RIPARTIRE DALLE CERTEZZE

E’ finita.

Nonostante io per prima, razionalmente, non ci credessi più, per un attimo ho sperato, col cuore, che col Novara riuscissimo a tenere viva la speranza dei playoff nelle ultime tre giornate. Purtroppo, dopo esserci a lungo lamentati del fatto che gli arbitri non ci davano più i rigori, oggi siamo riusciti nella rocambolesca impresa di sbagliarne due in una sola partita.

Segnali del destino. Evidentemente era scritto che il Padova quest’anno non doveva arrivare a giocarsi la serie A (sempre che gli spareggi promozione si facciano, le tre là davanti non smettono più di stupire!).

E’ dunque arrivato il momento, doloroso ma necessario, di voltare pagina. Martedì sera, 30 aprile, il presidente del Padova, Marcello Cestaro, sarà mio ospite a “Biancoscudati channel” dalle 21 alle 22.30 su Telenuovo e ovviamente cercherò di fargli dire quali sono le intenzioni che ha per l’anno prossimo. Il 6 maggio, poi, intorno alle 12, ci sarà il tanto atteso Consiglio d’Amministrazione della spa biancoscudata (la sera poi andrà in scena Sassuolo-Padova alle 20.45): dall’esito di questo summit capiremo tante cose, soprattutto sull’impegno economico di Cestaro e dei suoi soci.

Intanto a noi tifosi non resta che provare a fare la lista della spesa. Da chi sarebbe bello ripartire l’anno prossimo per costruire un Padova vincente?

Io dico che da Bonazzoli, Iori, De Feudis e Rispoli non si può prescindere. Voi chi aggiungereste a questo elenco?

L’AMAREZZA RADDOPPIA

Perché non riesco ad essere felice dopo la seconda vittoria di fila del Padova?

Perché non mi è venuto istintivo saltare come una cavalletta in giro per la redazione di Telenuovo, come faccio sempre?

Purtroppo la risposta a queste due domande ce l’ho e la verità è che sono incazzata come una pantera, giusto per usare un francesismo.

Perché bastava non perdere partite che potevamo benissimo pareggiare, bastava essere un minimo più accorti dietro e spregiudicati davanti, bastava non essere così spreconi da lasciare per strada punti la cui mancanza adesso pesa come un macigno.

Nonostante le sciagure che noi stessi ci siamo tirati addosso, siamo solo a cinque punti dalla zona playoff. Cinque, cinque, cinque. Non trenta. Cinque.

C’è chi spera nell’ennesima remuntada biancoscudata, in un’altra rincorsa, come le tante altre che abbiamo vissuto in un passato non troppo lontano, ma francamente io resto scettica e desiderosa, ora come ora, solo di raggiungere al più presto la quota salvezza. Sbaglio?

PECCATO CHE MANCHI COSI’ POCO…

Al termine della partita di ieri sera col Crotone, il primo pensiero che mi è passato per la testa è stato lo stesso che è passato per la testa di tutti: finalmente siamo tornati a vincere, lo abbiamo fatto bene, a parte un brividino evitabile nel finale, e ci siamo messi in una situazione in classifica un po’ più tranquilla, anche se non ancora del tutto.

Tutto bello, finché non mi è passato per la testa il secondo pensiero, condito da un filino di rabbia. Quanto tempo perso tra fine dicembre e metà marzo! Non fosse stato esonerato Fulvio Pea, chissà dove potremmo essere ora in classifica! Ieri sera si è finalmente rivista la sua squadra, si è rivisto il suo Padova. Certo, dopo la parentesi di Colomba, allenatore agli antipodi rispetto a lui sia come metodologia di lavoro che come credo tattico, non si poteva pretendere che in quattro e quattr’otto i giocatori ricambiassero pelle e si esprimessero da subito come voleva lui, ma finalmente ci siamo.

Peccato che manchi così poco alla fine del campionato. Peccato che, per ricominciare a coltivare  sogni di gloria, sia troppo tardi. Per volere andare in serie A a tutti i costi, a gennaio, ci si è tagliati le gambe con le proprie mani…

FUORI IL CUORE!

