VA BENISSIMO UN PUNTO, IN ATTESA DI RITROVARE L’EQUILIBRIO

“Rimpiazzare uno con l’esperienza di Cuffa non sarà facile”. Lo aveva detto chiaro e tondo, alla vigilia della partita col Bari, l’allenatore del Padova, Fulvio Pea. E in effetti si è visto che alcuni meccanismi ormai oliati, sia dal punto di vista tattico che sotto il profilo meramente psicologico, hanno iniziato un po’ a scricchiolare ora che “il Cabezon” si è infortunato e per un bel po’ non ci sarà più.

Proprio per questo motivo, il punto portato a casa contro i baresi è oro, anche se rimane il rammarico di non aver sfruttato nel finale due occasionissime con Cutolo e Farias.

Un po’ alla volta quell’equilibrio trovato e poi perduto lo si dovrà ritrovare a centrocampo, con giocatori diversi e soprattutto più giovani. Sarà anche per loro un’occasione, come si dice in gergo, per “farsi le ossa” e mettere un po’ di fieno nella cascina dell’esperienza!

Nel frattempo bisognerà cercare di fare del proprio meglio, come oggi mi sento di dire che ha fatto il Padova, senza mollare e sfilacciarsi mai, nemmeno quando il Bari lo ha messo in difficoltà. Chissà che il gol di Granoche (finalmente!) sia il primo di una lunga serie! E che Cutolo, ora che si è ristabilito dalla botta al ginocchio, torni a pungere come sa fare.

Per il resto, invito Acp a continuare a scrivere, scaramanticamente, “Granoche vattene”. Così diventerà il capocannoniere della serie B in men che non si dica. E il Padova non potrà che trarne giovamento!

LA MANO DI PEA

Non c’è ormai più dubbio alcuno. La terza vittoria di fila del Padova ha i suoi protagonisti sul campo (Farias che segna, Viviani che inventa, Ze Eduardo che spacca il gioco avversario, Piccioni che dietro non ne perde una di testa!) ma un solo grande direttore d’orchestra fuori dal campo: l’allenatore Fulvio Pea. Si vede proprio la mano del tecnico su questa squadra, giovane ma sempre più in crescita, non solo nei risultati. La cosa che più mi impressiona di lui è la capacità di rivedere le sue decisioni a partita in corso, di cambiare assetto, di dare la sterzata giusta al momento giusto per evitare che i suoi ragazzi finiscano fuori strada. Oggi la scelta azzeccatissima è stata quella di inserire Viviani all’inizio della ripresa. Ma anche quella di tornare ad un assetto più coperto ad inizio partita.

I tifosi ormai sono nel cuore della fase dell’innamoramento per questo allenatore. Ed è giusto che sia così perché sta portando gioco, entusiasmo e risultati, dando identità e quadratura ad un gruppo di giovani talentuosi. Con conseguente quarto posto in classifica. Roba che se qualcuno ce lo diceva qualche settimana gli avremmo riso in faccia, visto l’inizio poco promettente del campionato.

Ci voleva solo un po’ di pazienza ed ecco un bel Padova. Purtroppo c’è un purtroppo: l’infortunio capitato al ginocchio di Cuffa, che ha tutta l’aria di essere grave. Così come fu quello di Succi due anni fa a Novara (altro campo sintetico, ma davvero sono così belli e funzionali ‘sti campi con l’erba finta?). A questo proposito dico solo una cosa, in attesa dell’esito della risonanza: senz’altro, conoscendolo, se l’infortunio è serio e lo stop sarà lungo, Matias non farà comunque venir meno il suo grande apporto morale e mentale alla squadra, anche con stampelle e tutore. E’ già una gran cosa questa. Non ci resta che augurargli il più sincero degli “in bocca al lupo”: senz’altro, da guerriero qual è, recupererà a tempo di record, qualunque cosa sia successa a quel ginocchio…

CI STIAMO PRENDENDO GUSTO

La cosa più giusta della splendida giornata di oggi l’ha pronunciata, come spesso capita peraltro, il mio collega Luigi Primon, tra primo e secondo tempo.

Mentre eravamo in pubblicità, infatti, mi ha guardato e ha detto: “Noi pensiamo che il calcio sia un gioco che si fa prevalentemente con i piedi. Invece è tutta testa! Guarda con che personalità e autorevolezza stiamo giocando a Vicenza e tutto perché col Verona siamo riusciti a far nostro all’ultimo secondo un derby che ci ha messo le ali. Quanto fa una vittoria del genere nel morale di un giocatore”.

