EDER, CROCE O DELIZIA?

 

 

Eder Baù. Classe 1982. 8 reti l’anno scorso, con una piccola flessione di rendimento nella parte finale del campionato a causa di una pubalgia che non ha comunque impedito ai tifosi di farne uno degli idoli.

Inizia il campionato 2008-2009: un gol contro il Lumezzane su punizione e un’altra corsa estasiata sotto la curva a cercare (e ottenere) gli applausi speciali e gli abbracci dei tifosi: Eder si arrampica fin su una passerella e alza le braccia, i tifosi scendono i gradini della tribuna Fattori e si appiccicano con la faccia sulle barriere in plexiglass pur di farsi vedere da lui. Ancora un paio di partite ed Eder, purtroppo, finisce subito in infermeria perchè quella pubalgia si riacutizza e si aggrava. 

Poi Eder ritorna. Segna contro il Lecco. Sembra che l’amore con la tifoseria possa riprendere da dove si era interrotto, invece l’esterno asiaghese si perde. Forse perchè non sta ancora bene del tutto, forse perchè la crisi di risultati e il cambio di allenatore (con l’arrivo di Attilio Tesser) cacciano lui e la squadra in un vortice di critiche terribili. E lui, queste situazioni, per carattere, le soffre. Terribilmente. Peraltro, quando al termine di quel Padova-Legnano che costa la panchina a Carlo Sabatini, gli otto ultras fanno irruzione all’interno dello spogliatoio biancoscudato, è proprio verso di lui che se la prendono maggiormente, accusandolo di non fare proprio una vita "da atleta".

Ora però Sabatini è tornato. Baù sta bene. E la vittoria col Venezia ha rilanciato l’entusiasmo di tutti.  Ci sono dieci partite da giocare con il massimo dell’impegno per raggiungere questi dannati playoff. Mi chiedo: è possibile mettere da parte tutto quello che è successo, di modo da far tornare tranquillo mentalmente e campione sul campo il buon Baù? 

D’accordo: per un po’ ci ha mandato il fratello gemello che non sapeva nè saltare l’uomo nè accelerare sulla fascia. Ma se tornasse, da croce, ad essere nuovamente delizia di questo Padova, non sarebbe bellissimo? 

Aiutiamolo. 

BENTORNATO SABATINI, BENTORNATO PADOVA

"Ho detto ai ragazzi che da stasera si specchieranno con qualcosa di più dentro. Si sentiranno più uomini e più giocatori importanti. Non abbiamo fatto ancora niente ma riuscire a vincere qui oggi, in una situazione in cui tutto ti dà contro, e mettere almeno la testa fuori dal pantano in cui ci eravamo cacciati, li farà senz’altro sentire più forti d’ora in avanti".

Non poteva uscire frase più bella a Carlo Sabatini nel giorno del suo ritorno sulla panchina del Padova. Nel giorno della ritorno alla vittoria con il suo Padova.

Era proprio questo che i tifosi volevano vedere. Undici giocatori che lottano insieme per un obiettivo comune, che onorano la maglia che indossano, che, se del caso, escono pure dal campo con i lividi sul viso. Undici persone che, prima che giocatori di calcio, sono appunto uomini.

Col Venezia non si è visto un gioco entusiasmante, soprattutto nel primo tempo, e solo a tratti i biancoscudati hanno provato a verticalizzare, a proporsi, a rendersi pericolosi. Però dal primo all’ultimo, tutti hanno preso in mano il cuore e lo hanno spremuto fino all’ultima goccia, portando a casa tre punti fondamentali.

Sul gioco si può lavorare, la tattica è allenabile. Il carattere no. Non lo vendono un tanto al chilo. Il carattere o ce l’hai o non ce l’hai. E oggi, il Padova ha dimostrato che, se vuole, ce l’ha. Ed è pure bello tosto.

Non resta che mettersi sotto nei prossimi quindici giorni per crescere sul piano fisico e su quello della manovra. Di tempo se ne è perso già troppo. Bentornato Sabatini. Bentornato Padova.

