So di innescare un vespaio. Perchè quando si parla di moduli siamo tutti allenatori. Dirò subito allora che io sono assolutamente e pienamente d’accordo con Remondina di adottare il 4-3-3 per il nuovo Verona.
E’ questo infatti lo schema di gioco più "adattabile" ad una squadra di calcio moderna, quello che offre più soluzioni ed anche il meno statico durante l’andamento di una partita. Iniziamo dalla difesa.
Ormai tutti sono concordi nel dire che la linea a quattro è quella più semplice da insegnare e da applicare. E’ quella che offre il maggiore equilibrio. Dire linea a quattro può voler dire però tutto o nulla. Le interpretazioni sono infinite. Alta o bassa? E i laterali? Spingono o si fermano? Va avanti solo il destro o solo il sinistro? Si stacca il centrale nelle azioni da fermo (angoli o punizioni)? Sono tutti dettagli che fanno la differenza. Come la lettura del fuorigioco. Qui è necessario parlare di coralità a maggior ragione rispetto ad altre fasi di gioco. Se scatta il pressing e con palla "coperta" la difesa si deve alzare, ma fino a che punto? E’ chiaro che nel Verona questo grande lavoro di lettura delle varie situazioni lo dovrà fare Sibilano. Già nella partita con la Fiorentina i compagni cercavano Lorenzo, anche semplicemente con lo sguardo proprio per trovare un punto di riferimento.
Ed è vero anche che proprio ricoprendo un ruolo così delicato, Sibilano dovrà crescere moltissimo e in fretta, sia dal punto di vista della condizione fisica, sia da quello fisico. Oggi infatti appare ancora un po’ troppo lontano dall’essere un leader del reparto arretrato. E’ piaciuto invece Campagna che ha accompagnato spesso l’azione con veloci sovrapposizioni e lo stesso hanno fatto a sinistra prima Moracci e poi Loseto.
L’impressione è che vedremo un’Hellas meno ingessato rispetto a quello che abbiamo visto nell’ultima stagione, con i terzini (massì, chiamiamoli ancora così…) che spingeranno di più anche se non in maniera dissenata.
E siamo al centrocampo, il vero nodo di tutta la squadra. Qui sono subito chiaro: a mio avviso per essere perfetto il 4-3-3 deve avere un centrocampista in grado di dare i tempi a tutta la squadra, un regista dal lancio profondo e avrete capito che il mio prototipo personale di giocatore di questo tipo porta direttamente a Vincenzo Italiano. La miglior interpretazione del modulo è stato non a caso il primo Verona di Ficcadenti che aveva Bogdani a dare tempi in attacco, Italiano che lanciava Dossena, Cassani e Behrami negli spazi, e Cossu e Adailton a fare i folletti sulle fasce da dove in realtà partivano sempre per convergere al centro e creare infinite varianti con i vari inserimenti.
Senza un giocatore come Italiano, a mio avviso è più difficile fare questo tipo di gioco. Ma si può comunque ovviare con alcuni escamotage. Remondina si affiderà a tre “mastini”, grandi conquistatori di palloni, come Garzon, Bellavista e Corrent. Da quello che sono riuscito a capire nella gara con la Fiorentina l’obiettivo è andare costantemente alla caccia del pallone, per poi fare giocate semplici ma efficaci. Una delle migliori palle gol è arrivata proprio con uno schema di questo tipo. Palla conquistata da Bellavista a centrocampo, lancio per Garzon che da destra ha messo in mezzo per Girardi che poi ha girato di testa verso la porta di Avramov. Non avendo un giocatore che può sorprendere con il lancio lungo, sarà decisivo che il Verona si muova con perfetti “tempi” di gioco. Rivediamo l’azione descritta precedentemente: qui è Garzon con il suo perfetto inserimento a permettere la giocata “facile” a Bellavista, mettendolo in condizione di fare una cosa bella ma &ldq
LA PRIMA IMPRESSIONE
Un po’ di giorni di riflessione mi sono serviti per tirare un primo giudizio sulla nuova squadra. Gli elementi che ho in mano per darvi un primo giudizio sono pochi e legati più che altro a “sensazioni”. A volte però l’impatto “epidermico” è più importante di mille altre valutazioni.
