TANTA VOGLIA DI… TRIS

Sì, è vero, è difficilissimo riuscire a portare a casa tre vittorie di fila. Ce la fanno solo le grandi della serie A e ultimamente nemmeno più tanto spesso perchè il calcio si è livellato anche lì e riserva, di domenica in domenica, sempre nuove sorprese.

Il tifoso padovano però domani ci spera, eccome se ci spera che il Padova, dopo aver battuto la Pro Sesto e aver espugnato il Bentegodi, riesca a calare il tris sul tavolo del campionato e battere anche il Portosummaga. La formazione veneziana ha già fatto vedere il suo valore in precampionato, viene da una vittoria sulla Cremonese (mica male!) e ha giocatori che per la Prima divisione vanno più che bene per disputare un buon campionato, compreso un ex con tanta voglia di stupire coloro che a Padova lo hanno sempre criticato e giudicato non all’altezza: Andrea Maniero.

Eppure non sono i valori tecnico tattici del Portosummaga a spaventarmi: anche stavolta sarà sul filo dei nervi che si giocherà la partita e soprattutto sotto il profilo della capacità di soffrire il Padova dovrà dimostrare di esserci, proprio come è stato sei giorni fa a Verona. Se i biancoscudati terranno duro mentalmente, la terza vittoria di fila la porteranno a casa. Senza ombra di dubbio. 

LE NUBI FINALMENTE SI DIRADANO

Il cielo torna sereno sopra la testa del Padova e del suo allenatore, Carlo Sabatini. Inutile nasconderselo: non fosse arrivato un risultato positivo a Verona, il tecnico perugino sarebbe di nuovo finito sopra una graticola rovente, a rischio cottura. Invece no: i ragazzi, i SUOI ragazzi, hanno risposto ancora alla grande, mostrando quel cinismo che l’anno scorso era proprio l’elemento caratteriale che in molte occasioni era mancato proprio sul più bello. Vincere al Bentegodi (contro un Verona che non è nemmeno lontano parente della squadra "morta" incontrata due volte nel passato torneo) non è impresa che riuscirà a tante squadre: riuscire a farlo senza nemmeno l’incitamento di un tifoso della tua maglietta, arricchisce il successo di un sapore particolare e piacevolissimo. 

Ora mi auguro solo una cosa: che la finiamo con ‘sta storia dell’ultimatum o non ultimatum. Sabatini ha bisogno di lavorare serenamente, senza i fantasmi di un esonero. Ha dimostrato di aver imboccato la strada giusta, una strada fatta di bel gioco ma anche di capacità di gestione e di carattere. Lasciamolo continuare: io resto convintissima che ci porterà molto lontano. 

P.S.: ringrazio Ennekappa e tutti coloro che in queste ore mi hanno fatto sentire la loro "solidarietà" per il "coro personalizzato" che mi hanno riservato i tifosi del Verona ieri. Siete carinissimi, ma, da persona abituata per carattere e per professione ad andare oltre l’apparenza, sono convinta che, per quanto le parole non fossero proprio leggere, quel coro fosse una manifestazione di affetto. Ragione per cui non me la sono assolutamente presa e anzi, ho affrontato il tutto con ironia e simpatia, andando anche a salutare di persona le persone che mi hanno dedicato quel coro. Che peraltro hanno risposto con altrettanta simpatia!  

GRANDE PADOVA, MA I TEST NON SONO FINITI

I giocatori del Padova si sono assunti le loro responsabilità. Tutti insieme si sono passati la corda attorno alla vita e hanno trainato il loro allenatore, Carlo Sabatini, fuori dalla tempesta in cui lo avevano cacciato dopo la sciagurata prestazione di Novara. Ineccepibile la prestazione contro la Pro Sesto: determinazione a mille, risultato rotondo, porta di Andrea Cano (al rientro: e si è sentito!) finalmente immacolata, equilibri almeno in parte ristabiliti, anche se, come ammettono gli stessi biancoscudati, c’è ancora da lavorare (e ci mancherebbe: siamo solo alla quarta giornata!).

