LA CHIAVE DELLO STADIO

Martinelli  l’ha detto chiaro e tondo dopo l’incontro con Tosi. Mentre si parlava di un possibile avvio di un progetto stadio con il sindaco, qualcuno ha buttato lì una battuta: "Sì ma non faremo mica uno stadio nuovo per giocare con la Pro Patria…". Martinelli ha sorriso e poi ha detto: "Certo che no, sarebbe uno spreco. Per fare lo stadio nuovo, prima di tutto bisogna fare un Hellas Verona forte".

Ecco, questa è la chiave di tutto. Un Hellas Verona forte, solido, un Verona che sia in una categoria adeguata (per me solo la serie A è categoria adeguata…). Mi piace da matti questo tipo di approccio che è lo stesso che Massimo Ficcadenti aveva dato qualche anno quando in un titolo del Gialloblù Illustrato disse: "Prima il Verona forte, poi lo stadio", bloccando in qualche modo l’agitarsi di Pastorello che anteponeva la questione. Errore madornale che ha fatto anche Arvedi. Il buon Piero probabilmente aveva sbagliato proprio l’approccio alla questione. Lui sosteneva: "Se mi fate fare lo stadio, faccio un Verona forte". Il che faceva presagire che dietro l’Hellas si agitasse una "spectre-affaristica" che usava l’Hellas per arrivare a mettere le mani su appalti milionari. In realtà sono convinto della buona fede di Arvedi che intendeva costruire una specie di "Fondazione" in modo che la società calcistica non avesse più problemi a prescidere dalla proprietà.

Ma appunto il suo progetto poggiava su un’errata valutazione. Solo un Verona forte può permettere al sindaco di affrontare la questione senza il sospetto che dietro alla costruzione dello stadio ci sia il solito partito degli affari.

Devo dire che in questa "comunicazione" così aperta, diretta e senza sotterfugi il sindaco ha evidenziato veramente un modo diverso di fare politica. In altri tempi queste questioni le dibattevano in tre, quattro persone di questa città e noi saremmo stati informati solo quando il progetto stava per prendere il via. Oggi Tosi e Martinelli l’hanno fatto davanti alle telecamere di Telenuovo. E con Martinelli consapevole che prima di tutto bisogna risollevare il Verona dalla melma in cui è finito. Che poi è la cosa che interessa di più a noi tifosi.

ARIA NUOVA

Sarà il campo a dire se Ficcadenti ha lavorato bene al calciomercato. Di certo c’è che era impossibile fare di più e credo di meglio.

Le operazioni che Massimo aveva preparato già alla fine di dicembre sono tutte svanite. Impossibile agire senza avere la certezza di avere in mano il Verona.

La cosa più strana di questa giornata è stata sentire che i giocatori sono arrivati a titolo definitivo. Per un istante (anche lungo) mi pareva di non lavorare più con interlocutori del Verona. Tanto ero abituato alla formula consueta: prestito con diritto di riscatto, comproprietà, prestito secco. Non avevo ricordi di giocatori acquistati a titolo definitivo. Ficcadenti ha lavorato per portare una seconda punta ed è arrivato Rantier. Un terzino sinistro ed è arrivato Pugliese dal Monopoli. Ha poi scommesso una cifra su Simon Vanderhoeght che mi dice essere un talentuoso centrocampista con passaporto comunitario. E’ riuscito anche a liberare la società di un ingaggio come quello di Morabito per avere un altro difensore come Axel Vicentini.

Da quello che ho capito oggi è l’ultima volta che vedremo un calciomercato all’ultimo giorno. Da oggi in poi le parole d’ordine in casa Hellas saranno programmazione, progettazione, investimento. Per i ragazzi dell’attuale rosa, un’occasione d’oro. State certi che chi se lo meriterà di più continuerà a vestire la maglia dell’Hellas anche il prossimo anno perchè questa società ha intenzione di creare basi solide.

Infine le parole di Martinelli sul razzismo. Le ha pronunciate con semplicità ma con chiarezza. Non per alzare polveroni nè polemiche ma per mandare con amicizia un messaggio chiaro a tutti. In fondo è l’uovo di Colombo. Fare buuh, essere razzisti ed esternarlo allo stadio, penalizza la società. Punto. Non ho difficoltà a pensare che Martinelli fermerà il suo progetto se stancato o tirato in mezzo a polemiche di questo tipo. Oggi chi fa buuh è nemico dell’Hellas. Altro non ho da aggiungere.

