LA TESTA PRIMA DI TUTTO

Il Padova è stanco, molto stanco. Talmente stanco che ha la vista annebbiata e le gambe che, a tratti, non seguono più quello che la testa ordina loro di fare. L’ultima parte del campionato è stata molto impegnativa: si è fatto di tutto per macinare vittorie o comunque risultati utili: a mano a mano che arrivavano i punti il Venezia si avvicinava e con lui il desiderio di agguantarlo e superarlo, raggiungendo la B senza passare per la lotteria dei playoff. Ecco perché si è premuto sull’acceleratore di brutto e qualche giocatore si è spremuto oltre ogni gestione delle sue forze.

Risultato: a Salò domenica e col Parma stasera le forze sono venute meno quando è stata ora di rimontare l’iniziale svantaggio. La squadra si è un po’ disunita, si è fatta troppa fatica a trovare anche due passaggi di fila e i ritmi si sono fatti eccessivamente frenetici e disordinati, finendo per fare il gioco dei ducali che sprovveduti non sono.

Queste due sconfitte ridimensionano notevolmente il finale di stagione regolare del Padova che è passato, in 180 minuti, dal sogno del primo posto alla realtà di un secondo posto riconquistato dal Parma. Ora i biancoscudati sono terzi e il Pordenone è l’avversario del sabato di Pasqua, dopo la corazzata Venezia.

Il Padova deve fare solo una cosa: rimettere la testa a posto e ritrovare motivazione e consapevolezza. In questa chiave vedo il gol di Mandorlini dell’ultimo secondo contro il Parma come una possibile molla per affrontare Venezia e Pordenone appunto con più fiducia e meno apprensione. Il secondo posto è ancora raggiungibile e alla portata: basta non fare peggio del peggio e frenare subito questa piccola caduta libera, aggrappandosi alle non poche certezze fin qui conquistate in un campionato che tutto sommato continua, dopo la partenza ad handicap, ad avere il segno più davanti.

TORNIAMO VELOCEMENTE ALLA REALTA’

E’ stato bello. Anzi bellissimo. Cullare per diverse settimane il sogno di soffiare al Venezia il primo posto e la promozione diretta in B, specie dopo che i punti di distacco erano diventati solo 6 con lo scontro diretto in casa, ci ha fatto provare un bella emozione, anche se sotto sotto ognuno di noi sapeva che l’impresa sarebbe stata durissima se non impossibile.

“Finché la matematica non ci dice che dobbiamo arrenderci non ci arrenderemo” sono state le parole pronunciate dai giocatori soprattutto in quest’ultima settimana. Peccato che invece a Salò, nella vera partita spartiacque di questo rush finale, quella che bisognava per forza vincere per non uccidere il sogno in anticipo, il Padova abbia cannato in pieno l’approccio alla gara andando sotto di due reti nel primo tempo e riuscendo solo a riaprirla senza riequilibrarla.

L’allenatore Oscar Brevi ha deciso di lasciar fuori Dettori (diffidato) e De Risio (probabilmente sulla base di un turnover nell’ottica dei due prossimi scontri che vedranno sbarcare all’Euganeo Parma e Venezia) e la scelta, a posteriori, si è rivelata sbagliata. Non tanto per le motivazioni che l’hanno determinata, che possono anche starci, quanto perché l’incontro di oggi ha dimostrato ancora una volta una cosa che molti hanno detto e sottolineato più volte dall’inizio della stagione, ovvero che la squadra biancoscudata, se scende in campo con i suoi 11 titolari può giocarsela davvero con tutti Venezia compreso, ma se invece comincia ad avere qualche seconda scelta in formazione, vacilla e di brutto.

Dispiace dirlo ma è così: Berardocco non è De Risio (e probabilmente non era il giusto sostituto di Filipe nel mercato di gennaio), di Dettori (specie in questo momento di forma smagliante del centrocampista) la squadra non può privarsi, De Cenco non ha le caratteristiche di Neto Pereira. Punto e stop.

