SOGNO O SON DESTA?

Rientro oggi da una settimana di vacanza in Egitto.

Ero convinta di ritrovarmi un Padova con una punta di categoria superiore in più e con una bella vittoria (o perlomeno un’ottima prestazione) a Sesto San Giovanni. Niente di tutto questo.

Il nuovo direttore sportivo, Doriano Tosi, non ha portato a casa l’attaccante di cui tanto si era parlato, chiudendo con un bel nulla di fatto il mercato di riparazione di gennaio (Jidayi e Cesar li ha portati Meluso, il quale, prima di essere esonerato, aveva già imbastito col Chievo anche la trattativa per l’ingaggio di Patrascu) e contro la Pro Sesto, lo stesso Tesser ha ammesso che la squadra ha giocato in maniera decente solo per un’ora. Ho inoltre visto le immagini: il modo in cui è stato preso il 2-0 la dice lunga sullo stato d’animo della squadra e sulla sua fragile condizione psicologica. 

Allora mi chiedo per la terza volta da quando il presidente Marcello Cestaro ha deciso di compiere l’ennesima rivoluzione della sua gestione: a che cosa è servita?

Finora non ho in mano un elemento che sia uno che mi riesca a dare una spiegazione. Mi aspettavo una reazione sul campo, decisa, determinata da parte dei giocatori e mi ritrovo davanti agli occhi un gruppo che fa la stessa fatica o forse addirittura più fatica di quando in panchina c’era Carlo Sabatini. Credevo che il ds avrebbe fatto sfraceli (nel senso buono del termine) in gennaio, e mi ritrovo davanti agli occhi lo stesso Padova che ci sarebbe stato se fosse rimasto Meluso. Con l’aggravante che durante il mercato i dirigenti biancoscudati hanno detto chiaramente più volte che cercavano una punta di spessore in grado di far fare all’attacco un deciso salto di qualità, di fatto commettendo lo stesso errore che il presidente Cestaro ha fatto quando ha sconfessato pubblicamente, ai microfoni di Rai Sport Più, l’operato svolto nella prima parte della stagione da Alex Pederzoli. Cioè prima hanno detto che ci voleva l’attaccante di categoria superiore e ora pretenderebbero che chi è rimasto e si è sentito messo in discussione scenda in campo dando il massimo. Potrete anche obiettarmi che i giocatori sono professionisti e che devono sempre dare il massimo, ma onestamente ritengo che il comportamento della società sia in qualche modo "destabilizzante". 

Ma sogno o son desta? Sinceramente sono molto preoccupata. Domenica c’è il primo di tre derby importantissimi e invece che arrivarci carichi di entusiasmo e voglia di dimostrare che abbiamo voglia di vincere col Verona, come col Portogruaro e col Venezia, e riprenderci i playoff, abbiamo l’umore sotto i tacchi.

Vedo davvero buio all’orizzonte…  

BENE. MA ORA CONTINUITA’ E COSTANZA DOVRANNO ESSERE LE PAROLE D’ORDINE

 

 

Il Padova è tornato ad essere una squadra. Finalmente ogni singolo giocatore è riuscito a tirare fuori dalla propria anima un motivo per smettere di inanellare una figuraccia dietro l’altra e tornare ad esibire qualche pregio del vasto repertorio. Con il Novara è arrivata una vittoria che ha avuto l’effetto di scacciare gli incubi delle ultime settimane e i nuovi acquisti hanno fatto tutti e tre abbondantemente la differenza (e ci mancherebbe che non fosse così: due vengono dalla serie A, uno dalla B. Che li avremmo presi a fare se non la facessero?).  

Ora però è necessario che questa partita segni una svolta definitiva. Una sorta di punto di non ritorno. I giocatori devono d’ora in avanti assicurare sempre impegno, dedizione e sacrificio, dal primo all’ultimo. Non saranno più ammesse prestazioni prive di questi tre elementi. Continuità e costanza dovranno essere la parola d’ordine, soprattutto in questa settimana di sosta in cui il nuovo tecnico Tesser tenterà di dare alla squadra la sua impronta.

Se così non fosse, ancora una volta, sarebbe stato tutto inutile. E non sarebbe giusto. Per nessuno.

RIBADISCO: A COSA E’ SERVITO?

