E’ GIA’ FINITO IL TEMPO DELL’ANOMALIA JURIC?

“La tua vita è il prodotto residuo non compensato del bilanciamento delle equazioni inerenti alla programmazione di Matrix. Tu sei il risultato finale di una anomalia che nonostante i miei sforzi sono stato incapace di eliminare da quella che altrimenti è una armonia di precisione matematica. Sebbene resti un problema costantemente arginato essa non è imprevedibile pertanto non sfugge a quelle misure di controllo che ti hanno condotto inesorabilmente qui”.

(l’architetto di Matrix nel dialogo con Neo)

 

Non so se siete appassionati di fantascienza e se avete visto la trilogia di Matrix. Il senso dei tre film dei geniali fratelli Andy e Larry Wachosky è che il protagonista (Neo) è una splendida ed eccezionale anomalia voluta dal sistema delle macchine per ricreare un nuovo ordine all’interno della realtà da loro costruita per far vivere gli esseri umani.

Ecco oggi ripensando a Juric e alla possibilità (sempre più concreta anche se non definitiva) che lasci il Verona mi pare di rivivere quei bellissimi film.

Juric è stato una grande, meravigliosa anomalia per l’Hellas. Un uomo romantico nel senso più puro del termine, sturm und drang, tempesta e passione. E’ arrivato dopo lo schifo promulgato a piene mani da Grosso, quando la passione dei tifosi era stata logorata come raramente, forse mai, era accaduto in precedenza.

Con Juric è finito il tempo delle conferenze stampa di plastica, delle domande suggerite, dei silenzi, della squadra in crescita. Juric ha sempre detto tutto, per qualcuno anche troppo. Ha detto che il re è nudo, scandalizzando una platea ormai abituata allo stereotipo e al conformismo. A Napoli ha costruito l’ennesimo capolavoro e poi ha sbattuto in faccia ai dietrologi le loro domande artefatte, lasciandoli lì a blaterare nel vuoto dei loro studi televisivi di plastica.

Ma soprattutto Juric ha vinto. Tanto, tantissimo. Ha creato ricchissime plusvalenze, facendo guadagnare tutti. Se stesso, il presidente, e la società.

Improvvisamente questa anomalia vincente è diventata scomoda. Il tambureggiante insistere su concetti che coinvolgono la vita societaria, fino agli aspetti finanziari ha impattato con la dura legge di Matrix.

Juric voleva un mondo migliore ma per ora ha perso. Il Sistema che prima lo ha creato, scelto e usato, alla fine lo ha rifiutato. E’ tempo forse di tornare alla normalità, alla dimensione del Verona (quale?), all’essere una società la cui permanenza in serie A è il massimo possibile. Quante volte li abbiamo sentiti questi discorsi negli ultimi giorni? Compralo ti el Verona…

Tutto tornerà ora, forse, nella confortevole realtà che non mette pressione nè sotto pressione. A meno che l’imprevedibilità dell’anomalia Juric non scelga di continuare la sua battaglia nell’utopico tentativo di costruire un nuovo mondo. O almeno più vero. Che Matrix ce la mandi buona…

IL FUTURO E’ ADESSO

“Il futuro influenza il presente tanto quanto il passato”. Non serve scomodare Nietzche per capire che mai come in questo momento si gioca il domani dell’Hellas. Il campionato è agli sgoccioli, il Verona non riesce più a vincere e ha offuscato la splendida immagine che aveva dato di sè fino a febbraio. Anche la gara con il Bologna, giocata benissimo, ha lasciato un pugno di mosche in mano. E’ arrivato un punticino che porta la classifica a 44 e quasi sicuramente il decimo posto.

Un risultato straordinario che dovrebbe far esultare qualsiasi persona dotata di buon senso. Invece sui social si legge di tutto. Gente che mugugna, gente che ce l’ha con Juric reo di aver detto sempre la verità. E’ la condanna che spetta alle persone coerenti e schiette. Il popolo non accetta che gli si dica che il re è nudo. E Socrate per salvare la sua coscienza e la sua coerenza bevve la cicuta. Gli orfani di Grosso si sono dimenticati in fretta dello schifo a cui abbiamo assistito nel recente passato e vogliono ridimensionare il lavoro eccezionale di Juric. Incredibile.

