L’ideuzza per questo Topic mi è venuta ripensando alle due ultime volte che sono andato al cinema.
Cinema multisala ovviamente.
Ricordo che l’effetto fu quello di trovarmi in una sala d’aspetto ospedaliera: Sala 1 rimozione cateteri; Sala 2 svuotamento dei pitali (contenitori della pipì per chi non può alzarsi); Sala 3 mega clisteri prima di un’operazione chirurgica…
Ero da solo, avevo tempo, e mi sono messo a ricordare i tempi passati (non sempre belli).
“Siora, par piaser pola distendar i ninsoi (lenzuola) tra diese minuti che el film el finisse…”
Questo avveniva al cinema CORALLINO poi SMERALDO, cinema di terza visione, metà Via XX Settembre, un cinema ricavato nella corte chiusa di un gruppo di case.
Ricordo anche il film, era “Fog” all’interno di una retrospettiva di John Carpenter, tra i registi di culto della “me maraja”.
Panche lunghe di legno, niente sedie.
La stessa situazione accadeva anche al cinema ODEON a San Zeno, di fronte al parcheggio dove oggi c’è una farmacia.
Ma lì l’incombenza era rigorosamente mia: “Ninooo, va da to sia e faghe tirar via i ninsoi…”.
Il effetti era mia zia Palmira a stendere il bucato, uno strano tipo che si faceva la barba al mattino, forse una prima “transgender” e con poca memoria.
Era in corso una retrospettiva dei film di Elvis Presley, orrendi a vederli oggi, ma allora…!!
Restando in zona c’era il parrocchiale ESPERIA, a fianco della Basilica.
Nessuno lo chiamava Esperia ma bensì “MIOLA”, infatti prima dell’entrata c’era una favolosa e iconica donna anziana, di probabili origini zingare con le sue tre/quattro sottane colorate, la cesta con i lupini (fave gialle lesse), legnetti dolci, i semi di zucca e i “moretti” (fatti con melassa e un succedaneo della liquerizia).
Di detta rigolìsia c’era pure qualche bastoncino con qualche limone.
Chi di voi non ha mai bucato il limone e succhiata la liquerizia, ha perso una delle gioie infantili della vita.
Ah, il nome MIOLA deriva dal fatto che i “grandi” andavano in galleria e lo sport, rigorosizzzimo, era sputare le bucce a quelli in platea, spesso ammassati fin dove finiva la galleria.
Se facevi quello astuto che si metteva nelle prime file poteva arrivarti di tutto.
Mio padre mi raccontò che tra la fine dei ’40 e i primi ’50 non era raro che qualcuno dei “grandi” facesse pipì direttamente in platea per bullaggine e per noia.
Comunque per me il MIOLA ha un’importanza “storica”: dopo una giornata bagnata di mie lacrime e di pioggia, mio padre e mia madre si ritirarono qualche minuto in altra stanza e ritornando diedero la “storica” autorizzazione: potevo andare al Miola DA SOLO! (anche se pioveva…).
Un inciso sulla pioggia e mia madre: fino ai miei vent’anni, ogni volta che uscivo col mal tempo mi chiedeva sempre, ma sempre, “… dove vai? Non vedi che piove…”.
Settemila raccomandazioni prima che uscissi (avevo dieci anni) comprese le fisionomie di 2/3 pedofili che circolavano da quelle parti (povera mamma, non sapeva che li conoscevamo tutti e li prendevamo regolarmente in giro con la tipica cattiveria inconscia dei bambini).
Il film era “Cittadino dello Spazio” che avrò visto dieci volte: chi può dimenticare il micidiale visore triangolare “Interocitor”, “il Pianeta Metaluna” e il mostro (schiavo) “Mutant”.
In zona San Zeno tra i ’60 e i ’70 venne costruito il primo cinematografo degno di tale nome: Il FIUME, unico cinema a quei tempi senza galleria.
In quartiere San Bernardino c’era il parrocchiale (allora) K2, dove si svolse gran parte della mia vita domenicale fino ai 15/16 anni, primi turbamenti e toccamenti amorosi compresi.
Girando immaginariamente verso Nord-Est c’era fino a poco tempo fa il Cinema San Carlo a Santo Stefano che mi pare chiuso.
Una curiosità per me e gli over ’80, nei pressi dei giardini Cesare Lombroso c’era un cinema all’aperto che si chiamava Diana dove a circa tre anni vidi il mio primo film e affascinato da quelle figure sullo schermo non ruppi i cowlions a mio padre e mia madre.
Una premonizione del mio amore per il cinema? E chi lo sa.
Entrando in centro città trovavi prima l’enorme SUPERCINEMA in Via Mazzini, a sinistra venendo da P.zza Erbe.