 

SEGNALI DI RISVEGLIO

 

 

Lo spunto per scrivere questo post mi arriva da alcuni episodi che sono successi in settimana, dopo il ritorno di Carlo Sabatini sulla panchina del Padova.

Martedì, nel giorno del primo allenamento del tecnico perugino, sono andata a Bresseo. Tra i primi giocatori che ho visto arrivare c’era Max Varricchio, che mi si è manifestato un po’ demoralizzato. Gli ho chiesto cos’avesse e lui mi ha risposto, con la sincerità che sempre lo ha contraddistinto da quando è arrivato qui, che se la squadra è in questa situazione la colpa è senz’altro di chi va in campo, dunque dei giocatori, ma che è necessario che l’ambiente si ricompatti intorno alla squadra, altrimenti non si andrà da nessuna parte.

Secondo episodio: Eder Baù rilascia (mi pare mercoledì, ma non è importante il giorno) un’intervista a due quotidiani locali che pubblicano una dichiarazione del tipo (parola più parola meno): "Non vedo l’ora che finisca il campionato per andarmene". Lo stesso Baù, poche ore più tardi, chiede alla società di diramare un comunicato ufficiale in cui smentisce di aver detto di voler andare via e conclude affermando che "tocca alla squadra far cambiare idea ai tifosi e che lui ce la metterà tutta" facendo il proprio dovere in campo. In questo modo l’esterno asiaghese ha per la prima volta teso la mano ai tifosi, dopo la bufera sorta in occasione dell’irruzione degli ultras in spogliatoio.

Terzo episodio: la lettera aperta scritta ieri da un presidente che di errori ne ha commessi tantissimi (e non abbiamo mai mancato di sottolinearli) ma ha comunque un grande cuore e generosità da vendere e chiede ora ai tifosi e a tutta la piazza di stargli vicino. Per provare, tutti insieme, a raggiungere l’obiettivo tanto desiderato.

Sembrano episodi apparentemente banali. Invece io li interpreto come segnali del risveglio di una squadra che ha di nuovo voglia (dopo settimane di silenzio e isolamento) di dialogare e confrontarsi con chi la circonda e, aldilà delle critiche, le vuole un bene dell’anima.

Sono segnali piccoli, per carità, ma rispetto all’elettroencefalogramma piatto dell’ultimo periodo è già qualcosa che ci sia la volontà da parte del Padova di rimettersi in discussione. Chissà che questa sia la premessa per una prestazione convincente a Venezia.

    

TORNA SABATINI, ORA RIVOGLIAMO IL NOSTRO PADOVA

Ha riconfermato Attilio Tesser alle 16,30. Poi però il presidente del Padova, Marcello Cestaro, ci ha ripensato e, in macchina sulla strada del ritorno da Portogruaro, si è deciso a smetterla di essere orgoglioso e di compiere l’unica azione da compiere: richiamare Carlo Sabatini. Inutile dirvi quanto per me sia azzeccata questa scelta, visto che ero completamente contraria quando il 12 gennaio il tecnico perugino era stato sollevato dalla guida tecnica della squadra.   Ora però rivoglio il mio Padova: quello che mi ha fatto piangere di gioia contro la Cremonese, che ha reagito di carattere dopo un brutto primo tempo a Lecco, che ha fatto fuori la Pro Sesto in quattro e quattr’otto, che si è arrabbiato da morire quando a Busto Arsizio è stato condannato da una pessima direzione di gara a soccombere e a uscire sconfitto. Rivoglio quel livore, quell’orgoglio, quella forza, quel carattere, quelle qualità. Voglio tutto il pacchetto. A cominciare dalla trasferta a Venezia. C’è da vendicare ancora la sconfitta della passata stagione…

 

 

 

 

 

 

 

INSISTO E RIBADISCO: A COSA E’ SERVITO?