Io penso invece al Verona e alla straordinaria occasione di crescita che aver trovato Juric pone davanti. Ora, proprio adesso, si tratta di capire se questa occasione può essere colta oppure no. Qualche passo in avanti è stato fatto e non si può negare. Rispetto a due anni fa, oggi il Verona ha molti più giocatori di proprietà e ha iniziato un lavoro importante in prospettiva. Ma, ci dice Juric, questo non è sufficiente. Perchè non sempre ti va bene nel calcio e spesso si balla su uno strato sottile di ghiaccio che può rompersi da un momento all’altro.

Nella recente indagine della Guardia di Finanza di Bologna, un passaggio è stato emblematico, al di là di ogni considerazione finale. E cioè che il Verona è un “asset produttivo”. Non importa qui sapere se i 6,5 milioni sequestrati a Setti siano frutto di un’operazione lecita o meno. Saranno i tribunali a dirlo. Ma il fatto che oltre al ricco stipendio del presidente (anche qui siamo nel campo della piena legittimità), il Verona ha prodotto questa ulteriore ricchezza. Comunque la si voglia mettere, significa che l’Hellas con Juric è diventato una macchina che fa soldi. E questa ricchezza va quantomeno investita nella stessa società per permetterle una crescita importante. Questo è null’altro ha detto Juric in questi mesi, appellandosi anche all’orgoglio di noi tifosi che spesso invece di sognare siamo diventati dei ragionieri.

D’altro canto va anche riconosciuto a Setti di non aver mai fatto il passo più lungo della gamba e questo ha permesso alla società di avere conti a posto, stipendi pagati, equilibrio finanziario. Non sono state necessarie finte plusvalenze per salvare il bilancio, né richieste di dilazioni degli stipendi come sta capitando alla società che ha vinto lo scudetto. Il Verona è oggi una società sana, che presenta conti in regola, che non ha debiti.

Non credo e resto ottimista in questo senso, che la distanza Setti-Juric sia abissale, al di là del carattere dei due. Alzando leggermente l’asticella Setti può andare verso il suo allenatore che d’altro canto sa benissimo di avere grande autonomia a Verona, autonomia che compensa i maggiori mezzi che troverebbe d’altre parti.

Ma, appunto, il futuro è adesso. Rimandare ancora questa sintesi, sarebbe veramente controproducente per la società e ci farebbe perdere un enorme vantaggio che serve invece per raggiungere un’altra salvezza fondamentale nella prossima stagione.

VERONA IRRICONOSCIBILE

Quello andato in campo a Crotone non è nemmeno il lontano parente di quello che Ivan Juric ci ha fatto vedere in questi due anni di lavoro. Purtroppo il Verona sta chiudendo malissimo il campionato, dopo la salvezza ottenuta la squadra non è più riuscita a entrare in campo con la voglia di sbranare il campo e gli avversari. Juric ci aveva avvertito: se la squadra non va sempre oltre i propri limiti finisce per uscire sconfitta contro tutti. Non credo però che nemmeno lui si aspettasse un calo di questo tipo. Soprattutto non si aspettava la gara contro il Crotone.

Inutile star qui a fa finta di niente. Questa sconfitta è arrivata al termine di una giornata surreale per i tifosi, per l’ambiente, per i giocatori, per l’allenatore. Una delle tante giornate a cui chi come me è da tanti anni impegnato a raccontare le vicende del Verona è purtroppo abituato. L’indagine della Procura di Bologna nei confronti di Setti è potenzialmente una “bomba” e come tale ha deflagrato tra i tifosi ma sicuramente anche nel gruppo, nella squadra. Penso abbia lasciato un segno anche in Juric che ho visto pensieroso, quasi afflitto in panchina.

E’ opportuno ricordare, e proprio per l’esperienza di cui sopra, che certe vicende vanno trattate con la dovuta cautela. Oggi alcuni tifosi mi hanno chiesto di esprimere un giudizio a caldo ma ho preferito prima avere tutta la panoramica della situazione, informarmi bene, aspettare la reazione della società.

Invitare alla calma e al garantismo mi pare doveroso. C’è un’indagine, c’è un’inchiesta, oggi hanno parlato gli “accusatori” e non i giudici. Tante volte, nel recente passato, abbiamo assistito a casi in cui a distanza di anni tutto è stato ribaltato e quindi è inutile adesso alzare processi sommari.

