"Non ti sei persa niente a Manfredonia, Martina: ho visto davvero un brutto Padova". Andrea Moretto mi ha accolto con questa frase stamattina quando ho messo piede dentro Telenuovo, raccontandomi per sommi capi la sfida che ha riservato ai tifosi l’ennesima delusione degli ultimi tempi. Al termine della sua disamina, il mio primo pensiero è stato questo: ma perchè ogni anno, di questi tempi, il Padova si accartoccia su sè stesso, gettando alle ortiche tutto quel che di buono ha mostrato nei mesi precedenti? Cos’è che, con impressionante regolarità (anzi: quest’anno pure un po’ prima del solito), a tre quarti di stagione si rompe nella testa dei giocatori? Di chi è la colpa? Dell’ambiente negativo, dei giocatori che non hanno voglia e non mettono più nemmeno la gamba nei contrasti o dell’allenatore che non li sa stimolare a dovere e ha perso completamente le redini dello spogliatoio? Chissà. L’unica certezza, per ora, è che questa situazione è davvero preoccupante: se non si va ai playoff nemmeno quest’anno, ragazzi, con una rosa tra le più forti del girone, è davvero un fallimento con la F maiuscola. Senza più alcuna giustificazione che tenga.
AHI AHI AHI
Che dolore! Il 2-2 di ieri sera tra Padova e Foligno mi ricorda tanto il 2-2 di inizio 2004, tra Padova e Rimini, sempre all’Euganeo: anche allora il Padova vinceva 2-0, si divorò il 3-0 (vi ricordate il palo di La Grotteria seguito dalla clamorosa traversa di Muslimovic da un metro?) e poi si dovette accontentare di un 2-2. Quel pari segnò l’inizio della fine dell’allora allenatore Ezio Glerean che annaspò qualche altra domenica prima di rassegnare le dimissioni e chiudere mestamente la sua brevissima parentesi biancoscudata. Questo pari ha consegnato ai posteri un altro Ezio (Rossi) terribilmente in confusione. L’ennesimo cambio di modulo, l’innaturale schieramento di Bovo sulla corsia di destra anzichè al centro, lo schieramento di Muzzi in attacco dopo che era stato lo stesso Rossi a sottolineare, nell’ultima sua conferenza stampa, che Di Nardo stava nettamente meglio sotto il profilo della condizione, la poca lucidità nella lettura della partita con cambi tardivi e, almeno per ieri sera, inadeguati a restituire gli equilibri saltati: sono tutti sintomi di un allenatore che non sa più che pesci pigliare. Le deve recuperare innanzitutto lui la serenità di giudizio e la tranquillità: per poi restituirle in dose massiccia anche alla squadra.
SI RICOMINCIA E NON SI PUO’ PIU’ SBAGLIARE
Il campionato di serie C si è rimesso in moto dopo un turno di riposo e ha già consegnato al Padova (di scena stasera in posticipo contro il Foligno) una certezza: che Cremonese e Sassuolo non hanno alcuna intenzione di perdere colpi e di rallentare la propria marcia e che quindi il primo posto è davvero un traguardo difficile da raggiungere per la truppa di Ezio Rossi. Meglio non farsi strane illusioni e marciare di domenica in domenica verso i playoff: per non rischiare, per il quinto anno di fila, di non stringere nulla per aver voluto troppo.
UN ALTRO RUSSO AL PADOVA
Un altro Russo al Padova. Dopo Orazio, ecco Nello. Il giocatore con le caratteristiche che aveva richiesto Ezio Rossi: un ariete in grado di fungere da alternativa a Varricchio al centro dell’area. Non c’è che dire: anche questa volta il ds Meluso è stato tardivo ma sicuro! Russo ha segnato un solo gol a Crotone ma il campo l’ha visto col contagocce: chissà che possa sfogare da qui a giugno qui a Padova la sua vena realizzativa e contribuire così al raggiungimento dell’agognato traguardo.
E’ PROPRIO VERO CHE IL CALENDARIO DEL PADOVA E’ COSI’ FACILE A FEBBRAIO?
Sulla carta, siamo d’accordo, è molto più agevole giocare contro Manfredonia, Paganese e Lecco piuttosto che contro Foggia, Sassuolo e Cremonese. Ma siamo proprio sicuri che per il Padova sarà una passeggiata questo mese di febbraio che lo vedrà ritrovarsi di fronte la penultima e le due terzultime della classe? Se guardiamo come è andata finora, qualche dubbio c’è: i biancoscudati hanno infatti evidenziato le maggiori difficoltà proprio contro le squadre di medio bassa classifica, che la buttano sull’agonismo e privilegiano la distruzione del gioco altrui anziché la costruzione del proprio. Quali ingredienti in più dovrà mettere il Padova per riuscire a superare questi ostacoli e rimettersi in corsa per la vetta?
CENTROCAMPO: E SE LA SOLUZIONE FOSSE IN CASA?
Il Padova è alla ricerca di un centrocampista di quantità: piacciono Papini della Ternana e Monticciolo del Gallipoli, che però, accettassero di sposare la causa biancoscudata, dovrebbero accontentarsi di ritagliarsi un ruolo di secondo piano, perché davanti a loro ci sono in primis Bovo e Crovari, ma anche Gentile, Mazzocco e, se non andrà via e riuscirà a superare i problemi fisici, pure Amenta. Ci chiediamo allora una cosa: visto che il presidente Marcello Cestaro ha già allargato molto in questi anni i cordoni della borsa perché non optare per una soluzione “interna”? Due i giocatori che possono tornare utili alla causa e sono già sotto contratto col Padova: Giuseppe Anaclerio, fuori rosa da fine settembre ma disposto a rientrare in gruppo se entro il 31 gennaio non verrà ceduto con la promessa di mettere la propria professionalità e le proprie qualità, al servizio della squadra, e Maurizio Bedin, in prestito al Martina ma più che disponibile a rientrare a Padova. E’ così impensabile puntare sulla gran voglia di tornare protagonista del primo e sull’attaccamento ai colori biancoscudati del secondo, padovano doc? O c’è il rischio che lo spogliatoio ne risenta?