BELLISSIMI

Il Verona è  più debole dello scorso anno? Davvero? Allora vuol dire che Ivan Juric è ancora più bravo della scorsa stagione. Perché con una squadra più debole è riuscito a uscire con un punto straordinario dall’Allianz Stadium, dopo aver fatto tremare la Juventus. Sia chiaro: il Verona l’avrebbe vinta se solo non si fosse rotto Favilli e se ci fosse stata un’altra punta a disposizione. Questo ha detto il campo. E poi ha detto tante altre cose. Lovato non sarà Kumbulla, ma per certi versi è anche meglio. Tameze non sarà Amrabat ma corre anche di più. Vieira non sarà Veloso ma sembra un muro invalicabile.E Zaccagni è un campioncino che se continua così va diritto in nazionale. E poi là davanti c’è Kalinic, che non appena tocca palla, capisci perchè al Verona serviva uno così. Senza dimenticare Gatto Silvestri, portiere azzurro cielo.

A Torino è sbocciato il nuovo Verona di Juric. Non appena il tecnico veronese è riuscito a lavorare sul materiale umano che gli è stato fornito ecco il nuovo David prendere forma. Un’opera d’arte, una meravigliosa creatura piena di forza ancora inespressa, capace di regalare qualche certezza anche al suo ansioso Generale che magari non pensava di avere tanto ben di Dio a disposizione.

Il merito di questa impresa è tutto e solo di Ivan Juric. Su questo non ci sono dubbi. Era dal 1988 che il Verona non prendeva punti a Torino ed allora su quella panchina c’era il totem Osvaldo Bagnoli. Juric ha compiuto un’altra impresa storica e stia tranquillo: Setti, che fece fatica a cacciare anche Grosso, l’ultima cosa che vuole fare è esonerare la sua gallina dalle uova d’oro…

LA FASTIDIOSA TRASPARENZA DI JURIC

Ivan Juric è così: dritto come un ago, con la lingua ruvida come la carta vetrata. Ma è uomo vero. Ha detto quello che pensava come sempre. Non c’è nessun calcolo nelle sue parole, Juric non è machiavellico. E’ solo diretto e puro. Convinto che la trasparenza e l’onestà siano il bene più prezioso da difendere. Valori che nella scorsa stagione hanno reso il Verona la squadra rivelazione della serie A e portato svariati milioni di euro nelle casse della società.

Poteva risparmiarsi la filippica di domenica mattina, vigilia del match con il Genoa? Certo, poteva. Si sarebbe risparmiato anche critiche e avrebbe evitato una pericolosa “fibrillazione” interna. Ma non sarebbe stato Ivan Juric. Snaturare un allenatore del genere, così bravo, così attaccato al lavoro, così lontano dalle logiche affaristiche, sarebbe l’errore più grande che si possa commettere. Perché il Verona, questo Verona e quello del domani non possono prescindere da Juric. Juric è imprescindibile, un bene prezioso che Setti ha scovato e tenuto a Verona. Un bene anche scomodo perchè senza mezze misure e senza diplomazia. Ma perché Juric ha detto quelle cose, ridimensionando il mercato (buono) del Verona?

Non serve un genio per capirlo e lo stesso Juric lo ha spiegato: era evidentemente irritato dalla versione “sborona” di Setti, quello che alla fine del mercato è tornato a fare il ganassa: ho speso una follia, non so neanch’io quanto e via di “vince chi piscia più lungo”. Quel Setti lì è veramente insopportabile e fa a pugni con l’altro che quando vuole sa essere umile e anche intelligente.

Quel Setti lì, deve aver pensato Juric, merita una bella ridimensionata, perché non ha capito nulla. Non ha capito che quest’anno si riparte da zero e che il nostro scudetto sarà ancora una volta la salvezza. Non ha capito che ha fatto il minimo indispensabile per lottare contro Benevento, Crotone, Spezia e tutte le altre, sperando di metterne un’altra volta almeno tre dietro. Non ha capito che non è il momento di alzare la cresta, neanche un secondo, perché se dici alla gente che hai fatto follie, poi magari la gente si aspetta l’Europa quando invece hai giusto giusto una squadra che lotta per salvarsi. Non ha capito, soprattutto che è stato merito di Juric se ha portato a casa tutti quei soldi, frutto di un lavoro eccezionale e forse irripetibile.