Avevo un innocuo (purtroppo) filarino con la figlia del proprietario ed entravo gratis. Ricordo che lì vidi il mio primo film con Brigitte Bardot.
Lei non mi fece un grande effetto, allora, forse perchè baciando quel “bruttone” (?) di Serge Gainsbourg, co-protagonista, gli sfranfugliava le grandi orecchie (attenti: è un segnale sessuale di grande significato…).
In seguito meglio lasciar perdere, specie quando vidi di persona la Bardot: era la rappresentazione iconica di una sessualità mooolto poco sentimentale, e forse toccò le corde di qualche mia “innocente” perversione.
Sempre in Via Mazzini c’era il MARCONI, al primo piano, piccolo e stretto e sempre con code interminabili.
Poco più avanti, girando per Via Quattro Spade, c’era il Cinema Teatro CORALLO dove negli anni ’60 si tennero straordinari (?!) concerti Biiiit (Beat).
Andando avanti, passati I Portoni dei Borsàri e girando a sinistra c’era il Cinema ASTRA, lo si vede ancora oggi in totale sfacelo.
Ricordo di aver visto lì il primo Alien della splendida serie, tranne gli ultimi, e il complicato Alien3 (che sta per “cube”) ed è il secondo della serie.
In centro il Rivoli è stato l’ultimo ad essere costruito, anche quello senza galleria e una s-cianta snob, infatti divenne il mio preferito… aah.
Poi c’era il cinema BRA, di fianco al Municipio.
Lì furono priettati due film “scandalo”: LA DOLCE VITA (capolavoro assoluto) e “Helga”, un assurdo film su un parto, ma era il primo film dove si vedeva la vagina aperta (orrido, ma con code enormi).
Al Bra ricordo d’aver visto tre film (quelli che ho nella memoria): il complicato “La Spia che Venne dal Freddo” (con Richard Burton), “Un Uomo e una Donna”, allora un blockbuster filmone d’amore
, oggi annoia con un che di melenso e ridicolo.
Ma soprattutto vidi per tre giorni di seguito: BLADE RUNNER, mandando più amici possibile che nella quasi totalità mi mandarono a vaffanc…, trovandolo orrendo.
Ma qui non ci son gusti che tengano: capolavoro era e capolavoro rimane.
Poco piu in là c’era il parrocchiale ” STIMMATE”, cinema benemerito perchè per qualche anno proiettava film in lingua originale (quanto provinciali siamo a rifiutarlo…) e ogni anno una rassegna del Cinema Africano.
Dimenticavo, in via Roma c’era il cinema FILARMONICO che dopo la ristrutturazione è diventato solo un Teatro, lirico, sinfonico e per eventi musicali particolari (io ricordo il Jazz, Chicago Ensemble e poi Gerry Mulligan).
Poi Gaber e un Dario Fo con la splendida “Moscheta” del Ruzante.
Proseguendo per Via Manin e girando a destra c’era il cinema CORSO del mio amico Domenichini che talora mi faceva fare una programmazione mensile (d’estate…), era proprietario anche del MODERNO in Via Carducci.
A porta Vescovo c’erano l’ARISTON, dove vidi casualmente un film divenuto di culto “Duel” primo di Spielberg (anzi la sua tesi di laurea in cinema un po’ modificata).
Di lì ad un mese il cinema si specializzò in pornazzi che andavamo a vedere una volta al mese.
Idem dicasi per l’EMBASSY, ad un centinaio di metri direzione Camploy.
Che ricordi io, la periferia “Fuori Mura” poteva contare su questi Cinema, tra parocchiali e non:
– San Michele: Teatro Nuovo San Michele, proprietario mio zio, tirchio, ma non aveva il coraggio di farmi pagare;
– Borgo Trieste L’ALCIONE
– Borgo Roma: L’ALBA (parocchiale) e l’IDEAL anche con arena estiva di proprietà, col DIAMANTE delle Golosine, del ROMA in via Centro e del cinema ADIGE di Parona, dei miei carissimi amici Ornella e Raffaele Castellini
– San Massimo IL CRISTALLO.
Poi c’era l’unico che non ricordo di fianco alla chiesa di Borgo Venezia, dove conobbi la mia cara prima moglie.
Forse qualcuno l’ho dimenticato e sarebbe compito vostro ricordarlo.
Perchè questo Topic?
La nostalgia NON c’entra un fico secco, ma i cinema, specie parrocchiali e qualcuno di periferia, erano centri ANCHE di moderata socializzazione: quante discussioni-dibattiti si aprivano appena usciti dalla sala o in pizzeria…
Forse in provincia qualcosa di questo è rimasto, chissà.
Già, proprio così.
Forse.