INESPERIENZA, ROSA INCOMPLETA E TROPPO ENTUSIASMO

 

 

 

  

Ci ho pensato su se non tutta la notte quasi. Con buona pace del moroso che, povera stella, aveva tutt’altro tipo di programmi dopo il mio ritorno da Brescia!

Cosa sta succedendo al Padova? Be’, le tre cose che ho messo nel titolo sono quelle che mi hanno martellato la testa più delle altre. Ora provo a sviscerarle.

1) INESPERIENZA: erano 11 anni che il Padova non faceva la serie B. Cestaro, uno dei migliori presidenti che qualunque tifoso di calcio possa desiderare, ci ha messo un mucchio di tempo per capire come funzionavano le cose in C1. Figuriamoci, ma non è una colpa la sua, se poteva capire al volo la B, categoria ben più impegnativa. Per affrontare al meglio il campionato si è affidato a Gianluca Sottovia, Ivone De Franceschi e Carlo Sabatini. Tre persone che conoscono profondamente la realtà padovana e capiscono assolutamente di calcio, ma che mancano di esperienza nella cadetteria. Finchè le cose hanno funzionato la squadra ne ha tratto i migliori frutti, rendendosi protagonista di un brillante avvio di stagione. Ai primi scricchiolii però (su tutti il caso Varricchio, ma anche i normali attriti che fanno parte di qualunque ambiente lavorativo) forse la loro inesperienza si è fatta sentire e qualcosa si è rotto. Non voglio con questo gettare loro la croce addosso perchè tutti e tre ci stanno mettendo la faccia oltre che il massimo impegno per questo Padova. E strada facendo (si spera senza dover ricorrere a soluzioni drastiche) faranno senz’altro tesoro dell’esperienza (calcisticamente) terribile che stanno vivendo. Ma la realtà oggettiva, secondo me, è anche questa.

2) ROSA INCOMPLETA: il prorompente inizio di stagione ci ha buttato un po’ di fumo negli occhi. A tutti quanti. Nelle prime giornate il grande avvio di Totò Di Nardo, i tiri da fuori di Italiano e le poche ma buone reti di Cani e Soncin ci hanno illuso che potessimo davvero arrivare a gennaio senza la quarta punta. Senza il peso decisivo di un attaccante stile Max Varricchio. Uno di quelli che, lì davanti, le sportellate le prende ma le rende anche. I lanci millimetrici e la visione di gioco di Italiano, le qualità di Rabito e quelle di Patrascu ci hanno inoltre fatto pensare che il modo di giocare e il modulo adottato, il 4-3-1-2, fossero infallibili. Invece gli avversari hanno capito ormai come ci muoviamo e Carlo Sabatini si ritrova senza gli uomini che servono per cambiare la disposizione in campo. Passare al 4-4-2 o al 4-3-3? La vedo dura senza esterni di ruolo. Si è inoltre materializzata un’emergenza difesa nelle ultime giornate, reparto che fino alla quattordicesima giornata era il secondo migliore di tutto il campionato. Sono dell’idea che i veri Faisca e Cesar non sono quelli visti ieri a Brescia, ma allo stesso tempo mi sono convinta che ci vuole un rinforzo anche in mezzo alla retroguardia. Anche qui l’assenza per infortunio di Gasparetto, che doveva fungere da valida alternativa, si è fatta sentire.

3) TROPPO ENTUSIASMO: giusto perchè non mi sto divertendo a massacrare gli altri senza fare un pizzico di sana autocritica, ecco il terzo elemento. Il troppo entusiasmo. I tifosi hanno tutto il diritto di sognare e di farlo in grande. Forse noi addetti ai lavori dovevamo attendere ancora un po’ prima di farci prendere la mano e parlare di possibili playoff. Anche se comunque resto dell’idea che nessuno (a parte forse il Lecce) ci ha veramente messo sotto. Men che meno le squadre che ci hanno battuto nelle ultime settimane.

Nel fare ammenda per la parte che mi riguarda, concludo però dicendo che comunque, arrivati a questo punto, non serve a nulla fare del disfattismo, così come cambiare allenatore. Leggendo i vostri commenti, vedo che sono in pochi a chiedere la testa di Sabatini. Ritengo che la strada più saggia sia quella di continuare a lasciarlo lavorare fornendogli i rinforzi di cui ha bisogno. E imparando un po’ tutti dai nostri errori!

Questi ragazzi, per quello che hanno saputo regalare alla città, la meritano un’altra possibilità.

