SIAMO ANCORA VIVI

Poteva andare peggio, ma anche meglio, se solo l’arbitro, così fiscale nell’assegnare il rigore al Varese, fosse stato altrettanto ligio al dovere quando c’è stata quella carica irregolare su Trevisan nel secondo tempo. O se Cutolo, che ha cambiato l’inerzia del match all’inizio della ripresa, avesse centrato la porta una volta con il suo sinistro, sempre pericoloso.

L’importante è però che il Padova abbia dimostrato di essere ancora vivo. Dopo il vantaggio varesino i biancoscudati potevano crollare sotto il peso dell’ennesimo episodio negativo e delle ultime cinque sconfitte consecutive, invece i ragazzi hanno reagito e pure alla grande.

Sono felicissima per Bonazzoli e spero che il fatto che si sia sbloccato in zona gol possa solo dargli la spinta per segnare ancora tante reti da qui alla fine della stagione.

L’obiettivo del Padova però non deve cambiare: bisogna continuare a guardarsi le spalle e non volare troppo in alto. Abbiamo ancora le ali di cera, come Icaro, rischiamo solo di precipitare se ci avviciniamo troppo al sole: il derby di sabato al Tombolato contro il Cittadella deve essere a tutti gli effetti un derby salvezza. Punto. Avanti Scudati!

GUARDIAMOCI LE SPALLE

Purtroppo mi sembra di rivivere il primo anno in B dopo la promozione del 2009.

Anche allora il Padova, dopo un buon inizio di campionato, fece quattro sconfitte di fila e poi giocò contro il Cesena. Allora la cornice era l’Euganeo e i biancoscudati interruppero la serie nera vincendo 1-0 grazie alla rete segnata in pieno fuorigioco da Andrea Soncin. Stavolta invece, a Cesena, è andato tutto storto: altro che resurrezione, qua si sta sprofondando sempre più in basso.

Una cosa è certa: mancano tranquillità, serenità e consapevolezza. Perché è vero che non abbiamo una squadra di fenomeni, ma è altrettanto innegabile che un errore così grossolano Silvestri non l’avrebbe mai commesso se non fosse che in questo momento anche un solo respiro fatto male può cambiare le sorti di un match. Non ne va dritta una e, quando è così, la paura e l’agitazione peggiorano tutto il peggiorabile.  

A questo punto meglio tirare i remi in barca e passare al più presto alla modalità “prima e anzi soprattutto la salvezza”. La parola playoff meglio accantonarla. Ora c’è da tirare fuori l’elmetto. E da sudare. Per non mettersi in guai davvero seri.

Buona Pasqua a tutti!

BENTORNATO MISTER PEA!

E’ stato giusto così. Perché l’allontanamento dalla panchina del Padova poco prima di Natale di Fulvio Pea aveva lasciato in tutta la piazza la sensazione dello strappo, l’impressione di un esonero prematuro, frettoloso e per nulla efficace ai fini del miglioramento della situazione della squadra.

I fatti hanno dato ragione a questa sensazione. Senza Pea il Padova non è riuscito ad andare lontano. E lo stravolgimento del progetto iniziale (quello che prevedeva, appunto, una squadra giovane e un allenatore emergente con tanta esperienza coi giovani) stava portando tutti alla deriva, nonostante il mercato di gennaio avesse garantito alcuni rinforzi di spessore.

Oggi più che mai sono convinta che le cose non potranno che andare meglio d’ora in avanti. Mi è bastato vedere la luce negli occhi del mister nel primo giorno della sua seconda volta a Bresseo. Ho guardato e riguardato la fotogallery che i miei colleghi hanno pubblicato qui sul sito www.tgbiancoscudato.it. Il sorriso del mister, la sua voglia di immergersi tutto in questa nuova sfida, la presenza di 200 tifosi a Bresseo pronti a dargli la carica.

La sfida sarà impegnativa, nessuno lo mette in dubbio. Ma Fulvio Pea è pronto a combatterla. Ricucendo tutto quello che, nella precedente gestione, si era strappato, per colpe solo in parte sue.  In bocca al lupo, allora, e buon lavoro mister!