E’ evidente però che sul Verona di Setti esista una “cappa”, una sorta di peccato originale che il presidente nonostante i suoi sforzi non riesce a togliere. Non sono sospetti da bar, ma inchieste, carte, testimonianze.

Per una volta, la società veronese sembra comunque esente da problemi. Non ci sono rischi di sorta per il Verona che persino gli investigori descrivono come l’unico asset produttivo, quindi una macchina per fare soldi, insomma un’azienda così in salute che serve addirittura, secondo loro. per coprire i problemi di altre società. Questa per quanto ci riguarda, rispetto al passato, è già una grande notizia.

Resta però l’incognita sul futuro, perché un’indagine del genere ha sicuramente un peso e pone delle domande. Le pone a noi tifosi ma a maggior ragione a chi nel Verona ci lavora. Da Juric in giù. Per questo sarebbe veramente auspicabile che la verità venisse a galla in fretta e che la vicenda in un modo o nell’altro venisse chiusa.

E’ una partita in mano ai giudici di Bologna, noi purtroppo possiamo solo assistere. Inermi e francamente un po’ preoccupati.

DIETRO LE PAROLE DI JURIC

Juric non se ne andrà da Verona. Non è questa la sua intenzione. Le sue dichiarazioni hanno un altro fine. Vogliono sottolineare l’eccezionalità dei risultati ottenuti in questi due anni e al tempo stesso la precarietà della situazione.

Sono un monito, un allarme se volete, un messaggio rivolto a Setti. Non dare per scontato le due salvezze che sono il frutto di un pungolo continuo, di uno stimolo, di una guerra perpetua in campo e fuori, con le motivazioni che hanno permesso al Verona di ottenere risultati e plusvalenze.

Juric ci sta avvertendo che non sempre si può fare le nozze con i fichi secchi, che basta pochissimo per prendere delle imbarcate, per ritornare in serie B. E’ chiaramente un messaggio mandato al presidente Setti per far capire che non è il caso oggi di abbassare la guardia, che invece è bene alzare il budget, prendere meno scommesse, rinunciare a qualche plusvalenza.

Juric è come la corrente elettrica per il Verona, evita che ci assopiamo, ci tiene svegli. “Se volete un impiegato” dice “farò l’impiegato”. Ma si capisce lontano un chilometro che non sarebbe lui quello là, inevitabilmente il Verona perderebbe un tecnico che non è mai pacificato, nemmeno quando va a letto la sera. E’ questo sacro fuoco che ha fatto la differenza in questi due anni. E’ questo sacro fuoco che bisogna tutelare e indirizzare dalla parte giusta, per evitare danni collaterali che rischierebbero di bruciare non tanto una delle due parti, ma quello che a noi interessa di più: l’Hellas Verona.

Abbiamo apprezzato molto, di più, moltissimo, Setti, quando ha perseguito il bene comune, che è poi il bene della sua società, che alla fine è anche il bene del suo portafoglio, quando ha accantonato l’orgoglio e il personalismo. Ora il presidente faccia un passo avanti e parli con il suo allenatore. Non si deve avere paura della chiarezza, del dialogo, del confronto. E Juric, dal canto suo, renda merito anche a Setti qualche volta. Non troverà più un posto in Italia dove lo facciano lavorare con questa autonomia e dove possa esprimere tutte le sue idee con questa libertà. In fondo anche nitro e glicerina da soli sono solo due elementi innocui. E’  quando li metti assieme che diventano una miscela esplosiva.

 

STAVOLTA NON CI SONO ALIBI: PUNTI BUTTATI. NON ROVINATE IL CAPOLAVORO CHE AVETE COSTRUITO

Zero alibi. Zero scuse. Se con Inter, Fiorentina e Sampdoria abbiamo sostenuto che il piccolo Verona avesse comunque giocato al massimo delle proprie possibilità attuali, denunciando i limiti di una rosa che nella migliore delle ipotesi avrebbe dovuto salvarsi all’ultima giornata, con lo Spezia il Verona ha buttato via dei punti che avrebbero reso la propria classifica molto più corposa.

