SE SALVEZZA SARA’, NON VENITECI A PARLARE DI LACRIME, SUDORE E SANGUE

Non so come andrà a finire questo campionato. Ma una cosa è sicura: il Verona ultima versione è diventato una squadra. E non per caso. Ma perchè sono arrivati giocatori di personalità che hanno cambiato l’aria dello spogliatoio e innescato il classico ciclo virtuoso. Mi riferisco a Bellavista, Stamilla, Garzon. Accanto a loro sono cresciuti in maniera esponenziale Corrent (mai visto così), Cissè (un potenziale campioncino), Di Bari (anche lui un nuovo arrivato, generoso fino alla commozione). Grazie a loro l’Hellas ha oggi molte speranze di salvezza. Non posso dimenticare naturalmente Davide Pellegrini, che con estrema semplicità, ha riportato ordine nelle caotiche vicende scaligere. La capacità di stare in campo, la personalità dimostrata anche a Pagani, il cinismo di portare a casa un risultato utile, sono tutte doti che non devono andare disperse.

Lo dico in tempo utile ma perchè sia chiaro: se vogliamo davvero ritornare in serie B, bisogna ripartire da qui. Da questi giocatori e da questo nucleo. A salvezza acquisita (speriamo) naturalmente. Scrivo queste cose, perchè ho annusato l’aria. Non vorrei mai che tra qualche mese venisse proposto alla piazza il solito refrain. Dobbiamo costruire un ciclo, servono due o tre anni, questo è l’anno zero, ci aspetta una stagione di lacrime, sudore e sangue (ricordate?). Tutti discorsi che abbiamo sentito e che non potremo accettare.

Già vedere il Verona in C1 a lottare per la salvezza è una vergogna. Stiamo trepidando (e ci esaltiamo pure) per questa salvezza e lo facciamo perchè siamo veramente innamorati di questa squadra. Ma pensare ad un piccolo cabotaggio in C1 mai e poi mai. Arvedi (o chi per lui…) ci deve pensare su bene. Tanto più che proprio questa ultima parte di stagione sta offrendo sul piatto d’argento l’occasione giusta. Si deve ripartire dagli uomini che stanno dimostrando grande attaccamento (penso, ad esempio a Bellavista) e da questo allenatore. E’ chiaro che trattenere alcuni giocatori costerà qualcosa dal punto di vista economico (ingaggi importanti etc.) ma è un sacrificio indispensabile per riportare il Verona in alto. E per favore: non veniteci a parlare ancora di lacrime, sudore e sangue. Abbiamo già dato.

TUTTI IN PIEDI PER CISSE’: ECCO QUELLO CHE LE TIVU’ NAZIONALI NON VI FANNO VEDERE

Non voglio dilungarmi con questo post: voglio solo invitarvi a cliccare su questo link. E’ l’uscita dal terreno di gioco nella gara contro il Lecco di Karamoko Cissè (vedi), giocatore africano dell’Hellas Verona. Ho lasciato volutamente il live degli applausi e della commovente standing-ovation che il Bentegodi ha tributato a questo ragazzo. Mi piacerebbe che qualcuno l’avesse sottolineato. Magari quelli che credevano che il Verona in C1 avesse solo una squadra di bianchi. Vedremo se tra qualche anno, quando Cissè giocherà nel Milan, nella Fiorentina o nella Juventus qualcuno, una sera, facendo delle pagelle televisive si ricorderà di raccontare questo episodio…

