QUETZACOATL, MOTECUHZOMA, CALVINO & STEPHEN

In principio fu una discussione con un caro amico, molto colto, serio.

Il contendere fu la scoperta di alcuni esopianeti, lontanissimi, ma “simili alla nostra Terra ed a quel punto  espressi una mia opinione sugli “alieni”, in questo concordando con Sthepen Hawking che a domanda rispose: “credo che forme di vita aliena esistano su altri pianeti, ma facendo violenza al mio famelico desiderio di conoscenza, QUELLI preferirei proprio non incontrarli”.

Credo che un fisico, astrofisico e chi più ne ha le metta, della qualità di Hawking avesse le sue buone ragioni per affermare una cosa simile e non certo a beneficio dei social.

E qui il mio amico Don Masino ebbe una reazione inusitata nei nostri 15 anni di amicizia e di serie discussioni e mi rispose: “… ma ti puoi figurare se delle intelligenze (?!) che sono in possesso di una tecnologia che permette loro di viaggiare alla velocità della luce o oltre, viene sulla Terra  per fare, che so, una guerra? No Nino stavolta dissento fermamente…”.

Io provai a dirgli che scienza ed etica, storicamente, non erano sempre andate pari passo sulla Terra, e che una civiltà evoluta non è automaticamente sinonimo di bontà e la morale non segue la tecnologia e che grandi poteri esigono grandi responsabilita e grande statura etica.

Agiunsi che le nostre ricerche sulla vita in altri pianeti potrebbero non essere solo la ricerca di un possibile TRASLOCO e che, almeno sulla Terra, la copertura perigliosa di grandi distanze per quel tempo (diciamo dal 1500 in poi) avevano come finalità primaria la COLONIZZAZIONE.

Tentai, senza successo, una battuta: “… in fin dei conti “l’alieno” Covid-19 sta tentando di colonizzarci per sopravvivere e purtroppo ci sta riuscendo”.

Il discorso finì lì.

Ripensndoci il giorno dopo vidi casualmente una  delle famose INTERVISTE IMPOSSIBILI di Italo Calvino con Montezuma, l’ultimo imperatore degli Aztechi.

Le Interviste Impossibili era un pregevole programma di Radio2 a metà degli anni ’70 dove la “crema” dei veri intellettuali dell’epoca faceva la sue “Intervista Impossibile ad un personaggio storico.

Un passo indietro e qualche riflessione impossibile su Montezuma la faccio io.

Probabilmente Montezuma scambiò il biondo hidalgo (sì gli spagnoli possono essere biondi…) Hernàn CORTEZ  per il dio Quetzacoatl (il serpente piumato) ritornato sotto altre sembianze, grande errore e tutti sanno come andò a finire.

Eccolo allora “l’alieno” di Hawking, non ci vuole tanto ad immaginarlo, non l’estetica, ma la sua “morale”.

Arriva con una decina di navi e 500 soldatacci da galera, se ne va in giro sul dorso d’un animale sconosciuto (cavallo), corazza, elmo e archibugio che spara “divine” (e mortali) saette

I “terrestri” gli offrono la pace e lui risponde che vuole ORO, tanto oro e argento.

I “terrestri” pregano e i sacerdoti al seguito di Cortez vogliono convertirli alla loro religione.

Pentitevi e battezzatevi!

Ma sono la soldataglia di Cortez l’arma più letale: BASTA CHE RESPIRINO E FANNO DANNI

Ogni virus è una condanna a morte.

I “terrestri” di Montezuma non hanno gli anticorpi e il nuovo dio si fa strada a colpi di vaiolo, sempre invocando che solo l’ORO, tanto oro può salvali.

Gli “extraterrestri” che arrivano dal mare sono lì per la fame, la loro terra sta esaurendo le risorse e loro hanno bisogno di colonie da sfruttare.

Gli “alieni” gettano la maschera (l’elmo…): sono CONQUISTADORES…

Noi invece andiamo a raccogliere pietruzze qui e là sui vari pianeti SOLO per conoscere meglio le nostre origini.