Lo Spezia è una delle squadre che, sulla carta, possiamo dire essere più deboli del Verona. Sempre sulla carta, il Verona tra le mura amiche una partita del genere deve assolutamente vincerla. Soprattutto dopo aver dominato in lungo e in largo, costruito palle gol, preso pali e traverse. Però resta quella brutta sensazione di una squadra che non ha più la fame necessaria, che ha sempre un attimo di disattenzione, errori che portano a sconfitte pazzesche e a pareggi deludenti come è accaduto con la bestia nera Spezia.

Dopo una fase di amorevole comprensione per la propria creatura, Ivan Juric ha perso la pazienza. Niente da imputare sul piano dell’impegno, ma una sana critica può fare bene. Il Verona ha compiuto una straordinaria impresa salvandosi con 10 giornate d’anticipo ma questo finale di campionato sta un po’ rovinando il meraviglioso capolavoro costruito in precedenza.

Questa squadra aveva la possibilità di scrivere il proprio nome nei libri di storia, diventando la migliore dall’era Bagnoli, ma ora si sta ridimensionando pesantemente. Non bastasse questo, anche le quotazioni della rosa e dei singoli stanno avendo un notevole ribasso. Oggi Zaccagni, Silvestri e Lovato (tre a caso) valgono molto meno di quanto valevano sei mesi fa e anche Juric, oggi, ha meno sirene e appeal di tre mesi fa. Nel calcio velocissimo in cui sali al vertice in fretta, anche le cadute sono molto più veloci.

Insomma è tempo di rimettersi a pedalare per finire alla grande questo campionato e non buttare via quella fantastica immagine che questo Verona aveva dato di sè fino a poco tempo fa.

L’ABISSO DEL CALCIO ITALIANO

Fine. The end. Il calcio italiano dopo quanto abbiamo visto oggi al Meazza non ha più speranza. Vincere uno scudetto con regali di questo tipo non so se possa provocare piacere a quei tifosi che vengono chiamati dalle loro società “fanbase” idioma anglosassone che sta a significare polli da spennare.

Meno male che esistono ancora persone come Enrico Mentana , uno dei più bravi e onesti giornalisti italiani, che sebbene interista sfegatato ha avuto un piccolo sussulto di vomito davanti al gol annullato a Faraoni.

Ma non è che il tweet di Mentana ci regali una speranza sul calcio italiano e se volete europeo. La gara del Verona con l’Inter arrivava dopo il vergognoso golpe architettato da 12 società a cui partecipavano anche tre italiane: Juventus, Milan e appunto Inter. Un golpe finito come certi colpi di stato nelle Repubblica delle banane, in una farsa quasi tragicomica. Ma non per questo meno grave. Questi signori hanno dimostrato in brevissimo tempo tutta la loro arroganza, la loro incapacità di stare dentro le regole, l’incapacità di accettare la logica dello sport. Hanno tentato non tanto di cambiare il calcio, ma di portarlo proprio su un altro terreno, al di sopra di tutto e di tutti. Meno male che a capire la gravità di quanto stava succedendo è stato il premier britannico Boris Johnson, un conservatore illuminato che con quella capacità operativa e lungimirante di altri suoi predecessori, ha fatto tornare le cose come stanno. La ribellione delle tre italiane andrebbe punita severamente e non sono d’accordo con chi invoca la mano di velluto come il presidente del Verona Setti.

Il perché lo si è visto proprio oggi a San Siro. Quel gol annullato a Faraoni è uno sfregio, l’ennesimo, ad uno sport che ha sempre meno credibilità. Agnelli ha indicato in Fortnite, giochetto da lobotomizzati, il concorrente che ruberebbe al calcio la passione dei millenials. In realtà sono proprio le squadre come La Juventus, l’Inter e il Milan a togliere passione. La loro dopata forza, costruita su bilanci fallimentari, ha portato a non avere concorrenza e quindi ad una noiosa ripetizione di vittorie. Non solo: ripensando al passato a Moggi, a calciopoli, a quanto emerso da carte frettolosamente archiviate, non solo le grandi aumentavano la loro forza imbrogliando con i bilanci, ma al tempo stesso complottavano e malversavano indirizzando i campionati a loro piacimento.