ANDIAMOOOOO

 

La telenovela è finita. Il Verona è di Giovanni Martinelli.

E’ dura per me descrivervi in che stato d’animo vi sto comunicando questa notizia. Non riesco a essere distaccato, come magari bisognerebbe essere.

Ho visto nascere, progredire, naufragare e poi rinascere questa trattativa. Ho vissuto mille momenti, mille retroscena che, magari, un giorno, vi racconterò.

Oggi non è questo l’importante. Oggi la cosa importante è avere salvato il Verona ed è avere trovato un imprenditore veronese che lo abbia fatto.

Mi sarebbe piaciuto che tutta la città avesse accompagnato con più spinta e più ardore il suo tentativo. Invece ad un certo punto è sembrato quasi che Martinelli desse fastidio e che si volesse ostacolarlo. Ho archiviato come "invidie" provinciali certi stupidi commenti. Mi sono chiesto se ci fosse un disegno e dove si volesse arrivare. Purtroppo stupidi quaquaraqua hanno continuato a insinuare dubbi e false notizie di cui un giorno, almeno davanti alla pubblica opinione dovranno rendere conto.

Già gli ostacoli… Ce ne sono stati sino all’ultimo, proprio all’ultimo secondo. Oggi per un paio d’ore abbiamo vissuto un dramma. C’è stato un tentativo di far naufragare la trattativa, un "disturbo" vergognoso che pareva uscire da un copione di un film. Per fortuna, niente e nessuno hanno fermato Giovanni Martinelli.

Credo che tutta la città debba dire grazie al giudice Gattiboni, al commercialista di Martinelli,Luigi Belluzzo, all’avvocato di Arvedi Luca Giacopuzzi, all’onorevole Fogliardi e all’avvocato Emanuele Rimini che ha dimostrato alla fine della trattativa di essere quello straordinario professionista che sapevamo essere.

Non si può scordare adesso Piero Arvedi. Esce da sconfitto, purtroppo, perchè i risultati non l’hanno premiato. Arvedi si è fidato di gente della peggiore risma e questa è la sua colpa. Ma non possiamo dimenticare quello che Arvedi ci ha rimesso in questa avventura e il fatto che per seguire il suo Hellas, oggi sia su un lettino d’ospedale a lottare tra la vita e morte. Con Arvedi ho avuto mille scontri ma alla fine gli ho veramente voluto bene come si vuole ad un nonno testardo che fa più marachelle di una bambino. Lo aspettiamo allo stadio perchè, comunque, il Verona resta sempre anche un po’ suo.

Infine voglio salutare il ritorno di Massimo Ficcadenti. Cannella mi fece una telefonata dopo aver portato il Verona in serie C, accusandomi di essere "amico" dell’allenatore da lui esonerato, quasi che questo fosse una colpa.

Beh, lo dico forte e chiaro perchè tutti possano sentirlo. Sono ONORATO di essere amico di Massimo Ficcadenti, l’unico in mezzo a mille mercenari, che ho visto amare il Verona in modo viscerale. E altrettanto sono fiero di NON essere MAI stato amico di uno come Peppe Cannella. Questo non toglie che nei miei giudizi futuri vincerà sempre l’onestà intellettuale e morale che tento sempre di alzare come mia personale bandiera.

 Ma soprattutto continuerò a lottare per il bene dell’Hellas Verona come ho fatto strenuamente negli ultimi vent’anni. 

E adesso, perdonatemi ma devo tirare uno dei miei urli che presto tornerò a fare anche allo stadio

ANDIAMOOOOOOOOOOOOOOOOOOOOOOOOOOOOOOOOOOOOOOOOOOOOOOOOOOOOOOO

QUALCUNO FACCIA FINIRE QUESTA AGONIA

 

A volte il Verona mi sembra un malato terminale in attesa che qualcuno abbia il coraggio di staccare la spina.

Un malato sottoposto a una lunga agonia al cui capezzale ogni tanto giunge un medico che vuole tentare di salvargli la vita ma al quale questo viene impedito.

Non so perchè ma c’è sempre qualcuno che ostacola le cure. E c’è sempre qualcuno che sembra godere della fine sempre imminente del Verona. Qualcuno a cui non piace la passione che ci mette la gente e forse non riesce neanche a spiegarsi perchè quel malato continui ad attirare tanti fans al suo capezzale.