 

 

 

 

GIOCARE COME CHI LOTTA PER NON RETROCEDERE

"A questo punto dobbiamo scendere in campo con la mentalità di chi lotta per non retrocedere. La classifica si è fatta preoccupante, la situazione pure. Non possiamo non prenderne atto".

Onesto e sincero, Carlo Sabatini analizza la realtà biancoscudata del momento con la lucidità di un killer. Sembra impossibile che, solo un mese e mezzo fa, si parlasse di traguardi ben più ambiziosi. Sembra altrettanto impossibile che la sfida col Lecce, datata metà novembre, in cui ci si giocava la possibilità addirittura di agguantare il primo posto, sia avvenuta solo poche giornate fa. Eppure, arrivati a questo punto, devo arrendermi anche io: il Padova, questo Padova, non è da playoff e, peggio ancora, non è nemmeno da metà classifica tranquilla. Per quanto io resti convinta che nessuna delle squadre che ci ha battuto finora ci ha messo veramente sotto dal punto di vista del gioco (Sassuolo, Ascoli e AlbinoLeffe soprattutto) devo alzare bandiera bianca di fronte al fatto che evidentemente non basta il bel gioco per andare lontano.

Non basta perchè se davanti non segni e dietro ogni tanto ti distrai l’avversario ti punisce. Non basta perchè se in attacco ti ritrovi senza Varricchio, con Soncin che  va a corrente alternata, con Cani che è troppo giovane per mettersi sulle spalle le mostrine del titolare fisso e Di Nardo giustamente dopo un po’ si spompa e non ce la fa più a sobbarcarsi tutto il peso non ce la puoi fare. Non basta perchè dopo un po’ chi ti gioca contro ti prende le contromisure e se tu non hai gli uomini per metterlo in pratica un modulo diverso da quello che ti è più congeniale allora non puoi fare miracoli. 

L’unico lato positivo della faccenda è che ho visto sì rabbia negli occhi del presidente Cestaro ma anche la giusta dose di serenità che serve per non commettere dannosi colpi di testa. I problemi ci sono, ma si possono affrontare e risolvere senza stravolgere e buttare al vento quel che di buono si è fatto fino a questo punto del cammino. Certo, occorre un brusco cambio di rotta. E soprattutto ci vogliono i punti. A cominciare da Brescia sabato.      

PANETTONE AMARO, MA SPERIAMO NELLO ZUCCHERO A VELO

Ho atteso qualche ora in più rispetto al solito per aggiornare il blog. Non è stato un caso. Volevo infatti vedere i risultati delle altre partite della diciannovesima giornata prima di esprimere un giudizio complessivo su questa parte finale di 2009.

Alcuni risultati mi hanno particolarmente colpito e sono Vicenza-Torino 1-0, AlbinoLeffe-Empoli 2-0 e Gallipoli-Reggina 2-1. La Reggina e il Torino hanno cambiato allenatore (Novellino ha lasciato il posto a Iaconi a Reggio Calabria e Beretta ha sostituito Colantuono sulla panchina granata) eppure non c’è stata alcuna scossa e le due formazioni, a detta di tutti quest’estate tra quelle che dovevano ammazzarlo ‘sto campionato, annaspano tuttora in una posizione in classifica che non rispecchia per nulla i loro valori. Questa situazione di estremo equilibrio in classifica, con squadre ad esempio come l’Ancona e il Sassuolo in posizioni assai diverse da quelle in cui ce le avevano messe tutti prima dell’inizio della stagione, mi fa dire che i 25 punti portati a casa dal Padova sono un bottino buono, sul quale è assolutamente ingeneroso sputare sopra come qualcuno ha già iniziato a fare.

Ciò premesso, è evidente che la squadra biancoscudata sta attraversando un momento problematico. Non è possibile che la retroguardia, che fino al giorno prima della sfida di Lecce era la seconda migliore difesa in assoluto e la prima miglior difesa tra le sacre mura dell’Euganeo, si sia all’improvviso imbrocchita in questo modo. E non è nemmeno possibile che lì davanti all’improvviso l’attacco abbia esaurito la vena realizzativa. Il momento che gli uomini di Carlo Sabatini stanno vivendo è, secondo me, frutto di tante concause che provo a riassumere qui:

1) E’ finita l’intensa carica data dall’entusiasmo della promozione e della straordinaria cavalcata delle ultime sei giornate del torneo 2008-2009. E’ durata tantissimo, è stata la molla che a Grosseto e contro l’Empoli in casa ha fatto recuperare al Padova 2 gol di svantaggio, che ha permesso ai biancoscudati di uscire con un punto da Reggio Calabria e Frosinone. Ora bisogna saperla sostituire con altre motivazioni di uguale importanza.

