Ivan Juric è così: dritto come un ago, con la lingua ruvida come la carta vetrata. Ma è uomo vero. Ha detto quello che pensava come sempre. Non c’è nessun calcolo nelle sue parole, Juric non è machiavellico. E’ solo diretto e puro. Convinto che la trasparenza e l’onestà siano il bene più prezioso da difendere. Valori che nella scorsa stagione hanno reso il Verona la squadra rivelazione della serie A e portato svariati milioni di euro nelle casse della società.
Poteva risparmiarsi la filippica di domenica mattina, vigilia del match con il Genoa? Certo, poteva. Si sarebbe risparmiato anche critiche e avrebbe evitato una pericolosa “fibrillazione” interna. Ma non sarebbe stato Ivan Juric. Snaturare un allenatore del genere, così bravo, così attaccato al lavoro, così lontano dalle logiche affaristiche, sarebbe l’errore più grande che si possa commettere. Perché il Verona, questo Verona e quello del domani non possono prescindere da Juric. Juric è imprescindibile, un bene prezioso che Setti ha scovato e tenuto a Verona. Un bene anche scomodo perchè senza mezze misure e senza diplomazia. Ma perché Juric ha detto quelle cose, ridimensionando il mercato (buono) del Verona?
Non serve un genio per capirlo e lo stesso Juric lo ha spiegato: era evidentemente irritato dalla versione “sborona” di Setti, quello che alla fine del mercato è tornato a fare il ganassa: ho speso una follia, non so neanch’io quanto e via di “vince chi piscia più lungo”. Quel Setti lì è veramente insopportabile e fa a pugni con l’altro che quando vuole sa essere umile e anche intelligente.
Quel Setti lì, deve aver pensato Juric, merita una bella ridimensionata, perché non ha capito nulla. Non ha capito che quest’anno si riparte da zero e che il nostro scudetto sarà ancora una volta la salvezza. Non ha capito che ha fatto il minimo indispensabile per lottare contro Benevento, Crotone, Spezia e tutte le altre, sperando di metterne un’altra volta almeno tre dietro. Non ha capito che non è il momento di alzare la cresta, neanche un secondo, perché se dici alla gente che hai fatto follie, poi magari la gente si aspetta l’Europa quando invece hai giusto giusto una squadra che lotta per salvarsi. Non ha capito, soprattutto che è stato merito di Juric se ha portato a casa tutti quei soldi, frutto di un lavoro eccezionale e forse irripetibile.
Ecco Juric ha detto quelle cose molto dure, pensando probabilmente solo al Setti “ganassa”, senza considerare che lo ascoltavano tutti. Anche i tifosi che amano Juric capo di una banda di bambini “terribili” e non l’allenatore lamentone degli ultimi tempi. E lo ascoltava, fatto non secondario, anche la squadra dove ci sono giocatori a cui può anche non far piacere che il loro tecnico non li consideri adeguati.
Poi però arriva la gara con il Genoa. E il Verona che ha sette undicesimi diversi dalla scorsa stagione ma che ha già la sua identità figlia dell’uomo dritto come un ago e con la lingua ruvida come la carta vetrata, fa la solita partita generosa, orgogliosa e per certi versi bellissima. Un Verona che ha sette punti in classifica, (cinque se togliamo la vittoria a tavolino con la Roma), che ha preso solo un gol, miglior difesa della serie A e che d’ora in poi potrà solo migliorare soprattutto in quella maledetta fase realizzativa che rappresenta un cruccio da sempre.
Setti, quello intelligente, sa perfettamente che il merito di tutto ciò è di Ivan Juric pur con la sua trasparenza fastidiosa. Molto meglio comunque dei falsi leccaculi che lo hanno attorniato fino a pochi mesi fa e che ci tormentavano in campo e fuori con i più brutti e indegni Verona della storia.