Quando si tratta del Padova ormai non ci si stupisce più di nulla. Però sinceramente non avrei mai pensato che contro il Verona i biancoscudati avrebbero giocato così male. Si poteva anche perdere, ma non così, non dicendo all’avversario: "Toh, tieniti ‘sta partita", senza lottare, senza costruire, senza onorare la maglia del Centenario.

Allora, penso ormai per la decima volta, mi chiedo a cosa è servita la rivoluzione di gennaio. E soprattutto mi domando cosa passa per la testa dei giocatori, perchè nessuno (o quasi) di loro tira più fuori nemmeno un briciolo di amor proprio e di orgoglio per evitare una brutta figura dietro l’altra!

Oggi peraltro, secondo me, pure Tesser (terza sconfitta in quattro partite) ha dimostrato di non avere per niente in mano le redini del gruppo che pure segue da un mese ormai. La sua mano non si vede e il fatto che abbia iniziato ad aggrapparsi alla pretattica per cercare di ottenere risultati sul campo (dicendo al sabato ai giornalisti appositamente una formazione diversa rispetto a quella che poi ha schierato per spiazzare l’allenatore avversario) la dice lunga sui timori che si stanno facendo largo (o forse si sono già fatti largo) nel suo stato d’animo.

Dispiace dirlo, ma continuo a pensare che si stava meglio quando si stava peggio…

VINCERE, VINCERE, VINCERE

In questi giorni si è detto di tutto e di più. Non c’è uno che abbia a cuore le sorti del Padova che non sia arrabbiato con una squadra che gioca come dovrebbe solo una volta ogni tanto e non riesce a trovare nemmeno un pizzico di continuità di rendimento e, di conseguenza, di risultati.

Ora, però, è arrivato il momento di mettere da parte tutto questo e tornare a tifare, con la passione che solo noi tifosi biancoscudati riusciamo a mettere! Fortunatamente, nonostante gli ultimi scellerati mesi, la classifica è ancora più che sovvertibile e i playoff sono a portata di mano. Lo so, ragazzi, è dura, anche io faccio fatica a mettere da parte la delusione, ma domenica arriva il Verona, i tifosi veronesi non potranno essere all’Euganeo e quindi non possiamo commettere l’errore di lasciarci sfuggire l’occasione di rimetterci in pista solo perchè siamo incazzati neri con questo Padova!

Se la squadra risponderà alla grande, come sempre ha fatto in occasione di partite come questa, il legame sfilacciato con il pubblico potrà forse iniziare a rinsaldarsi nuovamente. Mi rifiuto di pensare che la domenica successiva a Portogruaro i ragazzi si lascerebbero ancora una volta andare ad una prestazione poco consona! Mi sa che, ‘sto giro, l’hanno capita l’antifona.

Voglio tornare ad avere fiducia in questa squadra e farmi di nuovo riempire il cuore da tutto l’attaccamento che ho sempre avuto e che dentro di me c’è ancora, anche se seppellito dalla rabbia per le rivoluzioni che non ho capito di Cestaro e le ultime uscite della squadra. 

Che dite? Si può tentare tutti insieme di tendere ancora la mano a questo Padova? 

SOGNO O SON DESTA?

Rientro oggi da una settimana di vacanza in Egitto.

Ero convinta di ritrovarmi un Padova con una punta di categoria superiore in più e con una bella vittoria (o perlomeno un’ottima prestazione) a Sesto San Giovanni. Niente di tutto questo.

Il nuovo direttore sportivo, Doriano Tosi, non ha portato a casa l’attaccante di cui tanto si era parlato, chiudendo con un bel nulla di fatto il mercato di riparazione di gennaio (Jidayi e Cesar li ha portati Meluso, il quale, prima di essere esonerato, aveva già imbastito col Chievo anche la trattativa per l’ingaggio di Patrascu) e contro la Pro Sesto, lo stesso Tesser ha ammesso che la squadra ha giocato in maniera decente solo per un’ora. Ho inoltre visto le immagini: il modo in cui è stato preso il 2-0 la dice lunga sullo stato d’animo della squadra e sulla sua fragile condizione psicologica. 

