LA CHIMERA DEL CENTRO SPORTIVO

Nelle leggende antiche la chimera era un mostro con il corpo composto da vari animali. Nel linguaggio poi la parola ha preso il senso di qualcosa che esiste solo nella fantasia, nelle idee. Un’utopia.

A forza di parlarne il centro sportivo del Verona è diventato una sorta di mostro immaginario. Fin dagli albori dell’antichità, narrano le leggende, Setti ne parlava. Vorrei dotare il Verona di un centro sportivo, raccontava il presidente del Verona quasi dieci anni fa, era la primavera 2012, quando acquistò il Verona. E a più riprese la leggenda venne ripresa, riadattata a seconda delle necessità del momento e ributtata in pasto all’opinione pubblica.

Quando il dg Gardini lasciò la baracca in mezzo ad un campionato disastroso, qualcuno scrisse che la sua eredità era appunto il centro sportivo. Come se dopo due giorni partissero i lavori. Evidentemente un castello di sabbia. Pareva tutto fatto anche all’epoca dell’amministrazione Tosi quando Setti sparì dalla circolazione quando si trattò di mettere nero su bianco per convertire l’area del Forte Lugagnano. Cosa che fece incazzare oltremisura l’allora sindaco Tosi che si sentì preso in giro dopo essersi tanto speso per il progetto.

Nel frattempo, in attesa dell’inizio dei lavori, venne inaugurato almeno sei, sette volte l’antistadio. Ogni occasione era buona. La rete di protezione, le tribune, il campo in sintetico, il campo metà sintetico e metà naturale, gli spogliatoi. Nemmeno l’Arena ai tempi dei romani aveva avuto tante cerimonie di inaugurazione, taglio di nastri e feste gaudenti.

Poi venne il tempo di Vigasio. Per mesi o forse anni, abili suggeritori facevano trapelare notizie secondo le quali il Verona avrebbe costruito un centro sportivo da quelle parti. Un’area venne individuata, Setti veniva avvistato nelle nebbia invernale disperso nella pianura, alla ricerca del Graal, ma ancora una volta tutto svanì.

Ma la nostra chimera era destinata a rimanere viva nelle credenze popolari. Così si provò con il Payanini Center, l’esempio più eclatante per tutti coloro che vogliono costruire qualcosa che se hai la voglia di farlo e soprattutto i soldi, non serve sbandierare tanto la notizia. Basta farlo.

La famiglia Vittadello ha costruito quel gioiello per il rugby, proprio a ridosso dello stadio in mezzo alla città. Uno schiaffo ai quaquaraquà e alle chimere. In effetti Setti, accompagnato dall’allora fido Barresi, ha provato a intavolare una trattativa per acquistare l’impianto. Ma a quanto si sa, la cifra offerta è stata così bassa che quasi ha offeso la signora Vittadello. Che ha rifiutato e chiuso la trattativa. Insomma. non se n’è fatto più nulla.

Così ora Setti è sempre descritto come una specie di cavaliere errante, uomo che vaga tra le terre del veronese cercando l’occasione giusta da cogliere, l’attimo fuggente, il carpe diem, o se volete il centro di gravità permanente. Nel frattempo il glorioso “Centro sportivo Chimera” ancora non c’è.

LASAGNA NON E’ ANCORA UN VALORE AGGIUNTO

Non è che il Verona si sia ridimensionato. E’ che sta tornando semplicemente alla dimensione normale. Dovrebbe essere sempre stato così: sofferenza sofferenza e ancora sofferenza.

Oggi come oggi giocare contro un’Atalanta del genere non c’è partita. Per sfangarla via in queste gare servono due cose: la prima è la perfezione assoluta o uno stato di grazia, la seconda che gli avversari non siano al cento per cento. Due eventi che non si sono purtroppo verificati oggi, né probabilmente contro il Milan.

Il Verona non è evidentemente quello di qualche partita fa e gli avversari viceversa sono stati tostissimi. Sono essenzialmente tre le questioni che vedo ora aperte nel Verona. 1) La difesa commette banali errori individuali (e non di sistema). 2) Lasagna non ha dato il valore aggiunto che ci si aspettava ed invece che essere una risorsa rischia di essere un problema. 3) Silvestri che era miracoloso ad ogni gara è tornato sulla terra e qualche gol ultimamente lo concede.