Aver visto i giocatori tirare fuori il lato di uomini, oltre che quello di calciatori, mi ha piacevolmente colpito. Aver visto Varricchio e Rabito andare ad abbracciare Sabatini dopo i gol, chiamando a rapporto tutta la squadra, mi ha riempito il cuore di gioia, perchè non era giusto che finisse come purtroppo sarebbe finita se i biancoscudati non avessero tirato fuori i… cosiddetti. Erano proprio questi ad essere mancati, non era possibile che il Padova si fosse "imbrocchito" all’improvviso.

Ora guai a cullarsi sugli allori. Sbaglia il presidente Cestaro se considera Verona un’altra ultima spiaggia per il suo allenatore, come mi è parso di capire (anche se a me non l’ha detto direttamente) dalle sue dichiarazioni di oggi. Un tecnico non può lavorare serenamente con una perenne spada di Damocle sopra la testa. Ecco perchè mi auguro di aver inteso male le parole del presidente o semplicemente che lui intendesse dire che si aspetta continuità sul piano della prestazione. 

In effetti, però, su una cosa bisogna essere chiari, ovvero che gli esami non sono finiti: a Verona bisognerà uguagliare, sotto il profilo della mentalità, la gara odierna con la "Pro", dimostrando che il tunnel della crisi è definitivamente alle spalle. Ciò non significa vincere per forza, significa semplicemente dare tutto e uscire, esattamente com’è stato oggi, a testa alta. L’unica cosa che nel calcio, come del resto nella vita, conta veramente.

CHE I GIOCATORI SI ASSUMANO LE LORO RESPONSABILITA’

Caratterialmente non sono una che crede alle coincidenze o alle metamorfosi improvvise e apparentemente inspiegabili. Men che meno alla "cappa di sfiga" che, secondo alcuni, aleggerebbe su Padova e sul Padova, a causa della quale in questa piazza è impossibile ottenere risultati.

Credo invece nella buona volontà e nella determinazione delle persone, due elementi psicologici che hanno il potere di muovere gli eventi da una parte o dall’altra se usati in dose massiccia. Ecco, sono convinta che attualmente il problema del Padova non sia un allenatore che all’improvviso non capisce più nulla di calcio dopo aver impresso alla squadra, nel mese di agosto, un gioco perfettamente equilibrato e spumeggiante. Anzi: lui ce l’ha messa e continua a mettercela tutta. Penso piuttosto che, alla prima difficoltà, qualche giocatore abbia un po’ mollato, non facendo più fino in fondo il proprio dovere. Esonerare Sabatini? Per quel che mi riguarda sarebbe l’ennesimo palliativo che non risolve il problema alla radice. 

I giocatori, che non possono all’improvviso essersi "imbrocchiti" del tutto visti i numeri che hanno esibito fino a non molto tempo fa, devono guardarsi in faccia, guardarsi allo specchio e chiedersi se hanno fatto fino il fondo quel che dovevano per evitare un inizio di stagione così terrificante. Capisco che faccia male pigliare certi gol, che sia dura rialzarsi quando si va sotto, che non sia facile giocare a Novara, su un campo caldo, stretto e fangoso. Però bisogna che mettano insieme le loro forze e reagiscano, da uomini prima che da giocatori di calcio. Questo mi aspetto di vedere domenica con la Pro Sesto in casa. Se non lo vedrò, penso che il destino di Sabatini sarà segnato: ma penso anche che non sia giusto che finisca così.       

PADOVA BIFRONTE: UNA BOMBA DAVANTI, UNA FRANA DIETRO, COME QUELLO DI FROSIO

E’ incredibile. Tutto mi sarei aspettata, in questo avvio di campionato, fuorchè di ritrovarmi dinanzi un Padova bifronte, come il dio Giano che aveva due teste: un carrarmato implacabile davanti, grazie alle immense qualità del tridente composto da Andrea Rabito, Massimiliano Varricchio ed Eder Baù, tenero come il tonno che si taglia con un grissino dietro. In effetti, a volerle vedere, certe avvisaglie c’erano anche in precampionato, solo che i fumi dell’entusiasmo per le vittorie contro Piacenza e Chievo le avevano un pochino fatte passare in secondo piano. 