Constatato ciò, il Padova ora è davanti ad un’unica scelta: mettere da parte al più presto il sogno di arrivare primo e le scorie che inevitabilmente porterà con sé e tornare altrettanto rapidamente alla realtà. C’è un secondo posto da tenere stretto e salvaguardare in chiave playoff e soprattutto bisogna fare in modo che il Venezia lunedì 10 aprile non arrivi all’Euganeo con la prospettiva di poter chiudere qui la sua marcia trionfale verso la cadetteria. Questo sì sarebbe troppo!

 

UN CHIARO SEGNALE

… di forza, di resistenza, di carattere, di gruppo compatto, di capacità di soffrire nel momento in cui le cose sembra non riescano ad andare bene.

In tanti stasera, alla fine del primo tempo, hanno pensato che portare a casa un pareggio contro un Bassano così in palla sarebbe stato tanta roba. E invece no. Il Padova, alla fine, con De Cenco, ha trovato la via del gol e poi ha saputo difendere con le unghie il suo tesoretto, portandosi a casa una vittoria che vale doppio, triplo, quadruplo.

Eh sì, è proprio un chiaro segnale quello lanciato dai biancoscudati stasera, più di quello esibito nel pomeriggio dal Parma, vincitore con un ampio 4-1 a Gubbio. Il successo degli uomini di Brevi è di quelli pesanti, importanti, significativi. Credo la vittoria più bella di tutto il campionato, per quello che si porta dietro, per il profondo significato a livello di messaggio alla piazza, per il momento in cui è stata confezionata.

Non so se l’aver accorciato il divario dal Venezia a -6 possa davvero far sperare nel miracolo dell’ultimo scorcio di stagione regolare. Non so se aumenti le possibilità di poter all’ultimo agganciare la vetta e la serie B diretta. Ma certo è che ci attende un rush finale importante, di quelli che ogni tifoso sogna di vivere andando allo stadio a vedere la sua squadra del cuore vogliosa di lottare e in grande salute psicofisica.

Straordinari davvero questi ragazzi. Abbiamo avuto stasera una volta in più la certezza che nessuno mollerà niente, da qui all’ultima partita a disposizione di questo torneo iniziato sotto i peggiori auspici ma destinato a terminare regalando emozioni fortissime.

UN PADOVA CHE SA ANDARE OLTRE

OLTRE. La parola chiave di oggi è proprio questa. Il Padova ha vinto a Modena 1-0 e innanzitutto è andato OLTRE il Parma che invece ha perso clamorosamente col Fano (incredibile eh come il calcio sia strano) e si ritrova ora terzo a vantaggio dei biancoscudati secondi a 5 punti dal Venezia in attesa che i lagunari domani sera disputino il posticipo in casa del Bassano.

Il Padova però oggi è andato OLTRE a tante altre cose, anche, se vogliamo, ai propri limiti, che diventano ogni settimana più piccoli e superabili con i tanti punti di forza, soprattutto mentali. La squadra è andata OLTRE l’infortunio di Neto alla fine del primo tempo (e, nel prosieguo del match, si è capito una volta di più quanto si soffra senza il capitano in campo che tiene su palla e fa salire la squadra) e ha saputo andare OLTRE la vivacità del Modena che ha provato in ogni modo a riagguantare il pari e rovinare la festa agli uomini di Brevi. Bindi, con le sue parate strepitose, è andato OLTRE le sue già indubbie qualità. L’allenatore Brevi, con il suo carattere da grande motivatore, ha saputo insegnare a questo gruppo che può e deve guardare sempre OLTRE l’ostacolo del momento perché, lì dietro, si può trovare l’arma giusta per vincere.

Ora io non so se il Padova, che, ricordo ancora una volta, da questa sera è secondo, riuscirà anche a recarsi OLTRE il Venezia capolista. Chi vivrà vedrà, mancano ancora 8 giornate. Ma è solo provando ad andare ancora una volta OLTRE sé stessi che si potrà continuare a cullare il sogno. E allora avanti con questa forza e domenica prossima, contro il Bassano, per favore, riempiamo lo stadio che ‘sti ragazzi se lo meritano davvero!!!

DI PIU’, NIN ZO!