Ecco Juric ha detto quelle cose molto dure, pensando probabilmente solo al Setti “ganassa”, senza considerare che lo ascoltavano tutti. Anche i tifosi che amano Juric capo di una banda di bambini “terribili” e non l’allenatore lamentone degli ultimi tempi. E lo ascoltava, fatto non secondario, anche la squadra dove ci sono giocatori a cui può anche non far piacere che il loro tecnico non li consideri adeguati.

Poi però arriva la gara con il Genoa. E il Verona che ha sette undicesimi diversi dalla scorsa stagione ma che ha già la sua identità figlia dell’uomo dritto come un ago e con la lingua ruvida come la carta vetrata, fa la solita partita generosa, orgogliosa e per certi versi bellissima. Un Verona che ha sette punti in classifica, (cinque se togliamo la vittoria a tavolino con la Roma), che ha preso solo un gol, miglior difesa della serie A e che d’ora in poi potrà solo migliorare soprattutto in quella maledetta fase realizzativa che rappresenta un cruccio da sempre.

Setti, quello intelligente, sa perfettamente che il merito di tutto ciò è di Ivan Juric pur con la sua trasparenza fastidiosa. Molto meglio comunque dei falsi leccaculi che lo hanno attorniato fino a pochi mesi fa e che ci tormentavano in campo e fuori con i più brutti e indegni Verona della storia.

DA STEPINSKI A KALINIC

Di mezzo c’è il mondo. Un anno fa il colpo del mercato era stato Stepinski, modesto bomberino preso dal Chievo. Oggi è arrivato Kalinic, un profilo internazionale di altissimo livello e probabilmente quello che Juric voleva anche a livello tattico. Oltre a lui sono arrivati anche Tameze, Barak, Vieira, Benassi e Ceccherini. Mi limito a questi perché il resto lo considero un mercato di secondo livello, utile però a creare alternative e ovviamente future plusvalenze.

In più sono rimasti Lazovic, Faraoni, Gunter, Silvestri, Zaccagni, Salcedo e Di Marco.Non so se il Verona sia migliore della passata stagione ma questa campagna acquisti non mi è dispiaciuta. Certo la tempistica è stata pessima (bisognava proprio aspettare oggi per Kalinic?), qualcosa non è andato per il verso giusto (Pessina) ma stavolta non si può dire che la società non abbia accontentato Juric. Fosse arrivato un altro esterno, era vicinissimo Ounas, il voto sarebbe stato ancora migliore. Stasera mi sento di dare un bel sette.

E’ stato un mercato molto complicato. Setti avrebbe potuto aprire i cordoni della borsa maggiormente ma speriamo abbia messo fieno in cascina anche per il futuro. Quei soldi devono restare nel Verona e non essere dispersi in altri rivoli. Non tollereremo più discorsi campati per aria, falsi progetti e soprattutto cavolate come quelle ascoltate negli anni precedenti. Setti da quando è a Verona ha fatto tutte le plusvalenze possibili e immaginabili. Fin da gennaio del primo anno di A quando cedette per due euro il giovane Jorginho. Parlare di un Verona in crisi finanziaria era ed è una bestemmia che fa a pugni con la realtà dei fatti. I tifosi non sono scemi da prendere in giro, ma gente da amare e rispettare.

A Setti non si chiede molto: il minimo è un Verona stabile in serie A. Lui non è un presidente come i precedenti. Ha il vantaggio di avere valanghe di denaro garantito dai diritti tv come nessuno mai ha avuto a Verona. Non ci stancheremo mai di ricordarlo. E come al solito, non faremo nessuno sconto. Vigileremo e romperemo le palle ogni volta che ce ne sarà la necessità, come abbiamo ampiamente dimostrato, unica voce fuori dal coro, in questi anni. Diremo bravo quando c’è da dire bravo (vedi la scelta e soprattutto la conferma di Juric), lo criticheremo quando ci sarà da criticarlo. Questa libertà di giudizio che manteniamo e che il nuovo corso comunicativo del Verona ha capito pienamente, darà molta più consistenza agli elogi che saranno sinceri e non viziati da rapporti di interesse o semplice lecchinaggio di bassa lega. Questo è l’unico ruolo che rivendichiamo e che abbiamo sempre difeso.

