Mi sento come un fiume in piena. E non vedevo l’ora di tornare da Grosseto per aprire l’argine e convogliare qui il groviglio di pensieri che ho dentro.
Per tutto il viaggio di ritorno dalla Toscana, tra una curva e l’altra dell’autostrada che attraversa l’Appennino, mi è rimbombata in testa l’ultima frase della conferenza stampa tenuta da Carlo Sabatini allo stadio "Zecchini". Il tecnico del Padova ci ha provato fino alla fine a non discostarsi dal copione degli ultimi giorni, in cui il massimo cui si era lasciato andare era: "Devono essere i ragazzi a farmi capire dove vogliono arrivare, finchè andiamo avanti così non è giusto porsi limiti" e, di fronte all’incalzare delle domande poste anche dai giornalisti di Grosseto, incapaci anche solo di pensare che una squadra che li ha costretti al pari dopo che erano avanti di due gol possa accontentarsi di una semplice salvezza, ha trasformato questa frase in "Abbiamo dimostrato di poterci arrivare ai playoff, anche se questo, lo chiarisco, non è il nostro obiettivo".
Oggi più che mai sono convinta che un posto nella griglia degli spareggi per la promozione in A non sia una chimera. Anzi, tutt’altro. Perchè una squadra che rimonta due gol come è riuscito a fare il Padova oggi, è una grande squadra. Andare sotto di due reti, rischiare di prenderne altre due, sbagliare il rigore che ti può riaprire il risultato e riequilibrare il tutto in soli 30 minuti nella ripresa, rischiando addirittura di andare a vincere nel finale è impresa che solo un gruppo eccezionale sotto tutti i punti di vista può compiere. Sabatini ha peraltro aggiunto un altro particolare che arricchisce di ancor più sapore l’ennesimo gustosissimo pomeriggio della recente storia biancocudata. Ha infatti confidato, rispondendo alla domanda di chi gli chiedeva cosa avesse mai detto tra primo e secondo tempo ai giocatori per provocare una reazione così veemente, di aver semplicemente raccomandato a tutti di stare tranquilli "e fare le cose che sappiamo. Ma tanto non ce n’era bisogno perchè questi ragazzi ce l’hanno dentro la voglia di stupire, di dare il meglio di sè. Non c’è bisogno che glielo suggerisca qualcuno di farlo".
Touchè. E’ proprio da quando c’è questo spirito che il Padova ha smesso di inanellare una figuraccia dietro l’altra. E’ arrivata una sconfitta a Crotone, ci sono stati due pareggi consecutivi in casa per 0-0 con Piacenza e Gallipoli che hanno lasciato parecchio amaro in bocca, eppure nessun tifoso si è nemmeno lontanamente preoccupato, perchè è l’atteggiamento a fare la differenza, indipendentemente dal risultato finale. E’ questo spirito che mi fa dire oggi che il Padova può farsi più ambizioso.
Chiudo con alcune menzioni speciali.
Primo: ANDREA CANO. Portiere titolare nella cavalcata verso la serie B, sempre in panchina nelle prime nove giornate di questo campionato, conquistato anche grazie alle sue prodezze. Quando all’8′ della ripresa Sabatini ha avuto bisogno di lui perchè Agliardi (protagonista fin lì di una partita straordinaria!) si è infortunato, Andrea ha risposto presente. E alla grande. Il suo mettersi a disposizione umilmente e serenamente e il suo dare sempre una mano ai compagni, dentro e fuori dal campo, nonostante stare fuori sia un’immane sofferenza, siano l’esempio più lampante ed efficace del fatto che davvero ci sarà posto per tutti e si potranno ottenere ottimi risultati se si rema tutti dalla stessa parte.
Secondo: ANDREA SONCIN. A differenza di Cano, non ha vissuto qui con la vecchia guardia il percorso di crescita e maturazione umana avviato nelle ultime partite della scorsa stagione, ma ha dimostrato oggi di essersi calato alla perfezione nella realtà biancoscudata. Da giocatore vero e importante qual è, è entrato in partita in pochi secondi, infilando nella porta di Acerbis un gol pesantissimo. Il Padova ne ha ricavato un punto, sicuramente il morale e la continuità di rendimento dell’attaccante di Vigevano ne trarranno ulteriore linfa per proseguire sempre meglio in quest’avventura.
Terzo: ANDREA RABITO. Mi ritrovo ancora una volta a difenderlo, ma non è un atteggiamento precostituito il mio. Anzi, ho già avuto modo di dire che in passato con Roger mi sono scontrata e anche aspramente per un suo atteggiamento che non condividevo ma che poi ho scoperto che ero io a fraintendere. Il punto è che quando i numeri e i fatti supportano c’è poco da contestare. Rabito è a Padova dall’estate del 2007. Quello iniziato dieci giornate fa è dunque il suo terzo anno all’ombra delle cupole del Santo. Ebbene, in due campionati e "un pezzo" Andrea ha tirato la bellezza di undici rigori. Sapete quanti ne ha sbagliati? Tre, precisamente contro la Paganese all’Euganeo nel 2007-2008 (ma sul conseguente corner il Padova segnò immediatamente dopo e poi vinse 2-0!), contro la Pro Patria nella finale playoff di andata dello scorso giugno e oggi a Grosseto. Ecco perchè io dico che non è stata una follia farglielo tirare anche stavolta.