La prima caratteristica che salta all’occhio è che si tratta di una squadra giovane. Bella scoperta, direte… Sì, ma ora vi spiego… E’ una squadra giovane per tanti piccoli particolari. Esempio: guardavo questi ragazzi mentre parlava Nardino Previdi. Tutti zitti, attenti, come se realmente fossero al primo giorno di scuola. Un’attenzione che sottointendeva anche un minimo di soggezione. Pensavo a come si sarebbe comportata una squadra navigata: sorrisetti, buffetti, noia… Niente di tutto questo ho riscontrato. Anzi, ho visto esattamente il contrario.
E poi le interviste. Vissute come una grande occasione per farsi conoscere, tutti disponibili, molti emozionati. E’ una gioia per uno che fa il mio mestiere vedere come si approcciano al mondo esterno questi ragazzi e pensare a quanto e come matureranno…
Mi è piaciuto molto anche l’atteggiamento dei vecchi: Bellavista è un assoluto leader, bastone e carota, giusto per capirsi. Battuta sempre pronta, risata, ma quando occorre… occhiata velenosa.
Ma ho rilevato occhi diversi anche in Sibilano. Sembra che il fantasma della passata stagione abbia di nuovo lasciato il posto all’ottimo giocatore che avevamo ammirato in precedenza.
Corrent parla poco. E non è un male. E’ uno di quelli che sembra sempre che dica: attaccati alla mia ruota e vediamo se riesci a starmi dietro.
Conti è un ragazzino fresco e vivace. Ha la parlata romana e la simpatia dentro. Assomiglia a Cassetti per aspetto fisico (un po’ meno alto), ma ha la mente sgombra. Niente a che vedere con la tristezza di fondo di Greco (giusto per restare in terra romana) che evidentemente (al di là dei gravi infortuni) ha sempre pensato a Verona come tappa di passaggio.
Di Puccio avete già visto tutto: s’è battuto la mano sul petto, ha detto che i piedi non sono granchè ma che compensa il cuore… Se questo è l’inizio…
Remondina ha capito subito l’importanza della piazza. Sudato e teso, l’ho visto saltellare di qua e di là. Sa che questa è la sua grande occasione. Avendolo voluto Previdi contro tutti, sa anche che non dovrà temere nulla da parte della società. Mi pare uno che ha le cosiddette palle quando deve parlare a viso aperto. Tecnicamente non lo conosco e il suo lavoro sul campo tutto da scoprire.
E poi la società. Intanto c’è, esiste, si vede e si sente. Dopo mesi passati nella vacuità più assoluta, ora Previdi e Prisciantelli hanno dato regole, fissato orari, dato l’indirizzo. Quando parti così sei già in vantaggio.
Persino Pierino Arvedi m’è sembrato diverso. Dopo mesi passati in stato confusionale, tra un cardinale (finto) e una valigetta di soldi (falsi), impegnato più a far firmare
BUON VIAGGIO VECCHIO HELLAS
Sabato si parte. Un nuovo viaggio verso l’ignoto. Che mai come quest’anno sarà ancora più ignoto. Il vecchio Verona, claudicante per i suoi 105 anni, ma ancora vivo, è pronto a rimettersi in marcia. Chi non viaggia, diceva Bruce Chatwin, non conosce il valore degli uomini.
Ed infatti per conoscere il valore dei nostri ragazzi, bisogna per forza mettersi in viaggio. E’ possibile oggi giudicare questa squadra? Francamente l’esercizio è impegnativo e persino inutile tante sono le variabili che faranno la differenza. Chi conosce Campagna? E Bergamelli? E Conti? E Da Dalt? Ma anche conoscendoli è impossibile oggi sapere quanto daranno in gruppo, quanto la maglia del Verona li farà correre oppure li bloccherà, che rapporto avranno con i compagni e di conseguenza che umore si respirerà nello spogliatoio.