Sulla prima e sulla terza questione Juric può fare poco. E’ una questione di qualità tecnica. O ce l’hai o non ce l’hai. Se non ce l’hai devi migliorarla, ma per farlo servono mesi se non anni di lavoro. La seconda questione è forse quella dove Juric può maggiormente incidere. Lasagna non sembra ancora bene integrato in questo Verona. Quando fa la sponda la fa male, quando cerca la profondità è sempre come buttare una lenza nel lago sperando di tirare su qualche pesce.

Nella fattispecie i difensori dell’Atalanta lo hanno come fagocitato e il senso di impotenza è evidente. Non so come si possa uscirne. Forse affiancando qualche giocatore a Lasagna, ma in quel caso il Verona non sarebbe più lo stesso perché bisognerebbe sacrificare uno tra Zaccagni e Barak, che sono stati due armi straordinarie. Il nodo è fondamentale. Perché Lasagna è anche un investimento per il futuro e sfruttare al cento per cento le sue doti sarà importantissimo per giocarsi la salvezza il prossimo anno. Bisogna capire se è un investimento giusto e se è esattamente ciò che serve ad Juric.

Al netto dei problemi fisici credo continuo a pensare che Kalinic sia il giocatore più congeniale per il gioco del Verona. Ma qui non abbiamo la controprova perché nel momento in cui l’attaccante croato aveva finalmente trovato un minimo di condizione si è infortunato. Dopo la sosta speriamo di vederlo anche per capire se si può puntare su di lui per il prossimo campionato.

Non c’è nulla di drammatico, per fortuna, nella terza sconfitta consecutiva. Grazie ai 38 punti conquistati, possiamo dormire sonni tranquilli. Ma non tanto. Perché da queste ultime dieci gare dipenderà anche il futuro del Verona, anche in termini economici. Se conosco Juric, non deve averla presa tanto bene…

SEMPRE ORGOGLIOSI

Lascio ad altri l’esercizio della critica a tutti i costi. Leggo cose inaudite: tipo che il Verona avrebbe tirato indietro la gamba nelle ultime due partite. Vuol dire non aver capito nulla di questa stagione e del miracolo che ha fatto Juric. Certe gente starebbe bene ad essere condannata a vedere Grosso tutta la vita. Continuo ad essere orgoglioso di questo Verona. Orgoglioso di una squadra che è andata oltre i propri limiti ma che dei limiti ce li ha.

Altrimenti il calcio lo avrebbe inventato Setti e tutti gli altri sarebbero dei deficienti. Ci sarà un motivo se ci sono società che spendono sei sette volte quello che spende il Verona per riuscire a salvarsi. E’ ovvio che il gap l’ha colmato Juric che con i suoi metodi e il suo gioco ci ha portato all’illusione di andare in Europa. Illusione che il Verona ha coltivato anche a Sassuolo dove la difesa ha sbagliato semplicemente perché Beckenbauer non gioca nel Verona, ma neanche Tricella, nè tantomeno Rahmani nè Kumbulla. Che infatti sono stati venduti per rimpinguare le casse, fare plusvalenze, investire e provare a dare stabilità alla serie A. E quindi Juric si è messo lì a lavorare su Lovato, Çetin, Magnani, Ceccherini. E non è mica che sempre ti va di lusso come l’anno scorso.

Nonostante questo il Verona esce dal Mapei Stadium a testa altissima. Recriminando pure. Ora non è un alibi ma se l’arbitro avesse dato il rigore su Lasagna (nemmeno si è degnato di guardarlo al Var) magari ora staremmo parlando di tutt’altro risultato.

Dovremmo gioire di più per questo Verona. E godere del fatto che ora si tifa per una squadra che merita gli applausi anche quando perde. Non è mica poco credetemi.