Ha ragione da vendere, Gigi. Perché in effetti oggi raramente abbiamo passato palla al giocatore più vicino perché non sapevamo cosa farcene e altrettanto raramente abbiamo alleggerito all’indietro per l’incapacità di trovare sbocchi e idee, se non quando stavamo 2-0 e il Vicenza spingeva per cercare di riaprire la partita. Ma lì era un discorso di gestione, non di timore o di poca lucidità.

Il Padova oggi è stato lucido come un killer nell’affrontare il Vicenza e nel portare a casa il secondo successo di fila, peraltro fuori casa (laddove finora era arrivata la miseria di un punto in tre partite) e in un derby tra i più sentiti. Forse il più sentito. La classifica si sta facendo interessante, la manovra comincia ad ingranare e il gioco inizia ad entusiasmare.

Ci stiamo prendendo gusto insomma. Continuiamo dunque ad assaporare questo ricco piatto, affidandoci alle mani dello “chef” Fulvio Pea. Il sapore di questo Padova, finalmente, inizia a sentirsi.

IL CUORE OLTRE L’OSTACOLO

Che bello essere tifosi del Padova! Sul più bello che ti cala la tristezza e non ci credi più ecco che la tua squadra del cuore vince il derby contro la corazzata Verona. E non lo fa con un gol banale. Lo fa, all’ultimo secondo dell’ultimo minuto di recupero, con il primo sigillo in serie B di un padovano doc come Andrea Raimondi che aspettava da anni e anni questo momento e stasera, giustamente, si è scatenato in un lungo elenco di dediche che chissà da quanto tempo si teneva custodite nel cuore.

Non ci credevo quando Andrea ha messo dentro la palla del 2-1: ero talmente incredula che i miei occhi hanno avuto un’allucinazione e mi è sembrato per qualche secondo che la palla fosse uscita. Ci hanno pensato le urla di gioia di Gigi Primon in studio a farmi rendere conto che invece era tutto vero. Meravigliosamente vero!

Stasera il Padova, contro una signora squadra che senz’altro sosterà per tutto l’anno nelle zone nobili della classifica, ha buttato il cuore oltre l’ostacolo. E’ proprio per questo che, da oggi, la amo ancora di più. Non mi va di aggiungere altro. Aggiungete voi le vostre emozioni, nei vostri commenti. Io vado a letto. Consapevole che, come tutti voi, stasera prendere sonno sarà la cosa più difficile del mondo. Un po’ come per il Padova aver battuto il Verona. Buonanotte!

DUE BRUTTI PASSI INDIETRO

L’ingenuità imperdonabile di Anania e l’incapacità di fare gioco in dieci contro undici. Sono questi i due brutti passi indietro dimostrati dal Padova di oggi a Castellammare di Stabia. Fa male perdere, ma fa ancor più male perdere perché si è regalato un uomo agli avversari per quasi 70 minuti.

Questa squadra è giovane e pecca di inesperienza, ma quando a protestare in maniera così vibrante è uno dei giocatori più esperti della rosa e si fa espellere dopo soli 23 minuti allora non ci si può più appellare a questo concetto. Si può poi discutere sul fatto che l’arbitro Baracani di Firenze era il più agitato di tutti in campo, più agitato dello stesso portiere biancoscudato espulso, e ha senz’altro esagerato a sua volta nel non usare un po’ di buonsenso, ma uno come Anania certe leggerezze non le deve commettere, anche perché il secondo cartellino che ha rimediato, dopo il giallo per proteste, è stato un rosso diretto. Più che probabile che salti due partite e non una e purtroppo queste due partite sono Verona e Vicenza, non due match qualunque.

Detto questo su Anania (che senz’altro, da ragazzo posato e intelligente qual è, ha già fatto il mea culpa da solo in spogliatoio…), oggi mi ha colpito in negativo l’incapacità di reagire dei biancoscudati dopo l’inferiorità numerica: la Juve Stabia ha battuto qualcosa come 16 calci d’angolo e ha tirato in porta da tutte le parti. La delusione è aumentata dal fatto che, nei primissimi minuti, era stato proprio il Padova a procurarsi due nitidissime palle gol, colpendo un palo con Cuffa e una traversa con Cutolo, resistendo alla grande all’atteggiamento aggressivo e molto falloso dei campani. Cosa è successo dopo? Perché non si è riusciti a metterci almeno un po’ di intensità, di fisicità e di mentalità vincente?

Questi sono i punti su cui Pea dovrà lavorare e anche di brutto nei prossimi giorni, a mio parere. Di bello c’è che il calendario dice appunto che venerdì sera all’Euganeo arriva il Verona e domenica 14 ottobre, in un altro stadio “Menti”, si gioca contro il Vicenza. Due ottimi banchi di prova per tirare fuori quel mordente che oggi è mancato. La strada verso il successo è ancora lunga ed è inciampando che s’impara a stare in piedi con più forza. Mi auguro quindi che il Padova tragga da questa trasferta la lezione che deve.

