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LA PONTA CHE FRACA

Cacia, Cacia, Maietta. E il derby è andato. Oggi abbiamo capito che cosa vuol dire avere “la ponta che fraca”. Quel giocatore che i vari Pastorello eccetera eccetera eccetera non ci hanno mai portato (episodio di Bogdani a parte), e che a Verona è sempre mancato. Fu l’errore più grande di Bonato, che invece di acquistarne uno forte ne prese tre che fecero solo casino nello spogliatoio.

Ricordarsi il passato per godersi il presente e anche il futuro. Del doman non v’è certezza scriveva Lorenzo de Medici che vedeva la giovinezza sfuggirgli via, ma se hai un attaccante è molto meglio. Dire se Cacia ne segnerà dieci, venti o trenta è impossibile. Di certo però, c’è che un bomber così non l’abbiamo mai visto, o forse era tempo che non si vedeva. Chi ricorda? Boh, adesso non saprei, forse Totò De Vitis, per quella fulminea prontezza con cui batte a rete e quelle verticalizzazioni che tagliano a fette le difese degli avversari. Due palle e due gol. Dopo di che corre l’obbligo di parlare di una prestazione che ancora non convince in pieno, anche se viene da dire, a pieni polmoni: chissenefrega. Se si vince va bene così, però è chiaro come il sole del Menti che qualcosa ancora non gira alla perfezione. Due errori abbastanza madornali (ma personali) hanno tenuto vivo il Vicenza, poi prestazioni così così da tanti gialloblù ancora alla ricerca della condizione.

Da rivedere, a mio avviso (il calcio è bello perchè è un’opinione) Jorginho che non ha ancora la personalità per prendere in mano la squadra dalla cabina di regia. Poi devono crescere Rivas (che non m’è dispiaciuto al contrario di molti…) e Gomez. Ma anche Hallfredsson ha ancora il freno tirato. Per me siamo solo al sessanta per cento e ciò è confortante. Se vinci una gara così e ti manca da esprimere il 40 per cento del tuo potenziale, chissà cosa potremo fare nei prossimi mesi. Intanto godiamoci l’imbattibilità e la zona play-off. E un derby settembrino a Vicenza che è sempre un bel andare.

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