Chi si ricorda dov’era l’11 Settembre 2001?
Che tipo di notizia vi arrivò se non eravate davanti alla TV?
Cosa pensaste?
il blog di Nino Gazzini
Chi si ricorda dov’era l’11 Settembre 2001?
Che tipo di notizia vi arrivò se non eravate davanti alla TV?
Cosa pensaste?
Il titolo del Topic è una vergognosa imitazione dell’incipit della celeberrima poesia di F.G. Lorca : “Lamento per Ignacio Sànchez” un torero amato da Lorca sebbene non fosse considerato tra i migliori (Joselito e Belmonte i mitici) toreri spagnoli della vecchia scuola. Era uomo di vasta cultura e con interessi in molti campi, era anche un mecenate. Nel toreare era molto audace ed amante del rischio, aspettava spesso il toro inginocchiato per terra, o eseguiva anche figure inedite rispetto alle rigorose regole della Tauromachia Hispanica. Finì incornato dal toro “Granadino”, descritto come piccolo, mite e longilineo.
E fin qui ci siamo.
Sfinito da una settimana in cui non dormo, dormo male, o mi addormento seduto sul divano svegliandomi alle nove o alle dieci del mattino, a causa dell’urlo di un telecronista per un gol o un canestro di LeBRON James, mi guardo intorno stranito, quasi non riconoscendo la mia casa, e sì come uno zombie mi dirigo dove dovrebbe essere la camera da letto, dove talora mi addormento (…) vestito.
Ieri, a tarda sera, ho detto basta!
Sono andato dal dottor Google per vedere quali suggerimenti potesse darmi.
Ne ho trovato uno solo immediatamente applicabile: fare un bagno caldo per una ventina di minuti.
Tiro fuori l’accappatoio gigante, doppia spugna, regalo di non ricordo chi, ma doveva essere una snob perchè è senza tasche, con un solo taschino ricamato dove nelle giacche qualcuno mette il fazzoletto.
Dove metto l’accapatoio per indossarlo subito e non bagnare per terra, che se bagno devo asciugare e il dottor Google ha detto che usciti dall’acqua NON SI DEVE FAR NULLA DI IMPEGNATIVO (asciugare il pavimento lo è, almeno per me). Indossare l’accappatoione con cappuccione alla KuKluxKlan e infilarsi a letto senza indugio, ancora tiepidi e togliersi l’accappatoione quando si è già per metà (??) già a letto.
L’acqua è pronta, temperatissima, ma dove cassso metto sto accappatoio il più vicino alla vasca: osti, la mensola sopra la vasca, logico.
Fatto, mi giro a cercare il bagnoschiuma, quando sento uno strano suono che fa all’incirca così: SCIANF…
Cosa poteva mai essere? (un CD raro a chi indovina)
P.s.
Questo non è IL prossimo Topic, ma uno scaldapolpastrelli, il riadattamento corposo di un vecchio Topic.
P.P.s.s.
Ma voi esseri abbietti che state leggendo non sarete mica quelli della specie che si è evoluta e dorme dapertuttoanchesuunasedia?!
Mentre io, che mi considero evolutissimo, ho ancora i timori notturni dei primi ominidi che dormivano su stretti spuntoni di roccia per evitare le belve notturne.
Non ridete, è scienza psico-antropologica. Si ritiene infatti che gli attacchi di immobilità notturna in cui non riesci a muoverti, possano essere un residuo di una facoltà cerebrale che immobilizzava gli ominidi per non cadere nei burroni.
Da oltre cinquantanni io dormo spesso di fianco sul limite estremo del letto e non sono MAI caduto.
A presto, prestissimo.
L’inutilità di un Topic come questo proviene da una semplicissima domanda:
Se dopo 6 mesi di “pandemonio” che stiamo attraversando e temo dovremo ancora attraversare, c’è una moltitudine che considera la mascherina un’attentato alla propria libertà INDIVIDUALE (?!), cosa puoi dirgli di più che si tratta di una egoistica struNzata e struZZata?
