UN BAMBINO ALL’HELLAS CAMP

A volte si danno per scontate cose che in realtà scontate non sono. Per esempio l’amore per la propria squadra. Io (noi) che abbiamo vissuto lo scudetto e tante soddisfazioni, diamo per scontata la nostra passione per l’Hellas Verona. Ma perchè un ragazzino oggi dovrebbe tifare Verona? Quali sono i posters che attacca in camera? Che gioie gli ha dato la squadra in questi anni? Vi racconto un piccolissimo episodio.

Un mio nipotino in questi giorni sta facendo l’Hellas-camp. Una sorta di stage estivo dove per una settimana i bambini vengono calati nella realtà calcistica. Scopo dello stage è duplice: da una parte cercare nuovi talenti (ce n’è sempre bisogno) e in secondo luogo creare della “fidelizzazione” nei confronti dei colori della società. Per essere chiari: se un bambino a quell’età vestirà la maglietta del Verona, anche se solo per una settimana e solo per gioco, è probabile che quel bambino un giorno diventerà un tifoso dell’Hellas. Leggevo ieri che sono molte le società a fare questo tipo di camp estivi. Per esempio lo fa anche il Chelsea in un esclusivo villaggio turistico della Sardegna. Qui i bambini possono trovare addirittura Cech.

Allora mi sono chiesto: quale giocatore avrà mandato il Verona all’Hellas camp? Il mio nipotino con chi si starà allenando? Con Morante spero di no, mi sono detto. Non fosse altro perchè è dura che gli insegni il senso del gol. Forse con Greco? No, nemmeno lui perchè è tornato alla Roma. Forse con Rafael? No perchè è in Brasile. Comazzi? Non pervenuto. Ho chiesto informazioni. E da qui la mia sorpresa. Con i bambini dell’Hellas Camp c’era Giovanni Orfei, detto il “barone”. Il quale al 99 per cento lascerà l’Hellas il prossimo anno. Ma a parte questo: il bello è che Orfei ha firmato le magliette a questi bambini e il mio piccolo nipotino adesso non se la vuole togliere più. Come se avesse una reliquia. Come se fosse Cech per i ricchi-bambini-gigi del Chelsea. E’ proprio vero: non dobbiamo dare nulla per scontato. Noi avevamo Elkjaer, oggi c’è Orfei che al 30 giugno lascerà il Verona. Ma tutti e due hanno giocato per l’Hellas, una società che, adesso ne sono certo, non morirà mai almeno sino a quando qualche ragazzino continuerà a mettersi quella maglietta.

LA GIOSTRA DEL PRESIDENTE

Venghino signori, venghino alla bellissima giostra del presidente… Un giro su e un giro giù… Un colpo presidente, un colpo amministratore… Emozioni a raffica…

Al luna park di Cavalcaselle Nardino Previdi è diventato il nuovo presidente dell’Hellas Verona attraverso un criptico comunicato che di fatto non parla di presidenza ma di pieni poteri assegnati all’ex consulente tecnico.

E’ l’ennesimo giro di giostra a cui ci ha abituato Arvedi che deve avere imparato assai bene dal quel gran maestro di Gb Pastorello che una se ne inventava e cento ne faceva.

La valenza di questa decisione non so che valore abbia: riportare serenità nel Verona? Bah: quella tornerà solo quando i risultati si invertiranno e il Verona tornerà nelle categoria di competenza.

Ripicca per la contestazione? Può darsi, ma se fosse così Arvedi sarebbe come quei bambini ricchi che portavano il pallone nuovo nel cortile e quando gli si fischiava un rigore contro prendevano su il pallone e lasciavano gli altri venti amici lì con la classica frase: "Il pallone è mio e voi non ci giocate più".

Più fiducia a Previdi? Non credo che l’anziano ds ne avesse bisogno. Solo qualche giorno fa Previdi era dubbioso se accettare o meno l’incarico di consulente viste le sue condizioni di salute e oggi, non solo l’ha accettato, ma addirittura ha nelle sue mani un potere ancora più grande.