Cito il titolo di una raccolta di barzellette del simpaticissimo comico Martufello per descrivere l’attuale situazione del Padova. Che tutto è fuorché una barzelletta, ma senz’altro non è normale: perlomeno secondo i miei personalissimi criteri di normalità.

La squadra di Oscar Brevi sta facendo un campionato straordinario: è terza in classifica da un po’ di settimane (e sta dunque migliorando alla grande il quinto posto dello scorso campionato, come richiesto dai dirigenti a inizio stagione) e da oggi è a -1 dalla seconda posizione in cui c’è il fortissimissimo Parma. La corsa sul Venezia, primo sempre a +8, rimane difficilissima da compiere ma ancora matematicamente possibile, con uno scontro diretto da giocare in casa. Altinier è a 11 gol. De Cenco, dopo le due reti segnate in Coppa Italia, oggi si è sbloccato anche in campionato. Neto Pereira rimane sempre una granitica garanzia. La difesa regge alla grande, guidata da un Emerson che oggi ha illuminato a giorno l’Euganeo anche quando il sole ha iniziato a scendere. A centrocampo De Risio sta recuperando un po’ alla volta la forma dei tempi migliori, Dettori è incontenibile, Mandorlini una roccia, Favalli e Madonna due pendolini con il serbatoio sempre pieno.

Mi domando e vi domando: cosa deve fare di più il Padova per convincere molti suoi tifosi a non sparargli contro se magari in Coppa non è andato in finale o magari quando arriva semplicemente un pareggio al posto di una vittoria? Quanti risultati positivi deve portare a casa ancora questo gruppo per dimostrare di essere un grande gruppo e per invogliare il pubblico a riempire gli spalti dell’Euganeo ora che la stagione entra nel vivo della fase finale, playoff compresi?

Mi piacerebbe che a questa domanda la gente rispondesse: niente. Più di così il Padova non deve fare. Ci piace così com’è e, al netto di qualche scelta discutibile dell’allenatore e di qualche partita che magari non si conclude come vorremmo, l’amiamo alla follia. E invece no: c’è sempre qualcosa da dire. C’è addirittura chi scomoda la mediocrità dell’intero girone B per dire che i biancoscudati in fin dei conti così bene non stanno facendo. Ma ci rendiamo conto che stiamo parlando del raggruppamento più equilibrato di tutti e che fino a un po’ di tempo fa nel giro di pochissimi punti, dalla prima posizione in giù, c’erano qualcosa come nove squadre?

Io ribadisco: “Di più, nin zo”, cioè “di più non so cosa questa squadra debba fare”. Spero che, andando avanti così, questi ragazzi riescano a convincere anche gli scettici più incalliti. Anche se mi rendo conto che forse sto parlando di un’impresa a tratti più difficile di quella che farebbero in campo se alla fine riuscissero ad arrivare primi.

CERTE COSE CAPITANO SOLO A NOI

Quanta carne al fuoco in questa 28esima giornata del campionato di Lega Pro del Padova. Ma soprattutto quanta rabbia e quanta impotenza di fronte ad un torto subìto che grida vendetta. E che non può che far incazzare chiunque in questo momento abbia veramente a cuore le sorti della società e della squadra, dirigenti in primis.

Il Padova ha pareggiato a Reggio Emilia 1-1, è scivolato a meno 8 dal Venezia e, visto che mancano solo 10 partite al termine della stagione regolare, con ogni probabilità non potrà più nemmeno sognare di raggiungere la vetta della classifica da qui alla fine. Purtroppo, però, non è questa la notizia della giornata.

La vera (brutta) notizia della giornata è che, a distanza di 26 anni dall’altra volta in cui era capitato, al Padova, sul risultato di 1-1, prima è stato concesso un rigore nettissimo per tocco di mano di Contessa in area di rigore e poi lo stesso penalty gli è stato tolto. Motivo? Il direttore di gara, Camplone di Pescara, attorniato da almeno 8 giocatori della Reggiana che protestavano vivacemente, si è consultato con il guardalinee e, dopo aver detto che il rigore c’era indicando il dischetto, ha cambiato la propria decisione. Colpisce la modalità di questa inversione di opinione, innanzitutto perché il rigore c’era, ma anche perché l’arbitro era messo molto meglio del guardalinee, trovandosi a pochi metri dal fallo incriminato (a differenza dell’assistente che era lontano e aveva davanti, tra biancoscudati e reggiani, almeno una decina di giocatori a oscurargli la visuale). Colpisce, dicevo, perché questo episodio mi fa dire che certe cose capitano davvero solo a noi.