Un altro piccolo passo verso la permanenza in B oggi è stato fatto.

Fa tanta tristezza, a poche giornate dal termine del campionato, essere ridotti a parlare di salvezza e, per ora, scampati playout. Ma la realtà è questa, i playoff sono scappati via e il pari conquistato con volontà e determinazione a Cittadella, con triplice rimonta, è servito appunto a tirare un altro piccolo sospiro di sollievo dopo il punto strappato al Varese lunedì. Per porci obiettivi più nobili, dovremo, ahinoi, attendere la prossima stagione. Forse.

Persa la speranza di tentare la corsa alla serie A, ci resta dunque un’ultima legittima aspettativa: quella di vedere, d’ora in avanti, il Padova lottare sempre come ha fatto oggi al Tombolato. Vedere i biancoscudati crederci comunque e mettere in campo anima e cuore.

Sulla posizione in classifica ormai non si può più lavorare. Ma c’è un pubblico da riconquistare, da far nuovamente innamorare, per far sì che l’anno prossimo sia ancora numeroso a seguire la squadra, dall’inizio alla fine. A cominciare da martedì sera contro il Crotone all’Euganeo.

SIAMO ANCORA VIVI

Poteva andare peggio, ma anche meglio, se solo l’arbitro, così fiscale nell’assegnare il rigore al Varese, fosse stato altrettanto ligio al dovere quando c’è stata quella carica irregolare su Trevisan nel secondo tempo. O se Cutolo, che ha cambiato l’inerzia del match all’inizio della ripresa, avesse centrato la porta una volta con il suo sinistro, sempre pericoloso.

L’importante è però che il Padova abbia dimostrato di essere ancora vivo. Dopo il vantaggio varesino i biancoscudati potevano crollare sotto il peso dell’ennesimo episodio negativo e delle ultime cinque sconfitte consecutive, invece i ragazzi hanno reagito e pure alla grande.

Sono felicissima per Bonazzoli e spero che il fatto che si sia sbloccato in zona gol possa solo dargli la spinta per segnare ancora tante reti da qui alla fine della stagione.

L’obiettivo del Padova però non deve cambiare: bisogna continuare a guardarsi le spalle e non volare troppo in alto. Abbiamo ancora le ali di cera, come Icaro, rischiamo solo di precipitare se ci avviciniamo troppo al sole: il derby di sabato al Tombolato contro il Cittadella deve essere a tutti gli effetti un derby salvezza. Punto. Avanti Scudati!

GUARDIAMOCI LE SPALLE

Purtroppo mi sembra di rivivere il primo anno in B dopo la promozione del 2009.

Anche allora il Padova, dopo un buon inizio di campionato, fece quattro sconfitte di fila e poi giocò contro il Cesena. Allora la cornice era l’Euganeo e i biancoscudati interruppero la serie nera vincendo 1-0 grazie alla rete segnata in pieno fuorigioco da Andrea Soncin. Stavolta invece, a Cesena, è andato tutto storto: altro che resurrezione, qua si sta sprofondando sempre più in basso.

Una cosa è certa: mancano tranquillità, serenità e consapevolezza. Perché è vero che non abbiamo una squadra di fenomeni, ma è altrettanto innegabile che un errore così grossolano Silvestri non l’avrebbe mai commesso se non fosse che in questo momento anche un solo respiro fatto male può cambiare le sorti di un match. Non ne va dritta una e, quando è così, la paura e l’agitazione peggiorano tutto il peggiorabile.  

A questo punto meglio tirare i remi in barca e passare al più presto alla modalità “prima e anzi soprattutto la salvezza”. La parola playoff meglio accantonarla. Ora c’è da tirare fuori l’elmetto. E da sudare. Per non mettersi in guai davvero seri.

Buona Pasqua a tutti!

BENTORNATO MISTER PEA!

E’ stato giusto così. Perché l’allontanamento dalla panchina del Padova poco prima di Natale di Fulvio Pea aveva lasciato in tutta la piazza la sensazione dello strappo, l’impressione di un esonero prematuro, frettoloso e per nulla efficace ai fini del miglioramento della situazione della squadra.