NON E’ VERO… MA CI CREDO

Non è vero ma ci credo. Porca miseria, ma a voi non vi capita mai? Metto la giacchetta da gelataio in trasmissione (in realtà un’elegante giacca a righe bianco-azzurre…) e facciamo due vittorie. Allora mi viene da pensare che ci sia qualcosa sotto. Non è vero, ma… Vi è mai capitato di salutare uno prima di una partita e poi si perde? Dai… è successo a tutti. El porta sfiga. E la volta dopo quando lo vedi, una toccatina alle chiavi che hai in tasca la dai sempre… E poi in tribuna stampa: gufi a non finire. Non faccio nomi: ma c’è uno che va via dallo stadio sempre prima della fine della partita. E appena si alza, il Verona segna. Provato, quasi al limite dello scientifico. C’è poi anche un’altra teoria. La strada per arrivare allo stadio. FON-DA-MEN-TA-LE. Una volta (derby di ritorno con il Chievo, anno di serie A…), sono passato sotto la Curva Sud perchè un vigile (forse del Ceo…), mi ha fatto cambiare strada. Abbiamo perso. Mai più passato di lì. Capitolo “ex voto”. Dopo lo spareggio di Reggio Calabria, avevo promesso di andare in bicicletta fino alla Madonna del Frassino. Siccome ero leggermente sovrappeso (leggermente…), ho rimandato. Rimanda oggi, rimanda domani (domani mi metto a dieta, anzi da lunedì), non ci sono andato. L’anno dopo serie B con Malesani. Per un punto. Porca vacca, me son messo a dieta e mai più ho sgarrato. Adesso sono in forma e in bici posso andare anche fino alla Madonna della Corona. Non si sa mai. Prima del derby con il Chievo (sempre loro…) quello del 3-2, io e Stefano Marchesi, l’ex addetto stampa, decidiamo che in caso di vittoria ci saremmo fatti tatuare la scala dell’Hellas. Al lunedì avevo già l’appuntamento dal tatuatore e la scala ce l’ho sul bicipite destro. No, però che l’abbia portà tanta fortuna… Ma come faccio a cancellarla? Quella resta lì, in A, B, C1 o C2. Intanto ci provo con la giacchetta da gelataio. La metto anche domenica prossima, non preoccupatevi…

PRANDELLI IMMENSO: A FIRENZE STA FACENDO QUELLO CHE VOLEVA FARE A VERONA

Non ho molti amici nel mondo del calcio. Tante conoscenze, certo, ma amici veri non molti. Li conto sulle dita di una mano: Nico Penzo, Mike Cossato, Massimo Ficcadenti e Cesare Prandelli. Quattro persone per bene, quattro grandi della storia dell’Hellas. Gente vera che dice sempre pane al pane e vino al vino. Gente che ha sofferto e che soffre quando viene messa in dubbio la loro lealtà. Prandelli è il più grande allenatore che ho conosciuto. Lo spessore morale della persona è sotto gli occhi di tutti. Cesare è un puro, uno che non ha mai dimenticato (appunto) gli amici. Ci sentiamo spesso con lui. Io e Stefano Rasulo siamo andati più di una volta a casa di Cesare, a Orzinuovi, dove vedendo il paese, il "mitico" campetto dell’oratorio davanti alla vecchia casa di famiglia, puoi capire perfettamente chi è Prandelli. Una persona semplice con cui puoi passare una sera intera a parlare di calcio, tre o quattro ore che ti arrichiscono personalmente perchè Cesare è intelligentissimo e mai banale.

Ieri sera quando ho saputo che la Fiorentina era passata in Coppa Uefa, ero felice per lui, ma sono stato anche assalito dall’amarezza. Proprio perchè conosco bene Prandelli, so come la pensa sul calcio, so qual’è la sua filosofia, vedo nella Fiorentina quel progetto che Prandelli voleva far decollare anche a Verona e che Pastorello ha impedito nel nome di un business esasperato. Prandelli non vuole allenare grandi calciatori. Li vuole costruire. Dentro il famoso progetto. Per lui è molto meglio avere Montolivo che Vieira. Identifica l’Idea (I maiuscola voluta) con il suo lavoro. Pastorello che pure con apprezzabile sagacia aveva puntato sulle sue doti, non aveva capito questo. O meglio: in nome dell’affare a tutti i costi mandò a p…ne quel fantastico Verona.

I due litigarono quando Prandelli capì che Pastorello avrebbe distrutto il "suo" giocattolo quello che con tanta pazienza lui aveva costruito. Vendendo Brocchi, Marasco, Cammarata e compagnia bella, Pastorello aveva azzerato il lavoro pignolo di Prandelli. Ricordo come se fosse oggi quando Cesare disse a Pastorello che lui sarebbe rimasto a Verona gratis se Pastorello avesse desistito dalla grande cessione di massa. Pastorello sbiancò in viso e lasciò che Cesare se ne andasse a Venezia a casa di Zamparini. Fu quello anche il primo caso di una cessione di un allenatore. E già: perchè Pastorello grazie a Prandelli si fece saltar fuori un paio di giocatori e il professor Agnolin.

