IMMIGRATI RENDONO PIU’ DELLA DROGA

“Tu c’hai idea quanto ce guadagno sugli immigrati?”, dice Buzzi al telefono in un’intercettazione. “Non c’ho idea”, risponde l’interlocutrice. “Il traffico di droga rende di meno”, spiega lui.
Parla Salvatore Buzzi che, quand’era in carcere condannato per omicidio, ha avuto la brillante idea di dedicarsi alle cooperative per il sociale. Si tratta del business derivante dall’accoglienza ai profughi. Nell’inchiesta su la Mafia Capitale è emerso pure questo.
Buzzi è il braccio destro di Carminati, il nero dei Nar. Ma è in combutta anche con i rossi e con i cristianucci.
Scrive l’Espresso: “Per controllare l’accoglienza degli stranieri, Buzzi avrebbe avuto un accordo “al 50/50”, ovvero per dividersi a metà tutti gli appalti, con la rete Arciconfraternita del Santissimo Sacramento e di San Trifone, network di coop cattoliche in cui rientra anche Domus Caritatis, la cooperativa di cui l’Espresso aveva raccontato le politiche spregiudicate durante l’Emergenza Nord Africa del 2012, quando barboni e adulti furono fatti passare per minorenni per di ottenere rimborsi duplicati dal ministero”.
Quindi per tutti questi i profughi sono meglio della droga. Solo a Roma o anche nel resto d’Italia, Veneto compreso? Fate voi.
Intanto si capisce perchè non ci sono filtri all’ingresso, distinzione tra profughi veri e clandestini: perchè più ne entrano più questi farabutti ci guadagnano. Perchè sono così lente le pratiche per l’identificazione e il riconoscimento o meno del loro status: perchè più restano nei centri d’accoglienza, negli alberghi, nelle strutture delle coop, più ci guadagnano.
Anche perchè dichiari la disponibilità di quaranta posti, retribuiti “dai 30 ai 45 euro” al giorno cadauno. E ti prendi il malloppo, senza che nessuno venga a controllare se sono davvero quaranta gli ospitati o solo cinque…
Mamma mia che schifo queste persone razziste e egoiste che dicono: via di qua! Non li vogliamo nel nostro paese! Che tornino a casa loro i profughi!…Saranno in po’ xenofobi (?), ma di certo sono sinceri e disinteressati.
Vuoi mettere il confronto con quelli umanitari e cristiani che i profughi sono pronti ad accoglierli a braccia aperte. Non per sfruttarli, ma scherziamo? Per puro spirito caritatevole: loro sì che capiscono i drammi del mondo…Peccato che siano falsi, ipocriti e bugiardi come Giuda.

E’ SEMPRE ESPRESSO 1956

Siamo fermi alla riproposizione infinita del titolo dell’Espresso (1956): Capitale corrotta= nazione infetta. Per constatare che la nazione è infetta non occorre andare a guardare il Mose, basta girare per la campagna veneta: piccole opere pubbliche, di dubbia utilità, con costi spropositati, tempi eterni di realizzazione e controlli zero. La scommessa è trovarne una senza mazzette.
Tutte sacrosante le inchieste giudiziarie, non si discute, ma il fatto che il 2014 sia uguale, o magari peggiore, del 1956 dimostra che non sono risolutive. Mettiamo in carcere metà paese, decimazioni di massa? Non solo politici, funzionari comunali (uno a Roma con 570 mila euro in cassaforte) finanzieri e magistrati (vedi Mose). Commissariamo i comuni, le regioni, il parlamento? E che garanzie abbiamo sull’etica dei commissari?
La responsabilità prima è della politica. Ma dire che i politici sono “tutti ladri”, oltre che falso (ce ne sono di onesti e seri) serve ad esimerci dalla responsabilità della scelta, che è nostra almeno la dove c’è il voto di preferenza. Ma sappiamo esercitarla?
Non abbiamo, e direi che non abbiamo mai avuto, il senso dello Stato, dell’etica pubblica. Troppi tesi solo ad arraffare, con l’unica differenza data da chi ha più o meno opportunità di farlo.
L’assenteista senza motivo, il falso invalido, chi intasca lo stipendio senza lavorare non sta semplicemente rubando nel suo ambito di pertinenza? Cosa farebbe se avesse l’occasione di gestire un ricco appalto?
Non sono politici, é il magnifico volontariato sociale che si fa carico dell’assistenza ai profughi. Peccato che, sempre a Roma, sia emerso che “si guadagna più con i profughi che con la droga”…
E’ evidente che ci vorrebbe una rifondazione etica. Ditemi voi da dove si comincia e come.
Luigi Primon mi faceva osservare che non sono state le invasioni barbariche a distruggere l’Impero romano. Ci avevano già provveduto i romani ad autodistruggersi, e così i barbari hanno trovato la strada spianata…