Comunque sia, è arrivato il momento di affrontare la situazione: a Legnano si poteva anche invocare il fatto che era la prima partita, che era caldo e che il portiere Facchin ne aveva combinata una peggio dell’altra. Stavolta non ci si può attaccare agli episodi, innanzitutto perchè Davide Facchin ha riscattato ampiamente la prova opaca della prima giornata con un paio di uscite davvero provvidenziali sugli attaccanti del Lumezzane e, in secondo luogo, perchè è evidente che non ci troviamo di fronte ad errori dei singoli. Come seguitano a dire i biancoscudati, e insieme a loro l’allenatore Sabatini, è la fase difensiva nel suo complesso che presenta più di una pecca. Bisogna adottare assolutamente le adeguate contromisure e garantire più copertura dietro, altrimenti non si andrà da nessuna parte.

Questo Padova mi ricorda tanto la squadra di Pierluigi Frosio, l’ultima, peraltro, che è riuscita ad agguantare i playoff, nella stagione 2002-2003, arrivando quinta e perdendoli poi in semifinale con l’AlbinoLeffe. Allora il trio delle meraviglie era composto da Mariano Sotgia, Ciro Ginestra e Davidone Succi: segnarono una caterva di gol, portando in alto il Padova, ma anche allora l’inizio del campionato fu pessimo (sconfitta in casa per 3-2 col Cesena alla prima, pareggio per 2-2 a Carrara nella seconda e via così) e, alla fine, a fare la differenza, in negativo, furono proprio le mancanze della fase difensiva, che non riuscì mai a compensare la forza dell’attacco (ci ricordiamo tutti, purtroppo, nella semifinale di andata dei playoff contro l’AlbinoLeffe, che razza di gol abbiamo preso….). 

Quel che oggi mi conforta, rispetto ad allora, è che Carlo Sabatini ha già ammesso che esiste un problema e lo ha individuato, assicurando che rivedrà quanto prima le sue decisioni circa gli assetti tattici. E che poi siamo alla seconda di andata, non già alla semifinale playoff… C’è davvero tutto il tempo, basta, stavolta, sfruttarlo a dovere e non perderne altro.     

BIGLIETTERIE CHIUSE ALLE 12: “MOTIVI DI ORDINE PUBBLICO”

Le biglietterie dello stadio Euganeo devono chiudere con tre ore di anticipo, rispetto all’orario di inizio della partita, per motivi di "ordine pubblico". "Abbiamo trovato questo tipo di accordo con Questura e Prefettura – ha detto il consigliere delegato del Padova, Gianluca Sottovia – perchè, con l’introduzione dei tornelli, i tempi di ingresso allo stadio si allungano notevolmente e le forze dell’ordine vogliono che si evitino situazioni di tensione e code troppo lunghe. La chiusura anticipata delle biglietterie è regola già attuata nelle altre piazze che hanno introdotto l’uso dei tornelli". Sottovia ha promesso, proprio per andare incontro ai tifosi che in queste ore hanno sommerso di telefonate la sede, che la società biancoscudata cercherà di portare da tre a due le ore di chiusura anticipata delle biglietterie. Contemporaneamente ha però invitato i tifosi a cambiare le proprie abitudini. "Bisogna abituarsi ad arrivare per tempo e ad acquistare i biglietti in prevendita. Distribuiremo in queste ore un vademecum con tutte le istruzioni per l’uso".  

ANDREA RABITO: LA PRIMA TRIPLETTA, LA VOGLIA DI TORNARE IN B E… DINTORNI

A Legnano non è andata come tutti speravano (anzi, come tutti speravamo!). Avevamo in pugno una vittoria, è arrivato solo un pari. La prima di campionato ha però regalato, insieme alla consapevolezza che c’è ancora molto da lavorare soprattutto sulla fase difensiva, anche la certezza che lì davanti siamo una vera e propria corazzata. E che, all’interno di questa corazzata, un ruolo da protagonista indiscusso se lo ritaglierà senz’altro Andrea Rabito: il "Roger Rabbit" biancoscudato, già autore l’anno scorso di 13 gol, a Legnano ha lasciato tutti a bocca aperta esordendo addirittura con la prima tripletta della sua carriera.

Ecco un piccolo ritratto inedito dell’esterno d’attacco di Cavazzale.