Ora, lo so che il golletto annullato a Faraoni in questa marea di putridume è solo un piccolo moscerino nell’occhio. Un moscerino che la possente macchina mediatica interista sta già cercando di piegare a proprio favore, facendo emergere dubbi anche davanti a immagini chiarissime, suggerendo a moviolisti e a quinte colonne stanziate nei giornaloni la linea da tenere. Nel nostro piccolo, molto piccolo, ci ribelliamo. Con la speranza che queste squadre facciano veramente la Superlega, liberandoci per sempre da spettacoli indegni come quelli di oggi.

TROPPO FACILE SPARARE SUL VERONA CHE PERDE

Scusatemi ma non ci sto. L’oppio del tifoso si chiama vittoria. Che obnubila le menti anche dei più lucidi. In questa stagione abbiamo visto alcuni Verona mediocri vincere delle partite che non meritava. Soprattutto nella prima parte del campionato. E dico per fortuna. Sono state le gare che ci hanno permesso di portare a casa il nostro tesoretto. E di salvarci a dieci giornate dalla fine. Poi abbiamo visto un Verona che perde. Anche quando non lo merita. Mi rifiuto di dire che con la Lazio la sconfitta sia stata giusta. O che con la Fiorentina si è tirato indietro la gamba.

A tutti noi sarebbe piaciuto andare in Europa, alzare l’asticella, volare sopra 54 punti. Il problema è che questa squadra ha dei limiti. E che , per riuscire a salvarsi, è andata ben oltre i propri limiti. Il concetto è molto semplice: o crediamo a Juric quando ci dice che siamo sempre sul filo del rasoio, oppure pensiamo che Setti abbia costruito uno squadrone e quindi oggi siamo delusi. La questione di fondo è questa. Io sto con Juric. Il Verona ha il terz’ultimo monte ingaggi della serie A e questo significa che quest’anno doveva lottare fino all’ultimo per non retrocedere. Invece non è successo e questo non può diventare un boomerang e un argomento degli orfani di Grosso che ora sparano su questa squadra ingenerose palle incatenate.

Io credo invece che il momento sia altamente salutare per il Verona. Innanzi tutto non vedo un Verona allo sbando. C’è un calo evidente dal punto di vista dell’attenzione massimale non compensato dalla qualità tecnica. E’ fisiologico. Noto che l’allenatore sta procedendo con l’inserimento di alcuni giocatori che a mio avviso il prossimo anno potrebbero diventare veramente molto importanti. Parlo di Bessa, Sturaro e Lasagna, in pratica i tre nuovi di gennaio. E poi questa crisi ha abbassato quella frenesia da mercato che bene non ha sicuramente fatto. Da Silvestri a Zaccagni, passando per Lovato, c’è stata una sovraesposizione che ha creato sicuramente degli scompensi. L’agente di Zaccagni che rilascia un’intervista al giorno alle radio napoletane, farebbe bene a riflettere sui danni che ha prodotto. Oggi la quotazione di questi tre giocatori si è notevolmente abbassata e considerare il fatto che rimangano a Verona dopo aver allungato il contratto a cifre eque al momento non è utopia.

Ma il Verona ha giocato benissimo sia il primo tempo con la Sampdoria, sia con la Fiorentina. Molto ma molto meglio di molte gare vinte nella prima parte del campionato. Non merita questo tiro al bersaglio ma solo applausi.

IL “VENTICELLO” MALIZIOSO DEGLI ORFANI DI GROSSO

Agli orfani di Grosso che oggi storcono il naso perché il Verona ha perso (male) contro la Sampdoria vorrei ricordare che senza Ivan Juric l’Hellas sarebbe stato condannato a sicura retrocessione sia l’anno scorso sia quest’anno.

Questo per mettere subito in chiaro come la penso. Poiché ho sufficienti antenne per captare l’aria, sento uno strano “venticello” soffiare sul Verona. Come se, adesso, visto il momento di difficoltà, Juric pagasse le esternazioni contro Setti. Come se qualcuno volesse far intendere a Juric di abbassare la cresta e riequilibrare il peso contrattuale, oggi totalmente sbilanciato a favore del tecnico croato. Sono sfumature, qualche volta tra le righe, qualche volta meno.