C’è un medico anche stavolta che vuole salvare il Verona. La strada tracciata è una, unica e sola alternativa. Eppure anche stavolta si sente aria strana attorno all’Hellas. Ha ragione il mio amico Gazzini che oggi a Tuttocalcio ha denunciato il silenzio della politica. In genere, senza accusare nessuno, sia ben chiaro. Però è vero che quando la politica si vuol far sentire ha i suoi mezzi e i suoi megafoni per farlo. Perchè questo silenzio?

Si parla di ostacoli nella trattativa. Vivaddio: io credo che in altre città avrebbero ricoperto di fiori la strada dove Martinelli si appresta a camminare. Invece qui… Dubbi, incertezze, strani messaggi, incredibili ritorni sulla scena… Bah…

Voglio proprio vedere come finirà, perchè in qualche modo deve finire… Voglio vedere chi avrà il coraggio di staccare la spina al vecchio Hellas, voglio vedere allora cosa diranno i politici… Però intanto io spero ancora. Spero che il nostro dottor House c’è la faccia, trovando una delle sue miracolose cure a cui nessuno aveva pensato e restituendo alla vita un Verona ormai moribondo.

 

CHIAMALE SE VUOI… SENSAZIONI

 Chi mi conosce sa che sono un istintivo. Forse troppo. Mi affido all’istinto soprattutto quando ho a che fare con il genere umano. Quando mi trovo davanti ad una persona più che ascoltare le sue parole ne studio i movimenti delle mani, i gesti, il tono della voce. Mi piace capire che cosa c’è dietro, se è sincera, se è motivata, se mi sta prendendo in giro.

Il tono mellifluo di Pastorello non mi piaceva. Sapeva della falsità di alcuni monsignori che ti dicono cose giuste ma non le pensano e soprattutto non praticano la parola di Dio. 

C’è un bellissimo film con Alberto Sordi nei panni di un cardinale che resta chiuso nell’ascensore a ferragosto con una ragazza (mi pare Stefania Sandrelli) per un black-out. Il cardinale fa dei grandi discorsi sulla fede, sull’aldilà ma si capisce subito dove vuole arrivare in realtà. Un falso prete, insomma, mi spiego?

Stasera ho sentito Giovanni Martinelli. Mi ha detto poco. "Stiamo lavorando, ci sono ostacoli che supereremo, continuiamo la trattativa". Ma quello che mi ha colpito è "come" me l’ha detto. Ho capito dal tono, che Martinelli è animato veramente dalla passione, che non vede l’ora di acquistare il Verona e che alla fine, pur essendo un uomo d’affari (mi dicono molto furbo e molto attento a non fare errori con i suoi soldi), è uno che è già innamorato davvero dell’Hellas.

Ho l’impressione anche che si sia spinto nelle dichiarazioni un po’ oltre a quello che magari gli hanno consigliato di dire. Mi è piaciuto. Non ho avuto la sensazione di un freddo calcolatore, ma di un uomo che ad un certo punto della sua vita ha deciso di volere veramente una cosa e per questa sta facendo di tutto. Senza colpi di testa, certo, ma anche senza quell’aria da finto cardinale o monsignore o semplicemente da falso prete di campagna.

Alla fine gli ho chiesto: ottimista o pessimista?  E lui mi ha risposto come avete letto "Molto ottimista". Che è una bella iniezione di fiducia per noi tifosi depressi. Come se non bastasse si è lasciato andare ad una timida ma sincera risata che mi permetterà, personalmente, di passare una tranquilla nottata. Volevo dirvelo, sperando che anche per voi sia altrettanto.

MESSAGGIO A GIOVANNI MARTINELLI

 

Non so se il Verona verrà ceduto entro il 21 gennaio, scadenza imposta da Giovanni Martinelli. Ma dopo la vittoria (esaltante) di oggi vorrei tanto dire una cosa all’imprenditore di Castelnuovo. So che negli affari vale più l’aridità delle cifre e i freddi calcoli dei commercialisti che non la passione e l’amore. So anche che, giustamente, lei vuole poter agire sul mercato per rafforzare la squadra. E’ sacrosanto pensare questo anche per presentarsi nel migliore dei modi con i tifosi del Verona.

Però sarebbe un sacrilegio se l’affare saltasse solo per l’esistenza di quella scadenza. Io mi auguro che lei legga questa righe e che noi tifosi del Verona Hellas le facciamo cambiare idea.

Se proprio non fosse il 21, ma il 22 o il 23 o il 24 e anche il 25 non cambierebbe nulla. Anzi no, cambierebbe moltissimo.

Perchè, caro signor Martinelli, lei lo sa meglio di me che cosa rischia il Verona.