Premetto che non ce l’ho con Attilio Tesser che anzi mi è dispiaciuto vedere così demoralizzato a fine gara. Ma ribadisco il concetto: a cosa è servito questo ennesimo colpo di testa, questo ennesimo cambio in corsa, questa ennesima rivoluzione a metà dell’opera?

Altro che scossone, questa squadra è senza capo nè coda. Senza anima. Hanno voglia i lor signori a sottolineare che l’impegno ce l’hanno messo tutto, che dopo l’1-0 la reazione c’è stata, che più di così non si poteva fare. A Lumezzane è arrivata una sconfitta senza appello, più pesante del dovuto forse, ma meritata, perchè il Padova non ha fatto abbastanza per volerla portare a casa la vittoria. Questa è la dura realtà a due giornate dall’inizio del girone di ritorno. E ringraziamo il cielo che i playoff sono ancora lì, ad un solo punto di distanza, se no a quest’ora la disperazione sarebbe totale!

La verità è che il problema non era l’inesperienza di Carlo Sabatini. Il problema è che ci sono assenze che pesano come i macigni (contro le quali nemmeno Tesser e la sua esperienza hanno avuto la meglio) e che il Padova, tutto il Padova, purtroppo, mentalmente, non è maturo abbastanza da superare le difficoltà che gli si parano davanti, piccole o grandi che siano.

Ora arriveranno altri rinforzi, Cestaro ha aperto di nuovo e di brutto i cordoni della borsa per garantire a Tesser nuovi giocatori in grado di fare la differenza: oltre a Jidayi e Cesar, ci sarà a breve l’ingaggio del regista Patrascu e pure di un’altra punta che possa supportare l’attacco in un momento in cui Gasparello è appena rientrato dopo un mese di cure e Varricchio si rivedrà solo dopo la sosta con due mesi di stop alle spalle.

Ma allora, dico io, invece che snaturare di nuovo tutto perchè questi rinforzi non sono stati garantiti a Sabatini e non si è lasciato a lui il tempo di lavorare per uscire dalla crisi, senza ribaltare di nuovo la situazione come un calzino? 

 

 

 

 

 

UNA SOLA DOMANDA: A CHE SERVE?

Sette allenatori, quattro direttori sportivi, oltre 130 giocatori. No, non sto dando i numeri. Sto semplicemente riassumendo, con i dati, che sono gli unici oggettivi e incontestabili a differenza delle opinioni, la gestione di Marcello Cestaro da quando è alla guida del calcio Padova.

A cosa è servito, nelle precedenti stagioni, cambiare Pierluigi Frosio con Ezio Glerean e smantellare la squadra che era riuscita ad arrivare ai playoff nel 2003, sostituire Ezio Glerean con Renzo Ulivieri, passare poi a Maurizio Pellegrino, chiamare Andrea Mandorlini e infine avvicendare Ezio Rossi con Carlo Sabatini? La risposta che do io a questa domanda è molto semplice: A NIENTE. Allora perchè Cestaro per l’ennesima volta ha cambiato e ha disfatto tutto, nonostante il passato gli abbia dimostrato che non è mai andata meglio e i risultati non sono arrivati? 

Per non parlare del direttore sportivo. Sono finalmente riuscita a sentire Meluso poco fa al telefonino, cosa che invece non mi è riuscita con Sabatini che lo ha staccato. Il diesse mi ha detto: "Sono frastornato". Ecco, anche io sono frastornata perchè non si è mai sentito nel calcio che un direttore sportivo salta nel cuore del mercato di gennaio, dopo aver portato due signori rinforzi (Jidayi e Cesar) e aver imbastito trattative per portarne a casa altri. 

E’ davvero incredibile quello che succede a Padova. Magari a fine anno, io ci spero ancora, arriverà la promozione (sono la prima ad augurarmelo per il bene che voglio a questa squadra nonostante tutto!), ma stavolta il presidente mi ha davvero spiazzata. 

Inutile dire che secondo me i problemi della squadra non erano nè Meluso nè Sabatini. Ci vorrà ben altro per raddrizzare questa stagione, soprattutto più motivazioni per i giocatori (che, a questo punto, visto che l’hanno avuta vinta su tutto, dovranno essere bravi a crearsele se non arriveranno loro dalla società) e un presidente che si metta finalmente in testa di imparare dai suoi errori. Perchè errare humanum est, ma perseverare è diabolico!   

