere quello che mai avrei voluto scrivere. Cioè che Carlo Sabatini, novantanove su cento, da martedì non sarà più l’allenatore del Padova. Cestaro si incontrerà con i soci e i dirigenti lunedì per prendere una decisione in merito, ma non ci vuole un genio a capire come con ogni probabilità andrà a finire la faccenda.
Non so chi potrebbe arrivare, c’è chi dice Arrigoni, chi sostiene Camolese, chi opta per Cagni, chi vorrebbe Reja. Una cosa è certa: una volta che Sabatini, per il secondo anno di fila, avrà pagato per colpe non solo sue, la squadra non avrà più la benchè minima scusa. "Noi siamo con l’allenatore. Non è colpa sua, lui ci mette l’anima è una persona straordinaria", ha detto Trevisan ai nostri microfoni a fine partita. Ah sì? E allora, cari ragazzi, dovevate dimostrarglielo sul campo che gli volevate così bene. Non mettere in atto l’ennesima prestazione da film dell’orrore.
Sì, sono arrabbiata con la squadra. Tanto, di più, sono furiosa. Le sono state riconosciute tutte le attenuanti di questo mondo. Alle prime sconfitte che si accumulavano, si è parlato di momento no. Dopo il derby col Vicenza perso 2-1 in casa, tutti a dare contro all’arbitro Saccani. Ad Ascoli si è detto che è stata sfortuna. A Sassuolo due episodi. I giocatori sono sempre stati portati in palmo di mano. Le critiche sono state soft. Mancava l’attaccante perchè Varricchio era fuori rosa? Pronti, ecco Vantaggiato e Gasparetto. E a cosa ha portato tutto questo? Che invece che reagire i biancoscudati si sono involuti, si sono convinti che il brutto momento se ne sarebbe andato così come è venuto.
La verità è che i fumi della gioia per la promozione sono stati il traino della prima parte della stagione ma si sono trasformati poi, alle prime avvisaglie di difficoltà, in un terribile freno a mano. Sono stati uno stimolo importante quando è stata ora di rimontare i due gol di svantaggio a Grosseto o contro l’Empoli all’Euganeo. Sono diventati un macigno insopportabile oggi quando è stata ora di recuperare un solo gol ad una Reggina tutt’altro che irresistibile. Ci ha portato così in alto la scia lasciata dalla festa per la promozione che, una volta caduti per terra, il male è stato terribile. E siccome per tornare lì in alto ci voleva un’altra dura scarpinata, come quella che l’anno scorso ci ha portato ai playoff prima e in B poi, ci siamo spaventati e non ce l’abbiamo più fatta. Perchè la caduta è stata rapida e gli scalini da percorrere con fatica per tornare lassù sono sembrati all’improvviso tantissimi. Troppi.
Questa è la verità. Bisogna smetterla di festeggiare. Di pensare a quel che si è fatto. Ormai è acqua che non macina più. Bisogna salvarsi, altrochè.
Quanto a Sabatini: sicuramente l’inesperienza lo ha fatto andare un po’ in confusione e magari oggi Cuffa sarebbe andato meglio di Jidayi. Ma credo abbia davvero fatto tutto il possibile per salvare la barca. Al contrario dei suoi ragazzi che, mi perdonino la franchezza, quando è stata ora di fare una corsa un po’ più veloce o di scattare d’anticipo per evitare che l’avversario si schierasse e chiudesse ogni spazio, non hanno dato fondo a tutte le energie disponibili. Non c’è 4-3-1-2, 3-5-2 o 5-5-5 che tenga: il problema non sta nel modulo, sta nella testa e, di conseguenza, nelle gambe di chi entra in campo.
Ora stiamo a vedere che succede. L’ultima parola per le decisioni ufficiali spetta al presidente Cestaro. Lunedì sera scopriremo che ne sarà del Padova.
P.S.: a me dispiace molto che Subkomandante e AntoPD pensino che a me dello stadio non frega nulla. Mi frega e anche molto. Solo che in questo momento la squadra va male (e non è da ieri… sono due mesi!) ed è lì che sono concentrati gli sforzi del presidente Marcello Cestaro e le attenzioni di tutti i mass media (non solo di Telenuovo). Siccome il sindaco se c’è una cosa che ha detto chiara e tonda durante la diretta che abbiamo organizzato qui è che lui è disposto a mettere mano allo stadio se e solo se i soldi ce li mette il privato, penso che della cosa si debba riparlare quando il presidente Cestaro avrà "orecchi" per ascoltarla. Per quanto riguarda la festa del Centenario, trovo assurdo anche io che non sia stata fatta all’Appiani, ma mi hanno spiegato in società che ha solamente 99 posti di capienza autorizzata e che se si fosse fatta lì sarebbe dunque stata una festa "per pochi intimi". Dopo la partita di oggi, aggiungo peraltro un pensiero, così, a caldo: onestamente con la squadra messa così, la festa la si può fare all’Appiani, all’Euganeo o a Dueville in ufficio da Cestaro. Non sarà mai una festa come l’avevamo sognata.