Il tutto al netto dei tentennamenti e varie contraddizioni che sono pervenute dal Governo.
Tuttavia non è mai stata messo in dubbio la necessità minimale della “profilassi” rappresentata dal distanziamento sociale (1-1,5 metri) e dell’uso della mascherina in DETERMINATE circostanze.
Se poi qualcuno mi dicesse TU mettila pure, ma io sono libero (?!) di decidere se metterla o no, vanificando il chiaro principio che la mascherina è valida come protezione solo in un contesto di RECIPROCITA’, beh in questo caso la risposta è impubblicabile.
E’ ovvio che anche in un contesto del genere, chiaramente inauspicabile, IO sto sempre dalla parte di Zorro.
Poi il Covid posso cuccarmelo lo stesso, ma non saprei chi ringraziare.
Forse i “libertari” dell’ultima ora?
L’italica disorganizazzione?
Non certo il destino “cinico e baro”.
Quando la realtà straccia il Cinema e la fantasia.
Nel Sout Dakota, sul Mount Rushemore, sono scolpiti nella montagna quattro presidenti degli Stati Uniti.
I Deep Purple, non molto amati dallo scrivente, nel 1970 decisero di fare la copertina del loro album IN ROCK sostituendo i volti dei Presidenti con i loro volti, anche se la band era composta da cinque elementi (quello un po’ sacrificato fu Ian Paice, il batterista).
Bene è notizia di ieri che Trump, “Il Clown in Chief”, abbia chiesto alla governatrice del Sout Lakota di poter scolpire anche il suo volto accanto a quello dei quattro Presidenti, ma essendo un personaggio che non ha nemmeno la percezione di esistere, figurarsi se ha quella d’essere il presidente USA, potrebbe essere disegnato, al massimo, sulla copertina dei Deep Purpre nel ruolo di “roadie”, uno degli uomini di fatica addetto al montaggio dei palcoscenici dei concerti.
Occhio raga, tenete ben salda la copertina che, una volta modificata, con l’aggiunta di Trump, non avrà prezzo!
p.s.
Topic agostano
L’ideuzza per questo Topic mi è venuta ripensando alle due ultime volte che sono andato al cinema.
Cinema multisala ovviamente.
Ricordo che l’effetto fu quello di trovarmi in una sala d’aspetto ospedaliera: Sala 1 rimozione cateteri; Sala 2 svuotamento dei pitali (contenitori della pipì per chi non può alzarsi); Sala 3 mega clisteri prima di un’operazione chirurgica…
Ero da solo, avevo tempo, e mi sono messo a ricordare i tempi passati (non sempre belli).
“Siora, par piaser pola distendar i ninsoi (lenzuola) tra diese minuti che el film el finisse…”
Questo avveniva al cinema CORALLINO poi SMERALDO, cinema di terza visione, metà Via XX Settembre, un cinema ricavato nella corte chiusa di un gruppo di case.
Ricordo anche il film, era “Fog” all’interno di una retrospettiva di John Carpenter, tra i registi di culto della “me maraja”.
Panche lunghe di legno, niente sedie.
La stessa situazione accadeva anche al cinema ODEON a San Zeno, di fronte al parcheggio dove oggi c’è una farmacia.
Ma lì l’incombenza era rigorosamente mia: “Ninooo, va da to sia e faghe tirar via i ninsoi…”.
Il effetti era mia zia Palmira a stendere il bucato, uno strano tipo che si faceva la barba al mattino, forse una prima “transgender” e con poca memoria.
Era in corso una retrospettiva dei film di Elvis Presley, orrendi a vederli oggi, ma allora…!!
Restando in zona c’era il parrocchiale ESPERIA, a fianco della Basilica.