La scommessa di Previdi e Prisciantelli è in effetti estrema. Dopo i pessimi risultati della scorsa stagione e una situazione finanziaria al limite del collasso (se la società avesse tenuto gli stessi giocatori dell’ultima stagione il monte stipendi sarebbe lievitato ad oltre cinque milioni di euro), il Verona si affida ad un manipolo di guerrieri (Bellavista, Sibilano, Corrent) e ad un gruppo di ragazzini. Qualcuno con un pizzico d’esperienza, qualcuno neofita. La promessa di Previdi, l’unica che ha fatto fino ad oggi, è che questa squadra lotterà molto e non sarà mai doma.
La parola d’ordine, la stessa che anche Remondina ha già fatto intendere: non molleremo mai. Speriamo sia così. Anche se non è abbastanza. Verona non può accontentarsi di essere il Foligno o il Sassuolo, con tutto il rispetto nei confronti di due società serie ed organizzate.
Non è possibile per il grande seguito che l’Hellas continua ad avere, per la passione infinita della sua gente, per l’importanza di vestire questa maglia che in un recente passato è appartenuta a grandi campioni che hanno fatto la storia del calcio italiano.
Volenti o nolenti questo passato, sebbene oggi molto lontano, continua a pesare. Da una parte c’è l’esigenza di vincere subito per tornare in serie B, un obiettivo che continuiamo a considerare minimo per questa società.
Dall’altra parte c’è il bisogno di prendere tempo, di allungare i programmi per rimediare ai mille e passa errori compiuti dal proprietario della società nell’ultimo anno e mezzo. Purtroppo, lo sappiano Previdi e Prisciantelli, non per colpa loro, è impossibile alla piazza aprire nuove linee di credito. Chi ha preceduto i due dirigenti attuali sono stati personaggi dall’abile capacità di manipolazione della pubblica opinione, grazie anche al supporto di media troppo amici e poco (se non nulla) critici. Personaggi che hanno fatto credere che il Verona fosse la Juve della serie C, e prima ancora che ogni anno fosse l’anno zero, mentre si assisteva ogni volta a rivoluzioni che altro scopo non avevano se non andare a rimpinguare le casse della società misteriosamente sempre in rosso.
Alla fine la triste realtà è che il Verona ha lottato per non cadere in C2 e lo ha fatto, come abbiamo scoperto, con una gestione pazzesca che ha ridotto la società sul lastrico. Solo abbondanti iniezioni di denaro, unite ad al
I HAVE A DREAM
I’ve a dream. Lorenzoquelvero, è un tipo tosto. Uno di quelli che non mollano l’osso facilmente. Un tipo che quando addenta una preda, la tiene ben stretta anche se attorno a lui infuria la bufera o peggio l’indifferenza.
Un paio di anni fa Lorenzoquelvero, invece di remare sempre “contro” ha fatto una cosa “pro”. Ha fondato, assieme ad altri volenterosi tifosi gialloblù, il Comitato Pro Hellas Verona.
Guardate che sembra una sciocchezza, invece è un rovesciamento epocale. Il Comitato, prima che Pastorello uscisse di scena, aveva un’idea, un sogno: creare un azionariato popolare che potesse finalmente risolvere i problemi del Verona.
Un’azionariato piramidale: cinque “super-soci”, una ventina di soci “premium”, almeno diecimila soci “popolari”. Raccogliere oltre una decina di milioni di euro non è un’utopia.
Venerdì, durante la cena del blog, Lorenzo me n’ha parlato ancora. Dimostrandomi che l’idea è ancora oggi realizzabile. E devo dire che ha fugato tutte le mie perplessità.
Per prima cosa: sappiamo come trovare i cinque “super-soci”. Anzi li abbiamo già trovati. I nomi li sappiamo tutti. Sono tifosi del Verona, imprenditori, magari non di gigantesche proporzioni, ma pronti a fare carte false per entrare nella stanza dei bottoni. Loro, potrebbero mettere una cifra attorno al milione e mezzo di euro a testa (e sarebbero sette e mezzo).