I fatti hanno dato ragione a questa sensazione. Senza Pea il Padova non è riuscito ad andare lontano. E lo stravolgimento del progetto iniziale (quello che prevedeva, appunto, una squadra giovane e un allenatore emergente con tanta esperienza coi giovani) stava portando tutti alla deriva, nonostante il mercato di gennaio avesse garantito alcuni rinforzi di spessore.

Oggi più che mai sono convinta che le cose non potranno che andare meglio d’ora in avanti. Mi è bastato vedere la luce negli occhi del mister nel primo giorno della sua seconda volta a Bresseo. Ho guardato e riguardato la fotogallery che i miei colleghi hanno pubblicato qui sul sito www.tgbiancoscudato.it. Il sorriso del mister, la sua voglia di immergersi tutto in questa nuova sfida, la presenza di 200 tifosi a Bresseo pronti a dargli la carica.

La sfida sarà impegnativa, nessuno lo mette in dubbio. Ma Fulvio Pea è pronto a combatterla. Ricucendo tutto quello che, nella precedente gestione, si era strappato, per colpe solo in parte sue.  In bocca al lupo, allora, e buon lavoro mister!

P.S.: mi permetto un simpatico suggerimento ai giocatori, presenti e futuri, del Padova. Pea ha sempre detto che è importante conoscere la storia del club di cui si va a vestire la maglia. Quanta ragione ha! Avessero studiato un pochino, i suoi “alunni”, avrebbero saputo che, negli ultimi anni, sono stati frequenti gli episodi in cui un allenatore è stato richiamato alla guida della squadra dal presidente Cestaro dopo l’esonero. Tradotto: forse era meglio evitare certe esternazioni su Pea quando è stato sostituito da Colomba, anche perché, come dicevo all’inizio del post, la sensazione che potesse tornare è sempre stata forte. Detto con il massimo del rispetto e dell’affetto ovviamente…  

 

CHE TRISTEZZA

Tra pochi giorni tornerò a lavorare.  

In questi mesi in cui son rimasta a casa da Telenuovo in maternità mi son ritrovata spesso a sognare ad occhi aperti (a occhi aperti non a caso, visto che col piccolo Donato si dorme poco assai!) un rientro in grande stile. Non per me, ma per il Padova. Cioè in cuor mio mi auguravo di tornare a fare le telecronache e le trasmissioni in un momento positivo, in una sorta di cavalcata finale verso i playoff.

Niente a che vedere, purtroppo, con la realtà attuale del Padova che dopo aver perso in casa col Vicenza ha lasciato il passo anche alla Pro Vercelli. E in un modo assai meno degno e combattivo di quel che doveva essere.

Sinceramente non ho molte parole. Capisco tante cose: che Cuffa è appena rientrato e non può fare miracoli, che Bonazzoli, prima di riprendere qui al Padova a giocare, è rimasto fermo praticamente un anno, che Iori oggi non c’era e Dio solo sa quanto ne abbiamo sentito la mancanza, che pure Babacar esce da un lungo periodo di stop per infortunio… le attenuanti sono tante, ma di certo non giustificano una resa così totale e incondizionata.

A questo punto è meglio se continuano con il silenzio stampa. Non sopporterei le solite frasi del tipo: “E’ colpa nostra”, “Ci prendiamo le nostre responsabilità”, “Dobbiamo tirarci fuori da questa situazione con le nostre forze”, “Dobbiamo lottare col coltello tra i denti”, “L’allenatore non c’entra niente, siamo noi che andiamo in campo”. Per carità, Dio ce ne scampi e liberi…

Facciano quel che credano. Poi saremo noi a tirare le somme.

AVANTI SEMPRE, VOLTARSI MAI

“Non diamo calcio a secchio dopo avere fatto culo così per mungere mucca”. (Prof. Aza Nikolic).

Così scriveva ieri prima della partita contro il Vicenza il difensore del Padova, Elia Legati, sul suo profilo Facebook. Già, perdere il derby coi vicentini significava proprio dare un calcio al secchio dopo essersi fatti un mazzo tanto (a Verona e, sei giorni prima, con la Juve Stabia) per riempirlo di punti e di passi avanti in classifica.