Nessuno lo chiamava Esperia ma bensì “MIOLA”, infatti prima dell’entrata c’era una favolosa e iconica donna anziana, di probabili origini zingare con le sue tre/quattro sottane colorate, la cesta con i lupini (fave gialle lesse), legnetti dolci, i semi di zucca e i “moretti” (fatti con melassa e un succedaneo della liquerizia).
Di detta rigolìsia c’era pure qualche bastoncino con qualche limone.
Chi di voi non ha mai bucato il limone e succhiata la liquerizia, ha perso una delle gioie infantili della vita.
Ah, il nome MIOLA deriva dal fatto che i “grandi” andavano in galleria e lo sport, rigorosizzzimo, era sputare le bucce a quelli in platea, spesso ammassati fin dove finiva la galleria.
Se facevi quello astuto che si metteva nelle prime file poteva arrivarti di tutto.
Mio padre mi raccontò che tra la fine dei ’40 e i primi ’50 non era raro che qualcuno dei “grandi” facesse pipì direttamente in platea per bullaggine e per noia.
Comunque per me il MIOLA ha un’importanza “storica”: dopo una giornata bagnata di mie lacrime e di pioggia, mio padre e mia madre si ritirarono qualche minuto in altra stanza e ritornando diedero la “storica” autorizzazione: potevo andare al Miola DA SOLO! (anche se pioveva…).
Un inciso sulla pioggia e mia madre: fino ai miei vent’anni, ogni volta che uscivo col mal tempo mi chiedeva sempre, ma sempre, “… dove vai? Non vedi che piove…”.
Settemila raccomandazioni prima che uscissi (avevo dieci anni) comprese le fisionomie di 2/3 pedofili che circolavano da quelle parti (povera mamma, non sapeva che li conoscevamo tutti e li prendevamo regolarmente in giro con la tipica cattiveria inconscia dei bambini).
Il film era “Cittadino dello Spazio” che avrò visto dieci volte: chi può dimenticare il micidiale visore triangolare “Interocitor”, “il Pianeta Metaluna” e il mostro (schiavo) “Mutant”.
In zona San Zeno tra i ’60 e i ’70 venne costruito il primo cinematografo degno di tale nome: Il FIUME, unico cinema a quei tempi senza galleria.
In quartiere San Bernardino c’era il parrocchiale (allora) K2, dove si svolse gran parte della mia vita domenicale fino ai 15/16 anni, primi turbamenti e toccamenti amorosi compresi.
Girando immaginariamente verso Nord-Est c’era fino a poco tempo fa il Cinema San Carlo a Santo Stefano che mi pare chiuso.
Una curiosità per me e gli over ’80, nei pressi dei giardini Cesare Lombroso c’era un cinema all’aperto che si chiamava Diana dove a circa tre anni vidi il mio primo film e affascinato da quelle figure sullo schermo non ruppi i cowlions a mio padre e mia madre.
Una premonizione del mio amore per il cinema? E chi lo sa.
Entrando in centro città trovavi prima l’enorme SUPERCINEMA in Via Mazzini, a sinistra venendo da P.zza Erbe.
Avevo un innocuo (purtroppo) filarino con la figlia del proprietario ed entravo gratis. Ricordo che lì vidi il mio primo film con Brigitte Bardot.
Lei non mi fece un grande effetto, allora, forse perchè baciando quel “bruttone” (?) di Serge Gainsbourg, co-protagonista, gli sfranfugliava le grandi orecchie (attenti: è un segnale sessuale di grande significato…).
In seguito meglio lasciar perdere, specie quando vidi di persona la Bardot: era la rappresentazione iconica di una sessualità mooolto poco sentimentale, e forse toccò le corde di qualche mia “innocente” perversione.
Sempre in Via Mazzini c’era il MARCONI, al primo piano, piccolo e stretto e sempre con code interminabili.
Poco più avanti, girando per Via Quattro Spade, c’era il Cinema Teatro CORALLO dove negli anni ’60 si tennero straordinari (?!) concerti Biiiit (Beat).