P.S.: mi permetto un simpatico suggerimento ai giocatori, presenti e futuri, del Padova. Pea ha sempre detto che è importante conoscere la storia del club di cui si va a vestire la maglia. Quanta ragione ha! Avessero studiato un pochino, i suoi “alunni”, avrebbero saputo che, negli ultimi anni, sono stati frequenti gli episodi in cui un allenatore è stato richiamato alla guida della squadra dal presidente Cestaro dopo l’esonero. Tradotto: forse era meglio evitare certe esternazioni su Pea quando è stato sostituito da Colomba, anche perché, come dicevo all’inizio del post, la sensazione che potesse tornare è sempre stata forte. Detto con il massimo del rispetto e dell’affetto ovviamente…  

 

CHE TRISTEZZA

Tra pochi giorni tornerò a lavorare.  

In questi mesi in cui son rimasta a casa da Telenuovo in maternità mi son ritrovata spesso a sognare ad occhi aperti (a occhi aperti non a caso, visto che col piccolo Donato si dorme poco assai!) un rientro in grande stile. Non per me, ma per il Padova. Cioè in cuor mio mi auguravo di tornare a fare le telecronache e le trasmissioni in un momento positivo, in una sorta di cavalcata finale verso i playoff.

Niente a che vedere, purtroppo, con la realtà attuale del Padova che dopo aver perso in casa col Vicenza ha lasciato il passo anche alla Pro Vercelli. E in un modo assai meno degno e combattivo di quel che doveva essere.

Sinceramente non ho molte parole. Capisco tante cose: che Cuffa è appena rientrato e non può fare miracoli, che Bonazzoli, prima di riprendere qui al Padova a giocare, è rimasto fermo praticamente un anno, che Iori oggi non c’era e Dio solo sa quanto ne abbiamo sentito la mancanza, che pure Babacar esce da un lungo periodo di stop per infortunio… le attenuanti sono tante, ma di certo non giustificano una resa così totale e incondizionata.

A questo punto è meglio se continuano con il silenzio stampa. Non sopporterei le solite frasi del tipo: “E’ colpa nostra”, “Ci prendiamo le nostre responsabilità”, “Dobbiamo tirarci fuori da questa situazione con le nostre forze”, “Dobbiamo lottare col coltello tra i denti”, “L’allenatore non c’entra niente, siamo noi che andiamo in campo”. Per carità, Dio ce ne scampi e liberi…

Facciano quel che credano. Poi saremo noi a tirare le somme.

AVANTI SEMPRE, VOLTARSI MAI

“Non diamo calcio a secchio dopo avere fatto culo così per mungere mucca”. (Prof. Aza Nikolic).

Così scriveva ieri prima della partita contro il Vicenza il difensore del Padova, Elia Legati, sul suo profilo Facebook. Già, perdere il derby coi vicentini significava proprio dare un calcio al secchio dopo essersi fatti un mazzo tanto (a Verona e, sei giorni prima, con la Juve Stabia) per riempirlo di punti e di passi avanti in classifica.

Poco male, ormai è andata così. Alessandro Dal Canto (e avevo ragione a dire che di lui non ci si doveva fidare, perché forse alla fin fine tanto asino non è) ha portato a casa la sua vendetta infliggendo al Padova una sconfitta che, seppur ingiusta per la quantità di occasioni prodotte dal Padova soprattutto nel secondo tempo, è pur sempre una sconfitta.

Non mi soffermerò a parlare dei fischi all’ex mister e della sua reazione col dito davanti alla bocca, visto che ho già detto alla vigilia, nel mio post precedente, il mio pensiero in proposito. Non c’è tempo per fermarsi a pensare a queste cose. C’è chi di Dal Canto vuol ricordare la straordinaria cavalcata che ci ha portato ad un passo dalla serie A (e tra queste persone ci sono anche io), c’è chi preferisce tenersi bene a mente il brutto finale della stagione successiva, che ci ha visti settimi e dunque fuori dai playoff. In ogni caso è tutto passato. E l’acqua passata non macina più. Nel bene e nel male.