Poco male, ormai è andata così. Alessandro Dal Canto (e avevo ragione a dire che di lui non ci si doveva fidare, perché forse alla fin fine tanto asino non è) ha portato a casa la sua vendetta infliggendo al Padova una sconfitta che, seppur ingiusta per la quantità di occasioni prodotte dal Padova soprattutto nel secondo tempo, è pur sempre una sconfitta.

Non mi soffermerò a parlare dei fischi all’ex mister e della sua reazione col dito davanti alla bocca, visto che ho già detto alla vigilia, nel mio post precedente, il mio pensiero in proposito. Non c’è tempo per fermarsi a pensare a queste cose. C’è chi di Dal Canto vuol ricordare la straordinaria cavalcata che ci ha portato ad un passo dalla serie A (e tra queste persone ci sono anche io), c’è chi preferisce tenersi bene a mente il brutto finale della stagione successiva, che ci ha visti settimi e dunque fuori dai playoff. In ogni caso è tutto passato. E l’acqua passata non macina più. Nel bene e nel male.

Il presente dice che, nonostante tutto, i playoff sono ancora lì. A questo dobbiamo pensare, così come da oggi Dal Canto penserà solo alla difficile salvezza del suo Vicenza. Noi dobbiamo scrollarci di dosso questa sconfitta, per quanto bruciante, se no rischiamo di portarcela dietro nelle prossime gare come un pericoloso fardello.

Insomma, chi ha avuto ha avuto, chi ha dato ha dato. Scordiamoci il passato. E pensiamo ai playoff.

IL SALE DEL CALCIO

Mesi e mesi passati a domandarsi a che finale di campionato stavamo andando incontro. Giornate su giornate a chiedersi se era stato giusto esonerare Fulvio Pea e con lui il progetto giovani per lasciare spazio ad un allenatore più navigato e a una squadra diversa rispetto a quella con cui si era partiti a luglio. Un mese intero, gennaio, trascorso a stupirsi per l’improvvisa voglia di spendere e rinforzare del presidente Cestaro.

Non c’è un tifoso che non si sia domandato nell’ultimo periodo: “Ma che cosa sta combinando la società?”. Non c’è amante dei colori biancoscudati che non si sia demoralizzato almeno un po’ per l’andazzo che aveva preso la squadra. Altro che playoff, è arrivato addirittura a dire qualcuno, dobbiamo guardarci le spalle, stare attenti a non essere risucchiati dai playout.

E invece sono bastati 90 minuti per cambiare tutto. Umore, prospettive, giudizi. E’ bastata la vittoria al Bentegodi per riaccendere di colpo la luce. Per risvegliare la passione che era solo nascosta sotto la brace, pronta a infiammarsi nuovamente alla prima occasione. L’occasione l’hanno creata Farias e Cutolo, segnando i due gol con cui il Padova si è imposto sul Verona nel primo di due derby consecutivi che il calendario ci ha messo di fronte in questo momento della stagione. Ma l’hanno creata anche Silvestri, De Feudis, Iori, Bonazzoli, tanto per citare altri giocatori che, da qui alla fine, sicuramente faranno la differenza. L’hanno creata anche i difensori che, una volta tanto, invece che finire sul banco della critica hanno chiuso la saracinesca e  arrivederci e grazie a Cacia e compagnia. 

Questo è il sale del calcio. Basta versarne un po’ su una partita e il sapore del campionato cambia completamente. Non oso immaginare quanto potrebbe crescere ancora questa gioia ritrovata se sabato col Vicenza arrivasse un’altra vittoria. Ma teniamo alta l’attenzione. Non sarà facile. Anche se molti di voi lo giudicano male perché a Padova non ha raggiunto l’obiettivo che ci si era prefissati, io, di Dal Canto, tendo a non fidarmi.

E già che ci sono, penso che non sarebbe da pubblico intelligente e maturo accogliere l’ex mister coi fischi o, peggio ancora, con un coro del tipo: “Asino, asino”. Non perdiamo l’occasione di fare bella figura. Per favore. Limitiamoci ad un sonoro, fortissimo e assordante “Forza Padova” e poi lasciamo che sia il campo ad emettere il suo verdetto.