2) Il bel gioco, che finora è stata l’arma vincente di questo gruppo, è diventato prevedibile. Gli allenatori avversari hanno capito che Italiano va imbavagliato e hanno imparato a mettergli costantemente un uomo in marcatura fissa. Il che rappresenta un sacrificio per la loro squadra che però in qualche modo viene compensato da quel che il regista, in queste condizioni, non riesce più a dare al Padova. Pure Di Nardo è sempre un osservato speciale: i difensori non si risparmiano quando è ora di intervenire su di lui e Totò è evidentemente un po’ appannato anche per questo.

3) Un pizzico di banale appannamento. Stanchezza. Può succedere no? Meglio ora che, come è avvenuto per undici anni in serie C, in primavera.

4) La discesa della lancetta dell’autostima. Questa è stata determinata dalle quattro sconfitte di fila, maturate in contesti differenti sì e in qualche caso pure immeritate, ma comunque quattro e tutte insieme. Difficili da digerire e purtroppo ottime per alimentare le prime paure e i primi fantasmi.

Non ci metto la sfortuna perchè non è un fattore allenabile: se la Cini alza la bandierina annullando a Totò un gol regolare, Sabatini a Bresseo durante la settimana non può fare proprio niente per impedire che succeda! Su tutto il resto invece l’allenatore può e sono sicura che farà quel che deve fare, lavorando tatticamente e psicologicamente come lui è bravissimo a fare.

E con lo spiraglio del mercato di gennaio che gli garantirà (Cestaro lo ha già assicurato!) l’arrivo di quei giocatori le cui caratteristiche faranno sì che si possa cambiare il modo di stare in campo. Magari allargandosi di più sulle fasce. O semplicemente contando su un attaccante di peso che lì nel mezzo non si tira indietro quando è ora di rispondere alle sportellate che i difensori gli riservano!

Dunque il panettone che ci accingiamo a mangiare è un po’ amaro, viste le cinque sconfitte nelle ultime sei gare. Ma la speranza è che il mercato di gennaio, l’assiduo lavoro del mister e la buona volontà dei ragazzi (sappiamo tutti che ne hanno tanta e che non molleranno mai!) fungano da zucchero a velo che addolcisce e fa tornare su tutti i nostri visi il sorriso.

Buon Natale a tutti.

       

UNA VITTORIA PER E CON I TIFOSI

Ieri sera in campo non sono scesi solo gli undici giocatori del Padova.

Insieme a loro hanno battagliato, e pure alla grande, anche i 6.000 padovani accorsi sugli spalti per rivedere finalmente il loro ragazzi del cuore vincere. Si è creata allo stadio un’atmosfera così suggestiva, una simbiosi così forte tra squadra e tifosi che mi piace pensare che quel pallone di Soncin, infilato oltre la linea di porta con così tanta voglia e rabbia, sia in realtà stato spinto dentro anche dal "fiato" di tutti i supporters, che hanno remato in quella direzione insieme alla squadra.

Sì, la vittoria di ieri sera è stata PER i tifosi che finalmente possono tornare a sorridere e passeranno senz’altro un buon Natale, ma è stata ottenuta CON i tifosi che, dopo essere andati in settimana a dare la carica ai ragazzi al centro sportivo Euganeo di Bresseo per far capire loro che le quattro sconfitte di fila non avevano intaccato minimamente la stima e la fiducia che i giocatori hanno dimostrato di meritare, hanno ieri sera cantato dal primo all’ultimo, capendo che la squadra era un po’ contratta proprio perchè non voleva deluderli ma allo stesso tempo aveva il fuoco negli occhi perchè uscire dal tunnel era troppo importante.

Il Padova ancora una volta ce l’ha fatta a tirarsi fuori dal momento difficile e lo ha fatto sfoderando quelle doti umane che rendono questa squadra così amata. E chi aveva con così tanta solerzia chiesto la testa di Sabatini si guardi le interviste di ieri sera nella sala stampa dell’Euganeo, con l’abbraccio tra Cestaro e il mister. Mai così uniti. Questa coppia, statene certi porterà i colori biancoscudati ancora molto lontano, Alla faccia dei gatti neri e dei gufi che ieri sera sugli spalti dell’Euganeo aspettavano che ci scappasse l’esonero.   