La mente mia, e quella dei tifosi più di vecchia data, è immediatamente volata a quel Lucchese-Padova del 1991. Sì, quella maledetta giornata della prima “fatal Lucca”. Anche lì l’arbitro, che era Longhi di Roma, diede un rigore al Padova e poi, consultandosi col guardalinee, lo trasformò in una punizione a favore della formazione toscana. Incredibile. Un quarto di secolo dopo lo stesso destino, in una partita che anche oggi, pur se un po’ meno di allora, era decisiva per le sorti del campionato del Padova.

Sono senza parole. Di gare di pallone ne ho viste migliaia in vita mia in tutte le categorie. Mai ho assistito ad un rigore dato e poi tolto, se non due volte in una sfida con protagonista il Padova. Pazzesco. Se poi ci aggiungiamo che il rigore dato alla Reggiana al 7′ del primo tempo (concesso e fatto tirare!) non c’era perché il tocco di Mandorlini era di spalla-viso e non di braccio, la rabbia cresce. A dismisura.

Sul sito tgpadova.it e sulla nostra pagina facebook del tgbiancoscudato trovate tutti gli episodi incriminati. Anche a voi che leggete, ovviamente, l’ardua sentenza.

 

SEMPRE PIU’ DURA MA SEMPRE PIU’ POSSIBILE

Quindicesima vittoria per il Padova. Diciassettesima per il Venezia. Sedicesima per il Parma.

I numeri continuano a dire che i biancoscudati, che oggi hanno battuto il Teramo in una di quelle classiche partite che in altri tempi sarebbe finita 0-0 o peggio ancora 1-0 per il Teramo nell’unica ripartenza in 90 minuti, possono continuare ad ambire al primo posto. Certo più passano le settimane più si fa dura, perché Venezia e Parma non accennano minimamente a mollare la presa, continuano a vincere e a farlo convincendo, ma la distanza da loro non è ancora di quelle che ti spingono a deporre le armi. Anzi, tutt’altro: è colmabilissima.

Continuo per di più a credere che il gruppo biancoscudato abbia qualcosa che le altre due non hanno. Spirito di sacrificio, voglia di lottare l’un per l’altro, quel pizzico di sana ignoranza calcistica che ti fa saltare con successo i diversi ostacoli che ti si parano davanti ogni domenica, quell’istinto che ti spinge sempre oltre, non sai nemmeno tu come e perché. Quindi non si deve mollare di un centimetro questa folle corsa. Non ora perlomeno. Avanti con la Reggiana e poi quel che sarà sarà.

P.S.: mi ha molto colpito l’utilizzo di Alfageme dal primo minuto: si era parlato di stiramento al flessore per lui ad inizio settimana e dunque non di un infortunio muscolare di poco conto. Brevi a fine gara lo ha pubblicamente ringraziato e questo mi ha fatto capire che, a precisa richiesta di disponibilità da parte dell’allenatore, in difficoltà perché gli mancavano 3 attaccanti su 4, il giocatore ha risposto: “Sì, ci sono se avete bisogno di me”, a prescindere dal quadro medico. Il gesto del giocatore è stato dunque di quelli importanti, di quelli che arricchiscono le qualità del gruppo di cui parlavo prima. Ma mi viene il dubbio che forse la lesione muscolare (che pur c’era, questo va precisato) non era forse così grave come era stata fatta passare in un primo momento. Un po’ più di attenzione nel comunicare le condizioni dei giocatori, se fosse giusta quest’ultima ipotesi, non guasterebbe.