Allora mi chiedo per la terza volta da quando il presidente Marcello Cestaro ha deciso di compiere l’ennesima rivoluzione della sua gestione: a che cosa è servita?

Finora non ho in mano un elemento che sia uno che mi riesca a dare una spiegazione. Mi aspettavo una reazione sul campo, decisa, determinata da parte dei giocatori e mi ritrovo davanti agli occhi un gruppo che fa la stessa fatica o forse addirittura più fatica di quando in panchina c’era Carlo Sabatini. Credevo che il ds avrebbe fatto sfraceli (nel senso buono del termine) in gennaio, e mi ritrovo davanti agli occhi lo stesso Padova che ci sarebbe stato se fosse rimasto Meluso. Con l’aggravante che durante il mercato i dirigenti biancoscudati hanno detto chiaramente più volte che cercavano una punta di spessore in grado di far fare all’attacco un deciso salto di qualità, di fatto commettendo lo stesso errore che il presidente Cestaro ha fatto quando ha sconfessato pubblicamente, ai microfoni di Rai Sport Più, l’operato svolto nella prima parte della stagione da Alex Pederzoli. Cioè prima hanno detto che ci voleva l’attaccante di categoria superiore e ora pretenderebbero che chi è rimasto e si è sentito messo in discussione scenda in campo dando il massimo. Potrete anche obiettarmi che i giocatori sono professionisti e che devono sempre dare il massimo, ma onestamente ritengo che il comportamento della società sia in qualche modo "destabilizzante". 

Ma sogno o son desta? Sinceramente sono molto preoccupata. Domenica c’è il primo di tre derby importantissimi e invece che arrivarci carichi di entusiasmo e voglia di dimostrare che abbiamo voglia di vincere col Verona, come col Portogruaro e col Venezia, e riprenderci i playoff, abbiamo l’umore sotto i tacchi.

Vedo davvero buio all’orizzonte…  

BENE. MA ORA CONTINUITA’ E COSTANZA DOVRANNO ESSERE LE PAROLE D’ORDINE

 

 

Il Padova è tornato ad essere una squadra. Finalmente ogni singolo giocatore è riuscito a tirare fuori dalla propria anima un motivo per smettere di inanellare una figuraccia dietro l’altra e tornare ad esibire qualche pregio del vasto repertorio. Con il Novara è arrivata una vittoria che ha avuto l’effetto di scacciare gli incubi delle ultime settimane e i nuovi acquisti hanno fatto tutti e tre abbondantemente la differenza (e ci mancherebbe che non fosse così: due vengono dalla serie A, uno dalla B. Che li avremmo presi a fare se non la facessero?).  

Ora però è necessario che questa partita segni una svolta definitiva. Una sorta di punto di non ritorno. I giocatori devono d’ora in avanti assicurare sempre impegno, dedizione e sacrificio, dal primo all’ultimo. Non saranno più ammesse prestazioni prive di questi tre elementi. Continuità e costanza dovranno essere la parola d’ordine, soprattutto in questa settimana di sosta in cui il nuovo tecnico Tesser tenterà di dare alla squadra la sua impronta.

Se così non fosse, ancora una volta, sarebbe stato tutto inutile. E non sarebbe giusto. Per nessuno.

RIBADISCO: A COSA E’ SERVITO?

Premetto che non ce l’ho con Attilio Tesser che anzi mi è dispiaciuto vedere così demoralizzato a fine gara. Ma ribadisco il concetto: a cosa è servito questo ennesimo colpo di testa, questo ennesimo cambio in corsa, questa ennesima rivoluzione a metà dell’opera?