 

LA PAURA HA FATTO NOVANTA

Parto da una semplice considerazione: se l’arbitro Saccani ha visto un fallo da rigore (e ribadisco: ci poteva stare) nella trattenuta di Faisca su Bjelanovic allora su Soncin oggi, spinto da dietro da Minelli al momento di calciare davanti alla porta, ce n’erano due. E lo stesso Minelli doveva essere assolutamente espulso così come è successo al portoghese sabato scorso. Si tratta dell’ennesima dimostrazione che gli episodi in questo periodo girano davvero storti e la dea bendata ha deciso per un po’ di mostrare ai colori padovani il pollice verso, per un motivo che non è evidentemente dato sapere.

Detto questo, però, di mestiere faccio (o perlomeno tento di fare) la giornalista: devo quindi tirare una tenda sul mio cuore e isolare la parte della tifosa per evitare che prenda il sopravvento sull’analisi oggettiva dell’odierna prestazione. Fatta questa operazione di "separazione", mi accorgo che sì il Padova è stato sfortunato anche oggi, che il pareggio si poteva tranquillamente portare a casa e che anzi sarebbe stato il risultato più giusto, ma non posso non notare che, per la prima volta dopo tantissimo tempo, ho visto una squadra con la paura negli occhi.

Paura di non farcela, paura di perdere di nuovo, paura di giocare all’arrembaggio perchè magari poi prendi un gol, parti con l’handicap e ti tocca rincorrere dall’inizio alla fine. 

La paura, secondo me, ha fatto novanta e ha funzionato come il più terribile dei freni a mano sul rendimento di tutti i giocatori che, contratti e duri come dei baccalà, hanno sbagliato a tratti anche i passaggi più elementari. Capisco la stanchezza, so che più di qualcuno non è in perfette condizioni e sta stringendo i denti, è poi evidente che in attacco ci vorrebbe il Varricchio che è venuto a mancare per motivi extracalcistici, ma della paura, questa squadra, deve assolutamente liberarsi, subito. Non c’è niente di cui aver paura: il momento è duro, i risultati non stanno arrivando, ma non c’è nessuna scure pronta a scattare sulla testa di qualcuno e la classifica non è disperata.

Avanti col Cesena (con cui peraltro si ha un conticino in sospeso dal match di ritorno dello scorso campionato!) con la stessa sfrontatezza e la stessa forza interiore che ha portato alla conquista della serie B. A sei giornate dalla fine della stagione 2008-2009 la situazione era più che disperata e il Padova ne è uscito a testa altissima, non sbagliando più nulla.

Dopo aver portato a termine quell’impresa, non possono essere quattro sconfitte di fila a far paura. E soprattutto nessuna impresa può essere più difficile di quella che questi ragazzi hanno già fatto.

NON CREIAMOCI ALIBI, ABBIAMO DEI PROBLEMI

Non è colpa dell’arbitro Saccani se oggi il Padova ha perso il derby contro il Vicenza, portando a casa la terza sconfitta di fila.

Certo il direttore di gara è stato fin troppo fiscale nei confronti del Padova e troppo poco col Vicenza, prendendo decisioni diverse su falli del medesimo genere, ma guardiamoci in faccia e diciamoci la verità.

1) Faisca ha trattenuto per la maglia Bjelanovic, in modo lieve ma lo ha trattenuto: il rigore c’era e pure l’espulsione è giusta a termini di regolamento perchè si trattava di una chiara occasione da gol. Cioè se Faisca non avesse fatto perdere l’equilibrio al croato, quest’ultimo avrebbe senz’altro segnato perchè era solo davanti alla porta.

2) Rivedendo al rallentatore le immagini, pare pure che Di Cesare non sia in fuorigioco quando colpisce per la prima volta di testa la palla nell’azione che poi ha portato al 2-1 dello stesso Bjelanovic. Qui un pizzico di dubbio resta, ma non esiste al mondo che la difesa del Padova resti ferma immobile, sperando che venga segnalato l’offside. Finchè l’arbitro non fischia bisogna fermare in tutti i modi l’avversario. La retroguardia biancoscudata è invece rimasta a guardare Bjelanovic mentre insaccava il 2-1. E questo non va bene.