Dopo quell’esperienza negativa, Prandelli ha passato il resto della sua carriera a cercare di ricostruire quel giocattolo che aveva visto distrutto a Verona. E non serve essere dei geni per capire che a Firenze Prandelli ha portato molti di quei giocatori che erano stati con lui a Verona.

Oggi che Prandelli è tra i più quotati allenatori italiani (per me il più bravo) si capisce anche che non andò via da Verona per l’ingaggio di Zamparini, come qualcuno (Pastorello) volle far credere. Potrebbe fare la stessa cosa oggi a Firenze, visto che l’Inter di Moratti (pare, non gliel’ho mai chiesto) lo vuole a tutti costi. Ma visto che a Firenze, con i Della Valle e Corvino, esistono quei presupposti che Cesare cercava anche a Verona, Prandelli ha dichiarato di voler essere il "Fergusson" dei viola. Ecco cosa vuol dire "sposare un progetto"…

Io spero francamente di no. Non tanto perchè voglio che Prandelli vada all’Inter, quanto perchè ci terrei da matti che Cesare tenesse fede

SEMPLICEMENTE VITO, STORIA DI UN BRAVO RAGAZZO CHE CREDEVO UN BROCCO

Semplicemente Vito. Ma chi lo avrebbe detto quando Galli lo ha preso dal Taranto che le speranze di salvezza del Verona sarebbero state legate a questo ragazzone nato a Trani (compie oggi, 25 anni, auguri)? In redazione quel giorno ci siamo guardati in faccia: Di Bari? Di Bari chi? Ma dai, la solita bufala…

Poi è arrivata la gara con il Legnano: eccolo lì Di Bari. Liscio, controliscio, liscio con fagotto. Di Bari, appunto la solita bufala. Certo il Bentegodi per uno che è sempre stato in C1, è capace di ammazzare chiunque. Quando dal campo vedi la gente lassù e dici, oggi gioco per il Verona: se appena ti affiora un dubbio, zac… sei fregato.

Se poi Sarri ti ha appena ripassato quei duecento movimenti, se le gambe ti tremano, se… Ficcadenti mi ha sempre detto: “Non è che tutti possono vestire la maglia del Verona. Per venire qui ci vuole anche un grande carattere e una grande personalità”. Ecco, Vito Di Bari per me era catalogato lì: uno di quelli che la maglia del Verona la doveva solo collezionare.

Ma a Busto Arsizio ho avuto il primo ripensamento: il gol, la prima vittoria esterna, la faccia pulita di questo ragazzone che nelle dichiarazioni quando gli dici che gioca per il Verona, gli brillano gli occhi e il sorriso diventa da Durbans…

E poi quell’intervista rilasciata al nostro Alberto Fabbri la scorsa settimana, la sua sincera (quasi demodè…) fede in Dio (vedi l’intervista), accanto ad una feroce determinazione, me lo ha fatto diventare simpatico.

Sì, è giusto così: Di Bari è stato premiato, ha segnato il gol del successo di Monza (ancora al 92′!), ed oggi è il vero simbolo di questo Verona che cerca di non crollare all’inferno.

Un giocatore sconosciuto, arrivato in gialloblù chissà per quali vie, battezzato “brocco”, ma orgoglioso e onorato di essere qui. Bravo Di Bari: per me sei un esempio. E spero che il nuovo Hellas, rinasca partendo anche da gente come te. Stamattina, (lunedì) mi hai appena confessato in diretta a Radio Adige, che il tuo sogno è continuare a vestire la maglia del Verona. Lo spero, fortemente, anch’io. E scusa se ti pensavo solo una bufala…

SPERIAMO SOLAMENTE CHE NON SIA UN PESCE D’APRILE

L’incontro tra l’assessore allo sport Federico Sboarina, il sindaco di Verona Flavio Tosi e il bancario (ex, anzi "esterno" come ha precisato la banca) di Unicredit Mario Aramini è stato a mio avviso molto importante. Non tanto per una clamorosa svolta nelle trattative per la cessione del Verona (che non c’è stata) ma perchè quando delle istituzioni iniziano un dialogo nuovo (e alla luce del sole, grazie anche alla nostra puntuale informazione…) è sempre un momento “storico”.

