Sono un po’ di anni che all’inizio dell’estate mi trovo ad affrontare questo argomento: è giusto abbonarsi per vedere le partite del Verona anche in presenza di società (e squadre) che puntualmente tradiscono le attese dei propri tifosi? Credo che la prima risposta vada ricercata nel significato che ognuno di noi vuole dare all’atto di abbonarsi. L’abbonamento è l’acquisto preventivo di una serie di biglietti che permettono l’accesso ad una gara di calcio? E’ un atto di fede incondizionato? E’ un’apertura di credito nei confronti di una squadra e di una società? E’ più semplicemente una comodità (invece di fare la fila ogni domenica mi prendo l’abbonamento, magari a costo conveniente?).
Per un tifoso dell’Hellas questi discorsi valgono poco. Perchè nelle ultime stagioni fare l’abbonamento ha trasceso queste logiche. Campagne acquisti scandalose, retrocessioni, esoneri, amarezze di ogni tipo. Se ci fosse stata solo un minimo di razionalità oggi il Verona avrebbe zero abbonati. L’unica logica a cui il tifoso del Verona concede rispetto è in realtà l’amore e la passione per la propria squadra. Una pulsione in cui la razionalità non c’entra nulla. Ecco perchè ho sempre contestato chi vuole ridurre il calcio alla fredda equazione: stadio uguale spettacolo uguale spettatori uguale incassi. Se così fosse non ci sarebbe un solo spettatore pagante al Bentegodi a vedere il Verona. Volete che non ci sia di meglio che uscire di casa in una fredda domenica invernale per andare ad assistere ad un Verona-Paganese con il rischio oltretutto di farsi un fegato così perchè è anche altamente probabile venire a casa dopo aver visto una sconfitta? C’è, eccome se c’è…
Ma se la gente, i veronesi, continuano in assoluta controtendenza ad andare allo stadio vuol dire che la logica non è quella. Non è quella del “carro dei vincitori”. Non è quella dello spettacolo (quale?). Ma solo quella della passione. Una molla che fa gioire (meglio, impazzire di gioia) se il signor Zeytulaev segna il gol della salvezza al minuto 89 dello spareggio di ritorno ai play-out della C1 per non precipitare in C2.
Detto questo avrete capito il mio pensiero: anche se “usato” da certi personaggi come “plusvalore” (che giramento di palle quel discorso del bancario Aramini), il significato dell’abbonarsi resta l’unico modo per dare al Verona un futuro. L’unico modo per contare ancora qualcosa. L’unico modo per far sì che la proprietà si prenda le proprie responsabilità tenendo conto di tutti noi che abbiamo l’abbonamento in tasca. Il giorno che non ci saremo più, credo, sarà anche il giorno in cui l’Hellas Verona vedrà scorrere la parola fine. E questo non credo che sia la nostra volontà.