60 MILIONI DI… ALLENATORI

 

 

In Italia siamo circa 60 milioni di abitanti. Nel gergo calcistico si dice che siamo anche "60 milioni di allenatori" nel senso che ognuno di noi (giornalisti compresi e anzi, a volte con particolare accanimento) è sempre dell’idea che se "fosse in panchina al posto di Tizio metterebbe in campo questa formazione", "che se fosse stato al posto di Caio avrebbe cambiato Sempronio", "che bisogna giocare con una punta, due punte, il tridente" etc etc.

Ora che siamo rientrati in clima pre partita (domenica il campionato riprende e non si fermerà più fino alla fine) vorrei dare la possibilità a ciascuno di voi di indicarmi la formazione del Padova che secondo voi è in grado di rendere al meglio in questa parte finale di campionato per arrivare ai playoff. Con l’indicazione delle motivazioni per cui ad un giocatore ne preferite un altro.

Pronti?

 

UN ABBRACCIO A ZEOLI, SIMBOLO DEL PADOVA CHE VORREMMO

 

Grinta, cuore e attaccamento alla maglia non sono mai venuti meno nelle sue prestazioni. In campo ha sempre dato il centodieci per cento, assumendosi la responsabilità di eventuali errori e contribuendo sempre alla grande ai risultati positivi del Padova. Anche quando l’allenatore gli ha preferito, nella formazione titolare, un compagno di squadra, Michele Zeoli non ha smesso di trasmettere ai compagni tutto l’ardore e la determinazione che ha dentro, saltando in piedi sempre per primo dalla panchina quando c’era da andare a festeggiare un gol appena realizzato. Ci mancherà molto nei prossimi mesi il difensore centrale romano tifoso del "Toro", fermato giovedì in allenamento da una lesione al retinacolo dei peronieri (il tendine che passa dietro il malleolo del piede) che lo costringerà o al gesso o addirittura ad un intervento chirurgico e dunque ad uno stop forzato di almeno 60 giorni. Ci mancherà proprio il suo esempio di giocatore che esce dal campo sempre a testa alta perchè sa di aver dato tutto. Ci mancherà il suo essere simbolo del Padova che vorremmo: una squadra che per l’obiettivo finale non tira mai indietro la gamba, che si sacrifica, che fa delle doti umane l’imprescindibile complemento delle qualità tecniche per il raggiungimento del traguardo che ormai questa piazza sogna da troppo tempo. Un grande in bocca al lupo a Zeoli per la guarigione: la speranza è quella che l’operazione non serva e che fra due mesi Michele sia pronto, insieme agli altri, a dare il suo contributo nelle partite che conteranno veramente, quelle dei playoff. I compagni non potrebbero fargli regalo più bello che centrare un posto tra le prime cinque…    

GALDERISI, CUORE DI PADOVA

Dice che ha lasciato qui una fetta importante del suo cuore. E che solo nei novanta minuti in cui il suo Foggia affronterà i biancoscudati si augurerà che il Padova perda. Si avverte lontano un chilometro che Nanu Galderisi, se potesse, verrebbe qui di corsa per sedersi sulla panchina padovana.

Indipendentemente da come sarà la classifica il 4 maggio (io continuo a sperare che, con il gruppo che abbiamo, un posto ai playoff arrivi e che magari, sai mai, il Padova possa fare come la Triestina di Ezio Rossi qualche anno fa… ), potrebbe per l’anno prossimo rivelarsi la scelta giusta chiamare Nanu Galderisi sulla panchina del Padova? Oppure preferite che torni Andrea Mandorlini e tenti di portare a termine ciò che aveva iniziato nella seconda parte della scorsa stagione?

Lo so, buttate lì ora, queste domande sanno un po’ di fantacalcio, proprio perchè il campionato in corso deve ancora finire e il Padova non è decimo, è quinto, dunque ancora nei playoff. Ma scommetto che molti di voi la domanda su quale sarebbe l’allenatore giusto per questa squadra se la sono già fatta.

Che idea avete? 

