SIGNORINELLA ADDIO, KRONOS DEVE UCCIDERE UN PO’DI FIGLI…(parte prima di non so quante)

Dopo aver iniziato l’ascolto di un centinaio di canzoni – sulle 250 della mia personale raccolta – sono un po’confuso, e qualcosa di più.

Dal 1961 al 2021 sono passati sessant’anni e mi trovo nell’onesta, doverosa, condizione di “uccidere” la grande maggioranza dei mie “figli” musicali, quelli nati tra il 1961 e il 1970, il decennio considerato la mamma e il papà del Beat-Rock-Pop e nipotini vari .

Due premesse necessarie:

1) Il concetto del “a me piace” renderebbe impossibile ogni proseguimento critico sulla musica e di questo Topic;

2) Quello del “ma ogni epoca ha la sua storia musicale” equivale a quanto contenuto nel punto 1).

Non mi pare infatti che sia proprio così, le cose di “spessore” qualitativo, innovativo o giù di lì, resistono, il resto è cronaca, più o meno gradevole, ma solo cronaca.

Appare chiaro che questo Topic è dedicato solo a chi abbia almeno una passioncella per la musica Rock e derivati.

Un’altra doverosa annotazione è che un 80/90% saranno documenti musicali e un 10/20% valutazioni e annotazioni scritte.

P.S.

Ho competenze limitate quindi TUTTO quello che proporrò o scriverò è assolutamente contestabile.

Magari non c’era neanche bisogno di dirlo…

p.p.s.s.

Informo doverosamente che buona parte di ciò che offrirò è la mia fatica ed uno stile tendenzialmente alla “DICK OF DOG”.

E fate i bravi – non manzoniani – se potete.

 

SIGNORINELLA PERMETTE UNA DOMANDA?

La Signora On. Giorgia Meloni, grande sorella d’Italia, a proposito del ventilato obbligo vaccinale (selettivo) si è scandalizzata ed ha parlato di “società orwelliana”.

Tralasciando il fatto che non si deve mettere in imbarazzo una Signora chiedendole se ha davvero letto il romanzo 1984 o se almeno ha visto il film, chiedo a lei che, nel 1931, ha vissuto in un paese, quello sì “orwelliano”, e in Germania c’era il “baffetto” che più “orwelliano” è difficile trovarne uno simile, ecco, ma chi sarebbe OGGI il “grande fratello” italiano?

Anche perchè non vorrei che la Signora On. Melloni si sia confusa con il reality show di Canale 5.

Grazie.

 

P.S.

La risposta a Paperinik è nel Topic precedente.

pp.ss.

I lavoro sul Topic iniziale procede a rilento per “enne” motivi, però arriverà.

SIGNORINELLA PALLIDA, LA VITAMINA B12 NEL 1931 ERA GIA’ STATA SINTETIZZATA (prima parte)

Chissà se quel pallore aveva una causa anemica oppure era una scelta di classe.

Sì, l’abbronzatura a quei tempi, e soprattutto prima,  era una “prerogativa” delle classi popolari, poi gli usi e i costumi cambiano, si direbbe evolvono, ma sul piano strettamente estetico avrei le mie perplessità.

Chissà, forse anche nel “ventennio” la fettina (di ciccia) era una cosa rara e poi il pallore aveva un’aurea di sensualità nettamente superiore, almeno fino agli anni ’70.

Spiegarne l’oscuro motivo, non così oscuro per me, potrebbe far storcere il naso a qualche lettore quindi, quindi mi astengo dal farlo.

Il fatto è che il M° Francesco Guccini, in una recente intervista, ha dichiarato che le canzoni italiane “d’oggi” (da intendersi in un tempo più traslato) “non dicono più nulla… e c’è più senso nel testo di Signorinella …”, una canzone del 1931.

Debbo dire che non ho molti argomenti a confutazione, non tanto perchè il giudizio prorompe da cotanto personaggio, ma perchè per me per CANZONE ITALIANA non può che intendersi quella che fino al 2007 si udiva al Festivalbar e che oggi ha la sua culla gestatoria nel Festival di Sanremo, due eventi che mi sono praticamente sconosciuti musicalmente e che ho seguito con mezo orecchio per un vecchio vezzo di studio dei fenomeni sociali.

Aaaahh, ‘sto Gazza sociologico chepppalle!

Mi spiego, cerco di farlo, dopo la lettura di articoli entusiasti per i Maneskin, li ascolto e mi dico: “beh hanno metabolizzato decentemente Iggy Pop…”. Punto.

Lo snobismo non c’entra una pippa.

Avrete capito, più o meno, su cosa ruoterà la seconda parte del Topic?

Sto analizzando – ascoltando – circa trecento pezzi internazionali degli anni ’60 (sono passati giusto sessantanni!), laboriosamente raccolti in mesi di ricerca una ventina d’anni orsono, e oltre duecento pezzi italiani dal 1960/70 al 2010 circa.

