SIAMO ALLE SOLITE

Sono giorni che ci penso e ci ripenso. E sono arrivata alla conclusione che la trattativa per l’ingresso in società dei Vecchiato non approderà da nessuna parte. Cestaro resterà l’azionista di maggioranza e la Birra Antoniana, al limite, lo sponsor sulle maglie.

Ho ascoltato più volte l’intervista che Marco Campanale ha fatto a Sandro Vecchiato a margine della conferenza stampa sulla ristrutturazione dell’Appiani. Ne ho dedotto che l’imprenditore è sinceramente tifosissimo del Padova e come noi  desidera il meglio per la squadra del suo (nostro) cuore. Ma quando gli ho sentito dire che vuole riportare i biancoscudati all’Appiani e addirittura non solo in serie A ma in Europa mi sono un po’ cadute le braccia. Questi non sono discorsi da imprenditore lungimirante, sono parole di un tifoso sognatore. Lo sa benissimo il signor Vecchiato che all’Appiani non si può tornare a giocare perché non ci sono i tornelli, non c’è l’opportuna viabilità, non ci sono le vie di fuga e non ci sono i parcheggi. E l’Europa non è certo un traguardo dietro l’angolo. Mi è sembrato che Vecchiato abbia buttato fuori queste frasi per farsi voler bene, per entrare nel cuore dei tifosi. Di sicuro lo avrà fatto in buona fede, trascinato dalla parte tifosa di se stesso, ma mi è parso leggermente fuori luogo.

La realtà è che il Padova è una società dalla gestione molto onerosa e Vecchiato lo sa benissimo. Per questo la trattativa si sta prolungando. E per questo, secondo me, alla fine salterà. E se ne riparlerà magari tra un po’. Sono d’accordo con Leandro Barsotti quando scrive che è già positivo che un imprenditore padovano comunque si avvicini alla società anche solo come sponsor. Per fare il socio, ci sarà tempo. Non in tempi brevi però.

Magari mi sbaglio. Ma al momento la vedo così.

 

CHIAREZZA E COERENZA, SUBITO!

Che agonia questo finale di campionato. Mi sarebbe piaciuto almeno chiuderlo in bellezza per i tifosi e per Pea che, novanta su cento, l’anno prossimo non sarà più l’allenatore del Padova. Invece niente, non ci siamo regalati nemmeno questa piccola soddisfazione.

La consolazione sarebbe comunque stata magra. I playoff, quelli sì sarebbero stati un traguardo “grasso” e a vedere chi ci andrà e con quanti punti non può non venirci un brivido lungo la schiena unito ad una rabbia incontenibile per quello che ci siamo lasciati sfuggire di mano in uno dei campionati di serie B più mediocri che la storia del calcio ricordi.

Sarebbe bello non commettere più certi errori. Sarebbe bello, una volta tanto, imparare dal passato e ripartire di slancio con una programmazione oculata e immediata. A cominciare dalla società: a me martedì Sandro Vecchiato, in collegamento telefonico con “Biancoscudati channel”, ha dato l’idea di uno che le idee le ha chiare e decise. E che non vede l’ora di metterle in pratica insieme al cavaliere Cestaro. Spero vivamente che la trattativa per l’ingresso in società dell’imprenditore del marchio Interbrau insieme al fratello si concluda in tempi brevi e, se la cosa può fare il bene del Padova, anche positivamente, ovvero con la cessione di una quota importante.

Attenzione, però: come ha sottolineato argutamente il presidente della pluridecorata Luparense di calcio a 5 Stefano Zarattini, sempre martedì sera a Telenuovo, “le società funzionano se a comandare è un numero di soci dispari inferiore a 3”, cioè se le decisioni importanti le prende un’unica persona. Se i Vecchiato entreranno nel Padova supponiamo col 40 per cento, dunque investendo una somma cospicua di denaro, saranno disposti ad accettare il carattere di Cestaro che spesso ha agito d’impulso e di petto qualche volta pure pentendosi? Col 40 per cento delle quote azionarie vorranno legittimamente dire la loro, avere voce in capitolo, dettare le linee del prossimo futuro.

Ecco perché ci vuole assoluta chiarezza sotto questo punto di vista. Perché dalla chiarezza e dalla coerenza della situazione in società dipenderà poi, a cascata, la chiarezza nelle scelte di natura tecnica. E’ questo che, alla fine, fa la differenza tra portare a casa una tranquilla salvezza e conquistare la serie A.

NUBI ALL’ORIZZONTE

Ne abbiamo passate tante di estati appesi al filo della decisione del presidente Cestaro per il campionato successivo. Non si sapeva se avrebbe continuato alla guida del Padova, se avrebbe continuato con investimenti importanti o se avrebbe ridimensionato, se avrebbe venduto al primo offerente pur di liberarsi di una società che gli regala tanta visibilità e tanto affetto da parte dei tifosi ma anche tante responsabilità e tanto sacrificio.

Quest’anno, per la prima volta, ho l’impressione che non ci sarà un tira e molla. Ma allo stesso tempo, sempre per la prima volta, ho la sensazione che davvero il presidente potrebbe lasciare. Magari non del tutto. Ma già farlo in parte rappresenterebbe una svolta epocale per Padova e il Biancoscudo.

