Chiedo scusa per il ritardo nella pubblicazione del post. Mi sono accorta poco fa che quello che ho scritto ieri sera se n’è andato allegramente in fumo (misteri informatici o manifesta incapacità della sottoscritta? Probabilmente la seconda, anche se a me pareva d’averlo pubblicato…).
Vabbe’, pazienza. Provvedo immediatamente a riscrivere i pensieri che hanno affollato la mia mente dopo il fischio finale della partita pareggiata di fortuna (per non usare un termine più colorito ma che renderebbe un po’ meglio l’idea…) contro la Nocerina.
Destino ha voluto che, mettendomi al computer ieri pomeriggio per aggiornare il sito, mi sia capitato a tiro il file con la canzone dell’Inter che un amico mi ha girato per farmi simpaticamente un dispetto qualche tempo fa. L’ho ascoltata anche se, tengo assolutamente a precisarlo, non sono interista, non lo sono mai stata e mai lo sarò. Il motivetto è carino e anche le parole rendono perfettamente l’idea di come un tifoso vive la sua squadra del cuore: "pazza Inter amala, è una gioia infinita, che dura una vita…". Subito ho associato queste frasi al Padova, capace di sfoderare una prova da squadra vera contro le grandi e a far invece venir meno la propria personalità contro le piccole. Quelle squadre che, in assenza di tanta qualità, fanno dell’identità e della forza caratteriale le loro armi.
Ecco il Padova attualmente è proprio pazzo: schizza da un umore all’altro, ha molteplici identità e non trova continuità. Al tifoso dunque non resta che scegliere tra due strade: quella di amarlo a prescindere, apprezzando i lati positivi (il quarto posto in classifica con 35 punti che non sono proprio pochi…) e cercando di farsi andare giù quelli negativi di cui sopra, oppure quella della critica feroce. Che senz’altro sotto alcuni aspetti ci sta, sotto altri rischia magari di peggiorare una situazione che tutto sommato è assolutamente recuperabile.
Ancora una volta siamo di fronte ad una prova importante per Alessandro Dal Canto che deve assolutamente riuscire a ritrasmettere alla squadra la mentalità che aveva ad inizio anno. Quando non abbassava mai la guardia, non aveva mai paura, se andava sotto recuperava alla grande e non si sentiva mai appagata nè presuntuosa. In questo senso, mi spiace dirlo da tifosa del Padova, il Verona insegna. Avrà meno qualità del Padova ma attraverso l’identità e la forza che ha trasmesso ai giocatori Mandorlini è arrivato oggi al decimo risultato utile consecutivo.
Per quanto riguarda Cacia e la sua pizza in faccia a Pomante seguita da espulsione onestamente ci son rimasta proprio male: avendo il ragazzo manifestato un carattere difficile in tutte le piazze in cui ha militato, faccio fatica a vedere una responsabilità del Padova nel gestirlo. Se davvero l’attaccante vuole andare alla Sampdoria, perché lì ritroverebbe l’allenatore che lo ha lanciato e fatto esplodere, faccia pure. Ma lo dica chiaro e tondo così ci togliamo il pensiero. Se invece, come speriamo tutti, vuol continuare a dare il suo prezioso contributo al Padova, cerchi di capire che è normale, in una rosa così ampia e competitiva, vivere qualche sabato da "sacrificato". Ma è poi altrettanto normale tornare a giocare dal primo minuto e far esplodere lo stadio di gioia quando si va in gol.
Non mi resta che augurare a tutti i frequentatori del blog delle serene feste di Natale. Penso infatti che recuperare serenità in un momento come questo sia la cosa fondamentale. E non sto parlando solo di calcio ovviamente.