Andando avanti, passati I Portoni dei Borsàri e girando a sinistra c’era il Cinema ASTRA, lo si vede ancora oggi in totale sfacelo.
Ricordo di aver visto lì il primo Alien della splendida serie, tranne gli ultimi, e il complicato Alien3 (che sta per “cube”) ed è il secondo della serie.
In centro il Rivoli è stato l’ultimo ad essere costruito, anche quello senza galleria e una s-cianta snob, infatti divenne il mio preferito… aah.
Poi c’era il cinema BRA, di fianco al Municipio.
Lì furono priettati due film “scandalo”: LA DOLCE VITA (capolavoro assoluto) e “Helga”, un assurdo film su un parto, ma era il primo film dove si vedeva la vagina aperta (orrido, ma con code enormi).
Al Bra ricordo d’aver visto tre film (quelli che ho nella memoria): il complicato “La Spia che Venne dal Freddo” (con Richard Burton), “Un Uomo e una Donna”, allora un blockbuster filmone d’amore
, oggi annoia con un che di melenso e ridicolo.
Ma soprattutto vidi per tre giorni di seguito: BLADE RUNNER, mandando più amici possibile che nella quasi totalità mi mandarono a vaffanc…, trovandolo orrendo.
Ma qui non ci son gusti che tengano: capolavoro era e capolavoro rimane.
Poco piu in là c’era il parrocchiale ” STIMMATE”, cinema benemerito perchè per qualche anno proiettava film in lingua originale (quanto provinciali siamo a rifiutarlo…) e ogni anno una rassegna del Cinema Africano.
Dimenticavo, in via Roma c’era il cinema FILARMONICO che dopo la ristrutturazione è diventato solo un Teatro, lirico, sinfonico e per eventi musicali particolari (io ricordo il Jazz, Chicago Ensemble e poi Gerry Mulligan).
Poi Gaber e un Dario Fo con la splendida “Moscheta” del Ruzante.
Proseguendo per Via Manin e girando a destra c’era il cinema CORSO del mio amico Domenichini che talora mi faceva fare una programmazione mensile (d’estate…), era proprietario anche del MODERNO in Via Carducci.
A porta Vescovo c’erano l’ARISTON, dove vidi casualmente un film divenuto di culto “Duel” primo di Spielberg (anzi la sua tesi di laurea in cinema un po’ modificata).
Di lì ad un mese il cinema si specializzò in pornazzi che andavamo a vedere una volta al mese.
Idem dicasi per l’EMBASSY, ad un centinaio di metri direzione Camploy.
Che ricordi io, la periferia “Fuori Mura” poteva contare su questi Cinema, tra parocchiali e non:
– San Michele: Teatro Nuovo San Michele, proprietario mio zio, tirchio, ma non aveva il coraggio di farmi pagare;
– Borgo Trieste L’ALCIONE
– Borgo Roma: L’ALBA (parocchiale) e l’IDEAL anche con arena estiva di proprietà, col DIAMANTE delle Golosine, del ROMA in via Centro e del cinema ADIGE di Parona, dei miei carissimi amici Ornella e Raffaele Castellini
– San Massimo IL CRISTALLO.
Poi c’era l’unico che non ricordo di fianco alla chiesa di Borgo Venezia, dove conobbi la mia cara prima moglie.
Forse qualcuno l’ho dimenticato e sarebbe compito vostro ricordarlo.
Perchè questo Topic?
La nostalgia NON c’entra un fico secco, ma i cinema, specie parrocchiali e qualcuno di periferia, erano centri ANCHE di moderata socializzazione: quante discussioni-dibattiti si aprivano appena usciti dalla sala o in pizzeria…
Forse in provincia qualcosa di questo è rimasto, chissà.
Già, proprio così.
Forse.
Che non udiva e non parlava.
