UN ULTIMO SFORZO, IL PIU’ DIFFICILE, IL PIU’ BELLO

E’ finita 0-0 e il Padova deve solo mordersi le unghie per essersi "pappato" il secondo rigore in due settimane e per aver sprecato almeno altre quattro buonissime opportunità.

E però non è ancora arrivato il momento dei processi. Proprio il fatto che contro la vicecapolista del campionato, in corsa fino all’ultimo per il salto diretto in B, i biancoscudati siano usciti dal campo con la consapevolezza che potevano vincere perfino 3-0 ci deve dare la forza e il coraggio per guardare all’ultima fatica di questo campionato, la finale di ritorno a Busto del 21 giugno, con il sorriso sulle labbra.

Vorrei inoltre fare altre due considerazioni, che mi sgorgano spontaneamente dal cuore:

1) La Pro Patria, dal punto di vista della preparazione atletica, è alla frutta. Nel secondo tempo più di qualcuno tra i bustocchi ha fatto finta di svenire per perdere tempo. Altri invece non fingevano affatto: crampi, ritardo nello scatto, rinuncia a giocare. Sono segnali che la squadra di Lerda finora si è retta sulla forza dei nervi, ma atleticamente non è assolutamente al top. Il Padova invece, grazie al lavoro fatto dal preparatore atletico Baffoni, è in un momento di forma strepitosa. Se si arriverà al 120esimo minuto domenica, ovvero ai supplementari, sarà la Pro Patria a dover tremare.

2) L’arbitraggio. Ho sentito più di qualcuno uscendo dallo stadio lamentarsi per la direzione di Doveri di Roma. E’ vero: ha fischiato una caterva di falli inutili ed è andato ad ammonire Jidayi per una protesta davvero veniale. Ma non credo sia stato assolutamente determinante per l’esito della partita. In questi giorni sono stati molti a temere aiuti arbitrali alla Pro Patria. Be’ se voleva aiutarla davvero Doveri di Roma non avrebbe dato il rigore su Di Nardo e magari sarebbe andato ad ammonire Varricchio al primo "ba" detto fuori posto. Insomma, non l’ho visto così’ accanito contro di noi, anche se qualche errore, ripeto, l’ha commesso. Se su cinque palle gol avute non ne è finita nemmeno una alle spalle di Giambruno, non credo proprio sia colpa dell’arbitro.

Detto questo, invito tutti a rimanere fiduciosi. Non è retorica: vincere a Busto sarà impresa impossibile. Ma questo Padova può farcela, superando l’ultimo ostacolo. Quello, oltre il quale, ci sarà finalmente la serie B ad aspettarlo a braccia aperte!

SENZA VOCE MA CON TANTA GIOIA NEL CUORE

Ieri, ad un certo punto, mi sono messa una mano sul cuore.

Batteva fortissimo, lo sentivo quasi uscire dal petto. Era impazzito esattamente come quello degli altri 2.000 tifosi che hanno letteralmente invaso Ravenna, surclassando il locale tifo romagnolo sia sotto il profilo numerico che sotto l’aspetto dei cori e dell’incitamento alla squadra. 

Non ho pianto alla fine, ma solo perchè un nodo mi ha stretto la gola impedendomi di fare uscire tutta l’emozione che avevo dentro. Scrivo queste sensazioni perchè so che, chiunque le leggerà, vi riconoscerà anche le proprie.

Non ho più voce, l’ho lasciata a Ravenna. Questa è la gioia più grande che provo da quando seguo il Padova come giornalista. L’altro grande momento di felicità l’ho sentito nel 2001, quando lo sceriffo Franco Varrella e i vari Centofanti, Bergamo, Ferronato e Tasso ci hanno portato dalla C2 alla C1. Ma allora fu un successo netto, un primato assoluto in classifica, che passò attraverso un unico momento di difficoltà, intorno a novembre. Momento da cui i biancoscudati di allora uscirono inanellando qualcosa come sette vittorie di fila.

Stavolta è diverso perchè eravamo spacciati, a meno sette dal quinto posto a sole sei giornate dalla fine. Sembrava che avessimo davanti il baratro e invece che precipitare i giocatori hanno aperto le ali e hanno iniziato a volare. Troppo eroica l’impresa. Troppo bravi Faisca e compagni a tirare fuori gli attributi e la personalità che ora sta esaltando una città intera. 

