Cosa siamo senza la Storia? Nulla. Cosa sarebbe il Verona senza la sua Storia, che talvolta è anche la nostra? Solo una macchina da plusvalenze, arida, impersonale, inutile come un portafoglio.
Capire questo è molto semplice e basta per spiegare che quello che è successo al Meazza è un errore non tollerabile. Lungi da me richiamare Torquemda e la Santa Inquisizione per flagellare l’autore della dimenticanza. Non è questo il punto. Sbagliare è umano, soprattutto per chi lavora e ho sempre odiato chi se la prende con l’ultimo della catena.
Il problema è che è stato dimenticato Ciccio Mascetti, non le fasce nere da mettere al braccio. Ecco: da tempo dico e scrivo che il Verona è troppo lontano dalla città, distaccato, quasi avulso. Setti ha fatto una scelta precisa. De-veronesizzare il Verona, togliere i veronesi dai posti chiave, per paura di essere troppo coinvolto, di dar vita a un chiacchiericcio che in passato bene non ha fatto. Il recidere il legame con la città, mantenendo solo l’aspetto “copertina” (Bagnoli presidente onorario, gli Ambassador) ha provocato un’assenza di cuore, di passione, di legame.
Certo, sono in molti ad essersi legati alla nostra città tra i dipendenti del Verona, pur venendo da fuori. Ma a molti di loro manca proprio il vissuto, la conoscenza. Anche a Setti è mancata questa passione. Fin dai tempi degli studenti di greco che avrebbero fondato l’Hellas, il presidente, bravissimo in tantissimi altri aspetti, ha peccato di superficialità da questo punto di vista. Dimenticarsi di Ciccio Mascetti, una delle più grandi figure dell’Hellas Verona, è il frutto di questa superficialità. Non può essere tollerato né essere questione da mettere sbrigativamente sotto il tappeto.
Setti ha presentato le scuse di persona, non scontato, e di questo gli va dato atto. Ora però questo errore gravissimo deve innescare in società una pesante riflessione. Forse è l’ennesima lezione di Mascetti da lassù. Dare anche al Verona di Setti un’eleganza, un cuore e uno stile che fino ad oggi sono mancati.