Io dico che il vecchio alpino dovrebbe anche iniziare a prendersi un po’ di responsabilità. Non è colpa di nessuno (se non sua) se ha preso il Verona da Pastorello gravato da montagne di debiti, se si è fidato di Cannella che gli ha fatto esplodere il monte ingaggi e costruito una squadra da "oggi le comiche", se ha preso Galli, Sarri e Cipollini e trattato con una banda di truffatori. Pensavo che uno come lui non si alzasse per quello striscione civile (e non offensivo) "Vendi il Verona". Se è veramente convinto di non cedere la società finchè non l’avrà riportatata in serie B, avrebbe dovuto restare al suo posto.

Nell’intervista che ho realizzato stamattina Previdi di certo non si tira indietro. Chiede solo alla piazza un po’ di tregua. Gli ho risposto e ribattuto che è "umano" per noi tifosi del Verona non credere più a nessuno dopo tutti i luna park che abbiamo frequentato in questi anni. La maggior parte dei quali, ahinoi, allestiti proprio da Arvedi.

PREVIDI, IL MERCATO E L’APPEAL DEL BRAND

Previdi, “stuzzicato” anche da noi giornalisti, ha parlato molto nelle ultime settimane. Ha esposto il suo piano di lavoro senza usare toni enfatici. Anche se non è “un cacciatore” come mi ha risposto nell’ultima intervista, ha volato basso. Nessuna promessa, nessuno spazio alla fantasia (tipo: “saremo la Juve della C”). Per nostra fortuna ha evitato anche di darsi voti.

Qualcosa s’è capito: il Verona sarà fatto da tanti giovani (molti in prestito), sperando che poi Remondina riesca a tramutarli in una squadra. Una strada inevitabile per evitare il fallimento che è sempre ad un passo, visto le scelleratezze gestionali di Arvedi e i “buchi-fosse-delle-Marianne” scavati da Pastorello e dalla sua P&P.

Giovani di primo piano come abbiamo capito dai nomi fatti trapelare. Di Carmine, Lanzoni, Puccio, Greco. Nomi che magari colpiscono poco il grande pubblico, ma nomi che hanno un grande valore per gli addetti ai lavori più attenti.

Il problema però è che fino ad oggi il Verona (Da Dalt e Bergamelli a parte) non ha ancora messo a segno un colpo. “Ora fateci lavorare” ha detto Previdi “dobbiamo concretizzare gli affari che abbiamo messo in piedi”.

Certo, basta però che il Verona non si faccia scavalcare da tutti: Di Carmine è andato al Qpr di Briatore, Lanzoni al Bari, Imburgia al Foggia, Greco è più vicino alla Roma che all’Hellas soprattutto se si andrà alle buste. Insomma, un piccolo consiglio: Previdi, se ci sei, batti un colpo. Così, giusto per far capire che pure l’Hellas avrà un ruolo in questo mercato in cui le "grandi" (non la Juve, l’Inter e il Milan…)  si stanno già rafforzando (il Pescara di Galderisi è solo un esempio…).


Ps numero 1: si dice che arriverà un nuovo direttore generale che tra l’altro, ancora una volta, nulla a che spartire con la storia del Verona. Mossa da evitare. Previdi e Prisciantelli bastano a avanzano, inutile in questi tempi di vacche magre appesantire ulteriormente i bilanci. Altrimenti i discorsi di Previdi assomiglieranno molto a quelli di quei politici che prima tuonano contro la “casta” e poi appena eletti si alzano gli stipendi.


Ps numero 2: La società ha comunicato l’arrivo di un nuovo addetto al marketing: leggo le sue prime dichiarazioni e riporto: “In primo luogo cercheremo di aumentare l’appeal di un brand che vanta un’importante tradizione”. Brand? Appeal? Capisco le esigenze di un linguaggio specifico usato dagli “esperti” del settore. Ma quando in questi momenti, mi parlano dell’Hellas Verona come di un “brand” che ha “appeal” mi scatta un’irritazione naturale. E mi viene voglia di mandarli seriamente a c…

LA CURA DA CAVALLO (SPERANDO NON SIA DA ABBATTERE)

Lo scempio generato dalle passate gestioni dell’Hellas è sotto gli occhi di tutti. L’era Pastorello, associata al salasso Cannella e alla folle conduzione societaria di Arvedi hanno creato un mix esplosivo. Come scritto più volte, il Verona è sul baratro. Il bilancio è un colabrodo che resiste solo a colpi di ricapitalizzazioni imponenti. Il monte stipendi che il Verona ha in corpo e che dovrà pagare da qui ai prossimi anni ha raggiunto una cifra assurda: 13 milioni di euro. Solo il giochetto del cambio di tecnico a gennaio peserà per quasi due milioni di euro (parliamo di soldi al lordo, ma questo non significa che il Verona non li debba tirare fuori…).