Altro che scossone, questa squadra è senza capo nè coda. Senza anima. Hanno voglia i lor signori a sottolineare che l’impegno ce l’hanno messo tutto, che dopo l’1-0 la reazione c’è stata, che più di così non si poteva fare. A Lumezzane è arrivata una sconfitta senza appello, più pesante del dovuto forse, ma meritata, perchè il Padova non ha fatto abbastanza per volerla portare a casa la vittoria. Questa è la dura realtà a due giornate dall’inizio del girone di ritorno. E ringraziamo il cielo che i playoff sono ancora lì, ad un solo punto di distanza, se no a quest’ora la disperazione sarebbe totale!

La verità è che il problema non era l’inesperienza di Carlo Sabatini. Il problema è che ci sono assenze che pesano come i macigni (contro le quali nemmeno Tesser e la sua esperienza hanno avuto la meglio) e che il Padova, tutto il Padova, purtroppo, mentalmente, non è maturo abbastanza da superare le difficoltà che gli si parano davanti, piccole o grandi che siano.

Ora arriveranno altri rinforzi, Cestaro ha aperto di nuovo e di brutto i cordoni della borsa per garantire a Tesser nuovi giocatori in grado di fare la differenza: oltre a Jidayi e Cesar, ci sarà a breve l’ingaggio del regista Patrascu e pure di un’altra punta che possa supportare l’attacco in un momento in cui Gasparello è appena rientrato dopo un mese di cure e Varricchio si rivedrà solo dopo la sosta con due mesi di stop alle spalle.

Ma allora, dico io, invece che snaturare di nuovo tutto perchè questi rinforzi non sono stati garantiti a Sabatini e non si è lasciato a lui il tempo di lavorare per uscire dalla crisi, senza ribaltare di nuovo la situazione come un calzino? 

 

 

 

 

 

UNA SOLA DOMANDA: A CHE SERVE?

Sette allenatori, quattro direttori sportivi, oltre 130 giocatori. No, non sto dando i numeri. Sto semplicemente riassumendo, con i dati, che sono gli unici oggettivi e incontestabili a differenza delle opinioni, la gestione di Marcello Cestaro da quando è alla guida del calcio Padova.

A cosa è servito, nelle precedenti stagioni, cambiare Pierluigi Frosio con Ezio Glerean e smantellare la squadra che era riuscita ad arrivare ai playoff nel 2003, sostituire Ezio Glerean con Renzo Ulivieri, passare poi a Maurizio Pellegrino, chiamare Andrea Mandorlini e infine avvicendare Ezio Rossi con Carlo Sabatini? La risposta che do io a questa domanda è molto semplice: A NIENTE. Allora perchè Cestaro per l’ennesima volta ha cambiato e ha disfatto tutto, nonostante il passato gli abbia dimostrato che non è mai andata meglio e i risultati non sono arrivati? 

Per non parlare del direttore sportivo. Sono finalmente riuscita a sentire Meluso poco fa al telefonino, cosa che invece non mi è riuscita con Sabatini che lo ha staccato. Il diesse mi ha detto: "Sono frastornato". Ecco, anche io sono frastornata perchè non si è mai sentito nel calcio che un direttore sportivo salta nel cuore del mercato di gennaio, dopo aver portato due signori rinforzi (Jidayi e Cesar) e aver imbastito trattative per portarne a casa altri. 

E’ davvero incredibile quello che succede a Padova. Magari a fine anno, io ci spero ancora, arriverà la promozione (sono la prima ad augurarmelo per il bene che voglio a questa squadra nonostante tutto!), ma stavolta il presidente mi ha davvero spiazzata. 

Inutile dire che secondo me i problemi della squadra non erano nè Meluso nè Sabatini. Ci vorrà ben altro per raddrizzare questa stagione, soprattutto più motivazioni per i giocatori (che, a questo punto, visto che l’hanno avuta vinta su tutto, dovranno essere bravi a crearsele se non arriveranno loro dalla società) e un presidente che si metta finalmente in testa di imparare dai suoi errori. Perchè errare humanum est, ma perseverare è diabolico!