Anche per gli altri venti (diciamo attorno ai centomila euro) non ci dovrebbero essere troppe difficoltà (e sarebbero altri due milioni)
E poi la grande base: uomini di buona volontà pronti a tirare fuori mille euro per essere soci dell’Hellas Verona (un altro milione).
Se riusciamo a fare questo, mi dice Lorenzo ottenendo la mia più completa approvazione, fermiamo d’istante tutti quei giochetti da “poteri forti” che vorrebbero la creazione di una sola squadra in questa città. Nessuno più delle gente e meglio della gente può fermare questo processo. A quel punto, l’Hellas sarebbe veramente salvo.
Unico problema: serve un personaggio che riesca a fare da collante e da calamita. Un personaggio pubblico che abbia coraggio da vendere e sia disposto a mettere in piazza la sua faccia per l’operazione.
Fino ad oggi non s’è trovato. Lorenzo sta lavorando per questo. Io gli do ufficialmente una mano. Vediamo se riusciamo a fare una cosa “Pro”, dopo tante battaglie “Contro”.
E PENSARE CHE C’E’ CHI STA PEGGIO DI NOI
Sinceramente non lo credevo. Stare peggio di un tifoso dell’Hellas che ha sofferto come un cane per tutta la stagione? No, non pensavo che fosse possibile. Non credevo che fuor di queste mura ci fosse qualcuno che sta soffrendo come noi, anzi molto più di noi. Stamattina, con spirito masochista ho fatto un tour in Internet e sono andato a sfogliare i siti dei tifosi della Lucchese, società in aspra crisi, ormai ad un passo dal baratro. Che tristezza. Hanno un presidente che si chiama Fouzi Hadj il quale pare essersi dato alla macchia e nei commenti ci sono parole laceranti che, purtroppo noi conosciamo bene.
Esempio, scrive una tifosa: Io è tre giorni che non parlo (e non dormo) perchè non ho niente da dire…nel senso che mi sento inutile e insignificante verso una maglia che vedo agonizzante e mi fa rabbia non poterla aiutare….ed è una senzazione bruttissima non poter aiutare chi si ama, come se davanti a me ci fosse un muro di vetro dove continuo a picchiarci la testa e il cuore ogni secondo di ogni giorno.Se falliremo…ripartiremo…non lo so se riuscirò ad esultate ad esaltarmi delle vittorie in serie D o se ad ogni gol me ne resterò seduto guardando il vuoto in attesa che il tempo mi riporti quello che mi è stato tolto, ma sarò lì nell’attesa di ritrovare una cosa mia…
La Lucchese mi sembra finita. E in crisi nera è anche il Venezia che anche quest’anno non ha presentato la fidejussione per l’iscrizione e sicuramente partirà penalizzata. Anche lì lacrime a gogò.
A Messina compaiono articoli di questo tenore: Renato Favero, ds del Messina il cui contratto è scaduto ieri, ha trovato un accordo con la società per svolgere il ruolo di consulente esterno nella campagna trasferimenti della compagine biancoscudata. Favero avrà il compito di cedere l’intero parco giocatori dell’organico giallorosso. Intanto il Presidente Pietro Franza ha precisato, con una lettera aperta alla Figc e alla Lega, che non sarà garantita la regolarizzazione economica della posizione della società qualora nuovi imprenditori non decidessero di rilevarla. Di conseguenza il Messina, certo di una penalizzazione di sei punti nel caso in cui dovesse partecipare al prossimo campionato di Serie B (la società non ha presentato alla Lega la necessaria documentazione relativa ai pagamenti degli stipendi dei calciatori), resterà in vita soltanto fino al 18 luglio, data in cui la Co.Vi.Soc. emetterà la sentenza con la quale rigetterà la domanda di iscrizione al torneo cadetto da parte dei Franza. Se per quella data nessuno avrà sanato i debiti dei peloritani, il calcio a Messina scomparirà.
Insomma, c’è chi sta peggio di noi. Se non altro Arvedi ha provveduto a pagare regolarmente tutti gli stipendi, ha presentato regolarmente la fidejussione, ha ricapitalizzato la società.