Il presente dice che, nonostante tutto, i playoff sono ancora lì. A questo dobbiamo pensare, così come da oggi Dal Canto penserà solo alla difficile salvezza del suo Vicenza. Noi dobbiamo scrollarci di dosso questa sconfitta, per quanto bruciante, se no rischiamo di portarcela dietro nelle prossime gare come un pericoloso fardello.

Insomma, chi ha avuto ha avuto, chi ha dato ha dato. Scordiamoci il passato. E pensiamo ai playoff.

IL SALE DEL CALCIO

Mesi e mesi passati a domandarsi a che finale di campionato stavamo andando incontro. Giornate su giornate a chiedersi se era stato giusto esonerare Fulvio Pea e con lui il progetto giovani per lasciare spazio ad un allenatore più navigato e a una squadra diversa rispetto a quella con cui si era partiti a luglio. Un mese intero, gennaio, trascorso a stupirsi per l’improvvisa voglia di spendere e rinforzare del presidente Cestaro.

Non c’è un tifoso che non si sia domandato nell’ultimo periodo: “Ma che cosa sta combinando la società?”. Non c’è amante dei colori biancoscudati che non si sia demoralizzato almeno un po’ per l’andazzo che aveva preso la squadra. Altro che playoff, è arrivato addirittura a dire qualcuno, dobbiamo guardarci le spalle, stare attenti a non essere risucchiati dai playout.

E invece sono bastati 90 minuti per cambiare tutto. Umore, prospettive, giudizi. E’ bastata la vittoria al Bentegodi per riaccendere di colpo la luce. Per risvegliare la passione che era solo nascosta sotto la brace, pronta a infiammarsi nuovamente alla prima occasione. L’occasione l’hanno creata Farias e Cutolo, segnando i due gol con cui il Padova si è imposto sul Verona nel primo di due derby consecutivi che il calendario ci ha messo di fronte in questo momento della stagione. Ma l’hanno creata anche Silvestri, De Feudis, Iori, Bonazzoli, tanto per citare altri giocatori che, da qui alla fine, sicuramente faranno la differenza. L’hanno creata anche i difensori che, una volta tanto, invece che finire sul banco della critica hanno chiuso la saracinesca e  arrivederci e grazie a Cacia e compagnia. 

Questo è il sale del calcio. Basta versarne un po’ su una partita e il sapore del campionato cambia completamente. Non oso immaginare quanto potrebbe crescere ancora questa gioia ritrovata se sabato col Vicenza arrivasse un’altra vittoria. Ma teniamo alta l’attenzione. Non sarà facile. Anche se molti di voi lo giudicano male perché a Padova non ha raggiunto l’obiettivo che ci si era prefissati, io, di Dal Canto, tendo a non fidarmi.

E già che ci sono, penso che non sarebbe da pubblico intelligente e maturo accogliere l’ex mister coi fischi o, peggio ancora, con un coro del tipo: “Asino, asino”. Non perdiamo l’occasione di fare bella figura. Per favore. Limitiamoci ad un sonoro, fortissimo e assordante “Forza Padova” e poi lasciamo che sia il campo ad emettere il suo verdetto.

SIAMO ANCORA LI’

Mi scuso per l’ennesima volta per la mancata tempestività nell’aggiornamento del blog. Ma portate pazienza, tra un po’ tornerà tutto alla normalità, così come il Padova ieri sera è tornato a vincere.

Già, ci volevano proprio questi tre punti, conquistati all’Euganeo davanti ad un pubblico che, seppur brontolone, ipercritico e legittimamente deluso per l’ultimo periodo, non vedeva l’ora di poter spazzare via i sentimenti negativi per tornare a lasciare posto alla speranza.