 

PER UNA DOMENICA SI TORNA SULLA TERRA

Il viaggio intergalattico del Verona di Ivan Juric si è interrotto per una domenica. Siamo semplicemente tornati sulla terra, laddove peraltro il Verona dovrebbe stare. Se abbiamo intrapreso quel viaggio a quote altissime il merito è di chi ci ha portato così vicino al sole, dove qualche volte c’è il rischio di bruciarsi e di cadere come insegna Icaro.

L’occasione del resto era ghiotta, il Milan era senza mezza squadra e il Verona aveva passeggiato sul povero Benevento con una facilità disarmante. Nel calcio però non s’inventa nulla e il Verona ha pagato la stanchezza, mentre il Milan si è dimostrato una squadra ben costruita e ben allenata da Pioli.

I rossoneri l’hanno vinta a centrocampo dove Kessie e Meite hanno stritolato Veloso e Tameze, il resto è stato tutto una conseguenza. Faccio notare che il Milan ci ha affrontato come si affronta una grande, vestendosi di un’umiltà inaspettata e che sicuramente porterà lontano la squadra rossonera.

Non si faccia drammi, ora, ci mancherebbe. Un sano viaggetto sulla terra, anzi, ci aiuta a capire ancora meglio la straordinarietà del campionato del Verona di Juric , che a volte diamo un po’ troppo per scontata. Ogni domenica, ogni partita, invece dovremmo godere pienamente di quanto sta facendo questa squadra, bevendo ogni stilla delle sue imprese. Come ho detto: ce ne ricorderemo a lungo tra qualche anno. Speriamo più in là possibile.

E ADESSO COSA SUCCEDE?

La verità unica e inconfutabile è che il Verona ha un fuoriclasse che siede in panchina. E’ solo attraverso il suo straordinario lavoro che il precedente Verona-Benevento appare come l’era del giurassico.

In mezzo sono passati Fusco, Pecchia, Grosso, Aglietti, e anche nani, ballerine e qualche pagliaccio. Juric ha cambiato il Verona c’è poco da fare. Ha cambiato anche Setti che ora non è più il buffone degli adesivi ma è un presidente destinato a fare la storia del Verona. Setti  ha capacità imprenditoriale, ha culo (che come diceva Napoleone è importante in battaglia) e impara in fretta. Ha imparato a far di conto, ma ancora di più a trattare con le persone. Il Verona è la sua gallina dalle uova d’oro, ma nessuno mai si sognerà di fargliene una colpa se manterrà questo livello sportivo. Setti è pure furbo e non guasta. Juric ha sparato a palle incatenate e lui ha mandato giù, ricacciando i rigurgiti di spocchia carpigiana, pensando solo al bene del Verona. Bravo. Dico davvero. Setti stavolta è stato veramente bravo e finalmente pare consigliato anche molto bene dalle persone che ora gli stanno intorno. Speriamo non gli venga mai la fregola di cambiare questo stato di cose.

Ha salvaguardato l’investimento ed ora ne raccoglie giustamente i frutti. Juric, da parte sua, ha capito che continuare a mandare bordate contro il padrone che gli firma ogni mese l’assegno dello stipendio alla lunga stufa ed è controproducente anche per lui e la sua immagine. In mezzo c’è poi quel sant’uomo di Tony D’Amico che deve aver passato delle notti in bianco nel tentativo di far fare pace ai due e riportare la serenità in società. Bravo anche lui.

Il risultato è questo straordinario Verona. Ora che la salvezza è acquisita ci si chiede cosa si farà domani. Si va in Europa? Il fuoriclasse della panchina ha detto che ci proverà. E se lo dice lui c’è da credergli.

NON E’ MAI NORMALE

Siccome si fa presto ad abituarsi al caviale e allo champagne vorrei ricordare che pareggiare con la Juventus è SEMPRE un’impresa. Non è polemica. E’ solo ribadire che il Verona sta facendo qualcosa di eccezionale, lo ha fatto l’anno scorso, lo sta ripetendo quest’anno.

Certo, si poteva vincere, ma si poteva sicuramente anche perdere. E vedere il Verona che dopo il gol del pareggio stritola la Juventus nella propria area, la soffoca, la mette alle corde, è stato comunque un grande spettacolo. Dice Juric che questa squadra è al trenta per cento e che lui ancora non sa quanto possa migliorare.