Dite di no?

Insensibili miscredenti, COMPLOTTISTI!!

 

 

 

QUETZALCOATL & STEPHEN HAWKING

Dite che non c’è correlazione tra i due?

Io dico che anche senza i sei gradi di separazione c’è.

Vedremo domani perchè adesso non posso, il Covid-19 stanca anche chi non ce l’ha (o pensa di non averlo o è asintomatico, hai visto mai).

ESPERE POR MIM

… che in giornata arrivo.

“Sono un po’ stanchino”, come il Tom Hanks di Forrest Gump.

Ieri ho camminato un bel po’, sempre con il permesso.

Non ero più abituato e ho faticato.

Ho forse messo in imbarazzo una gentilissima coppia di giovani Vigili Urbani con una innocente (giuro!) domanda sull’obbligo di portare la mascherina.

Quale?

Non importa, se la sono cavata bene e io sono più tranquillo.

Poi sono andato al supermercato, durissmo e talora imbarazzante il mantenimento della distanza di due metri, ma va così  e si pazienta.

Alcuni episodi credo che lascino intravvedere un pelìn di “paranoia”, probabilmente giustificata in alcune persone, ma che un po’ mi preoccupa.

Ecco, volevo solo cambiar Topic e ci sono riuscito.

Quello nuovo entro sera, con margine.

Il titolo di questo Topic?

Non lo so, ma assomiglia ad una strofa “tormentone” che mi frulla in testa da una settimana.

Penso si tratti di una vecchia canzone (credo) brasiliana, cantata anche in italiano che, più o meno, fa così:

Aspettando un tram… , aspettando chi non arriva mai… , aspettando… , aspettando… ” (qualcuno la ricorda?)

Mah?

CARTA E SASSO…

… quando si dice uno BRAVO, ma molto bravo, che sa riassumere in poche righe tutto il senso del nostro smarrimento.

 

 

Giunto al venticinquesimo giorno di confino domiciliare per un totale stimato di 175/190 ore dedicate alla lettura di affari concernenti il coronavirus ho capito che: il tampone è meglio farlo a tappeto ma è anche meglio farlo solo ai sintomatici e che 

serve ma in realtà non serve perché oggi sei negativo ma domani chissà, che la mascherina protegge gli altri ma non noi però protegge noi ma non gli altri, che il virus ha una gittata di un metro oppure di un metro e ottanta, in base al vento, e che

viaggia nell’aria ma di sicuro non viaggia nell’aria, a seconda da come lo guardi, che sopravvive sulle scarpe otto ore forse sedici forse ventiquattro ma sette o settanta sull’alluminio e tredici minuti o tredici notti sul cartone, che si può uscire a

correre ma è vietato uscire a correre e nel dubbio ti possono sparare dalla finestra, ma solo con regolare porto d’armi, che i bambini possono uscire ma con un genitore e senza monopattino oppure col monopattino ma senza genitore, che il

tracciamento con la app funziona benissimo in Corea ma non funziona affatto a Singapore, che la sanità lombarda vista da qui è la migliore del mondo ma vista da lì è la peggiore del mondo, che abbiamo già trovato fra i sette e i nove farmaci

miracolosi ma si guarisce solo se li si assume in Giappone o alle Galapagos, che non c’è recidiva ma per molti c’è recidiva, che i guariti non sono guariti, che la nuova strada sono i test sierologici e tuttavia non sono affatto sicuri, che a Wuhan

finalmente ne sono usciti ma ne sono anche rientrati e che del resto si vedrà nei prossimi giorni, dipende, se carta mangia sasso o forbice taglia carta. 

(Copyright Mattia FELTRI, La Stampa di Torino, 04/04/2020)

AVREI POTUTO…

… titolare questo Topic “Messico e Nuvole” e “A Banda”, pensando alle scelte “terapeutiche” contro il Covid-19 fatte dal presidente messicano Andrés Manuel Obrador e quelle del  presidente brasiliano Jair Bolsonaro, che governano complessivamente oltre 320 Milioni di  Umani.