 

 

 

ILLUSIONE DISATTESA

Sto forse peggio oggi di quando il Padova perse a Legnano senza capirci un’acca stracca dal primo al novantesimo. Possibile? Sì, perchè quando sei convinto che la squadra abbia capito la lezione e che porterà a casa anche da Lecco una vittoria sonante, ci rimani male a rivedere la faccia della medaglia che speravi fosse stata per sempre cancellata. Anche stavolta purtroppo i biancoscudati hanno sfoderato gli artigli solo dopo essere andati sotto: impossibile continuare ad allargare le braccia e basta, appellandosi alla fatalità o peggio ancora alla sfortuna. Qualche domanda bisogna pur iniziare a porsela se un gruppo come quello a disposizione del Padova invece che essere in vetta è al quinto posto e pure in compagnia di qualcun altro che lo sta pericolosamente insidiando. Io comincio con una provocazione: e se il problema fosse l’allenatore? Già dopo il clamoroso 2-2 in casa col Foligno, proprio in questo blog, parlai di un Ezio Rossi in confusione e in difficoltà nel leggere la partita. A questo punto mi viene il dubbio che, in questo momento, il tecnico non stia gestendo il materiale umano e tecnico a sua disposizione come dovrebbe. Se i giocatori non tirassero mai fuori gli attributi, sarebbero loro il bersaglio principe della mia perplessità: invece il problema è che li sfoderano "random", cioè una volta sì a una no (e quando lo fanno peraltro, lo fanno alla grande, quindi significa che nel loro dna determinazione e grinta ci sono!). Ecco perchè, all’indomani di Lecco – Padova, mi vien da pensare che il problema è forse in chi tiene le redini…

“CIRO GOL” GINESTRA TIFA ANCORA PADOVA

Ciao Ciro, se ti dico Lecco – Padova, cosa ti viene in mente? "Una splendida tripletta che ho fatto proprio su quel campo". Ginestra ha ancora Padova nel cuore. E pure Padova ha ancora nel cuore il suo bomber, 29 gol in biancoscudato tra gennaio del 2002 e giugno del 2003. Ora l’"aeroplanino" è a Gallipoli, ma domani un pezzo del suo cuore sarà al "Rigamonti Ceppi" a tifare i suoi ex compagni. Di più: Ginestra si traveste da profeta e lancia anche la sua previsione: "Domani in terra lombarda ci sarà un’altra tripletta e a segnarla sarà il mio ex compagno del Frosinone, Totò Di Nardo, un grande giocatore. Ci scommetto". Chissà che Ciro abbia ragione anche questa volta.  

CESTARO E’ DEL PADOVA. VICENZA SCIO’!!!

Una bella notizia. Era tra le righe, ma il tifoso biancoscudato l’ha captata. Eccome se l’ha captata. Si tratta dell’ennesima dichiarazione d’amore del presidente Marcello Cestaro verso il suo Padova, manifestata nel gentile rifiuto alla corte dell’azionista di maggioranza del Vicenza calcio, Sergio Cassingena. "Grazie ma io ho cominciato con il Padova e voglio proseguire con il Padova", ha detto il patron a chi lo avrebbe voluto al suo fianco in un’altra società di calcio. Se non è amore questo… Amore che va avanti e anche a gonfie vele, nonostante il presidente qualche tempo fa abbia dato l’impressione di essersi stancato e di voler passare la mano. Chissà che il finale di questa stagione sia talmente ricco di soddisfazioni da intensificare ancora di più questa "corrispondenza d’amorosi sensi". Intanto a Vicenza pensino a farcela con le loro forze va là. Cestaro resta qui. E se il Padova va in B ci resterà anche in futuro.

LECCO CROCEVIA DEFINITIVO DEL CAMPIONATO?

 

 

 

Ancora una volta è Lecco a decidere i destini del Padova. Non così definitivamente come è stato nelle ultime due occasioni prima di questo campionato (nel 1999 ai playout i biancoscudati retrocessero, nel 2001 il k.o. casalingo contro i lombardi costò la panchina all’allenatore della promozione dalla C/2 Franco Varrella), ma comunque in buona parte. Sì perchè se il Padova domenica a Lecco non farà esattamente quello che ha fatto domenica scorsa con la Paganese, dando così continuità alla vittoria che l’ha riportato nei playoff, si complicherà ancora una volta la strada verso gli spareggi promozione, mostrandosi di nuovo double face: cioè bello, temibile e cinico tra le mura amiche, timoroso, nervoso e incapace di imporsi in trasferta. Se vuole arrivare ai playoff e giocarsi la serie B, questa seconda faccia il Padova la deve cancellare. Per sempre. Dal suo dna e dalla memoria dei tifosi.