In effetti se guardiamo al rendimento di molti singoli si capisce che il margine di manovra è notevole. Dipenderà da loro, il salto di qualità. Per esempio da Lasagna che deve imparare a giocare nel coro e non solo a lanciarsi nelle praterie, da Sturaro ancora indietro di condizione per i ritmi richiesti dalle parti di Spalato, da Lovato che ogni tanto stacca la spina, da Vieira che non abbiamo praticamente mai visto, da Benassi che era un titolare fisso nelle nostre formazioni estive e che invece è scomparso, da Kalinic che ancora non ci ha fatto assaggiare nemmeno un pezzetto della sua classe. E anche da Bessa che è tornato con l’umiltà di chi vuole riprendersi un posto sul palco.

Se tutti loro saliranno di livello e verranno migliorati dalle mani miracolose del generale Ivan, ne vedremo delle belle. Intanto godiamoci. Abbiamo messo (tanta) paura anche quest’anno alla Vecchia Signora.

BENVENUTI A POLLOLANDIA

A raccontarlo c’è il rischio che non ti credano. Pareggiare una gara (stra) dominata come ha fatto il Verona a Genova è davvero incredibile. Purtroppo questo è il limite di una squadra immensa che raccoglie sempre troppo poco rispetto a quanto semina. Il problema è proprio lì. Perchè il Verona di Juric con il Genoa non è che se l’è giocata alla pari o che è stata di poco superiore. Ha proprio annientato l’avversario, lo ha schiaffeggiato, lo ha preso a pallate. E parlare di un 2-2 alla fine di questa partita ha il sapore di una sconfitta. Sappiamo che non è così e sappiamo pure che il calcio quello che toglie poi te lo rende. Resta il fatto che il Genoa alla fine festeggiava come se avesse vinto la Champion League e i nostri erano a testa bassa come se fossimo retrocessi all’ultima giornata. Il fatto è che certi gol li devi segnare e certi altri non li dvei prendere. E ancora: non devi specchiarti ma essere cattivo e fare male. E’ un salto di qualità che vale anche per il futuro e per quella crescita che si vede chiaramente essere a portata di mano. Il Verona è una splendida realtà, raccoglie consensi e complimenti ma non basta. Stasera potevamo essere Fantasilandia invece siamo solo Pollolandia.

LA MERITOCRAZIA DI JURIC

C’è un’immagine che ho colto alla fine di Verona-Parma. Juric  parlava con Çetin prima spiegandogli qualcosa sulla partita e poi abbracciandolo teneramente con un mezzo sorriso.

E’ un’immagine che dice moltissimo sul rapporto che il generale Ivan ha con la sua squadra e con i suoi ragazzi. Çetin era un difensore che pareva finito ai margini, uno che pareva fuori dai piani dell’allenatore, in buona sostanza una grande delusione.

Invece, a sorpresa, Juric lo ha messo in campo con il Parma dimostrando di essere così libero da ogni pregiudizio. Non ho mai avuto la sensazione in questi mesi che Juric facesse le sue scelte in base a antipatie o simpatie, come purtroppo ho spesso visto in allenatori del passato. Juric decide solo in base a ciò che vede sul campo e in allenamento.

Come tutte le scelte possiamo discuterle, lo stesso Juric, molto severo nei suoi confronti, a volte ammette di averle sbagliate (si veda ad esempio le dichiarazioni dopo la sconfitta di Udine), ma di certo sono scelte fatte liberamente cercando di far valere il merito soprattutto.

Questo spirito è ciò che ha fatto la differenza in questi 18 mesi di lavoro di Juric. E’ ciò che ha permesso al Verona di raggiungere quota 33 in classifica a metà febbraio di un campionato che aveva tutte le caratteristiche per diventare una durissima via crucis.

La rettitudine morale di Juric è una premessa che va di pari passo con la sua bravura in campo. E’ ciò che ha reso possibile le trasformazioni di giocatori che parevano persi per la causa come Empereur o ancor di più Dawidowicz e che ha permesso straordinarie valorizzazioni sul mercato.