Certo, a tutti noi sarebbe piaciuto che il Verona continuasse ad andare a quella velocità, che inseguisse l’ottavo posto, addirittura il settimo, l’Europa League e i 54 punti. Ma semplicemente il campo ci sta dicendo che non era possibile. Perché il Verona, grazie a Juric, ha fatto un campionato sovradimensionato rispetto alla logica, alle aspettative, ai budget. La colpa, probabilmente, che ci ha fatto perdere di vista l’impresa compiuta è che il Verona si sia salvato con dieci, undici giornate di anticipo. Parliamo di colpa, non di merito, pensate un po’… Così abbiamo storto il naso perché abbiamo perso col Milan, l’Atalanta, la Lazio e la Sampdoria. Samp che oggi ha fatto alzare dalla panchina Candreva, Gabbiadini e Keità, non Gianni e Pinotto. Sicuramente il Verona poteva fare meglio, sicuramente il secondo tempo è stato deludente, ma non è colpa di nessuno. Juric ce lo ha ripetuto alla nausea: questa squadra se non va sempre ai 110 all’ora perde ovunque.

Non è un dramma ed è solo la testimonianza del capolavoro compiuto in precedenza. Il Verona è semplicemente tornato sulla terra. Un po’ di rilassamento dopo aver conquistato l’obiettivo primario della stagione, qualche distrazione, gli avversari che nel ritorno non lasciano nessuna briciola, hanno impedito di fare voli pindarici.

Ecco perché è assurdo criticare Juric e il Verona. A meno che non si voglia ottenere un altro scopo: silenziare il tecnico e impedirgli di esternare con quella chiarezza che ha segnato la sua avventura veronese e che è in realtà un fattore di crescita e di stimolo costante per una società che solo con il lavoro del croato ha imboccato la diritta via. O volete ancora vedere il mirabolante calcio dell’ex campione del Mondo?

QUALE SARA’ IL FUTURO DEL VERONA?

Siamo ad un bivio. E’ evidente a tutti i tifosi che è in questi giorni che si gioca il futuro del Verona.

Non è solo la permanenza di Juric sulla panchina dell’Hellas a tenerci con il fiato sospeso. Quello è un presupposto e una conseguenza delle scelte che farà la società. Cos’è oggi l’Hellas Verona nel calcio italiano, qual è la dimensione che può avere questa società e ancora ci sono margini di sviluppo?

Rispondere a queste domande non è semplice perché bisognerebbe essere nella testa e nel portafoglio di chi l’Hellas lo detiene e ne ha la proprietà oggi: Maurizio Setti.

Il Verona è condannato a sperare solo in salvezze tranquille? C’è un’idea di poter scalare posizioni nel calcio italiano? C’è la volontà di evitare l’ascensore paracadutato con la B? Fino a che punto ci si potrà spingere con gli investimenti, ma ancora di più, ed è il nodo centrale, quanto Setti può alzare il budget salariale? Senza un aumento di quel monte è inutile pensare di andare oltre a quanto è stato fatto in questi due anni da Juric. Già è un miracolo partendo dall’ultima e dalla terz’ultima posizione come è successo negli ultimi due anni.

Ma questa è anche un’eccezionale opportunità di crescita. Non è vero che il Verona è condannato a questa realtà. Se permettete il Verona ha un blasone molto superiore dell’Atalanta e se ce l’hanno fatta loro potremmo provarci anche noi.

Setti però non è Percassi, questa non è una colpa del presidente ma solo una constatazione. Che ci rende tutti terribilmente realisti, fin troppo per essere tifosi. C’è una fetta di pubblico che quasi si compiace di questa situazione. Come se fosse vietato sognare, cosa che un tifoso dovrebbe fare a prescindere.

Il Verona è diventata di gran lunga la principale attività imprenditoriale di Setti. Le altre sue attività sono diventate collaterali. Setti è diventato un presidente di professione e quel suo tentativo di avvolgere di romanticismo l’acquisto del Verona si è schiantato davanti ai tre milioni di emolumenti che si è erogato quest’anno come stipendio.

Non si discute qui se sia giusto o sbagliato, ma solo che era una panzane grande come una casa il fatto che Setti si sia buttato nel calcio per amore del pallone. Lo ha fatto per business e per guadagnarci. Quindi, se questa è la molla, potremmo sperare che Setti aumenti ancora di più i fatturati e quindi le opportunità di guadagno. Ma non sappiamo dove sia collocato il suo livello massimo.