IL CANTIERE E’ ANCORA APERTO, MA INIZIAMO A DIVERTIRCI UN PO’!

Il rodaggio del Padova non è ancora finito. Sono ancora tanti i margini di crescita di questo gruppo che lentamente sta diventando squadra.

Però, per iniziare ad assaporare il gusto del divertimento, può benissimo bastare così. Non capita tutte le partite di andare allo stadio a vedere la propria squadra del cuore vincere con prodezze tipo quella con cui Cutolo ha siglato il 3-1 sabato contro la Reggina e tipo le due con cui stasera Viviani ha illuminato l’Euganeo permettendo a sè stesso e ai compagni di conquistare la seconda vittoria di fila contro l’Empoli. Ultimamente, peraltro, è capitato ancor meno di vedere il Padova uscire dal campo senza subire gol: un altro passo avanti in direzione di una solidità che è ingrediente fondamentale per arrivare in fondo continuando a coltivare sogni di gloria.

Certo il gioco non è ancora lineare e delineato, le punte fanno fatica a proporsi e vengono poco servite quando lo fanno. Ma davvero io stasera mi sono divertita. All’alba della sesta giornata, mi accontento e me ne vado a dormire serena e tranquilla. Fiduciosa che non potrà che andar sempre meglio.

FINALMENTE LO SBLOCCO MENTALE!

Inutile girarci tanto intorno, con sofismi tecnico-tattici: a questo giovane e rinnovato Padova mancava solo la prima vittoria in campionato per sbloccarsi mentalmente.

Lo si sapeva prima di scendere in campo contro la Reggina ma lo si è capito ancor di più quando si è assistito alla trasformazione dell’atteggiamento della squadra subito dopo l’1-0 di Farias. Per 30 minuti infatti, contro la Reggina, i biancoscudati sono apparsi contratti, prevedibili, a tratti perfino impauriti. Il gol del vantaggio invece ha fatto venire a galla, grazie a una maggiore serenità mentale, tutto il lavoro fatto in queste settimane in allenamento tra combinazioni di prima e scambi in velocità. Ha fatto affiorare la personalità di Viviani, le continue fughe a destra e a sinistra dei due esterni, le qualità e la generosità di Cutolo e Cuffa, la lucidità di Farias.

Certo bisogna sistemare ancora qualcosa dietro, prendere gol a quel modo, quando si è sul 3-1, su una palla inattiva non è il massimo. Ma proseguiamo un passo alla volta. E’ arrivata la prima vittoria. E non è cosa da poco. Anche per Fulvio Pea che oggi, in panchina, negli ultimi minuti di partita ha sofferto, e non poco.

 

LO STADIO. SEMPRE MENO SOGNO E SEMPRE PIU’ REALTA’

Non c’è un padovano uno che ami l’Euganeo. Nemmeno chi, appassionato di atletica leggera, si va a vedere dai suoi spalti il relativo meeting che vi si svolge una volta all’anno. Sì, perché anche se la pista d’atletica è molto più vicina agli spalti di quanto non lo sia il campo da calcio, l’Euganeo rimane uno stadio freddo, incapace di accendere le emozioni, eccessivamente grande e dispersivo qualunque sia l’uso che si voglia farne e qualunque sia lo sport che si vuole praticare al suo interno. Proprio per questo, non è mai entrato nel cuore dei tifosi. Anche riempiendolo tutto, con 35 mila persone sugli spalti, l’effetto non sarebbe minimamente paragonabile a quello che provocava l’esplosivo e bollente Appiani.

Della possibilità di costruire uno stadio nuovo, noi di Telenuovo, ci siamo occupati spesso in trasmissioni sportive e non. Soprattutto nelle occasioni in cui, al talk show del martedì sera dedicato al Padova “Biancoscudati channel”, è stato presente Marcello Cestaro. Il presidente del Padova ha sempre manifestato la forte volontà di fare qualcosa per migliorare la situazione, ma ovviamente ha anche detto che la crisi economica in questo momento non gli consente di tirare fuori più soldi di quelli che già elargisce per costruire una buona squadra e tentare il salto in serie A. L’altra sera però il suo braccio destro, Luca Baraldi, ospite sempre a “Biancoscudati channel”, su precisa richiesta di un tifoso che ha telefonato in trasmissione, ha aperto uno spiraglio sull’argomento. Anzi, ha proprio spalancato un portone, dicendo che l’approvazione della nuova legge sugli stadi potrebbe anche a Padova mettere gli imprenditori, con o senza Cestaro di mezzo, nella situazione di poter investire sulla costruzione di un nuovo impianto. Impianto che non andrebbe realizzato mettendo le mani sull’attuale Euganeo ma costruendo ex novo una struttura più piccola, più accogliente e, di conseguenza, più a misura di tifoso.

