Il Padova è stanco, molto stanco. Talmente stanco che ha la vista annebbiata e le gambe che, a tratti, non seguono più quello che la testa ordina loro di fare. L’ultima parte del campionato è stata molto impegnativa: si è fatto di tutto per macinare vittorie o comunque risultati utili: a mano a mano che arrivavano i punti il Venezia si avvicinava e con lui il desiderio di agguantarlo e superarlo, raggiungendo la B senza passare per la lotteria dei playoff. Ecco perché si è premuto sull’acceleratore di brutto e qualche giocatore si è spremuto oltre ogni gestione delle sue forze.
Risultato: a Salò domenica e col Parma stasera le forze sono venute meno quando è stata ora di rimontare l’iniziale svantaggio. La squadra si è un po’ disunita, si è fatta troppa fatica a trovare anche due passaggi di fila e i ritmi si sono fatti eccessivamente frenetici e disordinati, finendo per fare il gioco dei ducali che sprovveduti non sono.
Queste due sconfitte ridimensionano notevolmente il finale di stagione regolare del Padova che è passato, in 180 minuti, dal sogno del primo posto alla realtà di un secondo posto riconquistato dal Parma. Ora i biancoscudati sono terzi e il Pordenone è l’avversario del sabato di Pasqua, dopo la corazzata Venezia.
Il Padova deve fare solo una cosa: rimettere la testa a posto e ritrovare motivazione e consapevolezza. In questa chiave vedo il gol di Mandorlini dell’ultimo secondo contro il Parma come una possibile molla per affrontare Venezia e Pordenone appunto con più fiducia e meno apprensione. Il secondo posto è ancora raggiungibile e alla portata: basta non fare peggio del peggio e frenare subito questa piccola caduta libera, aggrappandosi alle non poche certezze fin qui conquistate in un campionato che tutto sommato continua, dopo la partenza ad handicap, ad avere il segno più davanti.