Credo, e spero di non sbagliarmi, che da oggi sia andato completamente in soffitta il vecchio modo di agire. Trattative sotterranee, viziate da notizie spesso infondate, o peggio artatamente costruite da chi è parte in causa. Un balletto di cifre, di bilanci più o meno ufficiali, di incontri “segreti”, di voci e di sussurri. Tutto questo ha alimentato in questi anni, ma soprattutto in questi ultimi mesi, un vergognoso balletto che ha creato un vero e proprio black-out a livello informativo. Chi ha dato credito alle “soffiate” in esclusiva di Piero Arvedi ha preso abbagli a dir poco clamorosi. C’è da chiedersi ancor oggi come possano lettori e telespettatori dar credito a chi ha aleggiato la presenza di Percassi e addirittura Berlusconi nella cordata con Lancini, tutt’ora detenuto nelle patrie galere con una fila di reati lunga più di un chilometro. Ora tutto questo non può più avvenire. Quando un esponente della più importante banca italiana (Unicredit) contatta a nome della storica società di calcio cittadina,  il primo cittadino, gli alibi sono finiti. Aramini credo sia il primo a sapere che con Tosi, cioè con noi veronesi, non si può barare. Il sindaco in questo momento, ancora più che in ogni altra situazione, è un garante di tutti noi cittadini, a prescindere da colori e schieramenti politici. Se a Tosi si dice una cosa qualunque sia, questa non può essere smentita il giorno dopo.

E’ chiaro che questo primo incontro, proprio per la delicatezza dell’argomento, non poteva scaturire in clamorose decisioni. Ma le notzie in nostro possesso sono comunque confortanti. Se davvero Aramini, d’accordo con Arvedi, avesse deciso di scorporare l’Arilicense (e i suoi debiti) dall’Hellas Verona, si potrebbe gridare al miracolo. Ora si tratta di capire che valore viene dato all’Hellas, ma a questo punto ritengo che le cifre siano molto più abbordabili per chi vuole acquistare. E anche sulla proprietà del Verona, sulle visure camerali che anche oggi a distanza di un anno e mezzo dalla cessione, parlano (provare per credere) di una P&P pastorelliana detentrice della maggioranza delle azioni del Verona, è ora di fare chiarezza.

Anche il sindaco però ha da oggi una missione più delicata. In primis dicendo chiaramente che nessun affare “nuovo stadio” si può avviare se prima non si sia dimostrato con i fatti (cioè con il riportare il Verona in serie A) che non è il business a spingere verso questo investimento calcistico ma solo la passione. E poi non prendendo nemmeno in considerazione, così come un po’ ingenuamente (forse) ha fatto, l’ipotesi di una fusione con il Chievo. Questa strada è sbagliata, errata, contro natura, da qualsiasi parte la si voglia girare. Non è giusta nè per il Chievo, nè per l’Hellas. Il sindaco, da quello che mi dicono se n’è accorto. E sta lavorando, con il solito impegno, per dare finalmente un domani alla società di cui è tifoso. Speriamo che non sia solo un pesce