I primi tre gol dell’anno li ha dedicati allo zio Leopoldo, che l’anno scorso ha avuto un brutto incidente sul lavoro cadendo da una impalcatura e che, dopo tanta sofferenza, ha intrapreso fortunatamente la strada della guarigione definitiva. Non solo: il suo pensiero si rivolge anche a chi, quando lui era in B, non ha creduto in lui costringendolo a tornare in serie C per dimostrare nuovamente il suo valore. "Mi riferisco, ad esempio, a Mondonico che ho avuto all’AlbinoLeffe – spiega Rabito – e che proprio non mi vedeva. Ora la B spero di riconquistarla col Padova". Delle esperienze vissute tra i cadetti (Modena, Sampdoria, Terni, Livorno, Rimini e, appunto, AlbinoLeffe) è quella modenese che gli è rimasta più nel cuore perchè è stata la prima e si è conclusa con una straordinaria promozione in A che non si aspettava. Proprio a Modena, dove torna spesso a trovare gli amici, Rabito ha trovato un anno e mezzo fa la "morosa": Francesca, 21 anni, che definisce "semplice, spensierata, allegra e profana di calcio: tutte cose che me la fanno amare tantissimo". 

Hobby particolari non ne ha: a Rabito piace molto la musica di Vasco Rossi, di cui spera di assistere presto ad un concerto dal vivo. Il nostro eroe ama inoltre viaggiare: prossimi obiettivi Londra, Barcellona, Berlino e gli States. Ma l’obiettivo più immediato rimane "vincere con il Lumezzane domenica all’Euganeo perchè Cittadella e Sassuolo ci hanno insegnato l’anno scorso che, per arrivare in fondo, bisogna partire forte e avere continuità di rendimento, anche fuori casa. Bisogna fare lo stesso".

FACCHIN CHIEDE SCUSA, MA E’ DA RIVEDERE TUTTA LA FASE DIFENSIVA

"Chiedo scusa ai tifosi che erano presenti a Legnano. So di avere molte responsabilità e me le prendo tutte". Il giorno dopo l’amaro debutto con la maglia del Padova, il portiere Davide Facchin non accampa giustificazioni: i brutti voti sui quotidiani lo hanno ferito, ma è pronto a guardare avanti. "Chi gioca a calcio sa che certe giornate possono capitare. Purtroppo è andata così e accetto tutto quello che si è detto perchè è giusto così. Andrà meglio la prossima volta". 

Onesto e sincero Davide Facchin il giorno dopo la domenica più nera della sua carriera si scusa per essere andato in "pappa" e aver provocato due dei quattro gol. A mente fredda e rivedendo le immagini però non credo che bisogna fare di questo ragazzone di 20 anni l’unico capro espiatorio del pari rocambolesco di Legnano. E’ la fase difensiva che ieri ha fatto acqua da tutte le parti, da un certo momento in poi, e si confermano purtroppo fondati i dubbi di chi diceva che la retroguardia del Padova ha bisogno di una sonora registrata.

 