Speranza di cosa? Di raggiungere i playoff naturalmente. Playoff che, nonostante appunto l’ultimo scellerato periodo biancoscudato, sono ancora lì a portata di mano. Ha proprio ragione il mio collega, Gigi Primon: sarebbe da pazzi non crederci, visto che innanzitutto  ci siamo ancora dentro e, in secondo luogo, questo campionato è davvero equilibrato (per non dire, tremendamente livellato verso il basso, ad eccezione di poche realtà).

Restano tante le perplessità circa la gestione della squadra e di alcuni singoli da gennaio ad oggi, ma ora il campo, l’unico a dire sempre la verità, dice che abbiamo da affrontare due derby di fila, di quelli che solo a pensarci l’adrenalina sale a mille! All’andata contro Verona e Vicenza furono due partite indimenticabili. Se lo saranno anche i prossimi due scontri, allora si potrà senz’altro uscire dall’hangar e riprendere la pista di decollo.

Perché, in fondo in fondo, questo pazzo Padova se lo merita. Questa pazza Padova se lo merita.

PRESIDENTE, SIA PIU’ RAZIONALE CHE PASSIONALE!

Progetto di un paio d’anni (o anche di tre) con i giovani, per, nell’ordine: 1) spendere meno; 2) mettere a posto i bilanci societari senza che il povero Marcello Cestaro ogni anno debba ripianare i debiti rimettendoci una botta di milioni; 3) smetterla una buona volta di mettere a libro paga (e che paga!) giocatori navigati che scelgono Padova solo per svernare o per la suddetta “generosità” del presidente biancoscudato.

Questa è l’idea con cui si è partiti la scorsa estate. Non due anni fa eh, la scorsa estate. sette MESI fa. Poi, alla faccia dei due o tre anni, sono bastati pochi mesi per correggere la prima volta il tiro: giovani sì, pochi “schei” spesi sì, ma insieme ai “pochi schei”, voemo anca ea “bea figura”. E allora si comincia a dire che ai playoff con questa squadra ci si può arrivare. E che cavolo: il Pescara l’anno scorso, con una squadra di giovani e l’allenatore giusto, è volato in serie A diretto. Vuoi che noi a Padova non riusciamo almeno ad arrivare sesti per giocarci qualche speranzina agli spareggi?

Strada facendo la “speranzina” diventa OBBLIGO IRRINUNCIABILE. Ai playoff prima e in serie A dopo ci si DEVE arrivare. E allora basta un momento no per arrivare all’esonero di Pea, si chiama a sostituirlo un allenatore esperto e navigato come Colomba e a gennaio, alla riapertura del mercato, i propositi di spendere poco all’improvviso spariscono: e via con l’ingaggio di Iori e De Feudis. Per poco non ci scappa anche Sforzini (ma non ci eravamo tanto offesi quando Dal Canto aveva detto che equivaleva a Cacia? Mah…) che invece, per fortuna a mio avviso, sceglie un’altra strada e fa risparmiare questa spesa pazza al patron vicentino.

E adesso? E adesso siamo alle solite: Colomba è un allenatore navigato ma non un mago ed è incappato anche lui in un momento no, come era successo a Pea. D’altra parte, ci vuole tempo  per riamalgamare un gruppo (che, detto fuori dai denti, è buono ma non certo ai livelli del Pescara dell’anno scorso e dei vari Insigne, Immobile e Verratti!).  E Cestaro che fa? Siccome vuole vincere e la pazienza è finita, fa capire che, se va avanti così, è disposto a richiamare Pea.

Mi dispiace molto dirlo ma con una gestione così “umorale” è difficile arrivare da qualche parte. Io non sono di quelli che dicono che senza Cestaro il Padova starebbe meglio. Tutt’altro: da tifosa, prima che da giornalista, ringrazio e ringrazierò sempre Cestaro per quello che ha fatto e che continua a fare per il calcio Padova. Però il presidente deve capire che, se si parte con un obiettivo, non si può cambiarlo in corsa in questo modo e pretendere che, in due e due quattro, i risultati arrivino. E’ comprensibile, da una parte, che la sua pazienza sia giunta al limite, ma, d’altro canto, non è così che si può tagliare un traguardo importante. Se lui per primo è confuso e agisce troppo d’impulso, a pioggia quest’incertezza si abbatte su tutto il resto del gruppo.