LA QUESTIONE ARBITRALE

Altro che arbitri. Il Verona è vittima della pessima conduzione societaria. La colpa non è del mediocre Mannella se si è perso a Foligno. La colpa è di chi ha ridotto il Verona a un’indecente show di terza categoria. La credibilità della società è scesa ai minimi termini. Arvedi ha cambiato più dirigenti e allenatori che calzini, come se fosse la giostrina dei cavalli. L’incredibile telenovela della cessione ci ha fatto diventare lo zimbello d’Italia. Ma secondo voi in Lega, quando leggono che il signor Arvedi ha trattato con farabutti di ogni risma che lo volevano pagare con cinque milioni di euro falsi, cosa pensano? E quando un giornale nazionale scrive che Pastorello vuole tornare a Verona che cosa volete che ne deducano ai piani alti? E non è possibile che un giorno il rappresentante della società sia uno che crede che il pallone sia un’anguria, mentre quello successivo arriva uno che ha la credibilità del bandito Giuliano, e quello dopo ecco un opinionista televisivo dalla faccia onesta e il settimo giorno tutti licenziati. E’ difficile che il Verona abbia un minimo di credibilità. E c’è poco da fare o da sproloquiare. I guai del Verona nascono tutti da queste questioni. Pastorello faceva il sapientone coperto dalla Parmalat, quando poi Tanzi è crollato sotto i suoi affari truffaldini, è stato costretto a scappare a gambe levate pena il fallimento della società. Ancora non sappiamo che fine abbiano fatto i soldi di Gilardino, come sia stato venduto Mutu, perchè Melis sia passato trenta volte dal Parma all’Hellas, e perchè i bilanci delle varie società collegate al Verona, nonostante tutte le cessioni siano in costante rosso. Il Verona non butta denaro fresco nel sistema, semmai l’ha dragato. Queste cose il Palazzo le sa. E per questo il Verona non ha la tutela (chiamiamola così…) che altre società (Napoli, Fiorentina, Genoa) precipitate in serie C, hanno avuto. Siamo vittime del Mannella di turno, non di una congiura. Ma siamo vittime più che altro del signor Arvedi-Pastorello e dei suoi pessimi giochetti.

IO CREDO RISORGERO’…SE LO RICORDI SIGNOR ARVEDI

E’ Pasqua, il simbolo della primavera, della terra che ritorna a vivere. Io credo risorgerò, cantano dalla Curva. Il venerdì di passione ormai per i tifosi dell’Hellas dura da vent’anni. Dopo lo scudetto poche le gioie. Una serie A conquistata con Fascetti, una con Perotti, una con Prandelli, uno splendido campionato con Cesare al comando, poi l’illusione di Malesani, infine una lunga via crucis. Troppo poco per una città da serie A. Il Verona è crollato vittima di giochi e raggiri. Vittima di intrallazzi politici e di gente senza scrupoli. In questi ultimi mesi ha toccato il fondo. Mai così in basso. La spallata letale (quasi) gliel’ha data Pastorello ma la mazzata sulla nuca è di Piero Arvedi. E’ lui con le sue scelte assurde e mai azzeccate ad aver affossato il Verona. Da Cannella a tutto il cucuzzaro, Arvedi non ne ha imbroccata una. Ma quello che è peggio è che è un uomo isolato. Nessuno è più disposto ad avere con lui un contatto. E’ un uomo che brucia ogni legame. Chi resta scottato non vuole più saperne di Arvedi e delle sue follie. Il Verona è suo. Ma è anche nostro. Se lo ricordi, signor Arvedi. Io credo risorgerò… BUONA PASQUA A TUTTI I BUTEI DEL BLOG…

TIFOSI A BILANCIO

Un fatto, o meglio una dichiarazione fatta nelle ultime ore, mi inducono a una seria riflessione. Partiamo dalle dichiarazioni del bancario che ha in mano la procura a vendere la società scaligera quando parla del valore del Verona: un valore, dice il bancario, rappresentato anche “dalla storia della società, dallo scudetto, dai suoi diecimila abbonati”.

Ecco, chi come il sottoscritto affermava negli anni scorsi: “il vero valore del Verona sono i suoi tifosi”, è stato servito. Abbiamo scoperto in un colpo solo che durante le fasi di una cessione, la nostra passione, i nostri abbonamenti che sono lo specchio tangibile di questa passione, la prova provata di quanto affetto il Verona ancora abbia e goda, vengono monetizzati. Proprio così: la passione viene mercificata e quantificata, alla stregua di una qualsiasi altra voce del bilancio. In una società dove di certo c’è davvero poco, il “plusvalore” viene creato dai tifosi. Non potendo ormai più contare su una rosa decente dopo le faraoniche campagne a “vendere” di questi ultimi anni, né sul diritto sportivo (ultima in C1, con un piede in C2…), né sull’aspetto florido dei bilanci (diciamoci la verità: anche un solo euro di debito è un fatto scandaloso e di mala-gestione visti i risultati…) chi tratta la cessione del Verona non ha altro che tentare l’ultimo azzardo: quello appunto di “quantificare” la passione della gente di Verona.

