LA QUESTIONE ARBITRALE

Altro che arbitri. Il Verona è vittima della pessima conduzione societaria. La colpa non è del mediocre Mannella se si è perso a Foligno. La colpa è di chi ha ridotto il Verona a un’indecente show di terza categoria. La credibilità della società è scesa ai minimi termini. Arvedi ha cambiato più dirigenti e allenatori che calzini, come se fosse la giostrina dei cavalli. L’incredibile telenovela della cessione ci ha fatto diventare lo zimbello d’Italia. Ma secondo voi in Lega, quando leggono che il signor Arvedi ha trattato con farabutti di ogni risma che lo volevano pagare con cinque milioni di euro falsi, cosa pensano? E quando un giornale nazionale scrive che Pastorello vuole tornare a Verona che cosa volete che ne deducano ai piani alti? E non è possibile che un giorno il rappresentante della società sia uno che crede che il pallone sia un’anguria, mentre quello successivo arriva uno che ha la credibilità del bandito Giuliano, e quello dopo ecco un opinionista televisivo dalla faccia onesta e il settimo giorno tutti licenziati. E’ difficile che il Verona abbia un minimo di credibilità. E c’è poco da fare o da sproloquiare. I guai del Verona nascono tutti da queste questioni. Pastorello faceva il sapientone coperto dalla Parmalat, quando poi Tanzi è crollato sotto i suoi affari truffaldini, è stato costretto a scappare a gambe levate pena il fallimento della società. Ancora non sappiamo che fine abbiano fatto i soldi di Gilardino, come sia stato venduto Mutu, perchè Melis sia passato trenta volte dal Parma all’Hellas, e perchè i bilanci delle varie società collegate al Verona, nonostante tutte le cessioni siano in costante rosso. Il Verona non butta denaro fresco nel sistema, semmai l’ha dragato. Queste cose il Palazzo le sa. E per questo il Verona non ha la tutela (chiamiamola così…) che altre società (Napoli, Fiorentina, Genoa) precipitate in serie C, hanno avuto. Siamo vittime del Mannella di turno, non di una congiura. Ma siamo vittime più che altro del signor Arvedi-Pastorello e dei suoi pessimi giochetti.

IO CREDO RISORGERO’…SE LO RICORDI SIGNOR ARVEDI

E’ Pasqua, il simbolo della primavera, della terra che ritorna a vivere. Io credo risorgerò, cantano dalla Curva. Il venerdì di passione ormai per i tifosi dell’Hellas dura da vent’anni. Dopo lo scudetto poche le gioie. Una serie A conquistata con Fascetti, una con Perotti, una con Prandelli, uno splendido campionato con Cesare al comando, poi l’illusione di Malesani, infine una lunga via crucis. Troppo poco per una città da serie A. Il Verona è crollato vittima di giochi e raggiri. Vittima di intrallazzi politici e di gente senza scrupoli. In questi ultimi mesi ha toccato il fondo. Mai così in basso. La spallata letale (quasi) gliel’ha data Pastorello ma la mazzata sulla nuca è di Piero Arvedi. E’ lui con le sue scelte assurde e mai azzeccate ad aver affossato il Verona. Da Cannella a tutto il cucuzzaro, Arvedi non ne ha imbroccata una. Ma quello che è peggio è che è un uomo isolato. Nessuno è più disposto ad avere con lui un contatto. E’ un uomo che brucia ogni legame. Chi resta scottato non vuole più saperne di Arvedi e delle sue follie. Il Verona è suo. Ma è anche nostro. Se lo ricordi, signor Arvedi. Io credo risorgerò… BUONA PASQUA A TUTTI I BUTEI DEL BLOG…

TIFOSI A BILANCIO

Un fatto, o meglio una dichiarazione fatta nelle ultime ore, mi inducono a una seria riflessione. Partiamo dalle dichiarazioni del bancario che ha in mano la procura a vendere la società scaligera quando parla del valore del Verona: un valore, dice il bancario, rappresentato anche “dalla storia della società, dallo scudetto, dai suoi diecimila abbonati”.