La partita di ieri ha racchiuso nei suoi novanta minuti esattamente tutto l’andamento dell’ultima parte del campionato: il rigore sbagliato da Pederzoli è stato come la sconfitta interna col Ravenna del 5 aprile. Sembrava finita invece sono arrivati allora il successo sulla Cremonese che ha riaperto i giochi, ieri il gol di Patrascu su punizione che ha lanciato il Padova verso la vittoria. Sembrava che la rete di Zizzari fosse come quella del pari del Monza il 19 aprile e che stroncasse sul nascere le velleità biancoscudate invece il 19 aprile  arrivata la deviazione vincente di testa di Bovo, ieri il colpo di nuca di Falsini.

Ora l’ultimo ostacolo si chiama Pro Patria. Sarà dura, come sempre, ma questo Padova può davvero continuare a stupirci. E volare ancora più in alto.

Vai, grandissimo Padova.       

COME PRIMA PIU’ DI PRIMA

Tutto finito? Musi lunghi? Altra stagione buttata?

Può essere. Ma non è ancora detto. E, scusatemi se vado contro corrente, ma io alla conquista della finale, e poi della serie B, credo come prima. Anzi, più di prima. E tutto questo per una serie di buoni motivi.

1) Il Padova, questo Padova, rende al meglio solo quando ha davanti a sè un unico risultato possibile: LA VITTORIA. E’ stato così all’indomani della sconfitta interna in campionato contro il Ravenna e sono arrivate cinque vittorie di fila. A Ravenna, tra sei giorni, sarà di nuovo così: i biancoscudati dovranno per forza vincere e questo spingerà ciascun giocatore a dare il meglio di sè. Perchè, dopo aver fatto cinque vittorie e dico cinque vittorie di fila, di cui tre fuori casa in campi tutt’altro che agevoli, non dobbiamo sperare che ne faccia una al "Benelli" di Ravenna? Per carità, non sarà una passeggiata, non sarà facile, ma da qui a dire che faremmo meglio già a deporre le armi ce ne passa.

2) Ritiro fuori la faccenda degli ultimi playoff del Padova, quelli del 2003. A costo di essere ripetitiva e ridondante. Allora i biancoscudati la prima la persero in casa contro l’AlbinoLeffe, in maniera peraltro rocambolesca: il portiere Colombo prese un gol assurdo da quaranta metri su punizione di Regonesi, riuscimmo in qualche modo a pareggiare su un autorete propiziata da un tiro di Orlando ma, nel finale, non capendo che era una partita maledetta (nei primi minuti non era stato convalidato al Padova un gol su colpo di testa di Porrini che il portiere Acerbis aveva buttato fuori ben oltre la linea bianca), per la troppa voglia di andare a fare il 2-1 pigliammo un gol su calcio di rigore che grida ancora vendetta. Al ritorno poi vincemmo (sul neutro di Cremona) 1-0, gol di Ciro Ginestra, ma questo non bastò proprio perchè in casa avevamo perso e l’AlbinoLeffe passò il turno perchè meglio classificato al termine della stagione regolare. Ricordo che i giocatori a fine partita, dopo aver buttato fuori tutta la rabbia per il risultato beffardo che puniva il Padova solo perchè era arrivato quinto in campionato, dissero in coro: "Se non avessimo perso all’Euganeo, sarebbe bastato un pareggio…".     

3) Quello stesso AlbinoLeffe andò poi in finale con il Pisa: perse la prima, a Pisa, 2-1, e al ritorno, con lo stadio di Bergamo pieno di pisani (i quali non persero l’occasione di urlare: "giochiamo in casa lalalalalalala" e "benvenuti all’Arena Garibaldi"), sovvertì quello che sembrava un destino già scritto, vincendo ai supplementari e volando in B. Da dove, peraltro, non è più sceso. 

Vi bastano questi motivi per continuare a sperare insieme a me che il sogno non è ancora finito?   

CI SIAMO

"Il giorno dei giorni", come lo definisce Ligabue, è arrivato. Domani il Padova affronterà il Ravenna all’Euganeo a partire dalle 16 tentando di percorrere fino in fondo la strada che porta alla serie B. 

