Chissà un giorno faremo il centro sportivo… per farci giocare i magazzinieri. A meno che Setti non decida di mettere sul mercato pure loro.
Concedetemi la battuta, mi serve solamente per sottolineare un aspetto più serio che ritorna sempre. Ma prima un suggerimento: non sconcertatevi per la campagna di “liquidazione” dei migliori giocatori della rosa. E non perché nella vita ci sono cose più serie (tipo la siccità, per dirla con lo “zio” di Benigni in Johnny Stecchino) – il calcio è roba seria, “la cosa più importante tra quelle meno importanti” Sacchi dixit – ma perché Setti, alla fine, rimane coerente con ciò che ha sempre fatto. Tenere la gestione piana (con una parola fighetta e alla moda potremmo dire “sostenibile”), vendere quelli bravi a prezzi… concorrenziali per compiacere e ingraziarsi il sistema politico del calcio (ergo i presidenti che contano, sarà un caso ma noi trattiamo i giocatori perlopiù con Lazio, Monza e Napoli) e nel contempo fare business.
Il calcio nella sua sostanza, (cioè l’ambizione, la ricerca del miglioramento tecnico, il consolidamento in alto) per Setti è un orpello, un contenitore e non il contenuto, se volete il pretesto o un volano per il business. Insomma più che calcio, qui sembra finanza (tutto legittimo e, aggiungo, Setti non è il solo, è il calcio di oggi). Non a caso, come ha scritto Vighini, anche quando si parla di calciatori, in sede comanda l’amministratore delegato e non il direttore sportivo, chiunque esso sia. Per questo Tony D’Amico ha salutato. Idem lo stesso Juric, magari con un anno d’anticipo (e per quanto Cairo abbia il braccino non paragonatelo a Setti dai…). Per tacere di Tudor. Chi è arrivato al posto loro è probabilmente più accomodante (Marroccu), o è semplicemente un emergente a cui questo Verona per ora può andare bene (Cioffi).
Quindi non stupitevi se Setti parla da anni di investimenti immobiliari (la nuova sede realizzata, il centro sportivo che è un po’ come il Godot di Beckett, lo stadio…lasciamo perdere, ricordate quello fantomatico dei messicani a cui credeva solo Sboarina?) e poi ogni estate vende con disinvoltura i migliori giocatori. Da anni lo chiamo ironicamente “la penna più veloce del nord-est”, per la subitaneità nel vendere i calciatori bravi.
Ma non c’è contraddizione in questo, anzi. È il famoso piccolo cabotaggio che racconto da anni. In attesa di capire cosa Setti deciderà da grande: il Verona o il Mantova?