Egli vorrebbe parlare della cosa che oggi fa più PIANGERE e ridere che poi è la politica che sarebbe una cosa in sè molto seria.
Anche i “talk-show” hanno quella caratteristica, ma l’orbo non li guarda e non li ascolta, ovviamente.
Qualcosa troverà.
Iniziando questo Topic non mi sento completamente degno di fare un gesto autentico che ABBIA UNA DECENTE CONTINUITA’.
Perchè il vero problema che ci riguarda tutti, parlo di noi antirazzisti sta proprio lì.
Un gesto di umiltà e partecipazione, pure sincero, e poi archiviato nelle cento ingiustizie, di ogni tipo, che la nostra “civiltà” si è creata.
Una sorta di BIG DATA da tirar fuori ogni tanto.
C’è quelcuno di voi, sopra i cinquant’anni che si ricorda del massacro del tassista nero RODNEY KING che non si era fermato subito per un eccesso di velocità e poi fu bastonato a sangue con commenti dei poliziotti via radio che comunicavano ai loro colleghi il proprio divertimento?
E quello che successe due settimane dopo quando una BAMBINA di 14 anni, Latashe Harlins, fu uccisa con un colpo di pistola alla testa dalla titolare con una disinvoltura sconvolgente, colpevole per quest’ultima di aver rubato un succo di frutta (?!?) mentre in realtà Latasha aveva i soldi in mano per pagare?
E i processi come andarono?
Perchè una “strana” giustizia esiste unche negli USA.
RODNEY KING: gli spostarono il processo nella periferia di Los Angeles abitata per il 90% da bianchi. La giuria venne così composta: 10 bianchi, 1 Ispanico, 1 asiatico e 1 di nazionalità mista, ma non di colore.
Risultato: tutti e quattro i poliziotti assolti, guardate le immagini del pestaggio e poi ditemi.
LATASHA HARLINS: la giuria condannò la titolare del negozio a SEDICI ANNI di carcere,
La giudice, poco più che trentenne riformò la sentenza con quesre parole: la mia esperienza (???) mi ha insegnato a riconoscere (??) i criminali e l’imputata non è tra questi.
Risultato: UN ANNO di carcere, alcuni anni nei servizi sociali i restanti dieci in libertà vigilata!
I neri, dopo oltre trecento anni di schiavitù bestiale combatterono nella Guerra di Secessione, e qualsiasi pirla che non abbia letto una riga di quella storia dirà “beh, combatterono per liberarsi dalla schiavitù”.
Il solito pirla non avrà letto una riga di ciò che accadde finita la guerra.
I neri combatterono a centinaia di migliaia nella Prima Guerra mondiale sotto le bandiere inglesi, francesi.
Gli USA scesero in guerra solo nel 1917 e i soldati di colore c’erano.
Nella Seconda Guerra Mondiale la presenza di soldati di colore era cospicua, ma utilizzata in funzioni minori, tranne qualche eccezione, perchè i neri erano “pigri e non considerati idonei”, ma la realtà storica OGGI dice il contrario.
Mi risulta difficile trovare una “bestia” frutto dell’uomo peggiore del razzismo.
Sì Floyd, mi inginocchierò, perchè per ciò che mi riguarda SO BENE di avere avuto e avere tuttora il titolo per farlo.
Eccoci qui, di nuovo “Italians”.
Durante il “lockdown” poca gente per le strade (diligenza o timore?), distanziamenti mantenuti, la tua brava mascherina e anche i guanti in lattice (una mezza tortura necessaria), code all’entrata dei negozi autorizzati, rarissimi boffonchiamenti di semi-intolleranza, non sembravamo neanche italiani.
Poi ti “moleghe on ponto” e alè, via alla “libertà” (tua) senza pensare a quella altrui.
Le immagini di alcune città di ieri sera sono da brividi e una discreta dose di rabbia mal repressa.
E’ il nostro male “endemico” dalle origini difficili da individuare e decifrare.