Ora però deve fare di tutto perchè il nostro paragone non sia con queste società. Il Verona deve specchiarsi nelle migliori realtà del calcio italiano e non con chi ha un piede nella fossa. Porca miseria, siamo pur sempre l’Hellas…
FINALMENTE SE MAGNA
Butei, è arrivata l’ora della cena.
VENERDI’ 4 LUGLIO, ORE 20.30
al ristorante il BERSAGLIERE (via Dietro Pallone, 1)
i frequentatori di codesto blog sono pregati di dare conferma all’e-mail di vigo entro martedì 1′ luglio a mezzogiorno.
con oggetto "conferma cena". Resta inteso che i suddetti bloggatori saranno ospiti di vigo come promesso durante la volata salvezza. Saranno presenti anche le telecamere di Telenuovo per illustrare la serata.
BUON APPETITO.
UN BAMBINO ALL’HELLAS CAMP
A volte si danno per scontate cose che in realtà scontate non sono. Per esempio l’amore per la propria squadra. Io (noi) che abbiamo vissuto lo scudetto e tante soddisfazioni, diamo per scontata la nostra passione per l’Hellas Verona. Ma perchè un ragazzino oggi dovrebbe tifare Verona? Quali sono i posters che attacca in camera? Che gioie gli ha dato la squadra in questi anni? Vi racconto un piccolissimo episodio.
Un mio nipotino in questi giorni sta facendo l’Hellas-camp. Una sorta di stage estivo dove per una settimana i bambini vengono calati nella realtà calcistica. Scopo dello stage è duplice: da una parte cercare nuovi talenti (ce n’è sempre bisogno) e in secondo luogo creare della “fidelizzazione” nei confronti dei colori della società. Per essere chiari: se un bambino a quell’età vestirà la maglietta del Verona, anche se solo per una settimana e solo per gioco, è probabile che quel bambino un giorno diventerà un tifoso dell’Hellas. Leggevo ieri che sono molte le società a fare questo tipo di camp estivi. Per esempio lo fa anche il Chelsea in un esclusivo villaggio turistico della Sardegna. Qui i bambini possono trovare addirittura Cech.
Allora mi sono chiesto: quale giocatore avrà mandato il Verona all’Hellas camp? Il mio nipotino con chi si starà allenando? Con Morante spero di no, mi sono detto. Non fosse altro perchè è dura che gli insegni il senso del gol. Forse con Greco? No, nemmeno lui perchè è tornato alla Roma. Forse con Rafael? No perchè è in Brasile. Comazzi? Non pervenuto. Ho chiesto informazioni. E da qui la mia sorpresa. Con i bambini dell’Hellas Camp c’era Giovanni Orfei, detto il “barone”. Il quale al 99 per cento lascerà l’Hellas il prossimo anno. Ma a parte questo: il bello è che Orfei ha firmato le magliette a questi bambini e il mio piccolo nipotino adesso non se la vuole togliere più. Come se avesse una reliquia. Come se fosse Cech per i ricchi-bambini-gigi del Chelsea. E’ proprio vero: non dobbiamo dare nulla per scontato. Noi avevamo Elkjaer, oggi c’è Orfei che al 30 giugno lascerà il Verona. Ma tutti e due hanno giocato per l’Hellas, una società che, adesso ne sono certo, non morirà mai almeno sino a quando qualche ragazzino continuerà a mettersi quella maglietta.
LA GIOSTRA DEL PRESIDENTE
Venghino signori, venghino alla bellissima giostra del presidente… Un giro su e un giro giù… Un colpo presidente, un colpo amministratore… Emozioni a raffica…
Al luna park di Cavalcaselle Nardino Previdi è diventato il nuovo presidente dell’Hellas Verona attraverso un criptico comunicato che di fatto non parla di presidenza ma di pieni poteri assegnati all’ex consulente tecnico.
E’ l’ennesimo giro di giostra a cui ci ha abituato Arvedi che deve avere imparato assai bene dal quel gran maestro di Gb Pastorello che una se ne inventava e cento ne faceva.