Adesso tocca al generale Ivan dare alla truppa scaligera il valore aggiunto. Ivan Juric è un grandissimo allenatore. Ha fatto le nozze con i fichi secchi, ora è all’anno uno di un progetto che lui ha scelto di continuare grazie anche ad un ricco triennale che gli è stato offerto. Parola al campo.

MESSAGGIO ALLA SOCIETÀ

Il Verona torna sulla terra. La sconfitta di Parma può diventare molto salutare perché toglie di mezzo le illusioni. E cioè che è sempre possibile fare le nozze con i fichi secchi. Un’illusione che la bravura di Juric ha reso così concreta da sembrare la realtà. Una condizione perfetta per Setti e la società. Dopo aver investito su Juric è passata l’idea che bastava poco per essere competitivi anche in questo campionato. Invece non è così e questo lunedì 5 ottobre segnerà la differenza tra una società che ha investito parte dei proventi guadagnati grazie a Juric e una che invece non ha nessuna intenzione di migliorare. Saremmo ingenerosi a dire che il Verona non ha fatto nulla in questo mercato. Il tentativo di cambiare passo c’è stato.  Ma non è purtroppo sufficiente. Manca la “polpa”, la stessa polpa che chiede Juric. Setti potrà cambiare il destino del mercato e fare veramente pace con i tifosi che lo chiamavano “buffone” con un grande lunedì da leoni. Attendiamo fiduciosi.

PEGGIO DELL’ANNO SCORSO (E SIAMO PRIMI)

Siamo lontanissimi dal Verona monstre dell’anno scorso. Eppure siamo primi. Fortuna? Io non credo. Non è (solo) questione di fortuna. Il fatto è che mentre l’anno scorso eravamo una allegra brigata da osteria che Juric aveva raccattato tra le sue conoscenze a parametro zero, quest’anno la struttura della squadra c’è e c’è anche un anno di lavoro alle spalle (per qualcuno, non per tutti) e in più c’è la consapevolezza di quanto è stato fatto in passato. Manca come il pane uno come Amrabat ma lui si sa è insostituibile. C’è però altra qualità e altri giocatori  che sicuramente miglioreranno con il tempo. Oltre a tre quattro rinforzi, Juric ha bisogno proprio di tempo perché purtroppo il mercato è andato lungo (troppo) e perchè per portare tutti a livello servono almeno sessanta giorni di lavoro. Non illudiamoci: i sei punti sono frutto di Tavolino e del lampo di Favilli, sarà comunque durissima per il livellamento generale del campionato e perchè la salvezza per il Verona resta sempre un’impresa. Però pensare di essere così indietro e aver vinto due partite aiuta moltissimo proprio perchè evita le tensioni da classifica e permette alla società di ragionare (e di aprire il portafoglio). Sarà una settimana durissima per d’Amico che adesso deve quagliare le mille trattative aperte, soprattutto per la punta, evitando di incartarsi come successe l’anno scorso con Stepinski. Poi bisogna riportare qui Pessina (c’è l’accordo ma lui ancora non si vede), un trequartista (possibile un ritorno di fiamma di Borini che è ancora a spasso?), un difensore. La differenza la farà soprattutto la punta. Non abbiamo ben capito che giocatore stia cercando il Verona (un armadio? un giocatore di manovra? Sanabria? Vlahovic? Mister X che ancora non conosciamo?) ma Juric saprà sicuramente indicare la via. Come detto e ripetuto. Il generale Ivan è l’uomo che fa la differenza. E la differenza oggi si chiama “Verona capolista”. Non male, in fondo…

LA NOSTRA GARANZIA SI CHIAMA JURIC

Bando alle ciance: il titolo rivela una banalità. Il Verona ha un allenatore che è un fuoriclasse. Il pareggio contro la Roma va annoverato nella categoria “impresa”. La squadra scaligera rabberciata e ancora incompleta ha già fisionomia e identità. Cambiano gli uomini, cambiano gli interpreti si alza e si abbassa il tasso tecnico ma il Verona non cambia. E questo perché il “regista” dell’Hellas è capace di scavare solchi profondi, indelebili che creano precisi binari tattici in cui poi si può anche recitare a soggetto. Juric è una garanzia in tutti i sensi. Garantisce risultati e garantisce che il progetto di Setti stavolta non sia una chimera. Arriveranno i quattro cinque rinforzi, arriverà un attaccante forte, il Verona sarà una squadra competitiva, molto più rispetto alla scorsa stagione. Bisogna solo tenere duro per un’altra gara e poi sicuramente la strada si farà in discesa.