LA MORETTI E TOM CRUISE

Come scontato Alessandra Moretti ha vinto le primarie del centrosinistra. (Resta, affascinante, il mistero politico della partecipazione di Pipitone dell’Idv, esponente di un partito estinto assieme al leader Di Pietro). Ma per lei il bello, l’arduo, comincia adesso.
Avete presente Tom Cruise, quello di Impresa impossibile? L’impressione è che dovrebbe averlo accanto per riuscire nell’impresa impossibile di conquistare il Veneto. Per una serie di Motivi.
1) Il Veneto è l’Emilia al contrario. Là può succedere qualunque sconquasso, compreso il crollo dell’affluenza, e il Pd vince sempre. Lo stesso vale per il centrodestra qui: da quando esistono le elezioni regionali, mai il centrosinistra ha ottenuto la maggioranza. (E nemmeno alle politiche)
2) La Lega è in crescita, il Veneto è da sempre la sua roccaforte. E può contare sul valore aggiunto di tre personaggi di sicuro appeal elettorale – Zaia, Tosi e Bitonci – che presenteranno le loro liste civiche a sostegno. Può così sopperire anche al declino di Forza Italia, i cui capetti veneti sono alla fronda continua, avvinti al loro pacchetto (ino) di voti di preferenza come fosse paragonabile al largo voto di opinione che solo Berlusconi raccoglieva…
3) Il centrodestra in Veneto è al potere da sempre. E, come ben sappiamo, il potere logora…chi non ce l’ha.
4) Oltre a Grillo sono “stanchini” anche tanti elettori dei 5 Stelle che, qui in Veneto, provenivano anzitutto dal centrodestra. Ed è quindi probabile che tornino a casa.
5) La Moretti un Tom Cruise ce lo avrebbe (anche se un po’ appannato): Matteo Renzi. Ma servirebbe l’accoppiata tra elezioni politiche e regionali, che sembra ormai esclusa.
Cinque buone ragioni per dire che Alessandra Moretti è chiamata all’impresa impossibile. Che però a volte riesce, come alla Serracchiani in Friuli. Quindi non si sa mai.