Tuttavia non volendo mai credere esclusivamente al  calcolo cinico e alla stupidità semplicistica di chi viene eletto da un Popolo, sto cercando di capire il senso della loro scelta del NON FAR NIENTE e il perchè.

Qualche idea mi frulla in testa, ma non ho ancora sufficiente documentazione e fonti attendibili.

Qualcuno di voi le ha?

Vi ricordo che qui NON siete su facebook e l’argomento non si presta a battute di sorta.

O si ha un’opinione o una cosa che assomigli ad un’idea anche solo moderatamente ponderata e si scrive, aiutandoci l’un l’altro a cercar di capire, altrimenti meglio una tastiera silente.

Cordialmente.

 

33

Nel momento in cui scrivo questo è il numero dei medici deceduti nel prestare le cure ai malati di Covid-19

Per gli altri 7500 non sono riusciti a farlo, ma questa non è e non sarà mai una misura nemmeno per i peggiori cinici che girano a centinaia sui social.

Nei 73 anni di vita ho fatto in tempo a farmi chiedere “DICA 33…” fintanto che auscultavano i miei polmoni col fonendoscopio.

Oggi chiedono “tossisca o respiri profondamente”.

Dopo un triage telefonico con la mia dottoressa di base, ieri ad ambulatorio vuoto sono andato a farmi prescrivere un farmaco che deve obbligatoriamente essere consegnato a mano.

Siamo diventati amici, anche perchè il mio cardiologo è suo marito e caro amico da oltre mezzo secolo.

Mi sono fermato un attimo sulla porta e lei mi ha chiesto con voce calma:

“sei aggiornato?”

“si…”

“Quanti oggi?”

“penso che tu mi chieda dei tuoi colleghi… siete arrivati a trentatre e circa la metà di base…”

” Già…”

“se ti fermi un minuto arriva Alberto che mi accompagna per una visita a domicilio di un novantenne…”

Chiesto e fatto

“Bebe”, era il nome che usavo per chiamargli il passaggio durante le partite di Basket, è arrivato, un saluto asciutto e tenero e un arrivederci al mio prossimo cardio test.

Non conosco l’organizzazione degli altri paesi, ma sono davvero convinto che la nostra rete di medici di base, con qualche raro cialtrone che ho conosciuto, sia tra le migliori del mondo.

E’ il mio grazie a loro.

DAL SI SALVI CHI PUO’ AL SI SALVI CHI “DEVE”?

Avevamo fatto qualche accenno a tale questione, etica e filosofica, nel precedente Topic quando ancora nessuno ne parlava.

Adesso “pare” (condizionale d’obbligo) che circoli un documento firmato da Medici Anestesisti, Infettivologi, Rianimatori Intensivi, veneti (fonte: Corriere di Verona di oggi, pag.1/2).

Il documento esiste ma pare non abbia l’imprimatur della Regione Veneto.

Fin qui la parte burocratica.

E poi?

In sintesi il documento contiene l’indicazione che, in caso di saturazione totale dei reparti di rianimazione, e si presentassero ulteriori casi bisognosi di terapia rianimativa, DUE possano essere sostanzialmente le linee “guida”.

UNA riguarda quella che viene definita “L’ATTESA DI VITA”, cioè quanti anni un paziente ha teoricamente da vivere, usando il dato dell’ISTAT sul “tempo di attesa di vita medio per maschi e femmine”, anni 80.8 per gli uomini e 85.2 per le donne ;

L’ALTRA riguarda, semplifico, la Cartella Clinica dei due ipotetici malati gravi, cioè se uno dei due ha in corso altre patologie serie o gravi, o se le ha superate restando a rischio.

Credo che le DUE linee guida vengano, debbano essere tra loro combinate.

Quello che mette in moto tale ipotesi in materia Etica, Filosofica, Giuridica, Religiosa, non credo che abbia bisogno di essere elementarmente espletato.

Personalmente, pur essendo un 73enne cardiopatico in terapia continuativa  con in più una seria patologia “dormiente”, una mia opinione ce l’ho.