I contratti dei giocatori sono fuori portata: Ma non per la serie C. Addirittura per la B e anche per la serie A. Come riportava Rasulo in una discussione del suo blog, sono state elargite cifre assurde per mediocri giocatori che ora si fanno forti di questi contratti. Potrei portarvi altri esempi che ho potuto vedere recentemente: Piocelle e Zeytulaev, giusto per fare due nomi. Dubito che ci siano giocatori nel Chievo (a parte due o tre) che percepiscano cifre simili.

Siamo ad un bivio. O il Verona fallisce e porta i libri in tribunale, oppure i bilanci devono subire una cura da cavallo (leggi taglio degli ingaggi). Arvedi dopo mille e una decisioni sbagliate, ha deciso di optare per questa seconda strada, in realtà l’unica praticabile. Come medico ha scelto un vecchio “bucaniere” dalla battuta feroce come Nardino Previdi, il padre di tutti i ds, come l’ha definito Sartori. Molto prima che Moggi diventasse il ras del mercato, Previdi era un imperatore. Furbo come pochi, sa trattare i giocatori con il giusto distacco. E’ frenato da innumerevoli problemi di salute ma ha una grinta senza pari e l’umano desiderio di sentirsi ancora “importante” come ai bei tempi.

La strada scelta parla chiaro. Il Verona sarà in larga parte composto da sconosciuti giocatori di C, qualche esperto già in rosa, e molti giovani speranze. E’ la strada giusta? A vedere quello che è successo quest’anno forse sì: il campionato l’hanno vinto Sassuolo e Cittadella che hanno superato squadroni come Padova e Cremonese. La sorpresa è stata il Foligno che tra i migliori giocatori in rosa aveva Parolo e Girardi che il Verona avrà dal Chievo.

Credo che la cura da cavallo di Previdi farà bene anche ad eventuali nuovi acquirenti. Il Verona sarà comprabile, infatti, solo quando questa cura sarà completata. Nessuna persona sana di mente, in questo momento si accollerebbe il monte ingaggi di cui ho parlato sopra. E questo ancora prima di sapere quanto vale l’Hellas. Volenti o nolenti questa è l’amara e dura realtà. I buoi sono scappati dalla stalla da un pezzo e forse invece di parlare per otto anni di Pastorello come un grande business-man e dare credito a squallidi personaggi che hanno affiancato Arvedi nell’inizio della sua avventura, la stalla bisognava chiuderla prima. I responsabili di questa situazione vanno ricercati anche tra chi ha appoggiato tali sciagure.

GENERAZIONE HELLAS

Prendo spunto da quello che hanno scritto alcuni amici del blog nella precedente discussione. "Ma abbiamo tutti 42 anni?" chiedeva incuriosito qualcuno. Effettivamente questa pare essere la "generazione Hellas". 42 anni o giù di lì (io ne ho 43, classe ’65). Cresciuti con il mito di Zigoni (diciamo che avevamo intorno ai dieci anni quando Zigo impersava a Verona con le sue mattane e la sua classe), "tatuati" nell’animo dal Verona di Bagnoli, di Dirceu, di Penzo, di Briegel e di Elkajer. Furono dieci anni incredibili quelli che hanno segnato la nostra vita. Oggi sono solo "ricordi", ma così profondi e indelebili da aver timbrato la nostra adolescenza e gioventù.