Non voglio essere pessimista ma il presidente è davvero stanco. Non so onestamente se la sua grande grinta e il suo immenso desiderio di conquistare la serie A saranno quest’anno sufficienti.

Io spero proprio di sì. Perché la serie A se la meriterebbe lui per primo. Perché, checchè ne dica qualcuno, è uin grande presidente. Ha cuore. Ha amore per questa piazza. Attendiamo gli sviluppi nei prossimi giorni. Senz’altro non ci vorrà molto per saperne di più.

PERCHE’ SOLO ADESSO?

Perché solo adesso il Padova gioca con questo ardore? Perché solo adesso tiene testa alla motivatissima capolista e ha la forza di rovinarle la festa promozione?

Secondo qualcuno si tratta di orgoglio. Di voglia di onorare fino in fondo il campionato, nonostante tutto. Certo, una buona percentuale della determinazione che si è vista stasera sarà anche dovuta a questo. Ma è fin troppo facile pensare, senza scomodare i sentimenti più nobili dell’animo umano, che qualcuno dei lor signori si sia reso conto di non aver fatto un buon campionato e ora si stia mettendo in vetrina per convincere qualche buon acquirente ad ingaggiarlo per la prossima stagione.

C’è di più: mai come in questi giorni, ho visto il presidente del Padova, Marcello Cestaro, stanco del giocattolo che fino all’anno scorso lo divertiva e lo faceva star bene, nonostante le grandi spese e le immense rompiture di scatole. Se il patron vicentino molla o ridimensiona l’impegno saranno i giocatori per primi a rimetterci perché ci sarà la possibilità tutt’altro che remota che Padova non sia più l’isola felice che è stata negli ultimi dieci anni, con stipendi d’oro e puntualmente pagati al 27 di ogni mese. E allora quale migliore occasione delle ultime tre partite per provare comunque a far tornare la voglia al presidente?

Una cosa sola spero con tutto il cuore: che se Cestaro vuole cedere e davvero ci sono imprenditori pronti a subentrargli, la cosa venga risolta senza lungaggini e trattative infinite. Giusto per sapere in tempi rapidi di che morte dobbiamo morire. O di che vita dobbiamo ricominciare a vivere.

RIPARTIRE DALLE CERTEZZE

E’ finita.

Nonostante io per prima, razionalmente, non ci credessi più, per un attimo ho sperato, col cuore, che col Novara riuscissimo a tenere viva la speranza dei playoff nelle ultime tre giornate. Purtroppo, dopo esserci a lungo lamentati del fatto che gli arbitri non ci davano più i rigori, oggi siamo riusciti nella rocambolesca impresa di sbagliarne due in una sola partita.

Segnali del destino. Evidentemente era scritto che il Padova quest’anno non doveva arrivare a giocarsi la serie A (sempre che gli spareggi promozione si facciano, le tre là davanti non smettono più di stupire!).

E’ dunque arrivato il momento, doloroso ma necessario, di voltare pagina. Martedì sera, 30 aprile, il presidente del Padova, Marcello Cestaro, sarà mio ospite a “Biancoscudati channel” dalle 21 alle 22.30 su Telenuovo e ovviamente cercherò di fargli dire quali sono le intenzioni che ha per l’anno prossimo. Il 6 maggio, poi, intorno alle 12, ci sarà il tanto atteso Consiglio d’Amministrazione della spa biancoscudata (la sera poi andrà in scena Sassuolo-Padova alle 20.45): dall’esito di questo summit capiremo tante cose, soprattutto sull’impegno economico di Cestaro e dei suoi soci.

Intanto a noi tifosi non resta che provare a fare la lista della spesa. Da chi sarebbe bello ripartire l’anno prossimo per costruire un Padova vincente?

Io dico che da Bonazzoli, Iori, De Feudis e Rispoli non si può prescindere. Voi chi aggiungereste a questo elenco?

L’AMAREZZA RADDOPPIA

Perché non riesco ad essere felice dopo la seconda vittoria di fila del Padova?

Perché non mi è venuto istintivo saltare come una cavalletta in giro per la redazione di Telenuovo, come faccio sempre?

Purtroppo la risposta a queste due domande ce l’ho e la verità è che sono incazzata come una pantera, giusto per usare un francesismo.

Perché bastava non perdere partite che potevamo benissimo pareggiare, bastava essere un minimo più accorti dietro e spregiudicati davanti, bastava non essere così spreconi da lasciare per strada punti la cui mancanza adesso pesa come un macigno.

Nonostante le sciagure che noi stessi ci siamo tirati addosso, siamo solo a cinque punti dalla zona playoff. Cinque, cinque, cinque. Non trenta. Cinque.

C’è chi spera nell’ennesima remuntada biancoscudata, in un’altra rincorsa, come le tante altre che abbiamo vissuto in un passato non troppo lontano, ma francamente io resto scettica e desiderosa, ora come ora, solo di raggiungere al più presto la quota salvezza. Sbaglio?