Questa volta tuttavia non la espongo perchè non è su di me o le mie opinioni che si deve discutere, ma su quanto sopra esposto.

Se nessuno si esprimerà, e non capirei proprio il motivo visto l’anonimato, pur comprendendo che la questione sia delicatissima, il Topic resterà bianco.

 

NAIROBI, AMSTERDAM, VENEZIA VERONA: UN VIAGGIO IN SOSPENSIONE EMOTIVA

Nel mio viaggio di ritorno tenevo ben presente, per quanto possibile, un dato e cioè il rischio di un capovolgimento della “ratio”: invece di trarre le personali opinioni dai FATTI, si parta dalle proprie (vaghe) opinioni per trasformarle in FATTI.

AEREOPORTO DI NAIROBI

Sono dovuto arrivare in larghissimo anticipo per permettere il ritorno di mia moglie e del tassista ancora con la luce.

Chi, come me, conosce abbastanza il Kenya SA che il viaggio notturno è un terno al lotto: non esiste illuminazione pubblica delle “strade” (?) e non è raro dover sorpassare TIR enormi totlmente privi di almeno UNA luce di posizione, nel buio africano spesso senza luna e stelle. Avanti.

Arrivo per primo in un aereoporto deserto, il display dei voli non indica Amsterdam e la mia compagnia la Kenyan Airlines.

L’esperienza mi fa dominare una punta di panico, ma dopo oltre un’ora decido la solita tecnica: “help please, somebody can help me for a “Soda”.

Soda letteramente significherebbe una bevanda, in realtà equivale a 5/10 Euro di mancia a seconda dell’aiuto che ricevi.

Per “eterni” 15 minuti nessuno mi risponde.

Poi si avvicina un addetto a non si capisce cosa e mi chiede se ho bisogno d’aiuto, ma non sa una cippa.

Al che alzo la voce nel deserto aereoportuale e grido “please some information for the fly for Amsterdam…”.

Ed ecco arrivare un secondo addetto, sospiro di sollievo, indossa la divisa della KLM e in CINQUE MINUTI, usando solo il mio nome e cognome su un tablet, mi chiede che tipo di posto preferisco sul volo.

“AIR CORRIDOR ABSOLUTELY” (come in tutti i miei viaggi), detto fatto, stretta di mano dove opportunamente ho piegato 5 Euro, thanks a lot e se ne va.

Stessa scena con “l’addetto al nulla” che tuttavia mi porta a fare il chek-in con un incredibile largo anticipo sull’apertura, l’impiegata è chiaramente una sua amica.

Fatto, imbarcata la valigia ho i biglietti Nairobi – Amsterdam – Venezia, stretta di mano con “l’addetto al nulla, ma efficace come un passe-partout”, 5 Euro e sono il primo a dirigersi verso i controlli di sicurezza (apparentemente protocollari, ma lasciamo perdere), sono io infatti a ritornare e mostrare la mia boccetta di AmuchinaGel XGerm.

E la lunga attesa comincia, ma anche la ratio comincia a vacillare.

Sono documentato politicamente sul Kenya e so che è ormai un “protettorato cinese”.

E’ di tre anni fa un intesa commerciale miliardaria tra i due paesi, inoltre i cinesi, in due anni (e 18 mesi d’anticipo), hanno costruito ex-novo la linea ferroviaria Mombasa – Nairobi che sostituisce il ferrovecchio inglese, il Lunatic-Express, dei primi del ‘900.

Nairobi è la capitale degli affari, facile prevedere che, contrariamente alle mie aspettative, l’aereo sarà pieno anche di cinesi, quindi indosso la mia mascherina e non mi sbagliavo.

In un paio d’ore il Gate d’attesa è praticamente occupato dagli “occhi a mandorla”, uso questa definizione con fatica perche detesto la Fisiognomica, pseudoscienza cripto-razzista.

Tranne me, unico non orientale, tutti  gli orientali sono con mascherina, quella UTILE, la FPP3 o la FPP2, non la mia con funzione meramente psicologica.