"Attimi e secoli, lacrime e brividi", prosegue la stessa canzone, descrivendo esattamente tutto ciò che sarà questa delicatissima partita per lo stato d’animo di ciascuno di noi. Ogni frazione di secondo ci regalerà un’emozione unica e se magari avremo la fortuna (anzi no: la bravura!) di passare in vantaggio (magari con un bel gol dell’Airone) ogni attimo successivo sembrerà un secolo fino al novantesimo. Se poi andrà bene saranno lacrime di gioia, saranno brividi di intensa passione biancoscudata. 

Così la vivremo noi, sugli spalti.

Proseguendo sempre con la canzone del Liga, si trova spunto anche per descrivere lo stato d’animo dei giocatori, che sicuramente saranno carichi come molle per affrontare la grande sfida ma anche comprensibilmente tesi. "Tutto da fare e niente da perdere", dice il testo. Ecco, credo sia proprio questo il monito con cui i ragazzi devono approcciarsi alla partita. 

Nelle ultime sei giornate di campionato hanno dimostrato che quanto a impegno, capacità, abnegazione, spirito di sacrificio e caratura tecnico tattica non sono inferiori a nessuno. Non fosse stato così non sarebbero cadute davanti a loro, una dopo l’altra, squadre come la Cremonese, l’ostico Monza, il Pergocrema, il Lecco e la Reggiana. E la Pro Patria all’Euganeo avrebbe portato a casa vittoria e serie B al posto del Cesena. 

Il test di verifica se lo sono già fatto insomma e l’hanno superato a pieni voti. Ora, oltre a tutto ciò che ho citato prima, occorre aggiungere all’impasto della torta un pizzico di incoscienza e leggerezza. Intese nel senso positivo del termine.

Se scende in campo con troppa tensione rischia di ritrovarsi la mente annebbiata e le gambe pesanti. Se invece tira un bel respirone e si rende conto che mezza impresa l’ha già fatta e che proprio da quello che ha già fatto deve trarre ottimismo e consapevolezza, allora non ci sarà Ravenna che tenga.

Vai, grande Padova.   

DEDICATO A CHI SENZA PADOVA PROPRIO NON CI SA STARE

Lo so, lo so.

Vostra morosa vi trascinerà al mare, dicendovi che finalmente vi potete concedere una domenica insieme, a base di sole, spiaggia e riposo, magari cimentandovi in una divertentissima partita di beach volley o in una eccitantissima sfida a "racchettoni" in riva al mare. 

Vostra moglie vi dirà: "Oh finalmente una domenica senza calcio, dai su, prendiamo i bambini e andiamo a trovare mia sorella, mio fratello o l’amica del cuore", che avrà senz’altro altrettanti bambini e vi costringerà ad un pomeriggio da baby sitter, dietro a un gruppetto scatenato di piccole pesti, che non si fermano un minuto.

Lo farete, perchè una domenica all’anno è giusto così e perchè, battute a parte, con vostra morosa, vostra moglie, i vostri figli e i vostri amici ci state benissimo (guai se non fosse così!). Ma solo chi condivide con voi l’irrefrenabile passione per i colori biancoscudati sa che con il cuore voi, anzi noi perchè ci sono dentro fino al collo anche io, siamo già con la testa, il cuore, le gambe e i nervi proiettati a domenica prossima, data d’inizio di questi playoff tanto attesi, giorno della gara di semifinale contro il Ravenna all’Euganeo.

Quindi so benissimo che questa domenica di riposo e di svago, per quanto stiate con persone che amate, sarà una domenica di sofferenza, di attesa, di ansia, in cui i novanta minuti del Padova vi (ci) mancheranno come l’aria. Certo, durante l’anno, qualche volta, riscoprendovi al lunedì mattina completamente afoni per aver gridato a squarciagola allo stadio o in qualche caso ancora arrabbiati per una sconfitta immeritata, vi siete maledetti di amare così il nostro Padova… ma attenzione, questo lunedì, a non svegliarvi con le caviglie storte e le ginocchia sbucciate per aver esagerato con i giochi da spiaggia!!!! 

Ancora sette giorni e il sogno comincia. Riposiamoci pure una domenica, poi tutti pronti a tifare, a buttare il cuore in campo insieme ai ragazzi. Buona domenica a tutti, anche se non sarà biancoscudata!!!