La nostra generazione ha vissuto solo di striscio la contestazione politica e il ’77. Quando entrai al Maffei, solo quelli della terza liceo avevano fatto i "famigerati" anni di piombo. E la cosa a noi non toccava più di tanto. Certo, non eravamo arrivati al totale (o quasi) disinteresse dei nostri giorni ma poco ci manca. Più che il ’77 e Toni Negri, ci aveva formato Carosello. Carlo Dapporto ("e tutto d’un tratto il coro…), Ernesto Calindri ("contro il logorio della vita moderna…"), l’uomo del Bio Presto (era Franco Cerri, un grandissimo chitarrista jazz)  immerso in ammollo in una vasca d’acqua, Calimero. E non è detto che siamo stati più sfortunati…

Sono due, credo, le cose che ci legano di più: la vittoria dell’Italia al mondiale dell’82 e lo scudetto del Verona. L’Italia mundial di Spagna mi fa venire in mente la bandiera che mi aveva cucito mia nonna, prima di Italia-Brasile. Il problema era reperire la stoffa. Il rosso e il bianco, tutto sommato era stato semplice trovarli. Feci fatica per il verde. Trovai un panno di un improbabile verde marcio (stile cravatta di Rasu?) che attaccai ad una canna di bambù. E la sera di Italia-Germania, anche se il giorno dopo dovevo andare a lavorare in una fabbrica di scarpe (dieci ore al giorno, un massacro, ma d’estate allora si usava così…), festeggiai in mezzo alla strada come un matto fino a notte fonda

Il Verona era già una grande squadra. Bagnoli l’aveva presa in serie B e la stava trascinando in alto. Io avevo l’abbonamento dall’anno di Veneranda. Mi ricordo le prime partite della B. La gara con la Cavese di Paleari l’ascoltai grazie a Roberto Puliero e a Radio Adige, in sala da pranzo, seduto su una vecchia sedia a dondolo. Partimmo male, ma poi fu un trionfo. Nelle prime partite Bagnoli non aveva ancora Gibellini da mettere vicino a Penzo. Ma venimmo tenuti a galla da un certo Sauro Fattori che poi non so che fine abbia fatto.

In serie A era uno spettacolo. Bagnoli non voleva Dirceu perchè gli preferiva Guidolin. Ma il brasiliano mi fece veramente innamorare del Verona. Che spettacolo ragazzi quei lanci da 40 metri per Penzo, quei cambi di campo. Mi ricordo come se fosse adesso il gol dell’amigo al Catanzaro. In porta c’era Zaninelli che per cercare di fermare quel tiro (Zoff ne sapeva qualcosa…) sbattè persino contro il palo. Quando Dirceu se ne andò subii una cocente delusione. Anch’io lo considerai un traditore. Ma quando arrivò, anni dopo, la notizia che Dirceu era morto in un incidente stradale, mi venne un grosso groppo in gola.

Fantastico anche il Verona dei "puffi al tritolo", Iorio e Galderisi. Fu la dimostrazione di come Bagnoli sapesse adattare il materiale umano alla sua idea. Se non hai la "torre" vanno bene anche due piccoletti. Ma il capolav

PERCHE’ (NONOSTANTE TUTTO) IO RIFARO’ L’ABBONAMENTO ALL’HELLAS

Sono un po’ di anni che all’inizio dell’estate mi trovo ad affrontare questo argomento: è giusto abbonarsi per vedere le partite del Verona anche in presenza di società (e squadre) che puntualmente tradiscono le attese dei propri tifosi? Credo che la prima risposta vada ricercata nel significato che ognuno di noi vuole dare all’atto di abbonarsi. L’abbonamento è l’acquisto preventivo di una serie di biglietti che permettono l’accesso ad una gara di calcio? E’ un atto di fede incondizionato? E’ un’apertura di credito nei confronti di una squadra e di una società? E’ più semplicemente una comodità (invece di fare la fila ogni domenica mi prendo l’abbonamento, magari a costo conveniente?).