EBOLA, O TUTTI O NESSUNO

Abbiamo dato prova di un’efficienza sorprendente: un aereo attrezzatissimo che va in Africa a prendere il medico contagiato da Ebola e la porta allo Spallanzani di Roma. Teche di vetro, scafandri e tute da astronauti. Pareva un film di fantascienza.
Resta una domanda. Come mai questo medico, al pari dei suoi colleghi americani e spagnoli, una volta contagiato rientra precipitosamente a farsi curare qui?
La questione è stata sollevata da un lettore di Italia Oggi che ha scritto questa lettera: “Il medico di Emergency infettato da Ebola come mai deve rientrare in Italia? Era in Africa proprio per affrontare questa emergenza in un centro specializzato di Emergency, sapendo i rischi che correva e, come esprime in un comunicato la stessa Emergency, rispettando tutti i protocolli…Non sono preoccupato del rischio in Italia, anche se esiste, ma il famoso protocollo di Emergency e di altre associazioni simili dovrebbe prevedere il “non rientro” dei sanitari e volontari che si recano in zone infette. A meno che in Africa li curino male, quindi in Italia le cure sono migliori?…la differenza umanamente tra il medico (bianco) e i suoi pazienti africani (neri) qual è? La nazionalità (il colore)? Bello spirito umanitario Emergency! Umanamente e cristianamente, sarebbe bello vedere arrivare anche gli altri pazienti. Tutti o nessuno”.
Tutti nel modernissimo reparto infettivi dello Spallanzani non ci stanno. Però si potrebbe pensare ad un sorteggio dei posti disponibili. Magari per evitare le discriminazioni razziali.
Quelle discriminazioni che indignano Emergency e Gino Strada se è l’italiano qualunque a dire: ho diritto di essere curato io per primo in ospedale! Ho diritto io per primo alla casa pubblica! Non che vengano primi i neri, gli stranieri!
Con una differenza. Il cittadino comune lo dice che vorrebbe esserci prima lui dei neri. Il medico di Emergency l’ha fatto.
Facile essere contro le discriminazioni a parole. Ma quando si scende al concreto, e magari si rischia la propria pelle…

E LA TRUFFA VA IN CATTEDRA

La Corte di giustizia europea ordina di assumere i 250 mila precari della scuola. E il Corriere ne intervista una: Adele Sammarco di Cosenza.
Laureata a pieni voti, precaria da vent’anni, era convinta di avere tutte le carte in regola per vincere l’ultimo concorso. “Invece – racconta – mi sono passati avanti colleghi con punti di invalidità. Finti invalidi, che ho denunciato, ma invano: è una prassi molto diffusa al Sud…”
Mettiamo in cattedra dei truffatori. Serviranno ad insegnare ai ragazzi la loro specializzazione: come imbrogliare. Forse la materia più utile per fare strada oggi nel nostro Paese…
Credete che questa denuncia servirà ad aprire un’indagine per verificare quanti sono finiti in cattedra grazie al punteggio da falsi invalidi? A cacciarli a pedate, radiando dall’ordine i medici compiacenti? Dovremmo essere ciò che non siamo: un Paese serio.
Lo fossimo capiremmo che il precariato non è una tragedia ma una opportunità per migliorare la qualità della scuola: tieni gli aspiranti docenti in prova per alcuni anni, assumi quelli che hanno dimostrato capacità didattiche, destini gli altri alla ricerca di un lavoro diverso.
Semplice. Ma, come cantava tanti anni fa Caterina Caselli “nessuno mi può giudicare”. Chi osa giudicare gli aspiranti docenti e distinguere il grano dal loglio? Nessuno.
E allora avanti con la scuola ridotta ad agenzia per l’impiego dei precari (sistemiamoci anche quelli dei call center). Avanti con le assunzioni ope legis, i concorsi taroccati e adesso anche le ingiunzioni europee. Avanti con i truffatori in cattedra. I margini di peggioramento non mancano mai.

