Mancava solo che Baroni a fine gara urlasse: “Adrianaaaaaaaaaa”. Ne ha prese tante. Malmenato dall’Atalanta, il povero Verona è uscito dal primo tempo con gli occhi semichiusi, quasi accecato, barcollante. Eppure era ancora in piedi. Il paradosso di una partita che pareva senza storia. Gli scintillanti avversari, reduci dal palcoscenico più importante del mondo, l’Hellas derelitto e con le pezze al culo, senza spartito, senza meta. In quel momento è nata la grande impresa. L’Atalanta aveva fatto il bello e il cattivo tempo. Aveva grandinato sulla carrozzeria dell’utilitaria veronese, al limite dell’umiliazione. Poteva finire 4, 5, forse anche 6 a zero. E l’unica consolazione che si poteva trovare era proprio che il Verona fosse ancora i piedi.
L’orgoglio gialloblù ha trovato pozzi nascosti. Baroni ha limato le follie del primo tempo, ha rimesso a posto l’anima e la griglia tattica, sperando che Apollo Creed peccasse di superiorità, pensasse di averla vinta, di essersi sfogato abbastanza e che ora era tempo di pensare al Liverpool, a giovedì prossimo quando la storia avrebbe di nuovo incrociato il destino.
Così è stato. I ragazzi dell’Hellas, hanno iniziato ad alzare i ritmi, a pungere. Sempre di più, sempre di più. E man mano che avvertivano la stanchezza dell’Atalanta, aumentavano la stima e la fiducia. E’ stato bellissimo vedere come il calcio riesca a sovvertire i pronostici e tutti i commenti. Come tutto cambia in poco, pochissimo tempo. Il pugno di Lazovic, una rasoiata al mento ha fatto barcollare i rivali. E lì il Verona ha pensato di farcela. Energie sconosciute sono arrivate ai muscoli, il taglio di Noslin ha raggiunto i bergamaschi che sono crollati.
Addirittura, per qualche istante, il Verona ha pensato di vincerla. Sarebbe stato eccessivo, forse, ma era più importante non perderla. Bergamo è il nostro Anfield, ed è lì, su quel campo che abbiamo costruito l’impresa più bella, scolpita sui libri di storia per sempre. Non si poteva perdere, non si doveva perdere. Perché come dice Rocky Balboa: “Forte non è colui che non va al tappeto, ma è colui che una volta andato al tappeto ha la forza di rialzarsi”.
Adrianaaaaaaaa… Siamo ancora vivi. Preparatevi a fare i conti con il vecchio, derelitto, povero, Hellas Verona. Non è ancora finita.