Un lavoro che è appena iniziato e che potrà proseguire con molti altri. I nomi? Facile: Tameze che nessuno conosceva, Barak che nessun ha mai visto a questi livelli, Bessa che è un patrimonio della società da recuperare e rilanciare e ora anche Lasagna che potrebbe diventare devastante alla faccia di chi a Udine lo ha ridicolizzato in questi mesi.

EQUILIBRIO DA RITROVARE

L’equilibrio è uno stato momentaneo. Non sarebbe tale se fosse un’altra cosa. Quando sei in equilibrio ti pare che niente possa interrompere quello stato. Ma in realtà, soprattutto nel calcio, l’equilibrio è sempre un attimo fugace. Basta pochissimo per interromperlo. Una gara persa, persino un gol sbagliato. A volte l’equilibrio si interrompe anche per un evento positivo. Penso all’ultimo mercato del Verona. Tutti noi abbiamo accolto con favore l’arrivo di Lasagna e quello di Sturaro e il ritorno di Bessa. Tre eventi che potevano dare il “boost” al campionato del Verona, alterando in positivo l’equilibrio e facendone trovare un altro a un livello però superiore. Non è successo. Proprio in questo momento così idilliaco, il Verona ha perso due gare. La squadra ha smarrito quell’equilibrio che Juric stesso ha sempre definito sottilissimo. Ma sbaglia chi pensa a un Verona che si sia smarrito. In realtà è un Verona che sta meglio rispetto a due mesi fa e che cercando di costruire qualcosa di più solido. Non è un dramma perdere a Udine, non è un dramma perdere a Roma. Soprattutto quando si hanno 30 punti e puoi permettertelo. Sono convinto che tra un mese, con il lavoro di Juric torneremo a vederne delle belle. Juric, dopo aver cavato il sangue dalla rape e fatto le nozze con i fichi secchi, ora deve cucinare qualcosa con degli ingredienti più ricchi. Anche per lui c’è il bisogno di ritrovare un equilibrio. E vedrete che quello che oggi è stato solo un azzardo, diventerà un buonissimo dessert. Buon equilibrio a tutti!

SEGNALI DI STRAORDINARIA NORMALITA’

Erano anni che non si vedeva un mercato di questo tenore. Abituati alle vacche magre e a vivere l’ultimo giorno di mercato con la stessa apprensione degli alleati quando sbarcarono sulle coste della Normandia, non ci sembrerà vero di poterci rilassare oggi in ufficio. Nessun click compulsivo sui vari siti di mercato, nessun messaggio disperato su whatsapp, nessun scoramento finale.

Una volta tanto il Verona ha acquistato ciò che serviva con anticipo, scegliendo ciò che più era adatto all’allenatore e al suo gioco, persino investendo una cifra considerevole. Tutto così strano che un tifoso del Verona potrebbe vivere anche una crisi d’identità. Invece è solo ciò che tanti altri tifosi vivono da anni, mica la luna nel pozzo, mica follie da imperatori.

In questo cambio di passo epocale, vorrei vederci una straordinaria normalità. Vorrei vederci un Setti che non consideri il Verona come una vacca da mungere ma come un’azienda da far crescere e da cui ottenere giusti guadagni. Vorrei vederci una stabilità, un livello superiore da perseguire con oculatezza ma anche con tenacia. E vorrei vederci anche un segnale di pace per l’uomo che ha reso tutto questo possibile, lo stesso uomo che ha agitato i nostri sonni in questi mesi con la sua ruvida verità e la sua scomoda inquietudine.

Dicevo qualche tempo fa che questo mercato sarebbe stato un bivio nei rapporti tra Setti e il suo allenatore. Stavolta Setti ha mantenuto la sua parola, senza proclami, ma facendo parlare i fatti. E sono sicuro che Juric abbia apprezzato. Roma è solo un piccolo incidente di percorso, ma bene ha fatto Juric ad alzare le sirene degli allarmi. Sarà pure pacificato, ma sicuramente mai tranquillo. E anche stavolta ha ragione lui.