3) Cesar non è un giocatore alle prime armi. Anzi, ha una buonissima esperienza. Sapeva di essere già ammonito. Perchè tentare un dribbling di troppo e poi franare rovinosamente sull’avversario che gli ha portato via la palla? Delle quattro espulsioni rimediate nelle ultime tre partite, due sono proprio state del brasiliano. Cosa gli sta succedendo?

L’elenco potrebbe continuare. Contenendo anche episodi che potevano girare la partita in favore del Padova ma sono stati ignorati dall’arbitro Saccani (tipo un rigore non fischiato su Cuffa all’inizio e la semplice ammonizione su Ferri quando ha fatto fallo da dietro su Di Nardo lontano dalla palla a metà ripresa, prima dell’espulsione di Cesar: se ne fosse uscito anzitempo anche il difensore vicentino, magari in dieci contro dieci la partita poteva vivere un altro epilogo), ma credo che i tre punti di cui sopra bastino e avanzino per constatare che il Padova ha dei problemi. In difesa. Sì, quella difesa che era la seconda miglior difesa del campionato fino a tre settimane fa, sta vacillando. Commette troppe ingenuità e le paga tutte a caro prezzo.

Semplice momento no, nervosismi individuali, problema tattico o cosa? A Sabatini l’ardua sentenza. Perchè tre sconfitte consecutive iniziano ad essere un po’ troppe…

 

 

 

PARTITA STREGATA FIN DAL… PREPARTITA

Il Padova ha provato in tutti i modi a vincere contro l’Empoli. Anche in quel sciagurato primo tempo chiusosi 2-0 per i toscani. Strada facendo, si è capito che oggi la palla proprio non voleva entrare, nonostante il grande sforzo profuso, nonostante la grande (finalmente!) prestazione di Soncin, la crescita graduale di Cani, le prodezze di Rabito, l’ingresso in campo di Italiano e Di Nardo in corso d’opera e un rigore grande come una casa bellamente ignorato dal signor Calvarese di Teramo.

In realtà bastava quel che era successo pochi istanti prima del fischio d’inizio di Padova-Empoli per capire che ci saremmo trovati di fronte un pomeriggio stregato. Vi racconto l’aneddoto che ha cambiato il volto della gara prima ancora che questa fosse giocata. 

Sono le 15,13 quando la gentilissima hostess dello stadio passa davanti alla mia postazione e mi porge le formazioni. Passano tre minuti e la stessa ragazza, tutta trafelata, corre di nuovo verso la tribuna stampa dicendo che all’ultimo Musacci, giocatore dell’Empoli, si è sentito male e che al suo posto in formazione c’è Pasquato. "In panchina al posto di Pasquato c’è De Giorgio, che dalla tribuna è stato richiamato all’ultimo a sostituire il compagno messo in campo al posto di Musacci". 

Chi è stato determinante, oltre a Eder (davvero bel giocatore), nel risultato finale di vittoria per l’Empoli? Pasquato, autore del 2-0, e proprio De Giorgio che ha dato il la all’azione del 2-3. Sì proprio quel De Giorgio che fino a due minuti prima del fischio d’inizio l’allenatore Campilongo aveva destinato alla tribuna!

Era scritto che oggi il Padova dovesse perdere, anche se indubbiamente ci ha messo del suo.

Meglio voltare pagina e metterci una bella pietra sopra. Anche se contro il Vicenza sabato prossimo la vedo veramente dura…

NUNTIO VOBIS GAUDIUM MAGNUM…

… Habemus la trasmissione sullo stadio!

Per la gioia di Subkomandante e di tutti i tifosi che in questo blog hanno animato molte discussioni sulla bruttura dello stadio Euganeo e sulla necessità di approfittare del nuovo testo di legge sugli stadi di proprietà firmato Rocco Crimi, domani sera, 20 novembre, a partire dalle 21 e fino alle 23, nella consueta diretta di Telenuovo "Il sindaco e la città" si parlerà di questo argomento.

Insieme appunto al primo cittadino Flavio Zanonato, gli ospiti in studio saranno l’assessore allo sport Claudio Sinigaglia, la vicepresidente del calcio Padova Barbara Carron, il direttore marketing biancoscudato Gianni Potti, il direttore de "Il Mattino di Padova" Omar Monestier e il caposervizio della redazione sportiva del quotidiano Leandro Barsotti.

Vi scrivo qui tutte le indicazioni per intervenire in diretta oppure scrivere mail ed sms con tutte le vostre osservazioni e domande. Vi aspetto numerosi, un abbraccio a tutti!