Noto solo che questa volta riguarda la totalità, anche se non è stato raro trovare gli orientali con mascherina anche in altri viaggi.

Durante il volo, inevitabilmente, il pensiero ti porta ai possibili comportamenti nei servizi igienici.

Ho antica esperienza e il mio gel, più il “banale” accorgimento di aprire le porte con la carta mi rasserena.

Annotazione curiosa, non conoscevamo ancora alcune modalita di trasmissione del Coronavirus, tuttavia, in caso di ripetuti colpi di tosse e starnuti, di norma irrilevanti, vengono guardati di “sghembo” dagli orientali.

Altra annotazione: istintivamente non parlavo mai direttamente al compagno di viaggio, ma simulando una sorta d’educazione per non disturbare, parlavo con la mano davanti alla bocca e guardavo diritto.

AMSTERDAM (Schipol Airport)

Tutto ordinato ma con migliaia e migliaia di persone che al primo step di controllo (feroce, ma meglio così) sembra un girone dantesco, ancora una volta TUTTI gli orientali sono mascherati, più io.

Lo supero con fatica perchè ti fanno svuotare tutto, un addetto si accorge di un rilievo nella mia tasca, gli dico che “they are simple tissues” (fazzoletti di carta), a lui frega meno di nulla e mi fa svutare anche le tasche.

Poi tre ore a girovagare in quello che una dozzina d’anni fa era uno splendido “salotto” ed ora è il terzo aereoporto europeo per traffico internazionale.

Sono stremato, tre giorni che non dormo ed un viaggio lunghissimo con lunghi scali (per risparmiare sul costo del biglietto).

Trovo il mio Gate per l’imbarco, pulisco una sedia non proprio appetibile col mio gel e attendo.

Annotazione: quasi tutti i voli offrono giornali internazionali, sono praticmente l’unico a prenderli per informarmi.

VENEZIA (Marco Polo)

Al “carosello” ritiro bagagli scelgo un posto isolato, in dieci minuti sono circondato da orientali mascherati e rimango lì dicendomi un “vaffa… Gazza, rientra nella “normalità”.

Fuori ad attendermi c’e una compagnia bosniaca (efficiente…) per portarmi a Verona, nel frattempo mio fratello mi informa dei due turisti cinesi, fermatisi a Verona e positivi al Coronavirus.

Non reagisco, almeno fino a quando il mio autista mi dice che stiamo aspettando altri due passeggeri… CINESI.

E lì mi dico basta, non è la peste e mi vergogno un bel po’, anzi visto che sono in ritardo, assieme all’autista andiamo a cercarli usando come parametro di indiduazione un loro eventuale spaesamento avevamo i loro nomi, ma chi sapeva pronunciarli?!

Dopo mezz’ora arriva l’ordine dei responsabili di partire direzione Verona.

Era il 6 Febbraio e la sensazione che anche ai livelli più alti che presiedono i voli e le autorità sanitarie europee non fossero correttamente allertate, in fin dei conti dal “focolaio” cinese ho l’impressione che si siano mossi in tanti, specie nei primi tempi.

Cosa complessa comunque.

Chiudo con una annotazione: ho l’impressione che mentre la realtà diviene più complessa e complicata, rischiamo di diventare renitenti e refrattari alla complessità.

 

 

 

ONESTA MENTE

Diario di quello che doveva essere un semplice viaggio .

Esclusi i paesi oltre oceano, i rimanenti li ho visitati con estrema curiosità quasi tutti, esclusi la Polonia, l’Ungheria, i paesi che si affacciano sul Mar Baltico, la Bulgaria e la Russia.

Ho sempre preparato con cura le valige, specie da quando sono un “single”.

In quet’ultimo viaggio qualcosa non è andata per il verso giusto.

Di norma preparo tutto con un senso “logico”, a partire dall’abbigliamento di viaggio in camera da letto, alle scarpe sula porta da scegliere all’ultimo istante,

Partire in pieno inverno per andare in un paese caldo non è così semplice, tenuto conto della limitazione del peso dei bagagli dove UNO è destinato solo al cibo.