Non riesco, quest’anno, ad essere ipercritico nei confronti della società. Capisco che il periodo è anomalo e che i tempi erano ristretti. Però degli errori sono stati commessi. Setti è stato troppo “attendista”. Ha aspettato di piazzare anche Kumbulla prima di chiudere le operazioni importanti. E’ il solito difetto. Di fatto il Verona ha “sprecato” quell’enorme vantaggio che l’aver ceduto a gennaio Rrahmani e Amrabat gli dava. La colpa è ancora più grave sapendo che la squadra era composta in gran parte da prestiti il cui destino non era facile da indirizzare verso il gialloblù. Juric ha lavorato male e in emergenza a causa di questo, vanificando praticamente il ritiro. Senza dubbio se tre pedine fossero arrivate prima (Favilli, Benassi e Barak) con la Roma le cose sarebbero andate ancora meglio.

A parte questo D’Amico ha lavorato con logica e con precisione. Tutti i giocatori sono stati indicati da Juric e qualche talento è già emerso: cristallino quello di Lovato, destinato, se continua così a non far rimpiangere Kumbulla. Bene anche Ruegg per quel poco che si è visto, mentre Çetin è ancora troppo indietro sia come condizione sia come inserimento nei meccanismi. Barlumi di luce da parte di Tameze. Con Pessina, Salcedo, un altro centrocampista e un difensore esperto il Verona sarà ancora più bello e più forte. Ma la base c’è.

Ovviamente il Verona non può prescindere dal prendere un attaccante di livello, un giocatore che risolva con i colpi le partite complicate. Il dovere della società, incassati sessanta milioni di plusvalenze, è di assicurare a Juric questo giocatore. Magari evitando di arrivare proprio all’ultimo giorno in cui poi sei costretto a scelte obbligate come nel caso di Stepinski. Ci aspettiamo un grande colpo da Setti. Stavolta non ci deve deludere ancora.

LA PAZIENZA DI IVAN

Mai come quest’anno Ivan Juric deve essere un uomo paziente. L’uomo di Spalato è un fumantino, lo sappiamo e ci piace per questo. E’ anche un perfezionista e soprattutto è realista. Sa meglio di noi, che l’anno a venire sarà il più difficile per lui e per il club che ha sposato.

Il suo splendido Verona della scorsa stagione ha alzato in maniera esponenziale l’asticella creando plusvalenze, giocando un gran calcio, trasformando in oro tutto il ferro (apparente) che toccava. Ma Juric sa anche che nel calcio non va sempre così. E che ricreare equilibri fenomenali come quelli della scorsa stagione non è e non sarà facile. Sostituire gente come Rahmani e Amrabat è un’impresa. E non basta nemmeno avere il denaro delle ricche plusvalenze per riuscirci. Il calciomercato del post covid è una gigantesca incognita, tutti lavorano con circospezione, nessuno vuole buttare il denaro, non ci sono colpi. Le grandi, Milan a parte che ha portato a casa Tonali, sono praticamente ferme. Si acquistano campioni vecchi e in disuso giusto per fare fumo. La Juve ha un bilancio massacrato dagli errori, dalla chimera di vincere la coppa dei campioni e da un rosa troppo vecchia.

L’Inter cinese spaccia per campionissimo un arnese in disuso come Vidal scaricato dal Barcellona. La Fiorentina, preso Amrabat, si è praticamente fermata aspettando di vendere i pezzi migliori che sottobanco offre un po’ a tutti. Il Genoa è il solito pasticcio senza senso. La Sampdoria immobile. In tutto questo il Verona ha cercato di mantenere un’idea di squadra. Al momento però, completamente insufficiente e assolutamente più debole rispetto alla scorsa stagione. Sarà anche per questo che Juric non ha parlato per tutta l’estate. Le sue ultime dichiarazioni sono quelle pre gara con il Genoa che è anche l’ultima conferenza stampa con i giornalisti presenti. La gara persa con la Cremonese non è stata un bel messaggio. Certo, anche l’anno scorso il Verona perse con la Cremonese in coppa Italia e sembrava destinata ad essere la cenerentola del campionato. Ed è per questo che serve pazienza.