049.8647965 per intervenire in diretta

348.4316678 per inviare un sms

zanonato@telenuovo.it per inviare una mail 

NIENTE PROFUMO DI A PER STAVOLTA

La scorsa settimana, come sapete, ho avuto il piacere di scrivere l’articolo di Padova-Salernitana per la "Gazzetta dello Sport". Il giorno dopo, ovviamente, sono corsa in edicola a comprarne una copia per conservarla e, esattamente come è successo a molti di voi, il titolo scelto per il mio pezzo dai redattori del quotidiano sportivo per eccellenza, ovvero "Padova, una vittoria che profuma di A", mi ha molto colpito. Molti tifosi temevano che cotanto ottimismo portasse sfortuna e magari stasera a maggior ragione lo pensano, visto che i biancoscudati sono caduti a Lecce. A me invece quel titolo è rimasto impresso proprio perchè ho capito che ormai non siamo solo più noi padovani, tifosi e addetti ai lavori, a pensare che questa squadra sia forte e abbia le carte in regola per non accontentarsi della tranquilla salvezza. Lo pensano anche alla Gazzetta dello Sport, lo pensano anche le avversarie, soprattutto quelle che la scorsa estate sono state costruite con l’ambizione del salto di categoria. Insomma, lo pensano tutti, anche chi non ha questi colori nel cuore.

Il vero banco di prova di questa "sensazione" passava però proprio per il Via del Mare di Lecce: fosse arrivato il risultato positivo, che ad un certo punto era assolutamente alla portata del Padova, non ci sarebbe stato più alcun dubbio sui reali obiettivi del gruppo di Sabatini. Invece si è incappati, e pure rovinosamente, in una sconfitta. Il che non è in sè una cosa grave, visto che si tratta appena della seconda stagionale ed è immeritata esattamente come quella rimediata a suo tempo a Crotone.  E’ il come è maturata che spinge a riflettere su quanti passi avanti il Padova deve ancora fare per diventare una grande. 

Può capitare di perdere immeritatamente e succederà in chissà quante partite ancora, in tutti i campionati del mondo, che in pochi secondi un episodio ti faccia cambiare la direzione del pollice, da alzato a "verso". E’ che il Padova deve imparare a chiudere le partite quando ne ha l’opportunità. Stasera ne ha avuta l’opportunità. Anzi ne ha avute ben due, in un momento in cui il Lecce non ci stava a capire più nulla. Non si può lasciare all’avversario (specie quando si chiama Lecce) la possibilità di riprendersi dal pugno sul muso ricevuto e di rientrare in partita. Ecco, su questo bisogna lavorare, fermo restando, ripeto, che comunque la prestazione dei padovani in casa della prima in classifica è stata nel complesso buona e che siamo ben lungi dal drammatizzare.      

UNA BELLA VITTORIA SCACCIA NUVOLE

Ci voleva. Come l’acqua calda e il limone, la vittoria ottenuta contro la Salernitana ha stroncato un mal di stomaco che rischiava di bloccare il Padova. 

Inutile nasconderlo: il caso Varricchio, che il giocatore abbia torto o ragione ad essersi comportato come si è comportato, qualche scompenso l’ha creato, così come ha provocato reazioni discordanti tra i tifosi che di certo non si aspettavano un epilogo del genere dopo aver eletto l’Airone a eroe della promozione in serie B.

La squadra è stata bravissima a reagire sul campo, compatta e volitiva come sempre. L’applauso più grande va a Totò Di Nardo, il migliore lì davanti, ma un battimani sonoro va tributato anche a Roger Rabito, che ha perso i polmoni a forza di tentare di trovare spazio ora a destra e ora a sinistra, ad Andrea Bovo per il suo primo gol in B e ad Andrea Soncin che, al momento giusto, ha mostrato la malizia del mestiere nel procurarsi un rigore e la freddezza del killer nel trasformarlo.

La vittoria assume ancora più significato e importanza perchè ottenuta senza Vincenzo italiano, assente per la prima volta dall’inizio del campionato. Senza il suo faro a centrocampo il Padova rischiava di trovarsi spaesato, di vedere la luce spegnersi invece, dopo un inizio preoccupante, i biancoscudati hanno trovato le giuste contromisure. A Lecce però Vincenzo dovrebbe esserci: in casa della corazzata salentina, il suo recupero sarà fondamentale. Anzi, probabilmente, Sabatini gli ha risparmiato la sfida odierna proprio perchè lo vuole al massimo nelle prossime giornate, in cui il calendario prevede esami di maturità non da poco.