LETTERA A DOMENICO GIRARDI

Caro Girardi,
chi le scrive è stato nella sua gioventù un fans di Preben Elkjaer Larsen. Preben era un campione danese, che, sbarcato in Italia, fece vincere al Verona uno scudetto.
Parto da lontano per farle capire quali campioni abbiamo ammirato qui a Verona. Elkajer è stato uno di questi ma prima di lui abbiamo potuto vedere un certo Gianfranco Zigoni da Oderzo, che metteva le scarpette rosse e la pelliccia quando il mister di allora lo relegava in panchina.
I nostri papà invece ci parlavano di Emanuele Del Vecchio, di Sergio Sega e Gigi Caldana, di Guido Tavellin. Siamo cresciuti, qui a Verona con il mito delle due torri, non quelle crollate a New York, ma Bui e Traspedini, due attaccanti eccezionali. Ma non possiamo dimenticarci di Mascetti e di Livio Luppi e del "gringo" Clerici
. Poi vennero a Verona Penzo, Galderisi, Iorio, Inzaghi, Maniero, Mutu, Adailton e Bogdani. Così, tanto per gradire, abbiamo visto anche Marco Pacione e Paolino Rossi, il bomber mundial.
Questo per spiegarle che di attaccanti ce ne intendiamo.
Purtroppo, come è nella storia di ogni società ci è capitato di vedere anche clamorose ciofeche. Vado a veloce memoria: Capuzzo, Calloni (che comunque in venti partite fece sei gol in serie A) Raducioiu, Max Vieri, Lamberto Piovanelli. Gli ultimi, i peggiori, sono quelli che l’hanno preceduta: un certo Da Silva Barbosa e Daniele Morante che lei avrà conosciuto in questi giorni (è quello che passeggia di tanto in tanto lì all’antistadio e che prende uno stipendio almeno sette volte il suo…). Queste righe sono per dirle che noi, con tutto il cuore, ci auguriamo che lei appartenga al primo gruppo e che ripeta le gesta di Superpippo,di Preben, di Nanu e ci faccia dimenticare al più presto le scarponate di Da Silva e la tristezza di Morante.
Per fare questo, però, lei lo sa meglio di noi, è necessario fare gol. Esattamente il contrario di quello che, purtroppo, ha fatto lei e i suoi colleghi domenica a Lumezzane. In bocca al lupo, dunque.

Ps: cari amici del blog, parto in questo momento per un viaggio nell’Hellas, pardon in Grecia. Spero di avere sull’isoletta dove mi reco, collegamenti Internet che mi tengano informato su quanto succede qui. Comportatevi bene e fate i bravi. Ciao, vigo

FORZA HELLAS

 

A te che mi fai piangere

a te che mi fai incazzare

a te che… sempre e solo Hellas


A te che mi hai dato

momenti che non posso dimenticare

A te che annaspi

e non puoi annegare


A te che hai i colori gialloblù

a te che mi hai fatto

bagnare e correre e sorridere

nella fontana della mia città


A te che hai conosciuto

ladri e banditi,

a te che mi hai fatto abbracciare

ad amici che non conoscevo


A te, per tutti

i miei fratelli con

il cuore a due colori


A te per tutti noi

che siamo in fondo

un poco fuori


a credere che

l’inferno non sia questo

ma un posto blu e giallo

nella testa un sogno

e nel sangue un grande sballo


Un tricolore nel mese di maggio

ed è lì che per me e per i butei

sei il nostro tatuaggio.


Vai grande e vecchio Hellas

vai e buon viaggio…

STORIA DI ALBERTO, TIFOSO DELL’HELLAS

 

Giorgio Tremante è una persona straordinaria. Ha visto due figli morire e uno costretto su una sedia a rotelle, dopo che erano stati vaccinati. La sua battaglia contro la vaccinazione obbligatoria è ormai da anni uno scopo di vita.

E’ ormai provato (e questo grazie alle battaglie di Giorgio) che sia stata la vaccinazione per la polio Sabin la causa dello scempio.

Il primo figlio di Tremante è morto all’età di sei anni. Si chiamava Marco. Era il 1971 e Giorgio aveva già capito tutto. Era stata la vaccinazione a portargli via il figlio.

Cinque anni dopo nascono Andrea ed Alberto, due gemellini. Tremante, ricordando quello che era successo a Marco, si oppone in tutte le maniere per non vaccinarli. Ma non c’è nulla da fare. Per lo Stato se non vaccini i figli, sei un fuorilegge. I bambini avevano otto mesi. A quattro anni la situazione degenera. Andrea viene ricoverato all’ospedale in seguito ad una crisi. Giorgio Tremante implora i medici almeno di non dargli farmaci immunodepressivi. I medici lo trattano da rompicoglioni e vanno avanti con le cure. Cinque ore dopo il ricovero, Andrea muore.