Ecco, chi come il sottoscritto affermava negli anni scorsi: “il vero valore del Verona sono i suoi tifosi”, è stato servito. Abbiamo scoperto in un colpo solo che durante le fasi di una cessione, la nostra passione, i nostri abbonamenti che sono lo specchio tangibile di questa passione, la prova provata di quanto affetto il Verona ancora abbia e goda, vengono monetizzati. Proprio così: la passione viene mercificata e quantificata, alla stregua di una qualsiasi altra voce del bilancio. In una società dove di certo c’è davvero poco, il “plusvalore” viene creato dai tifosi. Non potendo ormai più contare su una rosa decente dopo le faraoniche campagne a “vendere” di questi ultimi anni, né sul diritto sportivo (ultima in C1, con un piede in C2…), né sull’aspetto florido dei bilanci (diciamoci la verità: anche un solo euro di debito è un fatto scandaloso e di mala-gestione visti i risultati…) chi tratta la cessione del Verona non ha altro che tentare l’ultimo azzardo: quello appunto di “quantificare” la passione della gente di Verona.

Mi piacerebbe sapere, solo per un istante, quanto i contabili assegnano in termini pratici a questa passione: Quanto valiamo? Un milione di euro? Due, tre? E perchè non dieci, venti o cento? Ma a questo punto mi viene voglia anche di provocare seguendo un’idea di Gino dal Bar: se i tifosi del Verona ormai sono l’unico patrimonio di questa società, tanto da “valere” soldi contanti sul mercato, perchè non metterli a bilancio?

Se mettiamo a bilancio Morante o Da Silva che valgono come due pipe da tabacco, a questo punto inseriamo anche tutti gli abbonati del Verona. Con nome e cognome. Anzi, facciamo così: mandatemi pure all’e-mail (gvighini@gmail.com) la fotocopia del vostro abbonamento e della vostra carta d’identità. Se siamo in tanti vi prometto che porto questi documenti (magari con l’aiuto di qualche commercialista) dal signor bancario e gli chiedo di inserire i nostri nomi a bilancio. Almeno dopo avremo una certezza in più. Sapere quanto valiamo nel momento in cui finiamo sul mercato. Una bella soddisfazione, o no?

IL PORTO DELLE NEBBIE

Ho imparato in questi anni che niente e nulla è più opinabile di un bilancio. Sì, proprio così: il bilancio che è fatto di aride cifre, di inoppugnabili numeri, in realtà si presta a svariate interpretazioni a seconda di come lo volti e lo guardi. Intanto, la prima cosa che ti dice un qualsiasi commercialista è la seguente: questo è il bilancio, ma non bisogna crederci. Come non bisogna crederci? Sì proprio così, perchè ognuno tira un po’ di là, aggiusta un po’ di qua, pareggia di su, ammortizza di là. E poi ci sono sempre le “pieghe” di un bilancio. “Bisogna vedere tra le pieghe” ti dicono quelli più abituati alla materia. E quando inizi poi a parlare di una società di calcio, salvati cielo. Lì è davvero impossibile capirci qualcosa. In mezzo alle plusvalenze (vere? fittizie? Diceva un economista di rango che è come se io e te ci scambiamo un armadio e un comodino: ogni volta che ce li scambiamo il loro valore continua ad aumentare. Però si tratta sempre dello stesso armadio e dello stesso comodino…). Prendete i discorsi che ormai da dieci anni si fanno sul bilancio del Verona. Pastorello diceva che il bilancio era sano. Sì, quello dell’Hellas, forse. Ma di certo Pastorello evitava di dire che la controllante del Verona (la famosa P&P) era gravata dai debiti. E che tutti i problemi nascono da quell’esposizione eccessiva. Chi voleva il Verona (ramo d’azienda?) doveva acquistare tutto il pacchetto (P&P o debiti della P&P). Su questo è stato impossibile fare chiarezza. L’impressione è che giocando dialetticamente sui termini tecnici tutti barano sapendo di barare. Ma quello che è certo è che tutti coloro che si sono avvicinati al Verona, hanno ritenuto eccessivo l’investimento. Mentre da parte del venditore la risposta è stata sempre quella: l’offerta non è congrua. Ma quando mai arriverà un’offerta congrua? Chi la stabilirà? Il venditore o il mercato? E chi deve mettersi una mano sulla coscienza e l’altra sul portafoglio? Se i conti sono un’opinione, allora su cosa bisogna basarsi? Ma soprattutto: perchè ci sono questi debiti dopo aver venduto sistematicamente tutti i migliori giocatori? E quanto varrà il Verona in caso di discesa in C2? Quanto ha perso di valore la società in questi anni? Aramini, Tosi, Bussinello, Paiola, Martinelli, Andreoli, ci date una mano a capire? O deve essere solo il fallimento la “grandi livella” che ci permetterà di capire qualcosa sul bilancio dell’Hellas?