La valenza di questa decisione non so che valore abbia: riportare serenità nel Verona? Bah: quella tornerà solo quando i risultati si invertiranno e il Verona tornerà nelle categoria di competenza.
Ripicca per la contestazione? Può darsi, ma se fosse così Arvedi sarebbe come quei bambini ricchi che portavano il pallone nuovo nel cortile e quando gli si fischiava un rigore contro prendevano su il pallone e lasciavano gli altri venti amici lì con la classica frase: "Il pallone è mio e voi non ci giocate più".
Più fiducia a Previdi? Non credo che l’anziano ds ne avesse bisogno. Solo qualche giorno fa Previdi era dubbioso se accettare o meno l’incarico di consulente viste le sue condizioni di salute e oggi, non solo l’ha accettato, ma addirittura ha nelle sue mani un potere ancora più grande.
Io dico che il vecchio alpino dovrebbe anche iniziare a prendersi un po’ di responsabilità. Non è colpa di nessuno (se non sua) se ha preso il Verona da Pastorello gravato da montagne di debiti, se si è fidato di Cannella che gli ha fatto esplodere il monte ingaggi e costruito una squadra da "oggi le comiche", se ha preso Galli, Sarri e Cipollini e trattato con una banda di truffatori. Pensavo che uno come lui non si alzasse per quello striscione civile (e non offensivo) "Vendi il Verona". Se è veramente convinto di non cedere la società finchè non l’avrà riportatata in serie B, avrebbe dovuto restare al suo posto.
Nell’intervista che ho realizzato stamattina Previdi di certo non si tira indietro. Chiede solo alla piazza un po’ di tregua. Gli ho risposto e ribattuto che è "umano" per noi tifosi del Verona non credere più a nessuno dopo tutti i luna park che abbiamo frequentato in questi anni. La maggior parte dei quali, ahinoi, allestiti proprio da Arvedi.
PREVIDI, IL MERCATO E L’APPEAL DEL BRAND
Previdi, “stuzzicato” anche da noi giornalisti, ha parlato molto nelle ultime settimane. Ha esposto il suo piano di lavoro senza usare toni enfatici. Anche se non è “un cacciatore” come mi ha risposto nell’ultima intervista, ha volato basso. Nessuna promessa, nessuno spazio alla fantasia (tipo: “saremo la Juve della C”). Per nostra fortuna ha evitato anche di darsi voti.
Qualcosa s’è capito: il Verona sarà fatto da tanti giovani (molti in prestito), sperando che poi Remondina riesca a tramutarli in una squadra. Una strada inevitabile per evitare il fallimento che è sempre ad un passo, visto le scelleratezze gestionali di Arvedi e i “buchi-fosse-delle-Marianne” scavati da Pastorello e dalla sua P&P.
Giovani di primo piano come abbiamo capito dai nomi fatti trapelare. Di Carmine, Lanzoni, Puccio, Greco. Nomi che magari colpiscono poco il grande pubblico, ma nomi che hanno un grande valore per gli addetti ai lavori più attenti.
Il problema però è che fino ad oggi il Verona (Da Dalt e Bergamelli a parte) non ha ancora messo a segno un colpo. “Ora fateci lavorare” ha detto Previdi “dobbiamo concretizzare gli affari che abbiamo messo in piedi”.
Certo, basta però che il Verona non si faccia scavalcare da tutti: Di Carmine è andato al Qpr di Briatore, Lanzoni al Bari, Imburgia al Foggia, Greco è più vicino alla Roma che all’Hellas soprattutto se si andrà alle buste. Insomma, un piccolo consiglio: Previdi, se ci sei, batti un colpo. Così, giusto per far capire che pure l’Hellas avrà un ruolo in questo mercato in cui le "grandi" (non la Juve, l’Inter e il Milan…) si stanno già rafforzando (il Pescara di Galderisi è solo un esempio…).
Ps numero 1: si dice che arriverà un nuovo direttore generale che tra l’altro, ancora una volta, nulla a che spartire con la storia del Verona. Mossa da evitare. Previdi e Prisciantelli bastano a avanzano, inutile in questi tempi di vacche magre appesantire ulteriormente i bilanci. Altrimenti i discorsi di Previdi assomiglieranno molto a quelli di quei politici che prima tuonano contro la “casta” e poi appena eletti si alzano gli stipendi.
