La nuova tangentopoli rossa, cioè l’intreccio politica-affari denunciato in questi giorni da l’Espresso con la già celebre inchiesta “compagni spa” avrà gli sviluppi che avrà (e magari, come la tangentpoli storica, si concluderà con assoluzioni a valanga) ma intanto ha già ottenuto l’effetto di sgombrare il campo da un autentico pregiudizio razzista. Pregiudizio che immaginava un popolo etnicamente superiore -cioè immune dalla corruzione e dal latrocinio, serio probo ed onesto – il popolo della sinistra, ed un popolo inferiore -cioè corrotto, dedito al latrocinio, e per giunta rozzo ed ignorante – il popolo di destra. Intendendo con popolo: politici, amministratori ed anche elettori.
La tangentopoli storica, con le sue indagini unidirezionali, tendeva ad avallare con le inchieste ciò che Enrico Berlinguer aveva teorizzato: siamo il partito dalle mani pulite (ergo: gli altri ce le hanno sporche). Sporche come i rom? Ma lo domando perchè chi propone di prendere le impronte digitali ai rom viene definito razzista senza problemi. Per chi invece sosteneva di avere le mani pulite fu coniato un parolone “antropologicamente diverso”. Suppongo che anche Hitler avrebbe concordato sul fatto che gli ariani fossero “antropologicamente diversi” dagli ebrei… Oggi Giuliano Ferrara sostiene che Berlinguer: “Era un comunista internazionalista, sapeva benissimo come si finanziava il partito (rubli e tangenti molto ben organizzate e lubrificate e nascoste alla vista), ma usava la questione morale e della diversità antropologica dei comunisti a fini di lotta politica e di potere, agitando quello che l’irriverente Pajetta definì il suo passaggio “dal materialismo al moralismo storico” come bandiera di una visione ideologica, totalitaria, della società e del primato del partito integro e puro”
Insomma era un ipocrita che de “l’oro di Mosca” conosceva ogni dettaglio. Meno ipocrita, relativamente più onesto e coraggioso – ricorda sempre oggi Rino Formica – fu Bettino Craxi quando andò in Parlamento e disse: si alzi e parli chi ha i bilanci in regola, chi non ha mai incassato tangenti. Nessuno si alzò e parlò; salvo mandare poi le truppe cammellate a lanciargli le monetine…Craxi ne faceva una questione di sistema. Tradotto volgarmente: è l’occasione che fa l’uomo ladro. E di occasioni la Prima Repubblica ne offriva fin troppe (quasi quante ne offre oggi la Seconda Repubblica). Questo dobbiamo capire, credo, se non vogliamo fare del moralismo d’accatto o aggrapparci alla “diversità antropologica”: l’accasione può corrempere l’uomo sia che voti o militi a sinistra quanto a destra (pare perfino nell’Udc), sia che sia biondo o moro, ariano o semita. Quindi compito della politica è limitare le occasioni, senza illudere che la corruzione sia estirpabile (l’uomo resta un peccatore) ma impegnandosi perchè non diventi endemica: come in Italia, come in Grecia, come in Somalia.
I moralisti grandi e piccoli, quelli che ci credono sul serio e quelli che la smenano come Berlinguer o Di Pietro, sono i migliori alleati della corruzione. I grandi fanno riferimento ad un mondo che non esiste, fingono di perseguire una purezza irraggiungibile, affermano che la politica deve e può essere completamente separata dall’economia e dagli affari, prospettano una soluzione che commuove ed entusiama i piccoli moralisti: i ceppi per i corrotti, mandarli tutti all’inferno. Ed, esattamente come coloro che propugnano l’abolizione della prostituzione, poi non fanno nulla per governarla in modo meno indecente.
L’esempio di ciò che si può fare arriva da Obama e dagli Usa, dove l’intreccio politica-economia-affari è sempre stato trasparente, alla luce del sole. E non negato ufficalmente quale sterco di Satana e praticato clandestinamente come da noi. L’esempio è Obama che ha ricevuto poderosi contributi elettorali dall’industria automobilistica ed è di conseguenza impegnato a tutelarla, ed evitare che il polo Detroit salti per aria. Quando Craxi fece il discorso-denuncia in Parlamento voleva cambiare il nostro sistema di finanziamento della politicxa e renderlo più “laico”, più americano. Era lui il precursore di Obama, non un Berlinguer che faceva il razzista dalle mani pulite, l’antropologicamente diverso, con i forzieri segreti del Pci ancora rigurgitanti di rubli.