Vale la pena buttare via tutti questi mesi di lavoro (suoi e dei suoi collaboratori) per una scadenza? Vale la pena buttare via una stagione che ora si sta mettendo al meglio (siamo a sei punti dalla prima)?

Mi auguro di alzarmi la mattina del 21 e se il Verona, entro quella data, non fosse ancora nelle sue mani, di leggere un suo comunicato in cui si dilatano i termini e le scadenze. Sarebbe una piccola vittoria anche del nostro blog.

PS: ciò non toglie che il dottor Rimini ha un solo obbligo: FARE IN FRETTA.

MA LA PARTITA NON E’ ANCORA FINITA. ADESSO RIMINI DEVE SALVARE IL VERONA

 Bene. Quando ho scritto che questa era la settimana decisiva per l’Hellas Verona non mi ero sbagliato. Tante cose sono successe (e siamo a venerdì…).

Le parole di Previdi, la sobria uscita di Martinelli, ma soprattutto la nomina di Emanuele Rimini sono state le tappe principali della vicenda. Ma attenzione, la partita non è finita. Anzi: è solo iniziata. E’ adesso che si gioca la gara più importante del Verona.

Permettetemi il paragone, ma è proprio vero: qui siamo a Bergamo in attesa di vincere il nostro scudetto. E l’avvocato Rimini può adesso essere il nostro Elkjaer.

Tutto è nelle sue mani. E davanti a sè, ci sono due strade. La prima: siglare l’accordo con Martinelli confermando la volontà di Arvedi, oppure percorrere altre perigliose strade che potrebbero portare quasi sicuramente l’Hellas al fallimento con il rischio di cancellare per sempre la gloriosa società dalla faccia del calcio italiano.

Rimini è un grandissimo giurista, ieri notavo che una sua pubblicazione si intitola "controllo contrattuale". Ecco, ora è chiaro che Rimini ha tutto il diritto e probabilmente il dovere di "ficcare" il naso nell’accordo firmato da Arvedi con Martinelli ma speriamo non si smarrisca nella giungla dei cavilli e della burocrazia. Ogni minuto che passa è come scavare un centimetro dell’ideale fossa che dovrebbe accogliere per sempre l’Hellas Verona. Ma sappia Rimini, che lì vigili e attenti, come sempre, ci siamo noi, tifosi dell’Hellas Verona pronti ad applaudirlo come facemmo per quel gol di Elkjaer a Bergamo che ci regalò lo scudetto. Ma anche pronti a fermare con la nostra passione chiunque tenti di scavare quella maledetta fossa.

 

LA NAVE DA COMBATTIMENTO IN FIAMME AL LARGO DEI BASTIONI DI ORIONE

 

Fossimo in Blade Runner potrei ripetere alla lettera le parole del replicante ("Io ne ho visto cose…").

Purtroppo ho visto (e ci ho parlato…) Myrzakanian e Uzzo, ho visto Pastorello annunciare di cedere la società, ho visto un fallimento, ho visto spuntare cordate improbabili, ho visto cose incomprensibil e dichiarazioni e smentite e fax spuntare improvvisamente dai cassetti, e mille altre "stranezze". Ed allora non mi stupisco più di nulla.

Annovero la conferenza stampa di Previdi tra queste "stranezze".  Francamente non ho capito. Non ho capito tante, troppe cose che sono evidenti, credo anche a tutti voi. Previdi aveva dato le dimissioni il 18 durante la cena a Cavalcaselle e le aveva confermate nella conferenza stampa di fine anno. In quell’occasione non ha mai, dico mai, parlato di un piano di rafforzamento. Ci aveva invece annunciato il comunicato di Fogliardi e Giacopuzzi in cui si annunciava la lettera d’intenti firmata da Arvedi e da Martinelli.

Anche oggi alla mia precisa domanda "allora rimani?" ha detto "No, ma avevo preparato un piano di rafforzamento come mi aveva chiesto a Cesena Arvedi". Riscontri su questo da Arvedi, per evidenti motivi non ne abbiamo.