IL FALSO DRAMMA DELL’ASTENSIONE

Dai che stiamo diventando un Paese a democrazia avanzata: la stessa percentuale di votanti per eleggere il presidente degli Stati Uniti. Dai che non c’è più quella partecipazione “bulgara” propria dei regimi dittatoriali, dove il voto è un dovere.
Da noi, fortunatamente, è solo un diritto. Puoi esercitarlo, oppure no. Un po’ come il calcio: lo segue chi lo ama e chi, di calcio, qualcosa ne capisce.
La seconda condizione più indispensabile della prima. Chi non va alle urne dimostra infatti di capire poco di politica e democrazia: il voto sarà uno strumento imperfetto, aggravato dall’attuale legge elettorale, ma è pur sempre l’unico a disposizione. Non esercitarlo è inutile se non autolesionista: un po’ della serie il marito che, convinto di fare un dispetto alla moglie, si taglia…
Sei sdegnato di fronte ai politici corrotti ed incapaci? Sai che paura gli fai disertando le urne? Non gliene può fregar di meno. Anzi sono contenti: perchè rinunci all’unico strumento che hai in mano per provare a cambiare qualcosa.
Ma, per provarci a cambiare, bisogna appunto capirci qualcosa di quella difficile arte che è la politica; specie in un Paese bizzantino come il nostro affogato in un intrico secolare di vizi e virtù: di geniale creatività individuale, di anarchismo che rifiuta le regole, di esasperata ricerca dei privilegi corporativi. Un Paese inchiodato che solo lentamente e a fatica può essere rimesso in moto.
Se non lo capisci ti affidi ai sogni di palingenesi: al Grillo parlante, a Salvini che ci trasformerà nella Corea del Nord…E, quando ti risvegli, te la prendi con loro. Invece che prendertela con te che ti sei abbandonato a sognare l’arrivo dell’Uomo della Provvidenza.
Speriamo che di sognatori ne vadano sempre meno alle urne.
Purtroppo non solo ci andò, ma da presidente del consiglio, quello che tutt’ora viene definito il più grande statista del dopoguerra: Alcide De Gasperi, un residuato asburgico, un trentino (cioè più un austriaco che un italiano) che conosceva e capiva così poco dell’Italia profonda da porre le prime basi per portarla nell’Europa unita; convinto di poterci far diventare tedeschi con lo stampino…

CISL: LO SCIOPERO PIU’ VERGOGNOSO

C’è chi apprezza il senso di responsabilità della Cisl che si è dissociata dallo sciopero generale proclamato da Cgil e Uil. “Non ha senso bloccare il Paese”, ha dichiarato il neo segretario generale Anna Maria Furlan.
La Cisl si è limitata a confermare lo sciopero del pubblico impiego (di cui è il sindacato di riferimento). Lo sciopero più vergognoso di tutti.
Può essere infatti opinabile il risultato concreto che raggiungeranno Cgil e Uil; ma non c’è dubbio che, nel settore privato, i problemi ci sono e angoscianti: cassa integrazione, aziende che già hanno chiuso e tante altre che rischiano di doverlo fare. Ex lavoratori senza più lavoro.
Tutto questo nel pubblico impiego non esiste: né cassa integrazione, né chiusura di azienda, né licenziamenti e nemmeno mobilità (ridotta a farsa quella con “limitazione geografica”). Hanno subito solo il blocco degli stipendi. Sacrificio minimo raffrontato a quelli che sta subendo tutto il resto del Paese e del sistema produttivo privato.
Aggiungiamo che il licenziamento per motivi disciplinari, che Renzi vuole introdurre, e contro cui si sciopera, è sacrosanto proprio in quel settore pubblico che vanta un tasso di assenteismo incomparabile al settore privato. Dove non esiste controllo di produttività
Quindi, per usare il linguaggio sindacale, potremmo definire quello proclamato dalla Cisl lo “sciopero dei padroni”. E’ lo sciopero dei privilegiati.
Privilegiati in linea perfetta con quello che fino a ieri era il segretario generale del sindacato, Raffaele Bonanni: lo stipendio del premier Matteo Renzi è di 114.186 euro l’anno; quello del presidente degli Stati Uniti Obama ammonta a circa 275 mila euro l’anno; nel 2013 Bonanni ha intascato 336 mila euro! Adesso, novello pensionato, è alla fame: 8.593 euro al mese…
(C’è ancora un pensionato disposto a pagare la tessera di iscrizione alla Cisl?)
Sono le cifre che ha svelato e rese pubbliche Il Fatto Quotidiano.
Si aspettano le prossime rivelazioni sullo stipendio di Anna Maria Furlan (e magari anche della Camusso e di Maurizio Landini)
Avete presente il ritornello del popolo indignato? “Per uscire dalla crisi bisogna tagliare gli stipendi d’oro a quei ladroni dei politici!”