 

SARA’ DURISSIMA MA VAL LA PENA CREDERCI

Prendo in prestito la frase che ha pronunciato a fine gara oggi Andrea Sbraga, tornato titolare dopo un po’ di tempo nella sfida vinta dal Padova a Mantova. “Quello che la fortuna ti toglie magari ti ridà”. Vero, verissimo. La scorsa settimana col Gubbio Alfageme aveva avuto la palla del possibile 2-1 subito dopo che gli umbri avevano trovato il pareggio, ma il portiere avversario Volpe gli aveva fatto un miracolo e ci si era dovuti accontentare di un punto. Stavolta è andata meglio: dopo una deviazione in corner e un palo, l’argentino, subentrato a inizio ripresa ad Altinier, è riuscito a trovare il varco giusto tra il palo e Tonti e ha infilato il pallone della vittoria al 92′. Crederci sempre, insomma, e mollare mai.

Purtroppo Venezia e Parma corrono. Eccome se corrono. Il Venezia con qualche colpo di fortuna al suo arco (ma magari, come ha detto Sbraga, prima o poi la Dea Bendata chiederà il conto anche ai lagunari), il Parma rimontando due gol di svantaggio con la Sambenedettese, campo non proprio facile. E’ così, per ora. Fare la corsa sul primo posto è dura, anzi durissima, ma, specie dopo la vittoria di oggi, voluta con tutte le forze a disposizione e ottenuta al fotofinish, credo che il sogno possa ancora avverarsi. Succederà che prima o poi Venezia e Parma perderanno qualche colpo. Succederà pure che ci saranno gli scontri diretti. Tecnicamente e qualitativamente sono superiori a tutte le altre, ma dalle nostre parti siamo abituati a sopperire alle qualità con la mentalità vincente, con il gruppo e con la voglia di sacrificarsi l’un per l’altro.

Proviamoci ancora per un po’, non costa nulla. Anzi, magari va a finire che questa rincorsa, se proprio proprio non finisce come desideriamo, ci carica ancora di più per i playoff…

QUANTO POCO BASTA…

Pochi secondi e la partita cambia. Anzi cambia l’intera giornata.

Oggi il Padova è passato, in un nanosecondo, dalla possibile quattordicesima vittoria al settimo pareggio in campionato. E’ bastato sbagliare le consuete due-tre palle gol che potevano chiudere il match definitivamente per vedersi segnare il gol da Romano in pieno recupero. Il veleno nella coda che il Padova aveva messo in chiusura di primo tempo segnando con Altinier la rete del vantaggio forse nel miglior momento del Gubbio è tornato indietro negli ultimi istanti della ripresa con il pari degli avversari.

Pari strameritato, va detto a scanso di equivoci. Davvero una bella squadra il neopromosso Gubbio. Ordinata, concreta, ben messa in campo dall’allenatore (che farà strada) e determinata. Ma se il Padova ha l’ambizione di voler insidiare il Venezia in vetta certe occasioni, anche se non si merita completamente la vittoria, non può lasciarsele sfuggire. Non nel modo in cui l’ha fatto oggi, quando, anche in assenza del 2-0 della tranquillità, bastava gestire meglio la palla e non far avvicinare il Gubbio alla propria area.

Dicevamo: son bastati pochi istanti a cambiare la giornata con il Venezia che ora è volato a +6.

Allora io dico: almeno impariamo la lezione e facciamo in modo che questi pochi istanti non siano in grado di cambiare anche il destino dell’intero campionato.

UNA DISTANZA CHE SI PUO’ ANNULLARE

Vittoria numero 13. Distanza dal Venezia che rimane a 4 punti. Un Padova sempre più consapevole e forte, solido dietro e cinico davanti (anche se bisogna smetterla di divorarsi tutte quelle palle gol…).

Condivido oggi il pensiero del nostro portierone Jack Bindi, provvidenziale nelle uniche due azioni pericolose della Maceratese: la corsa sul Venezia si può e si deve fare. La distanza dai lagunari si può accorciare prima e annullare poi.

Bindi ci crede. Io ci credo. Crediamoci tutti. E trasciniamo finalmente questa squadra dove merita di arrivare.