P.S.: un abbraccio particolare a Ire, ispiratrice di questo post. Due ore fa mi ha mandato un sms, scrivendomi che le manca tanto la domenica calcistica e che ha già comprato i biglietti per domenica prossima. Questo è il mio modo di condividere con lei il suo stesso stato d’animo. E non solo con lei: un abbraccio anche ai vari Stefano quello di sempre, Stex, Tex (cui do il bentornato), alle new entry Laura e Eddy e a tutti gli altri!

VOGLIO VIVERE UN SOGNO

I colleghi veronesi mi hanno fatto una bellissima sorpresa. Non appena sono rientrata in redazione dallo stadio Euganeo (sono pochissimi metri di strada) e mi sono collegata al nostro sito per continuare a raccontarvi via web quello che avevo vissuto insieme a voi in diretta dalla tribuna stampa, ho trovato, già caricato, il video degli ultimissimi secondi della diretta "Tuttocalcio": quei fantastici secondi in cui l’arbitro Nasca di Bari ha fischiato la fine di Padova-Pro Patria e sono scoppiata a piangere urlando "siamo ai playoff".

Sono sicura che è successo a molti di voi di commuovervi: su Ire non ho dubbi perchè l’ho incontrata all’uscita della tribuna con gli occhi ancora gonfi e la sorella Elena e il papà che la prendevano amorevolmente in giro. Ma penso anche a come avrà reagito Stex, sempre così istintivo e diretto nei suoi commenti, oppure Katia che con il marito vigile urbano mi scrive in Facebook, confidandomi le sue paure e speranze (sportive). Come minimo anche loro una lacrima l’hanno fatta, e, come loro, tanti altri tifosi e tifose che hanno risposto "presente" alla chiamata della squadra e, una volta tanto, non sono rimasti delusi. 

L’attesa è stata lunga: era dal 2003 che i playoff non passavano da queste parti. E, fatalità, di quel Padova faceva parte Emanuele Pellizzaro, che ora è il vice di Sabatini. Il traguardo raggiunto oggi non spazza via del tutto sei anni di delusioni, di soldi buttati in giocatori che non hanno mostrato un decimo della grinta che ha permesso agli attuali biancoscudati di portare a termine una portentosa rincorsa, di madornali errori di valutazione che hanno portato a disastri inenarrabili. Nè cancella la disperazione che abbiamo provato negli anni scorsi quando abbiamo dovuto stare zitti e mangiarcela di fronte allo Spezia e al Grosseto che sono venuti qui da noi a festeggiare la promozione in B al posto nostro.

Ma qualcosa è cambiato.

Se così non fosse, se non fosse davvero speciale questo Padova, se non avesse doti umane straordinarie, se non ci avesse messo il cuore in questo ultimo mese e mezzo, non sarebbe riuscito a fare quello che ha fatto. Portando a casa 16 punti in sei partite e recuperando un disavanzo di ben 7 lunghezze sui playoff. 

Dico di più: se questo Padova non avesse meritato davvero i playoff, il tiro di Melara sarebbe finito dentro al 27′ della ripresa, così come quello precedente di Do Prado. Condannando i biancoscudati, a quel punto quinti a pari punti con la Spal, a rimanere fuori per un altra beffa del destino, ovvero lo scontro diretto a sfavore con i ferraresi. 

Si sarebbe verificata un’altra di quelle situazioni paradossali, incredibili, di quelle che nemmeno se arrivi ultimo a zero punti ci rimani così male.

Il vento è cambiato, ripeto. Ci siamo liberati dei fantasmi, degli incubi e dei gatti neri. Ora la situazione è quella giusta per provare a vivere un sogno, sempre rimanendo con i piedi per terra, per carità, perchè col Ravenna ci aspetta una semifinale da brividi, ma pur sempre credendoci.

Io lo voglio vivere questo sogno. E voi?    

E ADESSO VOGLIO DIECIMILA TIFOSI ALL’EUGANEO

 

 

Qualcuno dirà senz’altro che mi sono montata la testa. E che, esattamente come tutti i tifosi del Padova, sono assolutamente "umorale", visto che, nel giro di un mese e mezzo, sono passata dal GAME OVER del dopo Ravenna al VOGLIO DIECIMILA TIFOSI ALL’EUGANEO del dopo Reggiana.