Per un tifoso dell’Hellas questi discorsi valgono poco. Perchè nelle ultime stagioni fare l’abbonamento ha trasceso queste logiche. Campagne acquisti scandalose, retrocessioni, esoneri, amarezze di ogni tipo. Se ci fosse stata solo un minimo di razionalità oggi il Verona avrebbe zero abbonati. L’unica logica a cui il tifoso del Verona concede rispetto è in realtà l’amore e la passione per la propria squadra. Una pulsione in cui la razionalità non c’entra nulla. Ecco perchè ho sempre contestato chi vuole ridurre il calcio alla fredda equazione: stadio uguale spettacolo uguale spettatori uguale incassi. Se così fosse non ci sarebbe un solo spettatore pagante al Bentegodi a vedere il Verona. Volete che non ci sia di meglio che uscire di casa in una fredda domenica invernale per andare ad assistere ad un Verona-Paganese con il rischio oltretutto di farsi un fegato così perchè è anche altamente probabile venire a casa dopo aver visto una sconfitta? C’è, eccome se c’è…

Ma se la gente, i veronesi, continuano in assoluta controtendenza ad andare allo stadio vuol dire che la logica non è quella. Non è quella del “carro dei vincitori”. Non è quella dello spettacolo (quale?). Ma solo quella della passione. Una molla che fa gioire (meglio, impazzire di gioia) se il signor Zeytulaev segna il gol della salvezza al minuto 89 dello spareggio di ritorno ai play-out della C1 per non precipitare in C2.

Detto questo avrete capito il mio pensiero: anche se “usato” da certi personaggi come “plusvalore” (che giramento di palle quel discorso del bancario Aramini), il significato dell’abbonarsi resta l’unico modo per dare al Verona un futuro. L’unico modo per contare ancora qualcosa. L’unico modo per far sì che la proprietà si prenda le proprie responsabilità tenendo conto di tutti noi che abbiamo l’abbonamento in tasca. Il giorno che non ci saremo più, credo, sarà anche il giorno in cui l’Hellas Verona vedrà scorrere la parola fine. E questo non credo che sia la nostra volontà.

E ADESSO VEDIAMO SE C’E’ UN PROGETTO

Sono anni che una parola aleggia sui tifosi del Verona: “PROGETTO”. L’hanno sbandierata un po’ tutti. C’era il progetto dei Mazzi, c’era il progetto di Pastorello, c’è stato infine il “progetto-Arvedi”. A forza di progetti il Verona è finito in serie C. Era questo il progetto? Far naufragare la titolata società veronese fino a portarla sull’orlo della sparizione? Può darsi. Ora ci risiamo. Pare che Nardino Previdi, ricomparso sulla scena dopo gli anni dei Mazzi, è tornato per mettere in atto l’ennesimo progetto.

C’è un progetto, dice ancora Arvedi. Ecco il mio progetto, controbatte Nardino. Insomma siamo qui tutti a bocca aperta per sapere che razza di “PROGETTO” ci attende stavolta.

Ma siccome siamo anche un tantino stufi di farci prendere in giro, vorremmo anche noi dire la nostra su quello che noi intendiamo essere un progetto calcistico. Così, quando ci esporranno il loro, potremo dire se è un “buon” progetto o l’”ennesima” presa per i fondelli.

Dunque: un progetto calcistico deve avere per prima cosa ben chiaro l’obiettivo sportivo. E’ fondamentale indicarlo. Salvezza, salvezza tranquilla, play-off, promozione. Io diffiderei tantissimo da chi non indicasse uno di questi obiettivi. Perchè l’obiettivo sportivo è fondamentale per vincolare la società e i suoi giocatori al raggiungimento di quell’obiettivo. E, aspetto non secondario, è fondamentale per un corretto rapporto con la tifoseria. Esempio: si dicesse: “Quest’anno pensiamo solo a salvarci”. Bene, ci sarebbero dei mugugni, delle arrabbiature, ma almeno nessuno si sentirebbe raggirato se poi arrivasse un play-off. Anzi. Ma non è escluso che la società dica: puntiamo ai play-off. E in questo caso tutto l’ambiente sarebbe stimolato al raggiungimento di questo obiettivo.

Per raggiungere questo scopo ci sono delle tappe decisive. La prima: l’allenatore. Il fatto che Previdi non abbia ancora detto se resta o meno Pellegrini e chi sarà la sua scelta, francamente rende già ora fumoso tutto il futuro. La seconda: i giocatori. Non sarò tra quelli che si strappano le vesti se qualcuno di quelli che si sono messi a giocare le ultime dieci partite dell’ultima stagione verranno lasciati andare. Giusto per capirci: non ritengo scandaloso che Zeytulaev non resti a Verona. Se l’uzbeko avesse fatto la metà di quello che ha fatto nelle ultime gare, probabilmente il suo gol di Busto non sarebbe servito perchè la salvezza sarebbe arrivata prima. Sono d’accordo che alcuni stipendi (in relazione al rendimento) sono immorali e chi li percepisce dovrebbe sentirsi in questo momento come un ladro che ruba un lecca-lecca ad un bambino.