LE COSE SEMPLICI

Semplicemente… le cose semplici… Semplice come vincere una partita. Ti alambicchi tanto certe volte con i moduli, le ripartenze, le diagonali… Ed invece basta solo fare le cose semplici. Ecco il Verona che ha battuto il Foggia secondo me è stato il primo Verona di questa stagione che ha giocato calato nella categoria. Questa è la serie C: devi essere bravo a rompere l’equilibrio e poi devi essere ancora più bravo a non farti più prendere. Lo devi fare con sacrificio, buttando il pallone in tribuna (spettacolo? ma chissene…) giocando fino all’ultimo secondo. Bellavista ci ha spiegato ieri la grande differenza tra Pellegrini e Sarri: "Abbiamo semplificato i concetti. Meno schemi e più libertà. Non abbiamo guardato nemmeno le videocassette dell’avversario". Semplice, no?

PASTORELLO: “MAI PIU’ IN SERIE B”

Sta per arrivare la primavera e puntuale come il ritorno delle rondini e le promesse del sindaco di turno di sgombrare le ex cartiere, nel Verona si rinnova un rito molto apprezzato dai tifosi gialloblù: il gioco della cordata. E’ un gioco appassionante, molto più del Monopoli e della Tombola, destinato ad occupare le cronache dei giornali e delle televisioni, almeno fino a giugno, quando si parlerà invece della nuova retrocessione dell’Hellas e della necessità di ripartire con una nuova proprietà. Ma vediamo chi sono i concorrenti di questa nuova edizione primaverile del Gioco della cordata.

LA CORDATA BRESCIANO-BERGAMASCA. E’ composta da alcuni muratori bergamaschi e bresciani. L’ostacolo maggiore è rappresentato dalle barriere linguistiche. E’ già dura infatti che due bergamaschi riescano a capirsi tra di loro, figurarsi un bresciano e un bergamasco. Sarà proprio perchè non hanno capito un cazzo che certi giornalisti  hanno parlato per mesi di Percassi e Berlusconi, scambiando la polenta Taragna (piatto tipico dei bergamaschi)  per la Carfagna (Mara). Questa cordata viaggia sempre con una fotocopiatrice nel baule della macchina, pare per fare esileranti scherzi ad un vecchietto che abita nella zona del Lago di Garda convinto di ricevere dentro due valigie cinque milioni di euro. Interrogato sulla vicenda Giambattista Pastorello ha risposto: “Lo faccio solo per amicizia”.
 
LA CORDATA NOSTALGICA. “Meglio un giorno da leoni che cento da pecore”. Ha detto così l’avvocato Bussinello parlando di Pastorello. In pochi hanno capito il nesso, che invece c’era (eccome se c’era…). Questa cordata si caratterizza per pochi ma chiari concetti. 1) Taci, il nemico ti ascolta. 2) Quando c’era lui i treni arrivavano in orario. 3) I compratori ci sono, così come c’erano navi, cannoni e carrarmati per andare in guerra. Interrogato sulla vicenda Giambattista Pastorello ha precisato: “Manca solo la firma”.
 
LA CORDATA VERONESE. Fanno parte di questa cordata El longo di Colognola ai Colli, El Mato di Roverchiara, Bepi Tiraca di Montecchia. Artigiani facoltosi, vera razza padana. C’è chi lavora i tondini di ferro direttamente con le nocche delle mani, chi come Zampanò piega il ferro direttamente nelle piazze. E’ gente seria e appassionata del Verona. A largo respiro il loro progetto: i tifosi andranno in trasferta solo a bordo di comode ruspe e prima delle partite i giocatori al grido di “A lavorare, andate a lavorare” faranno un doppio turno nei loro capannoni. Tra i più entusiasti di questa soluzione un’autentica bandiera del Verona: capitan Comazzi. Laconico invece Pastorello: “Sarebbe da folli smembrare questa squadra”.
 