Ma servono anche acquisti. Benassi è il primo tassello vero e di qualità che arriva. Il resto, se permettete, lo mettiamo nel campo delle scommesse. Che come sappiamo sono sempre rischiose. Da Setti ci aspettiamo e credo si aspetti soprattutto Juric, un grande attaccante che faccia dimenticare l’errore di Stepinski (a Genova ci dicono che non lo vogliono) e poi almeno due trequartisti. Uno sarà Pessina, la cui conferma, sebbene in prestito, è un grande colpo. Dopo aver pazientato a pochi giorni dall’inizio della stagione ufficiale, è ora di agire. Prima che Juric perda quella pazienza faticosamente conquistata.

MERCATO VERONA, PERCHE’ NON SONO PREOCCUPATO

In altri anni e prima di altri campionati, davanti al mercato del Verona, praticamente fermo, sarei stato fortemente preoccupato. Ma questo, com’è più che evidente, non è un anno normale. Tutto è terribilmente dilatato e precario. Muoversi con anticipo rischia di essere un danno più che un vantaggio. Ed allora meglio aspettare, ponderare, verificare.

Per esempio Borini: subito ho pensato che no, non si può perdere uno come Borini. Poi però mi sono detto con più calma: insomma sto ragazzo è arrivato a Verona dopo che al Milan non lo potevano più vedere. Sembrava finito, Juric gli ha ridato un senso e degli obiettivi. Verona lo ha amato. La società gli ha offerto un triennale a quasi un milione a stagione che con qualche bonus sarebbe potuto diventare un ottimo ingaggio. Se non firma, francamente, sono cavoli suoi. Che se ne vada al Torino o ancora meglio al Monterrey in Messico.

Verre lo ritengo una grande incompiuta. Nemmeno Juric è riuscito a compiere il miracolo completo su di lui. Il Verona gli ha dato un’altra valutazione rispetto a quello che voleva la Sampdoria e anche su questo mi trovo d’accordo. Non mi fascerei la testa per Verre, ecco. Se stava qui ad una cifra più bassa bene, altrimenti amen.

Certo, se penso al centrocampo sono più preoccupato. Da un mese ormai chiamo e telefono a procuratori, direttori sportivi, allenatori per organizzare Supermercato (ah proposito grazie per tutti i complimenti che stiamo ricevendo per questa trasmissione…) e tutti mi dicono una cosa sola: come farà il Verona senza Amrabat? E hanno ragione: da fuori è ancora più evidente che Amrabat è stato il grande valore aggiunto del campionato dell’Hellas. Un giocatore semplicemente sensazionale. Inutile ricordare che la vendita anticipata ha probabilmente abbassato il suo valore, ma non è questa la questione. Il problema è trovare un sostituto o dei sostituti che ne possano attenuare la partenza. Ce la faranno Juric e D’Amico? Questa credo sia la loro grande sfida. Non devono sbagliare questa mossa perchè da questa mossa dipende in gran parte la fortuna del Verona del prossimo anno.

E poi ovviamente c’è il discorso della “ponta che manca”. Cosa fare? Aspettare e rischiare come l’anno scorso di arrivare lunghissimi e poi dover virare su un attaccante non gradito al mister (vedi Stepinski)? Oppure agire d’anticipo con i prezzi folli che girano? Probabilmente anche in questo caso è meglio pazientare ma si spera avendo a disposizione un budget che sia adeguato e che possa dare a Juric, finalmente, un attaccante all’altezza. Non so perchè ma stavolta mi fido. Poi vedremo a mercato chiuso se avevo ragione.

LA VERITA’ DI JURIC SERVE PER IL VERONA DEL FUTURO

Juric ha il potere di dire verità sconvolgenti per la loro semplicità. “Mi hanno chiesto una retrocessione dignitosa” altro non è che spiegare alla gente quello che doveva essere il campionato del Verona di quest’anno. Crudo, vero, senza giri di parole. Ben diverso dallo stucchevole “siamo in crescita” di Pecchia e dalla vacuità supponente dell’ex campione del mondo prestato alla panchina che per quasi una stagione ha ammorbato le nostre orecchie e chiuso i campi d’allenamento perché non vedessimo i suoi mirabolanti metodi.