 

 

DELUSIONE DELUSIONE DELUSIONE

I tifosi biancoscudati hanno ragione ad avercela a morte con il Padova. Contro il Legnano la squadra si è dimostrata tutto quello che aveva promesso non sarebbe più stata: spenta, quasi rassegnata, senza lo straccio di un’idea, smarrita e assolutamente priva di quella "fame di vittoria" cavallo di battaglia dei due nuovi arrivati, Jidayi e Cesar, che l’hanno sbandierata come l’unico ingrediente assolutamente necessario, in A come in Prima divisione, per raggiungere la promozione.

I fischi ci stanno tutti, l’"andate a lavorare" pure, non ci sta invece che otto ultras irrompano come delle furie spintonando gli stewart, che sono allo stadio per lavorare e garantire l’ordine, ed entrando di soppiatto dentro lo spogliatoio per urlare alla squadra tutto il proprio malcontento. Capisco la rabbia, ma sarebbe stato molto meglio se la contestazione fosse andata in scena in termini civili, magari martedì pomeriggio a Bresseo, poco prima dell’allenamento o subito dopo la sua conclusione.

Detto questo, però, non vorrei che la faccenda degli otto ultras fungesse da distrazione a quelli che sono i reali problemi del Padova. 

I giocatori si devono davvero dare una mossa. Devono dimostrare di tenere a questa maglia. I problemi ci sono, mancano Varricchio e Gasparello, oggi non c’erano nemmeno Carbone (influenza) e Falsini (risentimento all’adduttore durante il riscaldamento). Pure Di Nardo è uscito a metà del secondo tempo con un ginocchio malconcio e chissà se per Lumezzane ce la farà a recuperare! Si tratta di grattacapi reali ma se a questi si aggiunge la mancanza di mordente e di una dose anche minima di "grinta" allora non si va proprio da nessuna parte. 

Tutti oggi invocavano il ritorno sul mercato per prendere, oltre al centrocampista e al difensore che sono già arrivati, anche un altro attaccante. Certo, a fine gara mi sono convinta anche io, oggi più che mai, che se a Varricchio viene un raffreddore siamo messi davvero male, ma non può essere solo questa la soluzione. Il Padova deve aver voglia di uscire dai suoi problemi. Se no può arrivare anche Maradona, ma la situazione non cambierà di una virgola.   

UN ABBRACCIO AFFETTUOSO A CAMPANHOLI MA NON SERVE UN ALTRO REGISTA

E’ davvero tremenda a volte la vita. Vien da dire dispettosa. Sì perchè se hai la sfiga di nascere dalla parte sbagliata del mondo, quella povera, e lì rimani fino alla fine dei tuoi giorni, vivi male ma mai saprai cosa avrebbe significato avere una vita migliore. Felipe Campanholi invece, nato in Brasile, era riuscito, coltivando la sua passione e il suo grande talento per il calcio, ad intraprendere la strada verso la fortuna, verso un’esistenza tenuta in piedi da quel che più amava fare nella vita: tirare calci al pallone, divertirsi, far divertire. E la stoffa ce l’ha davvero questo ragazzo: non solo dal punto di vista tecnico. Felipe ha anche testa, temperamento, voglia di impegnarsi, di non lasciare mai niente al caso. Non fosse stato così Sabatini non l’avrebbe certo fatto partire titolare contro il Ravenna, mettendolo in cabina di regia in una partita da vincere per forza per non precipitare di nuovo in una crisi.

Purtroppo si è trattato solo di un "assaggio". Un’anomalia al cuore, di cui ancora non si sa di più, lo porterà via per sempre dalla società biancoscudata e la vita migliore che sognava, perlomeno in Italia, non si potrà realizzare. Chissà quante lacrime ha versato in questi ultimi giorni, quando i medici si sono accorti che qualcosa non andava e lo hanno sottoposto agli approfondimenti del caso. Felipe è stato un grande campione anche nel sopportare in silenzio il suo dramma, a tenere tutto nascosto: per questo, ora che la verità è venuta a galla, merita un abbraccio ancora più forte da parte di tutta la piazza. La speranza che ciascun tifoso nutre in cuor suo è quella che, dopo avergli chiuso in faccia con così tanta violenza questo portone e avergli teso un tranello così crudele, il destino abbia in serbo per lui un’altra opportunità, magari nel calcio estero e che il ragazzo non sia costretto a tornarsene a casa, in Brasile, smettendo di giocare. Mi auguro che il Padova si adoperi con tutto se stesso per procurargli una sistemazione che gli faccia tornare quel raggiante sorriso che sempre lo ha contraddistinto.