LA CORDATA PASTORELLO-PREZIOSI. Amena cordata che ricorda i recenti fasti dell’Hellas: ma si dai, come si fa a non voler bene a quella vecchia volpe del Giambattista? A Verona nei posti che contano gli vogliono tutti bene. Lo stimano, perchè tutto sommato aveva tolto dai coglioni una rottura di palle come l’Hellas che nessuno voleva dopo i Mazzi e poco importa se un po’ ci guadagnava. In fondo era bravo, che male c’è? Il calcio è il suo mestiere… Massì, lo sappiamo tutti che i soldi gliel’aveva dati il Tanzi e che poi qualche pastrocchio l’hanno fatto per salvare capra e cavoli. La capra l’hanno salvata di s

ZILIANI, QUATTRO IN PAGELLA

Caro Paolo Ziliani,

adesso basta. Adesso basta perchè ci siamo veramente stufati. Lo so è facile, molto facile, sparare sul Verona. Si spara e si resta impuniti. Ultimi in classifica in C1, società allo sbando, soldi falsi, debiti… Però non si fa così. Il suo riferimento nelle pagelle su Papa Waigo è stato scorretto proprio dal punto di vista professionale, oltre che assolutamente gratuito. Come si fa a dire che Waigo è stato fischiato a Verona? Come si fa a non ricordare che Waigo è cresciuto tra i giovani del Verona, che andava a scuola al centro diocesano Monsignor Carraro, che i tifosi del Verona gli avevano pure regalato una maglietta con la scritta Station Waigon? Come si fa ad essere così superficiali? Waigo è stato fischiato solo quando è tornato a Verona con la maglia del Cesena (così come Salvetti). E non perchè Verona è razzista. Erano due ex che non si erano lasciati bene con la città e con i tifosi (Salvetti non mi pare sia un nero…). E poi, visto che l’ultima squadra di Waigo è stata il Genoa, perchè non ha fatto riferimento ai rossoblù, ai genoani che hanno storto la bocca quando Waigo arrivò da loro, al fatto che è stato liquidato a gennaio come se fosse un brocco? Facile, troppo facile sparare sul Verona e su Verona e non sulla Juve quando tutto lo stadio urla “morte morte” con un giocatore del Torino a terra? Troppo facile, caro Ziliani. Anche Cossu, fino ad un mese fa veniva fischiato al Bentegodi. Perchè faceva schifo. E adesso fa la differenza a Cagliari. Ma anche Cossu non è nero (come Salvetti…) e quindi non fa notizia. Mi pare che questo sia il vero razzismo. Rilevare un fatto solo per il colore della pelle. Stavolta il quattro in pagella se lo merita lei. E la prossima volta si ricordi di chiedere scusa. Perchè qui ci siamo offesi. E siamo veramente stufi di questa situazione…ascolta la pagella di Ziliani

ROMANZO CRIMINALE (SE NON FOSSE TUTTA UNA FARSA)

Dunque dove eravamo rimasti? Ah sì…. C’era Percassi che però non voleva comparire e restare nell’ombra… E quell’altro… Come si chiamava? Ah, giusto Berlusconi che siccome aveva preso tanti voti a Verona aveva deciso di investire, ma stando nell’ombra naturalmente. E sicuramente la cordata arrivava dalla Franciacorta, terra di vino (vi dice niente?) ma anche di soldi. Un colosso, naturalmente. Dietro, la longa manu della Fininvest. E Forza Italia che voleva diventare Forza Verona. Su un progetto di Galan, naturalmente. E sicuramente Galli era arrivato, ma non da solo. Forse c’era Gardaland a cui interessavano i terreni di Arvedi. O no? No no no. Scusate: ho io la dritta giusta: è sicuramente una cordata del Nord (tanto a Nord…). Ma forse dietro c’è la Spectre, o i russi, maledizione sìììì, giusto, i russi, quelli che già erano spuntati (chissà come) quando la trattativa era curata dall’avvocato Lambertini e Verona era piena di gente in colbacco che beveva vodka e suonava la balalaika. Ultimora, colpo di scena. Via Sarri, dentro Pellegrini, i ma dato un sacco de euro falsi. Ma perchè con la valigetta e non con un sacchetto? E quanti alberi hanno tagliato per fare cinque milioni di euro falsi? Andrebbero arrestati solo per questo crimine ecologico. Ma chi? I baruconi che volea el Verona. Dice un vecchio adagio: dimmi con chi vai e ti dirò chi sei. Io personalmente gli affari con i delinquenti e i barruconi non li faccio. E non inizio nemmeno una trattativa.