Però è anche giusto che la squadra riparta da coloro che hanno dato garanzie. Le valutazioni le dovranno fare i tecnici e non in base a epidermiche simpatie. Ma ci sono alcuni giocatori da cui davvero il Verona (se ci fosse un progetto) dovrebbe ripartire. Penso a Cissè che ha margini di miglioramento incredibili, penso a Leandro Greco (mica può essere sempre così sfigato…), penso a Stamilla. Ecco, se Prisciantelli e Previdi riuscissero a mettere le mani su questi giocatori, allora si potrebbe dire che esiste un progetto. Con il Chievo c’è di mezzo la comproprietà di Iunco? Ebbene che al Verona rimanga Garzon e magari la metà di Cozzolino. E ancora: si è parlato di giova

AVVISO A LOR SIGNORI: LA TIFOSERIA DELL’HELLAS HA ESAURITO LE LACRIME, IL SUDORE E IL SANGUE

Eravamo la Juve della C. Anche se avevano ceduto tutti i migliori. Vado a memoria: via Pulzetti, Pegolo, Turati, Biasi, Gervasoni e la metà di Waigo. E prima via Italiano. In pratica erano rimasti solo gli “ossi” quelli che nessuno voleva. Un solo acquisto: Morante. Ed abbiamo già detto tutto. Salvezza all’ultimo secondo dell’ultima gara dei play-out con conseguente distacco dalla valvola mitralica.

Si riparte: arriva l’estate e ti auguri, in quanto tifoso del vecchio Hellas solo un minimo di sofferenza in meno…

Ti dicono che ci sono i programmi. Nessuno però ha chiesto quali. Si cercherà di risalire? Di andare in B? Per adesso sappiamo che ci sarà un brutale ridimensionamento degli ingaggi. Cioè lacrime, sudore e sangue. Ma non in serie A. Non in serie B. Addirittura in serie C. Ora io dico: volete restare a dispetto dei santi. Avete fatto toccare al Verona il punto più basso della sua storia. L’avete sputtanato trattando con truffatori e andando a prendere valigie di denaro falso in giro per il nord Italia. E ora, invece di puntare in alto si pensa solo a “tagliare”.

Beh sappiate che noi abbiamo finito. Le lacrime, il sudore e anche il sangue…

COSA SALVARE DI ARVEDI (E DELL’HELLAS)

C’è stato un momento in cui ho visto il baratro. Addio, caro, vecchio Hellas. E’ stato un momento lunghissimo, durato praticamente dal gol di Negrini. Vedevo la faccia di Stefano Rasulo da Busto Arsizio, cercavo di capire se potevamo coltivare almeno una speranza. Conosco Stefano da una vita, so leggere le sue parole, il suo sguardo. Non c’era speranza. Stefano sembrava un robot. Il Verona non era in campo. E tutto sembrava svanire. Poi arriva il gol di Zeytulaev, la gioia, l’esultanza. Verona salvo, forse c’è ancora qualcosa da salvare, oltre la C1, categoria infima (e pensa alla C2…).

Ma c’è qualcosa da salvare? Oggi è già tempo di parlarne. Perchè è oggi che nasce il futuro del Verona. Arvedi ha già fatto sapere di non essere disposto a farsi da parte. Addirittura il consulente Aramini ha spiegato che il conte ha una solidità finanziaria pari a 200 milioni di euro. Detto da un bancario, tenuto solitamente ad un certa riservatezza, è una gran bella notizia. I soldi, dunque, non sono un problema. Il Verona, del resto, già ora, ha il più alto monte ingaggi della serie C1. Costa come una medio-alta società di serie B.  A pensare male (a volte ci si azzecca…) è possibile che Aramini abbia detto quelle cose per scoraggiare eventuali compratori al ribasso. Ma questo ha prodotto anche un altro effetto: il tifoso dell’Hellas, che già sta vivendo malissimo al pensiero che Arvedi allestisca un altro circo dei suoi e che di primo acchitto vorrebbe una cessione della società, si aspetta adesso una grande squadra. Ma soprattutto si aspetta un serio programma di rilancio.