Dopo il doveroso saluto a Felipe, passo a parlare di mercato e lo faccio tirando un po’ le orecchie a una persona che sicuramente per il Padova e per Padova ha fatto tantissimo ma che ogni tanto, per troppo istinto e per troppa generosità, si lascia andare ad alcune uscite infelici: il presidente Cestaro. 

Ieri è stato presentato William Jidayi, prelevato dal Sassuolo: si tratta di un centrocampista incontrista, forte fisicamente e bravo nel gioco aereo. Insomma, un elemento di cui il Padova più che mai aveva bisogno lì nel mezzo e che giustamente il direttore sportivo Mauro Meluso ha inserito tra le priorità. Credo che a centrocampo ora la squadra sia a posto: è vero che purtroppo è venuto meno l’apporto di Campanholi, ma per il ruolo di regista ci sono Pederzoli, Gentile, anche Lewandowski può ricoprire questa posizione, perfino Jidayi, all’occorrenza, è in grado di fare il play davanti alla difesa. Non capisco allora perchè il presidente si ostini a dire "compreremo un altro regista", bocciando di fatto l’operato fin qui svolto da Pederzoli. Non è la prima volta che succede che Cestaro sconfessa pubblicamente un proprio tesserato, parlando magari sull’onda di un paio di prestazioni non del tutto positive, dicendosi pronto a riaprire il portafogli per portare a casa un altro elemento "di valore" in quel ruolo. Due sono gli ordini di errori in cui, a mio avviso il presidente cade, seppur in buona fede: 1) critica pubblicamente un giocatore e non dovrebbe farlo, anche perchè rischia di comprometterne il rendimento soprattutto dal punto di vista della motivazione e dell’equilibrio. 2) fa un lavoro che non è il suo: ovvero passa davanti a direttore sportivo e tecnico decidendo lui cosa è bene per la squadra ed esautorando di fatto i responsabili dell’area tecnica, che perdono così di autorità. E creando, di conseguenza, un po’ di scompiglio.

Secondo me un altro regista non serve: certo Pederzoli non è un piè veloce, ma è uno che quando ha il pallone tra i piedi ha nel novantanove per cento dei casi (e non è poco per la serie C) l’idea giusta. Forse, con le dovute proporzioni, è un po’ come Pirlo, che ha una grande visione di gioco ma che, essendo appunto un po’ lento, ha bisogno di un Gattuso di fianco. Be’ adesso il Padova il Gattuso che serviva ce l’ha ed è Jidayi. Meglio concentrare le energie nel trovare un difensore che prenda il posto di Giovannini. Di un regista non c’è davvero bisogno.

BENTORNATO SABATINI, BENTORNATO PADOVA

"Ho detto ai ragazzi che da stasera si specchieranno con qualcosa di più dentro. Guardandosi allo specchio si sentiranno più uomini e più giocatori importanti. Non abbiamo fatto ancora niente, ma ottenere questa vittoria e tirarsi fuori almeno in parte dal pantano in cui ci eravamo cacciati li farà sentire più forti e più consapevoli d’ora in avanti". Non poteva uscire frase più bella dalla bocca di Carlo Sabatini nel giorno del suo ritorno sulla panchina del Padova. Nel giorno della sua prima vittoria da nuovo allenatore del Padova. 

Questo era quello che i tifosi volevano vedere. Giocatori di calcio che prima che giocatori di calcio sono uomini. Che tengono alla maglia che indossano. Che lottano insieme per un obiettivo comune. Che sanno soffrire e tirarsi fuori dalla melma. A Venezia non si è visto un gran primo tempo e pure il gioco non è stato sempre entusiasmante: solo a tratti i biancoscudati sono riusciti a proporsi, a verticalizzare, a velocizzare e dare il ritmo giusto all’azione. Ma dal primo al novantesimo hanno preso in mano il loro cuore e lo hanno spremuto tirando fuori tutto quel patrimonio umano che negli ultimi mesi sembrava morto e sepolto.

Il gioco lo puoi migliorare, la tattica la puoi allenare. Il carattere no. Non lo vendono un tanto al chilo e se non ce l’hai sono problemi. Il Padova, vincendo a Venezia, ha dimostrato che, se vuole, ce l’ha. Ed è pure parecchio tosto.