LA BOCCATA D’OSSIGENO CHE CI VOLEVA

 

Non bastava solo vincere al Padova ieri. La truppa di Ezio Rossi doveva farlo con "stile", cioè tornando a sfoderare un bel calcio che facesse dimenticare alla piazza, e pure alla svelta, le ultime inguardabili prestazioni. Be’, niente da dire: la squadra ce l’ha fatta, alla grande, tornando finalmente ad esibire le proprie indiscusse qualità e dando anche un segnale di forza interiore, dato dall’abbraccio di tutti i giocatori (panchina compresa) a "Totò" Di Nardo in occasione del gol del vantaggio. Il presidente Marcello Cestaro a fine gara ha anche abbattuto il muro del silenzio con la stampa, annunciando che al più presto lo faranno anche i giocatori. Tutto è bene quel che finisce bene, sempre che il Padova, da domenica prossima in poi, dia continuità a quanto di buono fatto vedere ieri, dimostrando con i fatti che si è trattato della domenica della svolta, quella vera. Ma resta una macchia indelebile in questa vittoria: la vicenda degli ultras, che pesa ancora come un macigno. Cestaro aveva chiesto alla parte "sana" della curva di prendere le distanze dall’episodio di inaudita violenza. Per risposta ha ricevuto 10 maglie appese al plexiglass in solidarietà agli arrestati. Altro che stigmatizzazione…    

NON HO PAROLE

E pensare che proprio la domenica di Padova-Cremonese, il presidente del Padova Marcello Cestaro aveva preso in mano il microfono della cabina radio, invitando entrambe le tifoserie ad un comportamento corretto, ad un tifo sano, fatto di sfottò solo sportivi e limitati al contesto della partita. Introducendo di fatto il terzo tempo che poi si è sempre fatto a partire da Padova-Cittadella. Quello che è successo nell’autogrill di Soave mi lasciò senza parole anche allora e immaginavo che, quanto più lunghe erano le indagini della Digos, tanto più grande sarebbe stato il botto nel giorno in cui la Polizia si sarebbe andata a prendere i colpevoli di quel gesto barbaro. Così è stato: 10 arresti. Questo non è calcio, è pura follia. E chi ha commesso quell’aggressione non è un tifoso. Nè del Padova nè di chiunquessia. 

PERCHE’ FUORI DA PADOVA I ROSPI DIVENTANO PRINCIPI?

Cristian La Grotteria. Andrea Suriano. Crocefisso Miglietta. Ma anche, passando alla panchina, Renzo Ulivieri ed Ezio Glerean. Tutti nomi (ma quanti altri ce ne sarebbero pescando ancora più indietro nel tempo, vedi i nazionali Lucarelli e Iaquinta) che qui a Padova hanno incassato più fischi che gratificazioni. Eppure fuori da quest’ambiente si sono rigenerati a tal punto da trasformarsi in alcuni casi in autentici fenomeni, in altri semplicemente in giocatori in grado di fare la differenza con le loro qualità (era quello che altrettanto semplicemente gli si chiedeva anche qua, ma chissà perchè c’era sempre un dolorino, un infortunio o la "giornata storta" ad impedirgli di assolvere al loro dovere!). Nelle piazze in cui militano adesso (in qualche caso pure in categoria superiore) i club che se li sono pigliati godono alla grande dei loro servigi navigando in zone alte della classifica. Perchè qui non è riuscito loro di esprimersi secondo le legittime aspettative dei dirigenti biancoscudati che li avevano comprati prima e dei tifosi poi? Che cos’ha Padova che le altre città non hanno? Ha ragione chi dice che l’acqua del centro sportivo Euganeo di Bresseo è contaminata da qualche strano ingrediente oppure c’è una spiegazione meno scherzosa a tutto questo? Oppure, peggio ancora, esiste qualcuno cui dare la colpa?