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RIDATECI RAMAGLI E GIULIANI

Per una curiosa legge del contrappasso, nel giorno del trionfo europeo della Calzedonia di volley (18 anni dopo quello della Verona dei canestri in Coppa Korac), la Tezenis ha toccato il fondo, dominata nel derby di ritorno a Treviso in una partita senza storia, scivolando al decimo posto in classifica, addirittura fuori dai playoff.
Giocar male si può, capita a tutti, ma quello che sconcerta è la prestazione senza capo né coda della squadra di Crespi, svuotata nelle energie, con un gioco ostinatamente a senso unico sul tiro da tre. L’assenza di un centro di peso ha impietosamente messo a nudo le incoerenze delle scelte tecniche, che vanno spartite tra società e allenatore.
Il mercato estivo è stato non solo condiviso, ma sostanzialmente guidato dal coach, che poi nell’infinito e imbarazzante tira e molla durante il picco degli infortuni, non ha lesinato lamentele e critiche all’immobilità del club. Del resto provate voi a giocare con Michelori come unico centro. Ma sotto accusa è l’intero impianto di gioco di questa Tezenis, oltre che la gestione delle risorse umane dei giocatori.
Crespi può aver cambiato idea sulla decisione di puntare su un altro esterno per aumentare la cronica capacità offensiva della Tezenis, che ha la migliore difesa di tutta l’A2, ma anche (e di gran lunga) il peggior attacco: segna di più perfino la derelitta Matera. Cambiare opinione è legittimo, tuttavia una squadra ha bisogno di punti fermi, di sicurezza, di serenità, di rispetto. Qualità che difettano molto in questa stagione.
E’ vero che quello che conta è vincere, e se la partita finisce 41-40 il tifoso è contento per i due punti; ma se offri una pallacanestro sostanzialmente inguardabile e perdi pure malamente, il pubblico s’incazza. E i tifosi veronesi finora hanno sopportato anche troppo. Il basket proposto l’anno scorso non sarà stato il massimo, però la Tezenis vinceva, tra l’altro giocando con le top 16 dell’A2, e non con squadre arrivate dalla Silver o dalla serie B. Nessuna nostalgia del passato, solo una semplice constatazione.
L’impressione è che tra giocatori, dirigenza, staff, sia diffuso il sentimento di non vedere l’ora che finisca questa stagione, cominciata in pompa magna e proseguita di male in peggio.
E’ inaccettabile che la Scaligera si ritrovi a lottare allo sprint della regular season per strappare un posticino nei playoff. E questa gestione balorda, tecnica e societaria, ha pregiudicato la crescita compiuta negli ultimi tre anni dalla Verona dei canestri, dal consolidamento in città alla considerazione nel movimento nazionale. L’infausto esito dei playoff 2015 fa parte del gioco e chi doveva pagare ha pagato. Adesso, invece, ci stiamo facendo ridere dietro da mezza Italia.

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