Per la prima vota è accaduta una grave dimenticanza: da due anni sono obbligato ad avere al seguito i QUATTRO farmaci “salva vita”… più uno fondamentale perchè mi recavo dove esisteva una situazione “epidemica” di malaria, inusuale per la stagione in corso: il costoso MALARONE, unico scudo assoluto di protezione per i vari tipi di Plasmodium (sono 4 ed uno solo “mortale” se non curato con tempestività, il Falciparum, che in realtà non uccide ma rende il cervello praticamente distrutto).

L’avevo acquistato il giorno prima, ed invece di porlo in una delle tasche dei miei due giubbini (totale 20 tasche) l’ho messo nel piumino che avrebbe dovuto proteggermi dal freddo pungente durante il trasporto a Venezia e per il ritorno.

Durante il trasporto faccio ripetutamente la conta delle cose che ho al seguito, come si faceva con le figurine: ghe l’ò, ghe l’ò, manca ma per scelta, ghe l’ò, MANCA! ed è il Malarone.

Sono su un pulmino con altri viaggiatori, all’altezza di Mestre, impossibile chiedere di ritornare a casa, non c’è tempo.

Un eterno minuto di panico e la quasi certezza che senza il Malarone mi sarei cuccato la malaria perchè mia moglie l’aveva appena passata, ma il Plasmodium resta nel sangue per 2/3 mesi, quindi se un’Anophele punge lei e dopo punge me, la cucco.

Idea della disperazione: a Mestre ci saranno farmacie di turno!

Con lo smart phone le cerco, sono due.

La prima mi risponde infastidita, il secondo mi fa sapere gentilmente che è un prodotto mai da loro detenuto, ma mi da un’idea, mi informa che allo scalo di Roma ci sono due farmacie: al terminal 1 e al 3 (molto lontano da dove devo fare il check in.

Individuo i numeri ma non risponde nessuno sebbene siano di turno: mi costa dirlo ma E’ ROMA…

Arrivati all’aereoposto di Venezia, ricevo gli educati auguri dei compagni di viaggio, ma io sono nel caccao.

Manca poco all “on boarding” ma mi viene un idea disperata: vado dalla Polizia, racconto tutto, e dopo 15 minuti di verifiche su di me, compreso il mio Blog su Telenuovo!!, dpo altri “eterni” dieci minuti, un cortesissimo giovane poliziotto mi dice: alla farmacia del Terminal 1 di Roma ci sono due scatole di Malarone vendibili solo a lei…

Tutto a posto?

No, quasi mai negli aereoporti italiani!

Corro a controllare il Gate per il mio “on boarding” con la Kenyan Airways e… il volo è CANCELLED! senza altre indicazioni.

Lì sono andato letteralmente fuori di cabeza come non mai in vita mia, urlando improperi ai quattro punti cardinali, più un quinto, verso l’alto, di cui mi vergogno.

Finchè non si avvicina un cortesissimo impiegato di Alitalia che mi chiede: “come posso aiutarla”.

E lì, dopo ricerche sul computer mi dice che il mio volo è stato ceduto alla Qatar Airlines e che a venezia avrebbero dovuto informarmi, visto anche che le mie due valige sono già a bordo del vettore della Qatar, invitandomi a fare in fretta ad andare dalla compagnia qatariota perchè sono come gli “svizzeri”: cominciato l’on boarding chiudono il “check in” (un’ora prima!).

Io noto che sono già in ritardo ma corro là lo stesso.

Arrivato vedo solo una desolata e lunga fila di postazioni chiuse e un impiegato che sta mettendo a posto delle carte e… FORTUNATAMENTE, ormai esausto, cado nelle sue vicinanze.

Mi si avvicina per aiutarmi e io, dopo ringraziamenti di prammatica, con un filo di voce, gli dico che deve farmi il “check in”, ma la sua risposta è “IMPOSSIBLE”…

A quel punto il mio cervello è implementato oltre il normale e gli rispondo, in Inglese, esatta mente così: “… Sir, impossible un cazzo, all my luggages are inside the airplane and I am sick (ammalato) and this is my medical  certificate… e come sovrappiù gli faccio vedere la mia mitica gamba destra nera per tutte le “vene” colassate (sempre a rischio embolico).