Ps: scusate la confusione. Il romanziere che mi ha passato questa storia doveva aver bevuto un po’ troppo… Ma si sa “in vino veritas…”

 

L’HELLAS NON E’ MORTO, L’HELLAS E’ VIVO

Non è vero che l’Hellas è morto. L’Hellas è vivo. Primo perchè la sua gente non l’ha abbandonato. Secondo perchè anche se questa parabola gestionale ha toccato il fondo, ripartire si può. Ripensavo alle parole di Tricella: è necessario riportare dentro al Verona la gente che ama veramente il Verona. Solo così è possibile superare le crisi, dare continuità, ricostruire dalle fondamenta. Così, mi chiedevo chi potessero essere i personaggi in grado di risollevare il Verona (a patto naturalmente che si compia un autentico e definitivo cambio di proprietà). Perchè, anche qui, non è mica semplice: l’equazione grande-campione-del-passato=grande dirigente del futuro non è sempre così naturale. Anzi. Ogni persona deve andare al posto giusto, dove possa esprimere le sue qualità. Ora provo, anche alla luce della mia conoscenza diretta con molti di questi personaggi a tracciare un mio organigramma ideale e ipotetico. E vi invito a fare altrettanto con le vostre idee.

Dunque: il primo nodo è quello del presidente. Nodo affatto facile. Il presidente a mio avviso deve farlo il padrone della società. Senza se e senza ma. E’ lui il punto di riferimento, lui che deve saper parlare (il giusto), lui che deve prendersi responsabilità.
 
Accanto a lui come vice-presidente, chiamatelo pure di rappresentanza, io vedrei benissimo uno come Nico Penzo. Intelligente, dinamico, bravo nel dialogo, con una grande personalità. Nico non è uno yes-man, con lui per come lo conosco, valgono i patti chiari e l’amicizia lunga. Per patti chiari, intendo, l’area di competenza e i compiti.
Come direttore generale, ci sono pochi dubbi: io metterei un “monumento” come Ciccio Mascetti. Onesto, intelligente, anche furbo per certi versi. Ciccio è l’ideale sia come ds operativo, ma anche come uomo società a 360 gradi.
 
E arriviamo al direttore sportivo: in stretto collegamento con Mascetti, deve essere (finalmente) uno che sa scovare i giocatori e portarli di conseguenza a Verona. Qui mi divido: da una parte metto Totò De Vitis, attualmente uomo di fiducia di Pantaleo Corvino (il nuovo “ras” del mercato ds della Fiorentina), bandiera gialloblù, anche lui serio e competente. Dall’altra Mauro Gibellini. “Gibo” è uno dei pochi che ha delle “idee” vere nel mondo del calcio. E’ informatissimo sui campionati minori (cioè quelli in cui naviga adesso il Verona), sa riconoscere un giocatore da una bufala. E anche lui ha l’Hellas nel sangue.
Anche per l’allenatore, pochi dubbi: per me Massimo Ficcadenti resta il “gladiatore”, uno che respira Hellas, persino troppo in certi frangenti (se proprio devo fargli una critica…).
Arriviamo al settore giovanile. La figura ideale secondo me, sarebbe quella di Claudio Calvetti. Un altro che mangia pane e Hellas, che conosce vita morte e miracoli di tutti i giocatori, che sa riconoscere le bufale dai campioncini, e, dote non trascurabile, è un altro che sa ragionare con la propria testa, perchè dotato di una straordinaria intelligenza. Al suo fianco, come responsabile tecnico degli allenatori metterei un profondo conoscitore di calcio come Gigi Purgato.

SENZA PIETA’

Avevamo invocato un po’ di pietà. Hanno dimostrato di non averne neanche un po’. Assieme alla pietà, credo manchi l’orgoglio, la dignità, la condizione fisica, le idee chiare dell’allenatore, la società. E così si va in C2. E senza passare dal via, come a Monopoli.