Può darsi che sia anche già stato raggiunto da questi due anni straordinari in cui grazie a Juric spendendo pochissimo ha ottenuto grandi risultati.

Può darsi quindi che Setti dica a Juric che più di così lui non si sente di fare e può darsi che Juric vada a cercare altrove l’occasione di crescita. Ma può darsi anche e il mercato di gennaio lo ha dimostrato, che Setti abbia deciso di alzare il livello.

E in questo caso dobbiamo sperare che sia sufficiente per convincere l’allenatore dalle uova d’oro a restare ancora qui e collocare il Verona in una dimensione che solo nei favolosi anni ottanta abbiamo visto in questa città.

UN ALTRO CAPOLAVORO DEL GENERALE IVAN (MA NON SOLO)

Setti era ammirato in tribuna. Giustamente. La sua creatura è una bellissima realtà del calcio italiano. Va reso il giusto merito al presidente per aver affidato la squadra ad uno dei migliori condottieri che abbiamo mai visto a Verona da tanti anni. Senza quella scelta oggi non saremmo qui a celebrare l’ennesimo capolavoro. Non solo: va riconosciuto a Setti il merito di aver trattenuto Juric dopo il primo spettacolare anno di serie A.

Fatta questa doverosa premessa (che però è giusto farla perché ci sta, tanto quanto ci stanno le critiche quando non si fanno le cose per bene), è ovvio che la firma su questa incredibile salvezza anticipata è dell’uomo che ha cambiato il destino dell’Hellas Verona: il generale Ivan Juric.

Con lui noi veronesi abbiamo una totale sintonia. E’ un feeling che si è creato da solo. Ivan con la sua onesta spontaneità e noi che amiamo quei personaggi lì, senza fuffa, senza strutture mediatiche, senza instagram, né twitter. Ci piace Ivan quando ci dice tutte le cose come stanno, come le vede lui, quando è ruvido, quando chiede rispetto per la società dove lavora.

Scusate se mi soffermo su questi particolari che sono però fondamentali per capire Juric e per capire perché a Verona stia raccogliendo questi straordinari successi. E per sperare, anche che il suo tempo qui non sia finito. Senza tutto questo Juric sarebbe ancora se stesso? A Napoli, Roma, Torino o anche semplicemente a Firenze, Juric avrebbe la stessa personalità, lo stesso margine di errore, la stessa comprensione, la stessa autonomia, la stessa stima, la stessa fiducia che abbiamo noi a Verona?

E se Juric lo cambi, anche appena un po’, otterrai sempre lo stesso risultato, lo stesso rapporto con i giocatori, con la piazza? Non ne sono convinto. Juric è questo, assolutamente questo, nel bene e nel male. Se si snaturasse per allenare una grande non avresti lo stesso effetto. Juric è in questo momento il Verona e Setti, che stupido non è, ha messo da parte l’ego da sborone della bassa padana accettando quelle ruvidezze, sapendo benissimo che il risultato è superiore a tutto e che i benefici nemmeno sono paragonabili con qualche dichiarazione critica del proprio allenatore.

In questo clima abbiamo parlato poco della squadra. Anche quest’anno ci sono stati dei ragazzi che sono andati oltre, ma proprio oltre, i propri limiti. Nella lista ci vorrei mettere Silvestri che nella prima parte del campionato ha portato a casa punti pesantissimi con le sue parate, Faraoni che è una certezza, Dimarco che non ha mia giocato così in tutta la sua vita, Tameze che non ha fatto rimpiangere neanche un secondo Amrabat, Barak che è stato paragonato persino a Briegel, Zaccagni diventato un fuoriclasse. E poi i giovani come Lovato che rappresentano il domani di questa società.

Ultima menzione per Tony D’Amico: in passato con lui ci sono stati parecchi screzi, ma dopo opportuni e vi assicuro senza complimenti, chiarimenti, ne ho apprezzato il basso profilo, l’intelligenza e l’assoluta dedizione alla causa dell’Hellas. Tanto mi basta per considerarlo uno dei nostri, e anche a lui va il mio personale grazie per questo ennesimo e tutt’altro che scontato capolavoro.