Mi sfugge, dunque, il pensiero di Nardino. Oggi come oggi il destino del Verona è più nelle mani del Tribunale e del futuro amministratore di accompagnamento che di Previdi. Senza contare Martinelli. Previdi dice di non aver visto la lettera d’intenti che è nelle mani di Fogliardi e Giacopuzzi. La lettera sicuramente l’ha vista la Procura della Repubblica a cui i due si sono rivolti. Se c’è la lettera, Martinelli è un "potenziale" acquirente non presunto che assume in questo contesto un valore negativo, quasi che Martinelli avesse millantato l’intenzione di acquistare il Verona. Io so solo una cosa: l’affare andrà in porto se verrà rispettata questa lettera d’intenti. Mi sembra che questa sia l’intenzione sia della parte venditrice, sia di quella acquirente. Ma poichè "io ne ho visto cose che voi umani non potreste immaginarvi…" non mi stupisco più di nulla. In fondo cos’è "una nave da combattimento in fiamme al largo dei bastioni di Orione" al confronto del Verona Hellas?

LA SETTIMANA DECISIVA

E’ come un puzzle gigantesco. Cinquemila tesserine che devono andare al posto giusto. Diciamo che siamo alla tesserina numero quattromila e ne mancano almeno altre mille da sistemare.

Sperando che non arrivi il solito bimbo rompiballe a buttare all’aria tutto il lavoro. Un lavoro immane e durissimo quello fatto dai professionisti di Arvedi, da quelli di Martinelli e dei giudici. Ma adesso si entra nella fase più delicata.

Il problema è che è stata fatta una fotografia. Questa fotografia l’ha fatta il conte Arvedi che aveva accettato alcune condizioni e ne aveva poste altre. Ora, perchè l’affare vada in porto è necessario che questa fotografia venga confermata. Intanto però molte cose sono cambiate. Arvedi è all’ospedale e Martinelli ha detto (giustamente) che non si può aspettare all’infinito.

Facciamo che la prossima settimana (mercoledì, giovedì) venga nominato dal giudice l’amministratore di accompagnamento. Sarà quest’ultimo a cedere il Verona. Ma a quale condizione? Perchè è chiaro che se la condizione è quella della fotografia di cui sopra, allora siamo a posto. Ma se anche uno solo di quei dettagli (chiamali dettagli…) fosse cambiato allora si ricomincerebbe tutto daccapo.

Ed allora per il vecchio Hellas il rompicapo diventerebbe una sciagurata fine verso la liquidazione e il tribunale fallimentare.

E ADESSO PAROLA AL CAMPO

 

Cessione, futuro, domani, rinforzi, mercato, giudici, tempi stretti. Le parole più gettonate della settimana da oggi non hanno più senso. L’unica vera parola che da questo momento ha un significato è "campo". Cioè partita, cioè calcio giocato ovvero Verona-Lumezzane. 

C’è poco da fare. In attesa che si compiano atti da tutti auspicati i protagonisti, gli unici protagonisti sono i ragazzi di Remondina e la squadra scaligera.

Non ci fosse questa sola realtà, oggi il Verona sarebbe davvero finito. Pensate solo un momento se la tragedia capitata a dicembre, fosse successa la scorsa stagione con quella squadra e quello spogliatoio… Vabbè, meglio neanche pensarci…

Per fortuna (e dico per fortuna) le cose oggi sono diverse. Basta passare un solo minuto al campo d’allenamento per capire che questo Verona è una squadra sana e orgogliosa.

Una squadra che, come ho avuto modo di dire, domenica dovrà dare una grandissima dimostrazione di professionalità e di attaccamento. Il momento è drammatico per tanti versi. Ma so anche per esperienza che queste situazioni sono capaci di cementare i gruppi e di rendere vincenti squadre apparentemente allo sbando.

In questo momento è necessario che tutti i giocatori mettano da parte i problemi legati agli stipendi, agli ingaggi, ai rinnovi, ai premi. E pensino solo a vincere perchè è questo l’unico modo per salvaguardare i loro stipendi, i loro ingaggi e sperare nei loro rinnovi.

E’ proprio così. La vittoria è un corroborante meraviglioso nello sport. A maggior ragione in questo momento. Pensate per un solo secondo a Giovanni Martinelli. Pronto a spendere una paccata di soldi, solo perchè questo Verona ha ancora speranze di promozione. O al giudice del Tribunale che dovrà "accelerare" i tempi. Mi pare logico che con un Verona "lanciato" verso la zona play-off anche l’ipotesi sciagurata del fallimento o della liquidazione venga allontanato.

Infine c’è un piccolo dovere morale che non è secondo, anzi, alle motivazioni più "concrete" di cui abbiamo parlato sopra.

Ed è Piero Arvedi. Le sue condizioni migliorano pur restando drammatiche. Ma sono certo che se domenica sera qualcuno sussurrerà all’orecchio di Piero "il Verona oggi ha vinto", anche i suoi occhi riprenderanno a brillare.