Può una squadra buttare via una partita così? Alla terza volta che succede è fin troppo ovvio che qualcosa non va. Il Verona sta lasciando per strada punti preziosi e poco importa se prende applausi e se domina per metà tempo. Perché è necessario capire in fretta cosa succeda nella testa e nelle gambe di una squadra capace di annientare gli avversari e che poi spegne improvvisamente la luce. Prima che sia troppo tardi e che si pianga sul latte versato.
A San Siro è andato in onda lo stesso copione visto a Salerno e rivisto col Genoa. Ma a pensarci bene è anche lo stesso copione visto alla seconda giornata con l’Inter. Il Verona è bellissimo, attacca alto, vince i duelli, segna, diverte e si diverte. Gli avversari sembrano in sua completa balia ma poi ecco che la squadra pian piano si abbassa, i muscoli s’intossicano di fatica, il ritmo cala, il pressing uomo su uomo viene meno e pian piano gli avversari si portano nell’area scaligera dove qualcosa succede sempre e quando non succede la facciamo succedere come nel caso di Gunter, goffo e appannato di fatica, tanto da infilare Montipò clamorosamente.
Il Verona è una squadra fisica, atletica, capace di suonare un solo spartito. E’ stata creata ad immagine e somiglianza di Juric e del suo calcio, tanto da aver rigettato come un organo trapiantato in un corpo non suo, Di Francesco, rimasto a metà tra l’essere se stesso e l’imitazione venuta male del predecessore.
Il calcio di Juric non ammette mezze misure. O si fa ai mille all’ora o non si fa. Devi andare a ritmo altissimo tutta la gara, non puoi mai abbassare quell’intensità. Problemi che esistevano anche con Ivan, basti guardare alla seconda metà della scorsa stagione, quando appena appena si sono abbassate le motivazioni e di conseguenza il furore, il Verona ha perso una sfilza di partite.
Tudor, poveretto, è alle prese con una vera e propria impresa. Da una parte deve ridare intensità alle gambe dei giocatori, dall’altra deve ottenere risultati immediati. Il secondo obiettivo è stato centrato, mentre il primo è difficilissimo ottenerlo, in mezzo a turni infrasettimanali, impegni delle nazionali, infortunati. Di Francesco, se non è ancora chiaro a tutti, è saltato perchè non garantiva questa intensità e la squadra riduceva di gara in gara la propria autonomia.
Per questo non si può tirare la croce addosso all’allenatore attuale, né tantomeno alla squadra che pecca solo di una falsa partenza dovuta al cambio di allenatore e di metodi in cui probabilmente non è stata immagazzinata benzina sufficiente a reggere 90 minuti e oltre.
Finiamo ogni gara pensando a quale bicchiere sia bene guardare. A quello mezzo pieno di un primo tempo devastante o al secondo in cui si è scialacquato tutto? Dopo questa sconfitta con il Milan, scusatemi, ma non riesco proprio a farmi passare l’idea che abbiamo buttato via tre punti. E se qualcuno è contento lo stesso, si faccia vedere da uno bravo.