PECCATO CHE MANCHI COSI’ POCO…

Al termine della partita di ieri sera col Crotone, il primo pensiero che mi è passato per la testa è stato lo stesso che è passato per la testa di tutti: finalmente siamo tornati a vincere, lo abbiamo fatto bene, a parte un brividino evitabile nel finale, e ci siamo messi in una situazione in classifica un po’ più tranquilla, anche se non ancora del tutto.

Tutto bello, finché non mi è passato per la testa il secondo pensiero, condito da un filino di rabbia. Quanto tempo perso tra fine dicembre e metà marzo! Non fosse stato esonerato Fulvio Pea, chissà dove potremmo essere ora in classifica! Ieri sera si è finalmente rivista la sua squadra, si è rivisto il suo Padova. Certo, dopo la parentesi di Colomba, allenatore agli antipodi rispetto a lui sia come metodologia di lavoro che come credo tattico, non si poteva pretendere che in quattro e quattr’otto i giocatori ricambiassero pelle e si esprimessero da subito come voleva lui, ma finalmente ci siamo.

Peccato che manchi così poco alla fine del campionato. Peccato che, per ricominciare a coltivare  sogni di gloria, sia troppo tardi. Per volere andare in serie A a tutti i costi, a gennaio, ci si è tagliati le gambe con le proprie mani…

FUORI IL CUORE!

Un altro piccolo passo verso la permanenza in B oggi è stato fatto.

Fa tanta tristezza, a poche giornate dal termine del campionato, essere ridotti a parlare di salvezza e, per ora, scampati playout. Ma la realtà è questa, i playoff sono scappati via e il pari conquistato con volontà e determinazione a Cittadella, con triplice rimonta, è servito appunto a tirare un altro piccolo sospiro di sollievo dopo il punto strappato al Varese lunedì. Per porci obiettivi più nobili, dovremo, ahinoi, attendere la prossima stagione. Forse.

Persa la speranza di tentare la corsa alla serie A, ci resta dunque un’ultima legittima aspettativa: quella di vedere, d’ora in avanti, il Padova lottare sempre come ha fatto oggi al Tombolato. Vedere i biancoscudati crederci comunque e mettere in campo anima e cuore.

Sulla posizione in classifica ormai non si può più lavorare. Ma c’è un pubblico da riconquistare, da far nuovamente innamorare, per far sì che l’anno prossimo sia ancora numeroso a seguire la squadra, dall’inizio alla fine. A cominciare da martedì sera contro il Crotone all’Euganeo.

SIAMO ANCORA VIVI

Poteva andare peggio, ma anche meglio, se solo l’arbitro, così fiscale nell’assegnare il rigore al Varese, fosse stato altrettanto ligio al dovere quando c’è stata quella carica irregolare su Trevisan nel secondo tempo. O se Cutolo, che ha cambiato l’inerzia del match all’inizio della ripresa, avesse centrato la porta una volta con il suo sinistro, sempre pericoloso.

L’importante è però che il Padova abbia dimostrato di essere ancora vivo. Dopo il vantaggio varesino i biancoscudati potevano crollare sotto il peso dell’ennesimo episodio negativo e delle ultime cinque sconfitte consecutive, invece i ragazzi hanno reagito e pure alla grande.

Sono felicissima per Bonazzoli e spero che il fatto che si sia sbloccato in zona gol possa solo dargli la spinta per segnare ancora tante reti da qui alla fine della stagione.

L’obiettivo del Padova però non deve cambiare: bisogna continuare a guardarsi le spalle e non volare troppo in alto. Abbiamo ancora le ali di cera, come Icaro, rischiamo solo di precipitare se ci avviciniamo troppo al sole: il derby di sabato al Tombolato contro il Cittadella deve essere a tutti gli effetti un derby salvezza. Punto. Avanti Scudati!

GUARDIAMOCI LE SPALLE

Purtroppo mi sembra di rivivere il primo anno in B dopo la promozione del 2009.

Anche allora il Padova, dopo un buon inizio di campionato, fece quattro sconfitte di fila e poi giocò contro il Cesena. Allora la cornice era l’Euganeo e i biancoscudati interruppero la serie nera vincendo 1-0 grazie alla rete segnata in pieno fuorigioco da Andrea Soncin. Stavolta invece, a Cesena, è andato tutto storto: altro che resurrezione, qua si sta sprofondando sempre più in basso.

Una cosa è certa: mancano tranquillità, serenità e consapevolezza. Perché è vero che non abbiamo una squadra di fenomeni, ma è altrettanto innegabile che un errore così grossolano Silvestri non l’avrebbe mai commesso se non fosse che in questo momento anche un solo respiro fatto male può cambiare le sorti di un match. Non ne va dritta una e, quando è così, la paura e l’agitazione peggiorano tutto il peggiorabile.  

A questo punto meglio tirare i remi in barca e passare al più presto alla modalità “prima e anzi soprattutto la salvezza”. La parola playoff meglio accantonarla. Ora c’è da tirare fuori l’elmetto. E da sudare. Per non mettersi in guai davvero seri.

Buona Pasqua a tutti!