Juric ha detto, ancora una volta una verità che è proprio come quella storiella in cui il re era nudo e tutti facevano finta di non vederlo finchè arrivò uno che disse: “Toh guarda il re è nudo” e allora tutti se ne accorsero. Non dovrebbe capitare agli attenti lettori di questo blog che da anni denuncia esattamente tutte le false promesse che questa società ha dispensato a piene mani.

La verità di Juric non deve ora farci gridare allo scandalo. Era ed è la dimensione del Verona. La straordinaria e assolutamente unica annata che sta per concludersi è stata l’eccezione che conferma la regola. Ma rispetto al passato, stavolta Maurizio Setti ha messo da parte la sua indole sborona e invece di venire a vantarsi per l’eccezionalità di questa stagione e i risultati fantastici della sua organizzatissima società ha lavorato in silenzio e con i fatti per mantenere l’unico uomo che ha fatto realmente la differenza, cioè Ivan Juric, alla guida della sua squadra.

In questo post lockdown il Verona ha raccolto nettamente meno di quanto meritasse. E’ successo anche contro la Lazio. Raccontare di una manita in una partita giocata alla pari è faticosissimo.  Però è successo e Juric che è uomo colto e intelligente sa che i segnali sono utili per analizzare il presente e programmare il futuro.

Quella squadra costruita per una “retrocessione dignitosa” è andata oltre i propri limiti. Ma ciambelle di questo tipo riescono solo poche volte nella vita e pensare di poter ripetere il bingo di quest’anno anche in futuro sarebbe l’errore più grande che si potesse commettere. Al contempo non è sufficiente sebbene molto importante che Juric sia rimasto. Ora parte la fase due che in realtà è una fase uno. La squadra va puntellata, vanno sostituiti alcuni pilastri, la rosa va allargata e migliorata, il monte ingaggi, vero nodo delle discussioni con il presidente, va inevitabilmente alzato per migliorare la competitività. Passiamo dalla modalità “retrocessione dignitosa” a quella “lottiamo per la salvezza”. Non è l’Europa che sogniamo, ma siamo sicuri che almeno ci sarà sempre qualcuno che la verità la racconterà. Non è poco credetemi.

BRAVO SETTI, HAI CAPITO LA LEZIONE

Setti è uno che impara dagli errori. Magari non gli viene facile dire “ho sbagliato” ma sicuramente è sempre tornato sui suoi passi. Dopo aver scovato Juric è riuscito nell’impresa più difficile: tenerlo a Verona dopo un’annata incredibile, praticamente perfetta. Setti non ha commesso l’errore di Pastorello quando perse Prandelli. Ne ha assecondato in tutto e per tutto le direttive riconoscendogli il ruolo di capo supremo del progetto sportivo.

E’ una buonissima notizia per i tifosi del Verona. Il presidente non ha fatto vincere l’ego smisurato, ma con umiltà ha capito di avere tra le mani l’uomo ideale per costruire un Verona più forte. Da quello che sappiamo, Setti si è dannato l’anima per tenere Juric. Ha rialzato due volte l’ingaggio, gli ha concesso ampia autonomia sulla parte sportiva, lo ha coccolato. Era quello che serviva. Così Juric, che è un uomo per bene e sa di avere un debito di riconoscenza con il Verona, ha spento il cellulare lasciandolo squillare a vuoto.

Cosa succederà ora è una nuova pagina di questo capitolo ed è tutta da scrivere. Non sarà facile perché si dovrà ripartire praticamente da zero un’altra volta. Per costruire un tesoretto utile sul mercato, Setti ha ceduto i pezzi più importanti della squadra, altri se ne andranno perché non sono del Verona, bisognerà rifare tutto o quasi dalle fondamenta. Ma c’è un anno di grande lavoro di questo tecnico, qualche ottimo giocatore di proprietà e una montagna di soldi da investire. E soprattutto ci sarà ancora Ivan Juric, l’uomo del miracolo.