Be’, rispondo che, in queste cinque settimane, c’è stato un autentico miracolo e che a compierlo sono stati proprio quei "ragazzacci" (detto stavolta con il massimo dell’affetto possibile!) che, al fischio finale di Padova-Ravenna 2-3, ci hanno fatto disperare. Sono proprio quei "ragazzacci" ora ad averci fatto tornare il sorriso, ad averci di nuovo riempito il cuore di orgoglio, di soddisfazione e di gioia. Sono loro che ci fanno camminare a un metro da terra, noi che, fino a poco tempo fa, avevamo l’umore sotto terra.

Allora dico che il cuore e la grinta che questi ragazzacci hanno tirato fuori (tardi, per carità, ma alla fine chi se ne frega se il risultato sarà quello sperato!) deve essere premiata. La città deve rispondere presente all’ultima giornata di campionato, quella che ci può regalare di nuovo i playoff dopo sei anni di delusioni, amarezze, bocconi amari ingoiati a fatica e avversari che hanno festeggiato all’interno del nostro stadio la promozione in serie B al posto nostro! 

Ricordo che l’ultima volta che siamo andati ai playoff (era il 2003, sulla panchina del Padova sedeva Frosio e nella rosa del Padova, oltre a Lele Pellizzaro, a Ciro Ginestra e a Mariano Sotgia, c’era pure un certo Centofanti), alla semifinale di andata contro l’AlbinoLeffe all’Euganeo si presentarono qualcosa come 13 mila tifosi. Andò male, anzi malissimo, a causa di un gol da 40 metri di Regonesi e di un rigore di Bonazzi, ma il pubblico quel giorno fu davvero da brividi sulla schiena. Perchè non provare a raggiungere più o meno la stessa cifra domenica prossima contro la Pro Patria? 

La società deve pensare ad iniziative, ad agevolazioni, a promozioni. Di qualunque natura. Bisogna che la Padova del pallone stavolta faccia sentire tutto il suo amore ai suoi ragazzacci. Che davvero ora meritano questo abbraccio collettivo. E chissà magari, anche di essere portati in trionfo.    

  

FINALMENTE

Mi son quasi venute le lacrime agli occhi ieri, alle 17, quando, su Televideo, ho visto il risultato di Spal-Cesena (0-1) passare da rosso (provvisorio) a bianco (definitivo). Mi ero troppo scottata a Crema, quando, dopo aver esultato per il pareggio degli spallini a Novara, mi ero dovuta rimangiare tutta la gioia per il gol segnato negli ultimissimi minuti da Arma. "Finalmente", mi son detta, "il tanto inseguito aggancio è arrivato". Quanto se lo è meritato il Padova dell’ultimo mese che ha saputo vincere quattro partite di fila senza perdere mai un colpo, dimostrando finalmente quella continuità che era sempre stata il suo tallone d’Achille.

E adesso? Eh, adesso viene il difficile. Perchè l’impresa fin qui compiuta non basta, pur essendo una grandissima impresa. Bisogna fare altri sei punti e non sarà facile contro una Reggiana e una Pro Patria che, oltre ad essere due squadre fortissime, hanno motivazioni a mille e l’esigenza di vincere "per non perdere la priorità acquisita".

Sapete però che vi dico? Che ha ragione ancora una volta Sabatini quando dice che i suoi ragazzi, psicologicamente, sono nella posizione migliore. Si vede proprio in campo che ora sono tranquilli, che sanno perfettamente dove possono arrivare e ci arrivano sempre, contro ogni avversaria. Non dico assolutamente che si possono dormire sonni tranquilli, ci mancherebbe. Ma sono dell’idea che l’atteggiamento mentale che ha ora il Padova è l’ideale per affrontare e superare con profitto gli ultimi due ostacoli della stagione regolare. Gli anni scorsi, nelle ultime giornate, regnava sovrana la paura e ciascun tifoso (sfido chiunque a dire il contrario!) si augurava che dalle parti dell’Euganeo transitasse un gran colpo di… fortuna perchè sapeva, in cuor suo, che non sarebbero bastate le qualità tecnico tattiche di chi andava in campo. 

Stavolta credo che i biancoscudati non abbiano bisogno di niente di soprannaturale per agguantare i playoff: basta che continuino a fare quello che hanno fatto nelle ultime quattro domeniche. Basta e avanza.    