Quale sarà il “taglio” valutativo/conversativo?

Credo sarà una sorpresa.

O meglio, per me lo è stata di sicuro.

 

P.S.

Riconfermo di non conoscere l’età media dei lettori, pertanto per qualcuno ciò che scriverò e farò ascoltare sarà peggio di un ideogramma cinese.

Me ne scuso anticipatamente.

SAD BREAK

Un bracciante africano è morto di fatica e per il calore in Puglia durante la raccolta dei pomodori.

Solo chi pensa di “essere stato in Africa” passando una settimana in un hotel a cinque stelle a Sharm El Sheik può essere scioccamente stupito perchè “hanno la pelle nera adatta (?) al sole”.

Mi è subito venuto in mente un episodio accadutomi una quindicina d’anni fa.

Vivevo con quella che sarebbe divenuta mia moglie alla periferia di Mombasa.

Era Gennaio, un mese ottimo per il clima, sole pizzicante per l’alta temperatura ma sopportabile per la scarsa umidità e per la brezza costante che proviene da Sud-Est.

Stavo girando da un’ora alla ricerca della “pianta magica”, il Mwarubaini o “forty diseas”, perchè mi era stato riferito che era una pianta il cui decotto di foglie era curativo, appunto, per quaranta tipi di malattia.

Avevo in mano solo una foglia di quella pianta ma non riuscivo a compararla con niente che le assomigliasse.

Decisi di fermare un paio di giovani per avere informazioni.

Il loro inglese era quasi peggio del mio (di allora) però riuscimmo a capirci.

Erano della tribù Taita, una delle più piccole, però conoscevano bene quella pianta.

La cosa, un po’comica in verità, fu quando alla mia domanda su dove avrei potuto trovare quella pianta mi dissero che era esattamente dall’altra parte della strada.

La attraversammo e cominciammo “a parlare”: “… voi la usate?” “… in quali situazioni?” e così via.

L’arte gesticolatoria italiana fu di grande aiuto, ma non dirò come la usai per indicare le possibili “malattie” per cui si usavano i decotti.

La “conversazione” durò una quarantina di minuti e la cosa che notai  fu che dalla posizione di partenza me li trovai dalla parte opposta, come avessimo fatto una rotazione impercettibile di 360°.

Capii subito che loro SEGUIVANO L’OMBRA DELLA PIANTA, e non stavano mai al sole, mentre io, con la mia camicia di lino e il cappellino in testa, sì.

Credendo di fare una battuta di spirito, nel mentre offrivo loro un’ultima marlboro – allora si poteva fumare per strada, oggi è TEORICAMENTE proibito – chiesi loro se avessero paura del sole.

La loro risposta fu fulminante ed indimenticabile e diceva così: “Il sole da la vita ma può dare anche la morte”.

Sono sicuro che lo sapesse anche Camara Fantamadi, il bracciante maliano deceduto per il sole e la fatica in terra di Puglia.

Ma non aveva alternative.

Morire di fame o di fatica ha la stessa valenza?

Io credo di no.

LA DOCUMENTAZIONE RITROVATA

Dopo aver rovistato nell’immane casino di ogni tipo di documentazione personale, quella (parziale)  utile per il prossimo Topic c’è.

Ne discende che tra domani e Domenica potrei buttar giù quattro/cinque fregnacce.

L’umore dipenderà da quello che faranno i “frugali” ex-invasori discendenti di Klemens von Metternich in quel di Londra.

Oh, così è (se vi pare).

Non vi pare?!

L’è stesso.

REVISIONE

Calma, nessun riferimento ad una rilettura storico-politica nè tantomeno alla “cancel culture“, anche se su quest’ultima esasperazione del “politically correct” qualcosina da dire ci sarebbe, ma non ora.

Come per le automobili, che ogni due anni vanno revisionate, è in corso una revisione del contenitore organico che è il mio corpo, le cui strumentazioni di bordo stanno dando segnali da verificare.

Quindi?

Entro la fine della settimana dovrebbe arrivare un  Topic “leggero” che avrà il difetto d’essere, come si usa dire, un po’ di “nicchia”.

Ad maiora.

E alla malora chi so io.

IL CAPPELLAIO MATTO

In attesa del Topic ho ricevuto una garbata e-mail che pubblico.

“Caro Gazzini, non ha l’impressione curiosa – e abbastanza comica – che ci sia un leader politico molto ambizioso, cosa normale in politica, che continua a mettere il proprio cappello su ogni sedia, leggasi iniziativa del Governo, quasi a voler far intendere che c’è un Presidente del Cosiglio, ovvio, ma fa sempre quello che gli suggerisce lui. Ora uno può avere una libera opinione sul Presidente Draghi – la mia è buona in assoluto e ottima in confronto comparato con tutti i predecessori – ma vederlo come l’Alice di Lewis Carroll, sospesa tra ragione e fantasia, sfiora il ridicolo dove in realtà è immerso il Cappellaio Matto”.

Cordiali saluti.