Come già successo in altre stagioni, non troppo lontane, è arrivato, puntuale, il silenzio stampa. Dal punto di vista scaramantico, la decisione porta bene: nel 2008-2009 siamo stati promossi in serie B e l’anno successivo ci siamo salvati a Trieste con il silenzio stampa. Ma mette malinconia vedere come le situazioni si ripetano. E dispiace vedere un uomo straordinariamente umano e generoso come Cestaro non riuscire proprio a trarre insegnamenti dal recente passato.

Nonostante le sue esternazioni nel dopo partita contro il Brescia (ha invitato i tifosi che hanno fischiato la squadra ad andare a dare via il… didietro!),  sono convinta che la piazza lo ama ancora e anche tanto, perché si rende conto di quanto il presidente ha dato a questa città. Gli si chiede, però, un po’ più di razionalità, per evitare che l’eccessiva passionalità si trasformi in un boomerang che, tornando indietro, fa male prima di tutto a lui…

GIUSTIZIA E’ FATTA

Sono le 13.44. Il mio telefonino suona. Sono stesa a letto con mio figlio Donato che non vuol saperne di prendere sonno. Forse avvertiva anche lui nell’aria che stava succedendo una cosa straordinaria. Guardo il display: Vincenzo Italiano. Mia mamma, sentendo il cellulare suonare, entra in camera e prende Donato in braccio per farmi rispondere. Rispondo. Dall’altra parte sento: “Martina, è finita. Sono troppo contento”.

Ci è voluta una vita e mezza ma alla fine il verdetto che tutti aspettavamo è arrivato: al Padova sono stati restituiti, in terzo grado, i due punti di penalizzazione inflitti sia dalla Commissione Disciplinare che dalla Corte di Giustizia Federale per la presunta combine di Padova-Grosseto del marzo del 2010 ad opera dell’allora capitano biancoscudato.

Il Tnas ha finalmente stabilito che Italiano, nel telefonare a Turati, difensore del Grosseto e suo amico, non tentò alcun accomodamento della partita che si sarebbe giocata poche ore dopo tra i biancoscudati e i toscani e ha così deciso di ridurre da 3 anni a 9 mesi la sua squalifica, derubricando il reato da “illecito sportivo” a “condotta antisportiva”. Il risultato è che, appunto, Italiano potrà rientrare in pista a partire dal prossimo 18 marzo e il Padova si è visto restituire i due punti di penalizzazione che gli erano stati tolti per responsabilità oggettiva.

Profondo e rilassante il sospiro di sollievo che abbiamo tirato tutti: umanamente per Italiano, che è rimasto nel cuore di tantissimi tifosi (al punto che c’è già qualcuno che propone al Padova di tornare a farlo allenare da subito almeno con la Primavera!) e pragmaticamente per il Padova che ora si ricatapulta in zona playoff. Zona in cui, ora, si spera di rimanere. Tornando a vincere sul campo!

Dico la verità: son proprio contenta per Vincenzo. Perché c’è più di qualche tifoso che pensa che lui sia un rovina spogliatoi e un caccia allenatori, insomma un autentico rompiballe, passatemi il francesismo. Io invece so per certo che per la maglia biancoscudata ha dato tanto, forse in qualche frangente perfino troppo, senza che questo grande attaccamento alla causa gli sia stato riconosciuto fino in fondo. Non meritava la squalifica di 3 anni ed è giusto che il mese prossimo possa rientrare nell’unico mondo che lo fa sentire davvero felice e realizzato dal punto di vista professionale: il calcio. Non so se potrà ancora dire la sua come giocatore, anche se l’ho sentito talmente motivato che penso che se scendesse in campo domani correrebbe più forte di tutti, pur essendo fermo da un anno! Di certo nel Padova un posto per lui ci sarà. E, come ha detto lui alla fine dell’intervista che ha rilasciato a Telenuovo poco dopo la sentenza del Tnas, “è giusto così”.

