Salvi. Ad una giornata dalla fine. Vincendo a Salerno. Forse, come disse Volpati 39 anni fa, capiremo solo tra qualche anno che razza d’impresa ha compiuto il Verona nel campionato 2023-’24. Contro tutto e contro tutti. Arbitri, Palazzi, Var, avversarie ricchissime. Un elogio alla competenza, all’orgoglio, alla professionalità. Dove non arrivano i soldi arriva la passione. Che muove le montagne e compie miracoli. La passione di un popolo che ama la propria squadra in maniera profonda, viscerale e trasmette questa passione nella pancia e nella mente di chi viene a lavorare qui, tra il Garda e la pianura padana, tra una collina e un bicchiere di amarone.
Verona è una città meravigliosa che meriterebbe più considerazione da chi ne tira i fili, soprattutto più visione, più capacità di sognare. L’Hellas Verona, lo vado dicendo da anni, è un meraviglioso biglietto da visita di una città che ne ha quasi paura, un “orpello” che pare interessare solo al popolo e raramente al potere, che se ne occupa saltuariamente e solo quando fa comodo. Ci sono rare eccezioni, ma proprio perché rare e disinteressate sono quelle che amano meno farsi pubblicità e poco le trovate sui giornali.
Questa salvezza ha un nome e un cognome: Sean Sogliano. E’ stato lui il motore di tutto quello che avete visto in questa stagione. Sean lo conoscete bene, ma forse non fino in fondo, non per quello che merita. E’ un vecchio orso, poco avvezzo a farsi leccare il culo dai soliti lacchè, un ds che per scelta non ha fatto carriera perché secondo lui o si fa calcio in una certa maniera, cioè prendendo decisioni, oppure si è dei maggiordomi. Sogliano è un romantico che vive della benzina della passione. Attenzione: essere romantici non vuol dire essere stupidi o poco intelligenti. Vuol dire solo essere innamorati del proprio lavoro e trovare gratificazione nel dare felicità alla gente. Ecco: quando parlate con Sogliano sentirete proprio queste parole: felicità della gente, felicità del popolo dell’Hellas Verona, di quelli che non mancano mai. Quando Sean se n’è andato da qui, perché fatto fuori da una congiura, non c’era giorno in cui non rimpiangesse questo rapporto speciale. E’ stato a Carpi, a Genova, a Bari, a Padova. Sempre col tarlo di Verona, della gente veronese, di tutti noi. Lo scrivo perchè è giusto che si sappia. Anche se si vede benissimo.
Parto da Sogliano perché tutto il resto è una conseguenza: Baroni, difeso, protetto, stimolato. Un allenatore che ha fatto un miracolo remando con il suo remo a gennaio su una piccola zattera che a poco a poco ha trasformato in un veloce motoscafo, sempre più bello, veloce, accessoriato. Baroni ha compiuto la rivoluzione silenziosa, abbandonando, finalmente, il calcio di Juric e portando l’Hellas in un’altra dimensione, più solida, più proiettata al futuro, meno vincolata al leader di turno.
La squadra, piena di talenti a costo irrisorio. Gente che ci ha fatto tornare l’amore per il gialloblù, con fame e voglia di emergere. Suslov, Serdar, Duda e Noslin ma anche i vecchi guerrieri che hanno scelto di restare qui come Montipò, Dawidowicz e Lazovic.
E poi c’è lui, mister Fortuna. Setti Maurizio da Carpi. Ora questa storia della fortuna, ve lo dico chiaro e tondo, a me pare una gran cavolata. Certo è vero che Setti spesso sfida il destino, giocando al tavolo della roulette. Ma lo fa facendo scelte, prendendo decisioni, non rimanendo fermo. Cacciò Grosso, in ritardo, prese Aglietti, poi Juric, costruì il miracolo D’Amico, prese Marroccu ma poi richiamò Sogliano. Non può essere solo fortuna. Il suo modo di lavorare, affinato nel tempo è quello della filiera cortissima, poca gente in società, ruoli chiari, grandi responsabilità, zero soldi. Chiunque se n’è andato da qui, anche finendo in società più danarose e importanti, rimpiange questo modo di lavorare. Sarà anche imposto dalla necessità ma è terribilmente efficace. Il Verona si iscriverà il prossimo anno per la sesta volta al campionato di serie A, date un’occhiata agli almanacchi per trovare un altro filotto del genere.
Napoleone diceva che è meglio un generale fortunato che un generale bravo. Io penso che Setti sia fortunato ma anche bravo. Una intera generazione di tifosi che prima di lui aveva conosciuto solo serie C, retrocessioni e sconfitte da anni si prende soddisfazioni in serie A. E se qualcuno sente di poter fare meglio di lui si faccia avanti.