Le perplessità ci sono. Inutile nasconderlo. I tre fallimenti consecutivi con tre squadre diverse (e che squadre), l’eredità pesantissima di Juric, una formazione che sicuramente (come tasso tecnico) sarà lontana anni luce da quelle che ha allenato in precedenza.
Ma sarebbe sbagliato giudicare adesso Di Francesco. Il nuovo allenatore del Verona merita la stessa chance che era stata data a Juric quando arrivò in gialloblù prendendo il posto dell’eroe Aglietti, che tutti avremmo voluto riconfermatissimo sulla panchina del Verona. Giravano allora degli odiosi meme contro il tecnico croato che poi ha fatto vedere il più bel calcio dai tempi di Bagnoli.
Credo che il principale problema di Di Francesco a Verona sia trovare una sintonia con la piazza. Sul suo valore calcistico non si discute, ma mi chiedo piuttosto se sia lui l’uomo giusto per far scoccare la “scintilla” con i veronesi. Sappiamo quanto questa “scintilla” sia importante a Verona e quanto faccia la differenza.
Di Francesco ha un’aria da professorino, risponde sempre come se avesse un ufficio stampa al seguito, sempre giusto, diritto, perfettino, un po’ pretesco. E’ un politically correct, se mi concedete la definizione. Mentre a Verona piacciono quelli scorretti, Mandorlini che cantava “ti amo terrone” e Juric che manda a c… lo zelante cronista sky napoletano.
In quelle “scorrettezze” i veronesi si ritrovano e fanno tutt’uno con il condottiero, fedeli al “Soli contro Tutti” il motto che fece vincere lo scudetto al Verona contro le grandissime del campionato.
Sarà capace Di Francesco di creare questa empatia? Sì, se sarà il più “naturale” possibile, se risponderà con sincerità, se sarà “umano”. Non è che per forza devi mandare a quel paese la gente per essere simpatico, ma lasciare trasparire quella sana e genuina spontaneità che qui da noi fa la differenza. Insomma, dovessi trovare un modello, lontano da Juric e Mandorlini, direi uno come Cesare Prandelli. Umile, gentile, onesto ed educato.
Poi, ovviamente, saranno i risultati il giudice supremo. Di Francesco lasci stare il bel gioco e prometta solo sudore, fatica, sofferenza, impegno. British style, come piace al Bentegodi, no lustrini, no champagne. Non ci parli di crescita ma di calcio. Le supercazzole per spiegare una sconfitta non hanno mai attecchito, invece si apprezza lo sforzo totale fino al novantesimo. Tutto sommato, la missione di Di Francesco è chiarissima. Arrivare alla salvezza, al quart’ultimo posto. Ora come ora questa è l’impresa più grande. Se salvasse il Verona per il terzo anno di fila, sarebbe già nei cuori dei veronesi. Buon lavoro mister.