E siccome i programmi si fondano sugli uomini, la prima cosa che Arvedi deve portare a conoscenza dei tifosi scaligeri è chi sono i suoi collaboratori. Previdi? Prisciantelli? Pellegrini? Da queste scelte dipenderanno tutte le altre, visto che il problema pare non essere economico. Dopo di che: basta con l’umoralità del momento. Non si può cambiare idea cento volte a seconda dell’ultimo che ha chiamato al cellulare. Questo a mio avviso è il principale difetto di Arvedi (oltre che quello di fidarsi quasi sempre dei peggiori…). Il presidente del Verona compirà gli anni mercoledì (79, auguri), un’età a cui è dovuto rispetto, anche se in molte azioni il bizzarro "contadino" di Cavalcaselle pare più un bambino che un navigato signore.

E adesso alcuni ps:

1PS) Da oggi è fino a data da destinarsi saranno esposte nella redazione di Telenuovo a mo’ di reliquia la giacchetta da gelatar (ancora da lavare, con patacche originals) e la "mitica" cravatta dal verde indefinito con inquietante pittura (pare di tale "Fornasetti"…) indossate dal sottoscritto (la giacchetta…) e dal collega Rasulo (la cravatta…) in questa incredibile cavalcata salvezza.

2PS) Una promessa è una promessa. I bloggatori che vogliono partecipare alla cena (che pagherò io) mi manderanno una e-mail di iscrizione con nome e cognome e nick di riferimento a gvighini@gmail.com. Saranno ricontattati per l’invito ufficiale.

3PS) Ci sarebbe in ballo anche una biciclettata fino a Cavalcaselle. Ne parliamo alla cena.

Ciao e Forza Hellas

I MESSAGGI DI ARAMINI

Quando sento parlare il dottor Aramini, non so perchè, mi viene sempre in mente Gb Pastorello. Stesso tono, stessa capacità di mandare messaggi trasversali, stessa sfrontatezza… Ho letto questa intervista che ha fatto il bravo Andrea Spiazzi su Dnews e mi pare che ci sia molto da dire e da discutere. Innanzitutto Aramini fa sapere che il conte non vende più. Dice testuale: “L’ansia di vendere è passata”. Bene. Siamo contenti. Davvero. Perchè quando Arvedi è stato preso dall’ansia di vendere abbiamo visto tutti cos’è successo. Sembrava di vivere in un film, tipo i “Soliti Ignoti”, con relativo sputtanamento dell’Hellas e di chi aveva creduto a quella gigantesca panzana della vendita a Lancini della Franciacorta.

Poi, altro dato importante che ci riferisce Aramini: “Se salvezza sarà, Arvedi vuole fare una squadra per puntare in alto nel prossimo campionato”. Bene, anzi benissimo. Proprio quello che volevamo sentire. E qui non c’è bilancio che tenga o relazioni disastrose dei sindaci. Perchè ricorda Aramini: “Il Conte è pronto a svenarsi ulteriormente per la squadra”. Anche questa è una buona notizia. Insomma, se veramente restasse Arvedi, non si venga a parlare di lacrime, sudore e sangue.

C’è poi l’ultimo messaggio che Aramini manda. Alla città e chissà a chi. “C’è chi dice che l’Hellas è vicina al fallimento” spiega “con un garante come il conte che ha un patrimonio di 200 milioni. Con lui l’Hellas non ha mai avuto così pochi debiti come ora”. Applausi. Così in un colpo solo e senza nemmeno consultare le dichiarazioni on-line del ministero delle Finanze, abbiamo saputo che il Verona non fallirà mai e quanti soldi ha Arvedi. Nemmeno Pastorello avrebbe raggiunto queste vette ("Sarebbe da folli smembrare questa squadra", "Manca solo la firma", "Mai più in serie B" etc). I tifosi, commossi, ringraziano. E forse, non solo loro…