Ora sotto col lavoro in questi quindici giorni di tempo prima della sfida interna contro la Sambenedettese. Che di tempo se ne è perso fin troppo. Bentornato Sabatini. Bentornato Padova. 

 

 

 

SARO’ PAZZA MA CI CREDO COME PRIMA E PIU’ DI PRIMA

Tutti depressi. Tutti giù di morale perchè si è chiuso l’anno (solare) peggio di come lo si era iniziato (con la sconfitta a Legnano). Perchè rispetto ad un anno fa abbiamo ben un punto in meno. Perchè la capolista è a più sette e allora addio sogni di gloria.

Spiacente, ragazzi, ma io non ho ancora voglia di fasciarmi la testa e di andare in depressione. 

Abbiamo di fronte un girone di ritorno tutt’altro che scontato. Sarà equilibrato, da lottare punto su punto, domenica dopo domenica e, dopo aver visto lo spirito con cui i giocatori hanno alzato la testa a Busto Arsizio in mezzo all’inferno, penso che il Padova potrà dire la sua. E pure ad alta voce.

Due particolari su tutti: gli occhi lucidi di Totò Di Nardo, che si è dannato l’anima per fare reparto da solo in mezzo ai colossi biancoblù e il magone di Alex Pederzoli che, gli avessero detto a fine gara guarda ci sono da giocare altri novanta minuti subito, non sarebbe nemmeno passato dallo spogliatoio per cambiarsi la maglia. E poi la rabbia del mister, la forza d’animo di Andrea Cano che, come sempre, nasconde il dispiacere affogandolo nell’ironia, i denti stretti di Paolo Cotroneo: di esempi ve ne posso citare davvero tanti, a testimonianza del fatto che questi ragazzi ci credono e anche con tutto il cuore. 

E allora ci mangeremo anche un panettone poco dolce, alzando al cielo un amaro calice, ma guardiamo con fiducia al 2009. A gennaio, poi, c’è il mercato e Meluso saprà porre rimedio agli attacchi della sfiga. 

Tanti auguri a tutti e… FORZA PADOVA, sempre!      

TROPPO LEGGERI

Troppo leggeri. Troppo prevedibili. Un po’ stanchi. E poco lucidi.

Questa l’amara verità del dopo Padova-Reggiana, terzo 0-0 della stagione.

Sotto il profilo dell’impegno e della volontà i biancoscudati non potevano dare di più, su questo sono perfettamente d’accordo con mister Sabatini. Solo che ora che mancano sia Varricchio che Gasparello (che, seppur in non perfette condizioni, comunque il suo peso lì davanti ce l’aveva) bisogna assolutamente inventarsi qualcosa di diverso con gli uomini a disposizione.

Di Nardo, Rabito, Baù ancora a mezzo servizio perchè appena rientrato da due mesi di stop, Filippini: ci metto pure Raimondi, visto che è ormai convocato in pianta stabile in prima squadra. Questi gli elementi a disposizione in attacco, tutt’altro che "marcantoni", piuttosto brevilinei, rapidi e veloci.

Questo il materiale umano a disposizione: almeno fino alla riapertura del mercato. La parola al… mister!

 

IL PADOVA HA PARLATO: ORA GRIDI!

Era proprio il segnale che volevo vedere quello di Lecco.

Una squadra capace, anche in corso d’opera, di rimettere nella guaina il fioretto e di tirare fuori la sciabola. Un Padova capace anche di essere "ignorante", come ha giustamente sottolineato a fine gara capitan Paolo Cotroneo.

Purtroppo in serie C si incontrano molto spesso squadre che si difendono in dieci uomini dietro la linea della palla. Se i biancoscudati si fossero ostinati a voler utilizzare solo le armi "fine" avrebbero ottenuto lo stesso risultato di chi pretende di aprire una cassaforte con l’apriscatole.

Di fondamentale importanza il passo avanti dimostrato a Lecco. Ora però c’è una doppia da non fallire, in cui il Padova potrà mettere da parte l’ignoranza appena imparata e tornare a sfoderare le armi a lui più care: all’Euganeo lunedì, nel posticipo, arriva la Reggiana, poi c’è la trasferta in casa della capolista Pro Patria, che chiude il girone d’andata. Se porterà a casa sei punti,  comincerò davvero a pensare che siamo a buon punto.