Tony D’Amico sa perfettamente qual è la verità: Juric è stato l’uomo più importante del Verona negli ultimi anni. Proprio lui che aveva scelto Fabio Grosso come allenatore, non ha dubbi. E, forse proprio per quell’esperienza negativa, per lui l’arrivo di Juric ha sancito il cambio di passo, il salto di qualità, il triplo carpiato del Verona. Ruvido fino all’esagerazione Juric ha tracciato un solco profondo nella società di Setti.
Incontentabile, sempre in fermento, esagerato nel tenere tutti sulla corda, Juric ha “costretto” ogni angolo della sede ad alzare il livello, a marciare veloce, a migliorare. Logorante, senza dubbio. Ma decisivo nella crescita dell’Hellas. D’Amico ha grandi meriti in questa crescita.
E’ stato il cuscinetto perfetto tra l’irruenza dell’allenatore, le sue richieste e le esigenze della proprietà. Mica facile. Trovare un punto d’equilibrio in un contesto del genere deve aver fatto venire il mal di testa al malcapitato Tony che però ha lavorato sia per l’allenatore sia per la società.
Quando si parla di Juric bisogna scindere nettamente due piani: quello sportivo e quello comunicativo. Nel primo piano l’allenatore croato è un fuoriclasse. Nella valutazione dei giocatori, nell’imprimere una svolta dal punto di vista dell’intensità, nel creare un gruppo sano, nell’applicazione di metodologie rigorose che spostano avanti le lancette degli orologi. E poi c’è Juric che comunica. Senza filtri, direttamente, fantastico nel mondo plastificato del calcio moderno, ma purtroppo con effetti collaterali pesanti. Perchè poi un conto sono le parole e l’altro i fatti. Juric poteva essere anche compreso nei suoi sfoghi se questi fossero stati finalizzati ad essere un pungolo per Setti e per la società. Ma tutto è crollato quando se n’è andato frettolosamente, due giorni dopo la fine del campionato, senza una riflessione, come se avesse già deciso da tempo. Ed è quello che è accaduto, perché ora che emergono altri particolari del clamoroso divorzio, si sa che Juric ha parlato con Cairo addirittura prima di Napoli e, dunque, quegli sfoghi altro non erano che tentativi di rompere con Setti, altrochè pungolo.
Ecco perchè Juric ora è diventato il grande nemico. Quello che stava per nascere tra lui e Verona era un amore enorme che l’allenatore ha buttato via senza romanticismo, senza sentimento e anche senza riconoscenza. Ci siamo sentiti “usati” e alla fine, lui che era in apparenza così diverso ha adoperato gli stessi metodi di tanti mercenari passati qui prima di lui. Difficile perdonarlo.