Ps numero 2: La società ha comunicato l’arrivo di un nuovo addetto al marketing: leggo le sue prime dichiarazioni e riporto: “In primo luogo cercheremo di aumentare l’appeal di un brand che vanta un’importante tradizione”. Brand? Appeal? Capisco le esigenze di un linguaggio specifico usato dagli “esperti” del settore. Ma quando in questi momenti, mi parlano dell’Hellas Verona come di un “brand” che ha “appeal” mi scatta un’irritazione naturale. E mi viene voglia di mandarli seriamente a c…
LA CURA DA CAVALLO (SPERANDO NON SIA DA ABBATTERE)
Lo scempio generato dalle passate gestioni dell’Hellas è sotto gli occhi di tutti. L’era Pastorello, associata al salasso Cannella e alla folle conduzione societaria di Arvedi hanno creato un mix esplosivo. Come scritto più volte, il Verona è sul baratro. Il bilancio è un colabrodo che resiste solo a colpi di ricapitalizzazioni imponenti. Il monte stipendi che il Verona ha in corpo e che dovrà pagare da qui ai prossimi anni ha raggiunto una cifra assurda: 13 milioni di euro. Solo il giochetto del cambio di tecnico a gennaio peserà per quasi due milioni di euro (parliamo di soldi al lordo, ma questo non significa che il Verona non li debba tirare fuori…).
I contratti dei giocatori sono fuori portata: Ma non per la serie C. Addirittura per la B e anche per la serie A. Come riportava Rasulo in una discussione del suo blog, sono state elargite cifre assurde per mediocri giocatori che ora si fanno forti di questi contratti. Potrei portarvi altri esempi che ho potuto vedere recentemente: Piocelle e Zeytulaev, giusto per fare due nomi. Dubito che ci siano giocatori nel Chievo (a parte due o tre) che percepiscano cifre simili.
Siamo ad un bivio. O il Verona fallisce e porta i libri in tribunale, oppure i bilanci devono subire una cura da cavallo (leggi taglio degli ingaggi). Arvedi dopo mille e una decisioni sbagliate, ha deciso di optare per questa seconda strada, in realtà l’unica praticabile. Come medico ha scelto un vecchio “bucaniere” dalla battuta feroce come Nardino Previdi, il padre di tutti i ds, come l’ha definito Sartori. Molto prima che Moggi diventasse il ras del mercato, Previdi era un imperatore. Furbo come pochi, sa trattare i giocatori con il giusto distacco. E’ frenato da innumerevoli problemi di salute ma ha una grinta senza pari e l’umano desiderio di sentirsi ancora “importante” come ai bei tempi.
La strada scelta parla chiaro. Il Verona sarà in larga parte composto da sconosciuti giocatori di C, qualche esperto già in rosa, e molti giovani speranze. E’ la strada giusta? A vedere quello che è successo quest’anno forse sì: il campionato l’hanno vinto Sassuolo e Cittadella che hanno superato squadroni come Padova e Cremonese. La sorpresa è stata il Foligno che tra i migliori giocatori in rosa aveva Parolo e Girardi che il Verona avrà dal Chievo.
Credo che la cura da cavallo di Previdi farà bene anche ad eventuali nuovi acquirenti. Il Verona sarà comprabile, infatti, solo quando questa cura sarà completata. Nessuna persona sana di mente, in questo momento si accollerebbe il monte ingaggi di cui ho parlato sopra. E questo ancora prima di sapere quanto vale l’Hellas. Volenti o nolenti questa è l’amara e dura realtà. I buoi sono scappati dalla stalla da un pezzo e forse invece di parlare per otto anni di Pastorello come un grande business-man e dare credito a squallidi personaggi che hanno affiancato Arvedi nell’inizio della sua avventura, la stalla bisognava chiuderla prima. I responsabili di questa situazione vanno ricercati anche tra chi ha appoggiato tali sciagure.