Nell’83 Giorgio Tremante si ritrova nella stessa situazione con il secondo gemello, Alberto. A causa di un’insufficienza respiratoria, Alberto viene sottoposto ad un’operazione alla trachea. Dopo sei mesi di ricoveri, a Giorgio dicono che per Alberto non c’è nulla da fare. Tremante a questo punto si ribella. Cerca di portare via il figlio per sottoporlo ad una terapia immunostimolante. La struttura sanitaria, si rivolge così ai giudici, e Tremante deve persino subire la sentenza che gli toglie la patria potestà.

Sotto la responsabilità diretta del papà, Alberto viene comunque curato con farmaci immunostimolanti ed è ancora vivo.


Alberto è un tifoso del Verona. Vive per l’Hellas. Stamattina è venuto a trovarmi in redazione. Per il suo compleanno gli ho regalato una maglietta gialloblù che gentilmente Riccardo Prisciantelli mi ha fatto avere. Alberto mi ha detto grazie con l’alfabeto muto.

Per chi vuole saperne di più sulla battaglia di Giorgio Tremante www.tremante.it


Ps: ai due fratellini Tremante scomparsi per colpa della vaccinazione obbligatoria verrà dedicata ad ottobre una piazza a Porto San Pancrazio.

VERONA CHE SCHIFO: LA DIFESA DI REMONDINA

 

Una schifezza. Giusto per essere chiari e senza tanti giri di parole. Prima volta che vedo l’Hellas dal vivo e francamente se me ne restavo a casa era meglio.

Così tanto schifo, che francamente non può essere vero. Non entro nel merito del modulo tattico. Quando giochi così, qualsiasi numero applichi esce sempre una ciofeca.

Partiamo allora dalla condizione fisica. A fine gara blocco il nostro Remondina e chiedo: mister, perchè non corrono? Risposta: è una squadra “grossa” dal punto di vista fisico, molto grossa e molto massiccia. I “carichi” di lavoro importanti, hanno creato l’attuale situazione. Per come la vede il mister, il modulo è efficace se c’è rapidità sulle fasce, se ci sono sovrapposizioni e tagli, se ci si muove senza palla. Insomma la base minima indispensabile sia che uno giochi col 4-2-3-1, col 4-4-2 o col 4-3-3.

Altra domanda a Remodina: era previsto questo ritardo di condizione? Risposta del mister: in parte sì e in parte no. Mi spiego meglio, mi dice Remondina. Girardi, Anaclerio, Corrent, Bergamelli, Conti, Moracci, in parte Campagna, in parte lo stesso Parolo, sono giocatori che non hanno il “cambio di passo”. Sono “compassati” e in più vanno in forma dopo. Ergo: ora il Verona ha necessità di avere giocatori che aggrediscono di più, che prendono campo e ribaltano il fronte con rapidità. Ad esempio, mi dice ancora il mister, quando è entrato Da Dalt è stata un’altra musica. Solo che in questo momento gli uomini che hanno quelle caratteristiche sono tutti fermi ai box. Puccio ha preso una botta al piede a Trento, Gomez si è allenato in pratica solo per i primi tre giorni di ritiro, Dianda è infortunato. In più c’è la necessità di far giocare quelli “grossi” proprio per arrivare in forma in campionato.

Chiedo poi di Tiboni: mister, spiegami questa posizione, perchè a me sfugge la tua scelta… Dunque, mi spiega Remondina, innanzitutto parto dalla considerazione che Tiboni è un buon giocatore. Uno di quelli che vorrei sempre far giocare. Ha centimetri, peso e tecnica. Il fatto di partire largo non pregiudica le sue caratteristiche. In pratica Tiboni deve “tagliare” in mezzo e andare a fare la seconda punta dietro a Girardi, il quale, invece, molto bravo nelle “spizzate” e nel dai e vai, resta un po’ più avanti. Anche qui, spiega Remondina, il problema non è Tiboni, ma lo spazio lasciato libero da Tiboni. E’ lì che bisogna “entrare”, “aggredire”, altrimenti resta il buco e il movimento non serve a nulla.

Alla fine il capitolo difesa: qui il mio giudizio è stato netto. Vista così è una difesa da retrocessione. Il gol preso con la Sambonifacese denuncia pesantissimi limiti tecnici ancor prima di quelli tattici. E i limiti tecnici sono sempre i più difficili da rimediare. Su questo argomento anche Remondina è stato molto chiaro: la difesa è giovane e, così com’è, è una difesa che ha bisogno di tantissimo tempo per crescere. Tempo che evidentemente non c’è (ecco qui la differenza tra essere a Sassuolo, a Cittadella e a Verona…). Quindi, conclude Remondina, ho parlato con la società. Faremo quello che c’è da fare per sistemare il reparto.