 

TRE VITTORIE DI FILA… MA CHE TRISTEZZA QUEL GOL DELLA SPAL

Stavamo già cercando il primo bar aperto per stappare una bottiglia di spumante. E festeggiare l’avvicinamento al quinto posto che, se la Spal avesse pareggiato a Novara, ci avrebbe portato a meno uno dai playoff.

Invece Novara-Spal era indietro di un giro rispetto a Pergocrema-Padova e, nel cuore della gioia, ci ha inferto la più brutta delle coltellate, ci ha riservato la più brutta delle docce fredde (non fossero bastati l’acqua e il vento gelido che ci siamo pigliati a Crema per tutti e novanta i minuti!). 

Il gol di Arma (un nome niente male per dare l’idea del "ferimento" che ci è arrivato!) ci ha rotto decisamente le uova nel paniere, trasformando la felicità per la terza vittoria di fila in tristezza per il fatto di essere rimasti comunque a meno tre, nonostante l’impresa.

Essere riusciti a portare a casa tre vittorie di fila deve però continuare ad essere la benzina del motore biancoscudato. Dopo la sconfitta interna contro il Ravenna, tutti (me compresa!) davano il Padova per spacciato, per morto, per irrimediabilmente fuori dai giochi. Invece i biancoscudati hanno dimostrato che, se vogliono, davvero non ce n’è per nessuno. Non esiste partita difficile se il Padova fa il Padova dal primo all’ultimo minuto. Nè in casa nè fuori casa.

Continui così fino al novantacinquesimo di Padova – Pro Patria del 17 maggio. Solo alla fine tireremo le somme. 

Ora più che mai: VAI, GRANDE PADOVA!   

IL PADOVA DEI TRE ANDREA

ANDREA RABITO, ANDREA CANO, ANDREA BOVO. Eccoli i tre protagonisti della sfida vinta contro il Monza.

Roger è stato l’artefice del bellissimo primo tempo del Padova, tutto votato all’attacco e al bel gioco. Ad inizio ripresa è stato sacrificato sull’altare dell’interdizione e della quantità, ma un grande applauso gli va tributato per come ha trascinato i biancoscudati, permettendo loro di sbloccare una partita che bisognava vincere a tutti i costi per non scendere dal treno playoff.

Il portierone è salito in cattedra ad inizio ripresa: quando il Padova ha sbandato di fronte alla reazione del Monza, non riuscendo più a capirci nulla per venti minuti abbondanti, ha abbassato la saracinesca con due parate strepitose su Rossi. Ha salvato più volte l’1-0, ma ha poi, cosa più importante, impedito al Monza di fare il 2-1 con Torri, dopo che aveva già realizzato il pari. Ha compiuto ieri 33 anni: non poteva festeggiarli in un modo migliore.

Nei minuti finali ecco il terzo Andrea di Padova-Monza: quel Bovo che, dopo aver fatto gol nel girone d’andata al Bentegodi facendo portare a casa ai suoi la prima vittoria esterna del campionato nel derbissimo con l’Hellas, scalpitava da domeniche perchè voleva ripetersi. Tirava da fuori, da dentro, da vicino, da lontano. Niente: la porta, quando concludeva lui, sembrava stregata. Be’, anche lui ha scelto un giorno bellissimo per spiccare il volo e andare a colpire la palla di testa, mettendola alle spalle del portiere.

Poi ci sono Pietro Baccolo, che ormai di giovane ha solo la carta d’identità visto che si muove con la personalità di un big. C’è Patrascu che dà esperienza, la coppia dei centrali della difesa (Cesar e Faisca) che, a parte qualche momento che non dipende certo solo da loro due, garantisce solidità ed esperienza. Ci sono Di Venanzio, Petrassi e Carbone che si adattano a giocare laddove c’è più bisogno: ora alti, ora bassi, ora a destra, ora a sinistra. E, infine, c’è un gruppo che non molla, che al 42′ e al 46′ del secondo tempo ha ancora la forza di segnare e cambiare i destini di una partita che sembrava già segnata. 

Il mix è quello giusto. E’ quello che permette di continuare a sperare. Anche se, dico la verità, le vittorie di Novara e Lumezzane e il successo del Ravenna hanno fatto chiaramente capire che nessuno ci aspetterà più: ci sa proprio che le ultime quattro toccherà vincerle tutte se si vuol coronare il sogno.

Difficile ma non impossibile. Se il Padova è questo.