UN NUOVO CAMPIONATO

Da quando seguo il Padova come giornalista, e vi assicuro che sono parecchi anni, non mi era mai capitato di leggere pareri così discordanti su una singola partita. Su Padova-Livorno di ieri ho letto tutto e il contrario di tutto: c’è chi ha scritto che finalmente si è visto il gioco con Colomba, chi invece ha rimpianto Pea; chi ha manifestato un seppur cauto ottimismo sostenendo che andrà sempre meglio, chi invece ha indossato il consueto abito pessimista ed è dell’idea che con questa squadra e con questa dirigenza non andremo da nessuna parte.

Io non ho visto tutta la partita, mi è stato impossibile, ho potuto vedere solo la sintesi. Ma la mia attuale idea non sarebbe cambiata di molto se avessi visto i novanta minuti per intero e il motivo ve lo spiego subito: penso infatti che ieri sia iniziato per il Padova un nuovo “campionato nel campionato”. E come tutti gli “inizi” si può vedere il bicchiere mezzo pieno o mezzo vuoto, ma ci vuole tempo per ammirare un prodotto finito. Certo la differenza è che siamo a gennaio e non a fine agosto, ma la sostanza non cambia. Certo Colomba ha avuto un mese di sosta per lavorare con una squadra cui sono stati fatti diversi innesti importanti, ma da che mondo è mondo è giocando che si oliano i meccanismi e ci si conosce meglio, non solo facendo allenamento.

Quindi per Colomba il campionato è iniziato ieri. Si può dargli fiducia o no, ci si può credere o no. La scelta spetta ad ognuno di noi. Ma è solo il tempo che ci darà delle risposte che possano essere spendibili. La squadra indubbiamente è stata rinforzata e ai playoff, così come è adesso, ci può arrivare. Se Colomba sarà bravo nella lotta contro il tempo e farà fruttare al massimo i prossimi quattro mesi, forse il sogno può anche non morire qui. Che ne dite?

 

P.S.: voglio approfittare del mio blog per ringraziare una collega che stimo molto e che ho avuto la fortuna di conoscere quest’estate a Sky quando ho avuto la straordinaria occasione di commentare le partite di calcio femminile delle Olimpiadi. Si tratta di Martina Angelini, livornese doc e dunque tifosa amaranto che, in occasione di un commento che le hanno chiesto di scrivere alla vigilia della partita tra Padova e Livorno venerdì, ha parlato di me e di mio figlio Donato (che l’estate scorsa quando ero a Sky lei ha più volte accarezzato dal pancino!) lanciandomi la sfida in modo molto simpatico. Ecco, queste son le cose belle del calcio: si può tifare per due squadre diverse e sperare che l’avversaria venga letteralmente seppellita dai gol dei tuoi attaccanti, ma si può farlo con gogliardia e, perché no, pure con un pizzico di sana leggerezza. E allora: grazie Marty! E, già che ci sono, ma come cavolo fate ad essere tra le prime della classe? Sarà mica forte il tuo Livorno! :-))))

 

P.S. 2: onde non essere fraintesa, il primo PS è un ringraziamento ad una collega e amica e un elogio agli sfottò simpatici, che peraltro utilizzo spesso anche io in trasmissione a Telenuovo per prendere in giro chi tifa un’altra squadra (anche lo stesso Campanale che tifa Cittadella, per intenderci). Non c’è da parte mia alcun riferimento a quel che (non) è successo ieri durante il minuto di raccoglimento per ricordare Piermario Morosini. Ho messo il “non” perché mi pare sia stato ampiamente appurato che, appunto, durante il minuto di silenzio non c’è stato alcun coro degli ultras del Padova contro quelli del Livorno. Dunque polemica inutile. Che non era mia intenzione cavalcare. Scusate la puntualizzazione, ma meglio puntualizzare che non essere capiti! Un abbraccio a tutti e, ovviamente, FORZA PADOVA!