In verità mi era già successo in un supermercato (piccolo, inadeguato) di farmi apostrofare di “pensare ai cazzi miei”, come il fatto che il tizio senza mascherina non lo fossero, ma spero sia stato un caso isolato.
Devo anche ammettere che in un caso analogo, a fronte della mia osservazione, una signora quasi “piangente” mi riferì di non trovarle.
Detto e fatto, estrassi dalla tasca una mascherina di riserva SIGILLATA e gliela diedi e visto che era pure senza guanti, gli suggerii intanto di usare quelli a disposizione gratuitamente e poi le indicai dove erano in vendita ad un prezzo accessibile (avevo anche quelli di riserva, ma non erano sigillati), porto con me anche un disinfettante personale… ma mi sembrava eccessivo.
Buon Samaritano? io?!
Non scherziamo, solo una modesta dose di senso civico e molta attenzione alla MIA e altrui protezione conseguente.
E pensare che, lo giuro sul mio onore, o quello che resta di quello, che il MIO timore psicologico è banalmente normale e abbastanza vicino allo “zero”.
Tuttavia, dopo una passeggiata appoggio le scarpe su un telo di plastica, disinfetto le suole con l’alcool a 90° e in fianco c’è una bella risma di giornali sui quali asciugo le scarpe appena “sanificate” per riuscire di casa se mi son dimenticato (capita spesso) qualcosa, e in tal modo non sporco le scale condominiali.
Poi magari il Covid me lo cucco lo stesso (toccatina zebedea), ma sarà il frutto del “destino” o di qualche mio errore.
L’altro tema che mi ha “ossessionato” in questi giorni è il “finto” interesse per la CONOSCENZA e la SCIENZA.
D’altro canto siamo o non siamo un popolo di “Santi, poeti e navigatori” (come disse Mussolini) in un periodo dove eravamo LEADER MONDIALI della Fisica e della Matematica e altre scienze affini.
Ma il regime volle un “giuramento di fedeltà all’Idea” da parte dei docenti universitari e solo dieci rifiutarono, mentre quasi 1500 giurarono (convinti o meno).
Va sottolineato che parecchi di loro aderirono in seguito alla lotta partigiana, tra questi il chimico Enrico Mattei , Renato Dulbecco (in seguito Nobel per la Medicina).
Siamo stati (siamo?) a lungo un Popolo di “Umanisti”, relegando le Scienze ad un ruolo residuale.
Ne stiamo ancora pagando il conto anche se nel mondo molte “eccellenze” scientifiche sono italiane, ma operano prevalentemente all’estero, pagati adeguatamente alle loro capacità, ma soprattutto molto liberi nelle proposte di ricerca.
Ed è inutile girare la testa dall’altra parte, in Italia gli scienziati, ancora una volta dopo il fascismo, avvertono una forte diffidenza della classe politica nei loro confronti.
ESEMPLARMENTE, andate a leggervi cosa successe a ILARIA CAPUA, virologa di fama mondiale, messa sotto accusa da quelli delle “scie chimiche”, una vicenda orrenda e significativa.
Infine ci son politici di Governo e Opposizione che spendono ORE per preparare un Tweet o un’auto intervista su facebook e poi non sanno o non spendono lo stesso tempo per comprendere i contenuti dei vari “dossiers” di loro competenza.
E il Covid-19 e qualcos’altro di poco simpatico, come le stelle, stanno a guardare.
Sto cercando un’idea, anche e solo un’ideuzza, ma dalla lettura dei quotidiani vedo poco che appartenga al mio personale “Repertorio di sciocchezze”.
E la mia fantasia si è inevitabilmente offuscata, l’orizzonte si è ristretto, ma questo forse l’ho già detto.
Vediamo più avanti.
Cordialmente.
In principio fu una discussione con un caro amico, molto colto, serio.