La domanda che sorge spontanea è: dove? Ed è qui che viene il bello. Di solito, a questo punto, la discussione si arenava e non se ne dava più fuori. Invece il sindaco di Limena si è fatto avanti in queste ore, dicendo che lui, nel suo comune, situato nell’immediato hinterland padovano, il posto ce l’avrebbe. Insomma, quel che era solo un sogno, sta lentamente prendendo le forme di un progetto concreto. Che magari non domani ma si può fare. Musica per le orecchie dei tifosi che dell’Euganeo davvero non ne possono più. E ora possono augurarsi, con un minimo di consapevolezza che non saranno solo parole al vento, che la dichiarazione di Baraldi avrà un seguito.

ANCORA UN PO’ DI PAZIENZA E CI SIAMO

Mi è piaciuto molto il Padova di stasera a Brescia. Aggressivo, intraprendente, votato all’attacco e schierato con due punte e un trequartista, come piace a me e ad un sacco d’altri tifosi biancoscudati. Il 3-5-2 è diventato 3-4-1-2, con Farias tra le linee a creare scompiglio con la sua velocità ed imprevedibilità, e poi 3-4-3 nell’ultima parte di gara con l’ingresso di Cutolo. E’ vero: nella ripresa la squadra ha subìto il ritorno del Brescia ma non ne farei una tragedia: 1) perché a leggere i nomi dei giocatori del Brescia oggi mi son resa conto che è proprio una bella squadra (Stovini, Corvia, Budel, Zambelli e De Maio non sono certo gli ultimi arrivati in serie B!). 2) perché, ad inizio ripresa, le condizioni di Anania, con il ginocchio traballante, hanno costretto il resto della squadra ad arretrare un po’, forse anche inconsciamente, il baricentro.

Ho visto tanti elementi di crescita, nel rendimento individuale di qualcuno, nelle movenze generali dell’undici in campo e, soprattutto, nell’approccio emotivo e mentale alla partita: i biancoscudati sono stati aggressivi e determinati, come mai li avevo visti in queste prime tre partite. Mi vien spontaneo dire che basta ancora poca pazienza e ci siamo. Il gruppo sta diventando, lentamente ma progressivamente, squadra. Penso che anche il presidente Cestaro stasera se ne sia reso conto e se ne sia tornato a casa da Brescia più contento.

MEGLIO IL 3-4-3, MA CI VUOLE TEMPO ANCHE PER QUESTO

Il Padova del primo tempo ieri non è piaciuto. Lo ha ammesso lo stesso Fulvio Pea che il ritmo è stato inutilmente basso e, proprio per questo, non ha portato ad azioni pericolose da parte dei suoi giocatori. Poi, però, complici l’ingresso di Farias e Cuffa, l’andamento lento si è trasformato in sana intraprendenza e, nella ripresa, la musica è cambiata. Farias non si è sistemato nel tridente d’attacco, partendo esattamente dalla stessa posizione in cui nel primo tempo aveva agito Galli: il 3-5-2 dei primi quarantacinque minuti è rimasto tale anche nella seconda parte della gara perché bisognava garantire equilibrio alla squadra.

Ieri Pea non aveva scelta, nel senso che, mancandogli Nwankwo che dei centrocampisti è quello più ha caratteristiche d’interdizione, non poteva sbilanciarsi più di tanto. Ze Eduardo e Galli sono troppo offensivi per garantirgli il suddetto equilibrio con un centrocampo a 4. Nelle prossime partite, però, secondo me, l’obiettivo deve essere quello di lavorare per creare al più presto i presupposti perché sia il 3-4-3 il modulo base. E’ due volte che Farias entra a partita in corso e fa la differenza pur partendo dalla linea mediana del campo. Figuriamoci se lo si mette nel suo ruolo naturale di esterno d’attacco cosa può fare!

Detto questo, ribadisco il concetto del post precedente: la serie B è un campo di battaglia, è un campionato lunghissimo e nessuno ti regala niente. Mettiamoci in testa che la pazienza dovrà essere la nostra principale compagna di viaggio. Ora che psicologicamente ci siamo tolti dalla testa (e dalla classifica) il -2, non ci resta che ripartire di slancio da Brescia venerdì sera. Avanti, scudati!