Elsa Fornero scrive su La Stampa una lettera al segretario della Cgil Landini, dove fa un quadro tanto dettagliato quanto drammatico della situazione dei giovani nel nostro Paese. Giovani che sarebbero i più penalizzati dal mancato innalzamento dell’età della pensione.
La Fornero ricorda che abbiamo un tasso di disoccupazione giovanile tra i più alti d’Europa, nelle età tra i 20 e 34 anni uno su tre non studia né lavora, la percentuale di abbandono scolastico è elevatissima, abbiamo una delle più basse quote di laureati: “In tutte queste statistiche siamo tra i peggiori d’Europa”. Tanti i giovani italiani emigrati all’estero.
“Ma a questo quadro devastante la politica sembra solo marginalmente interessata: i giovani sono una minoranza e per giunta votano meno dei loro genitori e nonni”.
(Per non parlare che sono mosche bianche quelli che scelgono di iscriversi ad un sindacato)
Sempre la Fornero elenca la dissennatezza di misure adottate dal sistema pensionistico: dalla difesa dei “diritti acquisiti”, alle baby pensioni, ai tanti privilegi concessi, “all’illusione che i pensionamenti anticipati servano ad aumentare l’occupazione giovanile”. E per questo lei ribadisce che è indispensabile l’innalzamento dell’età pensionabile.
Ora è comprensibile che un sindacato pensi anzitutto agli interessi dei propri (anziani) iscritti; come per tutte le associazioni di categoria e le corporazioni. Ma un governo che voglia essere un minimo lungimirante non può guardare solo alla maggioranza degli elettori, genitori e nonni appunto.
Perché il futuro del Paese non sono certamente gli anziani. Sono i giovani e bisogna impegnarsi a garantire loro un futuro almeno meno drammatico; abbandonando Quota100.
Lezione indimenticabile questa della tanto vituperata Elsa Fornero.