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L’ULTIMATUM DI BIGON A MANDORLINI

Solo sette giorni fa Bigon e Mandorlini ci avevano segnalato che il Verona, nei primi tempi, è una delle migliori squadre d’Italia. Un po’ come avere una donna, ma  accontentarsi di un bacio asessuato e del letto vuoto. Fu l’apice delle ‘simpatiche’ dichiarazioni che da tempo tendono a giustificare, derubricare, minimizzare ogni delusione. Ma un bel tacer non fu mai scritto, verrebbe da dire dopo i 45′ di Marassi, che hanno spazzato via ogni no sense racchiuso negli insipidi brodini del solito “bisogna lavorare” (frase che non vuol dire nulla) e dell’immancabile “stiamo uniti” (per certi versi irrispettoso rivolto a un ambiente che non ha mai contestato). L’inquietante realtà invece l’ha fotografata oggi Giampaolo Pazzini: “Dopo il loro gol abbiamo smesso di giocare”. Parole che rimbombano sorde e grevi nel solito cianciare di circostanza. Perché questa arrendevolezza non è un bel viatico in vista non tanto della proibitiva Fiorentina, ma soprattutto dei tre scontri diretti (Carpi, Bologna, Frosinone) nelle prossime cinque partite, quando l’animus pugnandi conterà più di tutto.

Una rassegnazione che ha colpito pure il ‘pretesco’ Bigon, che dopo la gaffe di sette giorni fa sulla ‘vox populi’, si è pesantemente smarcato dall’allenatore, blindato solo una settimana fa, ora invece messo a un palmo di distanza ché non si sa mai: “Mandorlini? Vediamo di giornata in giornata”. Se non è un ultimatum, poco ci manca. Nel mare delle solite ovvietà e nel giorno dell’ennesima brutta figura, è questa l’unica novità in casa Hellas. Siamo alla resa dei conti? Quel che è certo è che Mandorlini è solo come non mai. Sogliano l’anno scorso e tre anni fa gli si piantò davanti come scudo, ora nel bene o nel male il tecnico dovrà cavarsela da sé.

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