LA COLONNINA DI MERCURIO DEL TIFO SALE ALL’IMPAZZATA

"Dopo cinque anni di vacche magre, arriveranno altrettanti anni di vacche grasse. Faremo un campionato scoppiettante". Parole e musica di Claudio Sinigaglia, vicesindaco di Padova, nonchè assessore con delega allo sport. Non è l’unico il numero due della giunta Zanonato a pensare che, quello che sta per iniziare, sarà l’anno buono per i biancoscudati, dopo tanto tribolare. Sinigaglia è in buona compagnia: insieme a lui, sono dell’idea che il Padova vincerà di gran carriera questo campionato anche la maggior parte dei giornalisti e addetti ai lavori padovani (tra cui anche il nostro Andrea Moretto, estimatore numero uno, come ben sapete, dell’airone Varricchio!) e un nutrito gruppo di ex allenatori, tra cui l’artefice della promozione in A, oggi osservatore della Juventus, Mauro Sandreani, nonchè Renzo Ulivieri da San Miniato che si è complimentato in queste ore con la società per la scelta di non stravolgere l’organico, decisione che "porterà a raccogliere finalmente i frutti di quel che si è seminato senza dover ricominciare un’altra volta da capo", ha precisato il tecnico toscano. In molti altri ritengono che aver rinnovato la fiducia al gruppo dello scorso anno pagherà proprio come è stato per Cittadella e Sassuolo l’anno scorso (una serie di ex biancoscudati la pensa così: tra questi Angelo Montrone, Damiano Longhi, Ciro Ginestra, il tanto odiato ex presidente Cesarino Viganò e il tanto amato numero uno dell’ultima serie A Sergio Giordani e l’ex allenatore Gianfranco Bellotto). C’è di più: la maggior parte di coloro che sognano, a maggio, la tanto sospirata promozione in serie B, indicano nella riconferma di Carlo Sabatini in panchina la scelta più giusta che Cestaro potesse compiere per dare continuità al lavoro fin qui svolto. Molti gli attestati di stima nei confronti del tecnico perugino, considerato bravo tatticamente e contemporaneamente profondo conoscitore dell’ambiente padovano, "ormai maturo al punto giusto per fare lui stesso il salto di qualità e farlo fare alla squadra". Lo stima per Sabatini viene espressa non solo da chi lo conosce bene perchè ci ha lavorato insieme (gli stessi Giordani e Sandreani, ad esempio, e, insieme a loro, il nostro ex collega a Telenuovo, oggi giornalista di Sky, Gianluca Di Marzio), ma anche da chi semplicemente ha visto all’opera il Padova nelle tre partite di Coppa vinte contro Pontedera, Piacenza e Chievo Verona e gli è piaciuto un sacco (tra questi anche il giornalista Germano Mosconi, presente sabato scorso al Bentegodi, che ha definito il Padova "la Juventus della serie C"). In un momento così positivo, la gioia è talmente contagiosa che perfino chi il Padova non l’ha mai visto giocare ma comunque ce l’ha nel cuore per questioni di nascita (vedi l’ex miss Italia Eleonora Pedron e l’inviato di "Striscia la Notizia" Moreno Morello) ci credono (eccome se ci credono!) e rivolgono alla squadra un sentito "in bocca al lupo". 

Gli unici a tirare, comprensibilmente, il freno a mano sono i tifosi, che più che crederci ci sperano, ma evitano di lasciarsi ancora troppo andare per non rimanere per l’ennesima volta scottati da una delusione finale che stavolta sarebbe davvero insuperabile.

A questo punto la mia domanda è: ma secondo voi è meglio essere prudenti e aspettare almeno le prime giornate prima di sbilanciarsi in un pronostico così "rosa", oppure si può pensare positivo fin da ora, visto il precampionato davvero esaltante?

E soprattutto: è o non è l’anno buono per il Padova per tornare in serie B, visti i felici presupposti ammirati finora?  

IL GOL DI VARRICCHIO AL TG5: CHE EMOZIONE!

Edizione delle 13 del Tg5, pagina sportiva.

Sono seduta a tavola con il mio ragazzo: mentre pranziamo, parliamo dell’impresa del Padova di ieri sera al Bentegodi (c’era anche lui), della straordinaria prestazione di tutta la squadra, del carattere, del bel gioco, della stupenda puntualità sotto porta di Varricchio quand’ecco che parte il servizio dedicato alla Coppa Italia. Il giornalista dice: "sono tre le formazioni di serie A che escono al primo turno, sconfitte da realtà di categoria inferiore". Interrompiamo il discorso e fissiamo il tubo catodico che, dopo aver mostrato l’impresa del Ravenna in quel di Palermo, ci fa vedere il 2-1 di Varricchio al Bentegodi, su assist d’oro del prossimo prodotto del settore giovanile biancoscudato che farà parlare tanto di sè in futuro, Baccolo. 

Il giornalista, nel suo commento, afferma: "Il Chievo si deve arrendere 2-1 all’ambizioso Padova…". Mamma mia, ragazzi, mi si stringe il cuore: il Padova di nuovo sui tg nazionali, meritatamente, dopo non so nemmeno io quanto tempo! 

Sarà anche solo l’inizio, le partite che contano devono ancora arrivare e, come giustamente ha sottolineato Rabito a fine gara, riserveranno al Padova squadre che si chiudono e fanno dell’agonismo la loro arma. Sì, torniamo pure con i piedi per terra e prepariamoci ad affrontare il Legnano: possiamo però farlo con la consapevolezza di avere tutte le armi stavolta, di poter contare su un gruppo forte e molto molto molto motivato. 

Sono convinta che da domani chi ancora non si è abbonato correrà a farlo! 

 

P.S.: ho scoperto, dopo aver postato questo intervento, che con i cinque gol realizzati tra la sfida col Pontedera e quella di ieri sera al Bentegodi, Varricchio è pure il capocannoniere della Tim Cup. A maggior ragione, onore al merito!