Sarebbe bello poter celebrare questo miracolo. Ma non c’è tempo e non è il caso. Purtroppo il ritardo accumulato per le dabbenaggini gestionali della prima parte del campionato non ci permette di godere appieno di quanto ha fatto il Verona da gennaio in poi. Servirà un’impresa gigantesca, si diceva, e il Verona questa impresa la sta realizzando. Peccato però che tanta bellezza sia servita solo a rimetterci in linea di galleggiamento.
A oggi il Verona è ancora al terz’ultimo posto, quindi virtualmente in serie B. Vuol dire che lo straordinario cammino intrapreso è servito solo ad alimentare la speranza. Il difficile, cari amici miei viene adesso. Non voglio fare il pompiere ma sono realista. Il Verona ha vissuto grazie a uno slancio emozionale sovraumano, ha colmato lacune, si è rimesso in piedi dopo che un treno gli era venuto addosso. Ora il rischio è di pensare e soprattutto credere di aver raggiunto il traguardo.
Invece il difficile viene adesso. Grazie a Sogliano, la mossa del cavallo di Setti, come racconterebbe maestro Camilleri, l’Hellas ora può sperare. Ma non si può fermare, non può accusare cali, non può permettersi di perdere altri punti per strada. Lo deve fare con l’arma della sana ignoranza che lo ha condotto fuori dalla palude in cui si era ficcato il 13 novembre quando aveva due piedi e la testa già in serie B.
C’è modo anche di essere più ottimisti. Partiamo dagli acquisti. Il capolavoro del ds che a costo zero ha portato giocatori bravi e soprattutto perfettamente funzionali al gioco di Bocchetti e Zaffaroni. Ma un merito va anche ai due allenatori. Bocchetti che ha preso il meglio da Juric e Zaffaroni che ne ha mediato le ingenuità e le esperienze. Ma qui il discorso ci riporta ancora a Sogliano che ha voluto regalare a Bocchetti quelle due partite fondamentali contro Torino e Cremonese, mettendolo nella condizione però di lavorare, assicurandogli appoggio pieno e forza nello spogliatoio. Bocchetti ha colto al volo l’opportunità, è cresciuto è maturato. E oggi il Verona, sembra di nuovo quella macchina possente che ha raggiunto tanti traguardi nei tre anni precedenti. Niente a che vedere con lo sfavillante Verona di Tudor, poco anche con quello del primo Juric che contava su gente come Amrabat, Pessina, Borini, Kumbulla e Silvestri. Questo Verona è pratico, ignorante, concreto, umile. E con queste armi ora spera.
Nella magnifica vittoria contro la Salernitana ci sono stati tanti protagonisti. Ma uno a mio avviso merita un sincero e meritato applauso: Lorenzo Montipò. Non ne abbiamo mai risparmiata una a questo portiere, ci ha sempre lasciato un po’ scettici, mai pienamente convinti. Spesso ne abbiamo messo in risalto gli errori, a volte ridimensionato i meriti. Stasera, dopo il miracolo su Piatek, dobbiamo ammettere che senza quella straordinaria parata non saremmo qui a parlare di futuro per il Verona. Montipò è uno di noi, senza dubbio. Se questa squadra entrerà nella storia salvandosi, ci sarà sicuramente la sua firma sull’impresa.