CASE OCCUPATE, LIBERI TUTTI

Il fenomeno delle case occupate abusivamente (anche quelle private, non solo le pubbliche) sull’esempio di Milano sta dilagando anche in Veneto. Viene inserito nella casistica della “emergenza abitativa”.
Partiamo da qui. L’unica emergenza abitativa che esiste da noi è la pretesa di avere una casa gratis. Sul mercato non c’è alcuna emergenza: ne trovi da comprare o da affittare a prezzi sempre più bassi.
Avrebbe senso parlare di “emergenza abitativa” in una città come Londra, dove i prezzi sono alle stelle. Non si parla di comprare casa che bisogna essere Sceicchi. Per un appartamentino in affitto oltre il Tamigi, cioè in zone periferiche (Putney), da dividere tra due persone che lavorano, si pagano 1.500 sterline al mese. Equivalente di 1.800 euro. I tanti ragazzi italiani, e non solo, che vanno a lavorare come camerieri o cuochi una stanza in affitto non possono permettersela: dormono all’ostello della gioventù in otto in una camerata.
A Londra ci sono centinaia di migliaia di case, milioni di case. Non una sola occupazione abusiva. Per una ragione semplice ed ovvia: chi occupasse, mezz’ora dopo si ritroverebbe in carcere e ci resterebbe per un pezzo. La stessa ragione per cui il teppismo degli hooligans è stato stroncato, mentre noi siamo qui a farci le pippe coi tifosi croati…
A Campo San Martino, alta padovana, i carabinieri sgombrano una casa privata occupata da quattro romeni. E li arrestano. Il giudice li rimette subito in libertà per “presunto disagio sociale”.
Pare chiaro che a questo punto una torma di stranieri si sentiranno autorizzati ad occupare impunemente le case per “presunto disagio sociale”…
Ovviamente anche l’esplosione dei furti in appartamento, in tutte le città venete, è dovuta al disagio sociale crescente.
Il problema, oltre che giudiziario, è culturale. Da noi il diritto inalienabile alla proprietà, frutto di lavoro e fatica, non viene riconosciuto. Molti sono fermi ai primi Ottocento, al Proudhon che proclamava “la proprietà è furto!”. E quindi chiunque può appropriarsi impunemente di una casa, perché sta… rimediando ad un furto.
Il problema vero non è “Opti Poba” l’africano che fino a ieri mangiava banane (Tavecchio dixit): siamo noi italiani che continuiamo a mangiare banane giorno dopo giorno, cioè a promuovere la cultura dell’illegalità. Banane e Far West, è il nostro motto.

MARAMALDI SOLO CON I CROATI

Tutti sdegnati con quei teppisti dei tifosi croati che hanno causato anche la sospensione della partita per dieci minuti. Una condanna unanime senza se e senza ma.
E capitato perfino di sentire telecronisti che invocavano l’intervento delle forze dell’ordine e che plaudivano entusiasti alla polizia che manganellava a San Siro (sempre i croati).
L’editorialista principe dello sport, Mario Sconcerti, scrive sul Corriere di “teppismo puro, motivazioni da anni ottanta” e prosegue “se gli imbecilli sono diventati criminali, bisogna trattarli per quello che sono. Cacciarli non solo dagli stadi, ma dalla vita degli altri” e poi conclude “la soluzione non è redimere i cattivi, è condannarli a rimanere fuori. E avere un ordine pubblico che sia in grado di farlo”.
Tutto perfetto. Finché si parla di tifosi croati. Ci fossero di mezzo i tifosi teppisti della Lazio, del Napoli, della Roma o della Juve già Sconcerti ci andrebbe più cauto. (Maramaldo magari lo sarebbe, ma con quelli dell’Hellas o dell’Atalanta…).
Ma il bello viene se al posto dei tifosi croati ci mettiamo i no global o i manifestanti che occupano l’Autosole o tentano di occupare la stazione Termini. Vanno manganellati anche questi? Si deve ordinare la carica o finisce sotto processo mediatico il funzionario Ps che ha osato farlo?
Anche con la violenza politica siamo al teppismo puro, siamo fermi agli anni Ottanta ( o Settanta, anni di piombo). Spettacoli indecenti che puntualmente si ripetono. Diciamo anche di questi protagonisti che “se gli imbecilli sono diventati criminali, bisogna trattarli per quello che sono”? Che vanno “cacciati via dalla vita degli altri”? Che ci vuole “un ordine pubblico in grado di farlo”?
Non se parla. Meglio andarci cauti e fare tanti distinguo. Meglio spiegare che c’è la crisi economica e che tentiamo di risolverla con lo “sciopero sociale” e le occupazioni…
Proprio perchè la crisi è spaventosa, e non si intravvede una via d’uscita, lo scontro sociale rischia di esplodere. La violenza politica fa paura. E andrebbe contrastata con tutti i mezzi; compresi i media e gli editorialisti più accreditati. Altro che fare i maramaldi con i teppisti croati, per poi riaggiornare sul fronte sociale il pilatesco né con lo Stato né con le bierre…Siamo al né con Renzi né con Landini né coi centri sociali?
Certo la violenza nel calcio è un problema cronico; ma oggi divenuto marginale rispetto all’insorgere di altre violenze.