Il contendere fu la scoperta di alcuni esopianeti, lontanissimi, ma “simili alla nostra Terra ed a quel punto espressi una mia opinione sugli “alieni”, in questo concordando con Sthepen Hawking che a domanda rispose: “credo che forme di vita aliena esistano su altri pianeti, ma facendo violenza al mio famelico desiderio di conoscenza, QUELLI preferirei proprio non incontrarli”.
Credo che un fisico, astrofisico e chi più ne ha le metta, della qualità di Hawking avesse le sue buone ragioni per affermare una cosa simile e non certo a beneficio dei social.
E qui il mio amico Don Masino ebbe una reazione inusitata nei nostri 15 anni di amicizia e di serie discussioni e mi rispose: “… ma ti puoi figurare se delle intelligenze (?!) che sono in possesso di una tecnologia che permette loro di viaggiare alla velocità della luce o oltre, viene sulla Terra per fare, che so, una guerra? No Nino stavolta dissento fermamente…”.
Io provai a dirgli che scienza ed etica, storicamente, non erano sempre andate pari passo sulla Terra, e che una civiltà evoluta non è automaticamente sinonimo di bontà e la morale non segue la tecnologia e che grandi poteri esigono grandi responsabilita e grande statura etica.
Agiunsi che le nostre ricerche sulla vita in altri pianeti potrebbero non essere solo la ricerca di un possibile TRASLOCO e che, almeno sulla Terra, la copertura perigliosa di grandi distanze per quel tempo (diciamo dal 1500 in poi) avevano come finalità primaria la COLONIZZAZIONE.
Tentai, senza successo, una battuta: “… in fin dei conti “l’alieno” Covid-19 sta tentando di colonizzarci per sopravvivere e purtroppo ci sta riuscendo”.
Il discorso finì lì.
Ripensndoci il giorno dopo vidi casualmente una delle famose INTERVISTE IMPOSSIBILI di Italo Calvino con Montezuma, l’ultimo imperatore degli Aztechi.
Le Interviste Impossibili era un pregevole programma di Radio2 a metà degli anni ’70 dove la “crema” dei veri intellettuali dell’epoca faceva la sue “Intervista Impossibile ad un personaggio storico.
Un passo indietro e qualche riflessione impossibile su Montezuma la faccio io.
Probabilmente Montezuma scambiò il biondo hidalgo (sì gli spagnoli possono essere biondi…) Hernàn CORTEZ per il dio Quetzacoatl (il serpente piumato) ritornato sotto altre sembianze, grande errore e tutti sanno come andò a finire.
Eccolo allora “l’alieno” di Hawking, non ci vuole tanto ad immaginarlo, non l’estetica, ma la sua “morale”.
Arriva con una decina di navi e 500 soldatacci da galera, se ne va in giro sul dorso d’un animale sconosciuto (cavallo), corazza, elmo e archibugio che spara “divine” (e mortali) saette
I “terrestri” gli offrono la pace e lui risponde che vuole ORO, tanto oro e argento.
I “terrestri” pregano e i sacerdoti al seguito di Cortez vogliono convertirli alla loro religione.
Pentitevi e battezzatevi!
Ma sono la soldataglia di Cortez l’arma più letale: BASTA CHE RESPIRINO E FANNO DANNI
Ogni virus è una condanna a morte.
I “terrestri” di Montezuma non hanno gli anticorpi e il nuovo dio si fa strada a colpi di vaiolo, sempre invocando che solo l’ORO, tanto oro può salvali.
Gli “extraterrestri” che arrivano dal mare sono lì per la fame, la loro terra sta esaurendo le risorse e loro hanno bisogno di colonie da sfruttare.
Gli “alieni” gettano la maschera (l’elmo…): sono CONQUISTADORES…
Noi invece andiamo a raccogliere pietruzze qui e là sui vari pianeti SOLO per conoscere meglio le nostre origini.
Dite di no?
Insensibili miscredenti, COMPLOTTISTI!!