Mi piacerebbe sapere, solo per un istante, quanto i contabili assegnano in termini pratici a questa passione: Quanto valiamo? Un milione di euro? Due, tre? E perchè non dieci, venti o cento? Ma a questo punto mi viene voglia anche di provocare seguendo un’idea di Gino dal Bar: se i tifosi del Verona ormai sono l’unico patrimonio di questa società, tanto da “valere” soldi contanti sul mercato, perchè non metterli a bilancio?

Se mettiamo a bilancio Morante o Da Silva che valgono come due pipe da tabacco, a questo punto inseriamo anche tutti gli abbonati del Verona. Con nome e cognome. Anzi, facciamo così: mandatemi pure all’e-mail (gvighini@gmail.com) la fotocopia del vostro abbonamento e della vostra carta d’identità. Se siamo in tanti vi prometto che porto questi documenti (magari con l’aiuto di qualche commercialista) dal signor bancario e gli chiedo di inserire i nostri nomi a bilancio. Almeno dopo avremo una certezza in più. Sapere quanto valiamo nel momento in cui finiamo sul mercato. Una bella soddisfazione, o no?

IL PORTO DELLE NEBBIE

Ho imparato in questi anni che niente e nulla è più opinabile di un bilancio. Sì, proprio così: il bilancio che è fatto di aride cifre, di inoppugnabili numeri, in realtà si presta a svariate interpretazioni a seconda di come lo volti e lo guardi. Intanto, la prima cosa che ti dice un qualsiasi commercialista è la seguente: questo è il bilancio, ma non bisogna crederci. Come non bisogna crederci? Sì proprio così, perchè ognuno tira un po’ di là, aggiusta un po’ di qua, pareggia di su, ammortizza di là. E poi ci sono sempre le “pieghe” di un bilancio. “Bisogna vedere tra le pieghe” ti dicono quelli più abituati alla materia. E quando inizi poi a parlare di una società di calcio, salvati cielo. Lì è davvero impossibile capirci qualcosa. In mezzo alle plusvalenze (vere? fittizie? Diceva un economista di rango che è come se io e te ci scambiamo un armadio e un comodino: ogni volta che ce li scambiamo il loro valore continua ad aumentare. Però si tratta sempre dello stesso armadio e dello stesso comodino…). Prendete i discorsi che ormai da dieci anni si fanno sul bilancio del Verona. Pastorello diceva che il bilancio era sano. Sì, quello dell’Hellas, forse. Ma di certo Pastorello evitava di dire che la controllante del Verona (la famosa P&P) era gravata dai debiti. E che tutti i problemi nascono da quell’esposizione eccessiva. Chi voleva il Verona (ramo d’azienda?) doveva acquistare tutto il pacchetto (P&P o debiti della P&P). Su questo è stato impossibile fare chiarezza. L’impressione è che giocando dialetticamente sui termini tecnici tutti barano sapendo di barare. Ma quello che è certo è che tutti coloro che si sono avvicinati al Verona, hanno ritenuto eccessivo l’investimento. Mentre da parte del venditore la risposta è stata sempre quella: l’offerta non è congrua. Ma quando mai arriverà un’offerta congrua? Chi la stabilirà? Il venditore o il mercato? E chi deve mettersi una mano sulla coscienza e l’altra sul portafoglio? Se i conti sono un’opinione, allora su cosa bisogna basarsi? Ma soprattutto: perchè ci sono questi debiti dopo aver venduto sistematicamente tutti i migliori giocatori? E quanto varrà il Verona in caso di discesa in C2? Quanto ha perso di valore la società in questi anni? Aramini, Tosi, Bussinello, Paiola, Martinelli, Andreoli, ci date una mano a capire? O deve essere solo il fallimento la “grandi livella” che ci permetterà di capire qualcosa sul bilancio dell’Hellas?