OMICIDIO COLPOSO PER SALVINI?

Non si ferma il circo mediatico attorno a Matteo Salvini, dopo l’assalto subito dai no global vicino al campo nomadi di Bologna.
Un circo strabico, che guarda da una parte sola cioè: alle colpe e alle responsabilità del segretario della Lega
Anche Floris, ieri sera a Dimartedì, gli ha chiesto: ma si rende conto che scappando a manetta poteva travolgere e uccidere quei ragazzi? Insomma si potrebbe formulare contro Salvini l’accusa di tentato omicidio colposo
Al suo posto avrei replicato a Floris: provi lei a trovarsi chiuso in un’auto, presa d’assalto da un branco violento che comincia a fracassare i cristalli, e mi spieghi se sarebbe rimasto fermo a farsi massacrare di botte?…
Ovviamente ci stanno tutte le critiche alla linea politica di Salvini. Italia Oggi gli da del “gradasso…a capo di un movimento d’un razzismo spettacolare e fasullo, da questua elettorale permanente”. Tuttavia aggiunge: ”per amore della verità e dell’ordine pubblico oggi ci tocca difendere le sue ragioni”.
Tutti i leader politici scelgono di compiere gesti dimostrativi o provocatori, di andare al centro dello scontro e del conflitto. Perfino (san) Enrico Berlinguer, al culmine delle lotte operaie con la Fiat occupata da settimane, andò ai cancelli di Mirafiori a portare la sua solidarietà a quegli operai che non stavano esercitando il diritto di sciopero, previsto dalla Costituzione, ma stavano compiendo un reato: perchè occupare una fabbrica è un reato, come lo è occupare una casa pubblica o privata.
Ovviamente nessuno, allora, osò ricordarglielo. Diciamo che Berliguer compì un atto dimostrativo. Chi sceglie di farlo alla Fiat e chi al campo nomadi. Liberi tutti.
Aggiungiamo che Salvini può aver sbagliato a non avvertire le forze dell’ordine che si era fermato ad un chilometro dal campo. Anche se lo sapevano tutti. Dai giornalisti agli operatori ai no global. Tutti tranne la Digos…
Resta il fatto – come scrive sempre Italia Oggi – che “sono tornati ad impazzare gli squadristi dell’ultrasinistra , come negli anni bui della repubblica. Ogni giorno più impuniti e battaglieri, i picchiatori dei centri sociali sono dappertutto”.
Ma per il circo mediatico la responsabilità sarebbe invece di Salvini.
Resta il fatto – aggiungo – che per quanto criticabili e strampalate possano essere le iniziative della Lega, mai hanno dato atto alla minima violenza.