Bon, questi non solo blocca l’on boarding ma chiama immediatamente l’auto elettrica per il mio trasporto all’aereomobile.

Salgo a bordo e vengo circondato da 5hostess5 che mi trattano come fossi stato Brad Pitt (e per la cronaca non credo di esserlo).

Mi hanno preso il bagaglio a mano, pesantino, ed hanno voluto sistemarlo loro.

Non ho neanche fatto in tempo a prendere posto che vengo invitato ad un tavolo (l’arredamento interno del Boeing è riprogettato su loro indicazione) dove mi chiedono cosa e come voglio fare colazione o un brunch.

“Ho fiducia in voi è stata la mia stupida risposta da rilassamento”.

Ben mi sta, così per educazione ho mangiato anche cose che non mi piacevano.

Tuttavia, con il mio discutibilissimo modo di fare, comincio a solidarizzare con le hostess, in particolare con la responsabile che si dimostra molto disponibile alla conversazione che avviene nell’area, incredibilmente spaziosa, a loro dedicata.

Comincio con una domanda (ah la discutibile Fisiognomica!): le faccio osservare che nessuna di loro mi sembra avere i tratti del viso “arabeggianti” e lei mi risponde che nessuna di loro è araba, le donne arabe sono utilizzate nel lavoro impiegatizio a terra, ma nessuna può essere impiegata in volo “perchè credo che un viaggiatore come lei immagino capisca…”.

Francamente intuisco, ma non capisco, ed azzardo un “…per questioni legate alla religione mussulmana e il mondo femminile…” (tralasciando fortunatamente il “Fear to Flying” di Erica Jong, romanzo psico-erotico che fece scalpore negli anni ’70).

Ricevuto un timido cenno d’assenso, chiudo l’argomento.

Lei è rumena, poi ci sono brasiliane, finlandesi, spagnole, ghanesi…

Parliamo un po’ di tutto ed a un certo punto lei mi chiede se avessi gradito un caffè.

Con un sorriso le rispondo che chiamare “caffè” la cosa che viene servita occorre un’immaginazione che non ho, al che lei mi sussurra “… e se fosse un “lavaRRa?”.

Rifletto stupito qualche secondo e le dico “Lavazza!?!”.

Sì era un Lavazza liofilizzato ma squisito, di norma riservato ai paseggeri di Business Class, vedendo le occhiate “sghembe” delle altre hostess, le zittisce con un’espressione che non ho capito.

Arrivati a Doha, c’è ovviamente la sedia a rotelle per il trasporto al mio nuovo Gate che lei ha prontamente indicato che era riservata a me informandomi che il Gate di transito era abbastanza lontano.

Al che le ho risposto con una “Gazzata” – che talora mi riesce anche bene (se non esagero) – “…dopo un viaggio ottimo come questo e la graditissima conversazione avuta con lei, posso anche andare a piedi e la sedia era disponibile per chi, tra i viaggiatori, l’avesse gradita.

Doha, una “folle” città vista dall’alto: un lenzuolo di terra con decine di incredibili grattaceli, con alle spalle un deserto di sabbia a perdita d’occhio.

 

Gazza, scusa, e il rientro?

Prossimo Topic, perchè lì entra prepotentemente “in gioco” il THE CROWN VIRUS…!

VIAGGIARE SPERANDO CHE NON T’INCORONINO

 

Un testo modesto e qualsiasi perchè non mi pensino cacone  seguirà entro sera o giù di lì (leggere il tutto  RAPPANDO RIGOROSAMENTE, because moi je ne suis pas vieux, mais j’ai seulement vècu).

E che dire di Miss Keta senza entrare nella categoria #mavaacaghèr

E Tupac (2Pac) e Notorious Big si rigirano inquieti nelle loro tombe, e quel razzistoide (bravino) di Eminem a domanda ha riposto Miss who? Who shit she is,  fuck you!

Ahi men.