Dopo la sconfitta con la Roma scrivevo di un Verona che – calendario alla mano – avrebbe dovuto/potuto raccogliere 5 punti in 5 partite e chiudere il girone di andata a 23 punti. Al di là che con la Lazio si deve ancora giocare (metto in conto una sconfitta, confidando ardentemente in una smentita), il Verona a una partita dal giro di boa è già a 22 punti e in casa con il Genoa potrebbe accontentarsi perfino di pareggiare per rispettare il mio pronostico. Un risultato alla portata.
E’ chiaro che girare a 23 (se non a 25…) di fatto metterebbe in soffitta il discorso salvezza. Ci si salva a 35-36, massimo 37 punti (la soglia dei 40 punti non esiste più da anni e tante squadre in lotta abbassano il quorum), ma c’è qualcosa che vale più della matematica e della logica in questo Verona. L’Hellas, ripeto, per valore tecnico e tattico, è squadra da 9°-12° posto e – sempre in tema di pronostici – lì possiamo arrivare, con tutte le variabili del caso (infortuni, mercato, rilassamento post-salvezza). E non menatela con la storia del Verona dell’incolpevole Malesani: lì probabilmente accaddero fatti che con il calcio hanno poco a che fare. Fu l’eccezione e l’irripetibile, non un paradigma.
Juric ha creato e disegnato una squadra intelligente. Credo sia l’aggettivo che descriva meglio il Verona di quest’anno. Spesso delle neopromosse si dice – con buona dose di retorica e in assenza di analisi – che giocano “sulle ali dell’entusiasmo”. Io dico che il Verona di Juric gioca sulle ali dell’intelligenza. Sa attaccare il campo, sa difendersi, sa accelerare e rallentare alla bisogna. Insomma sa gestire al meglio le fasi della partita. E sa sfruttare (quasi) sempre la sua superiorità. Non a caso con le medio-piccole e quelle dietro di noi abbiamo perso solo con il Sassuolo – non conto il Milan, per blasone e per l’arbitraggio di quella sera. Significa che siamo solidi e per nulla frutto di ingannevoli exploit. Tradotto: abbiamo la classifica che meritiamo e che rispecchia il nostro valore. Ed è un falso che non siamo cinici: ieri Berisha ha fatto due parate straordinarie su Rrahmani e Pazzini, quelli non sono gol sbagliati, ma prodezze del portiere. Pertanto non capisco chi sostiene che “non chiudiamo le partite”: il 90% delle squadre al mondo non ne è capace, altrimenti il calcio sarebbe un concentrato di 3-0. Per fortuna così non è.
Juric fa bene a parlare di salvezza, ma io faccio un mestiere diverso e posso tralasciare le frasi di rito. Non siamo da Europa League, certo, tuttavia mi piacerebbe che il tecnico della fascinosa Spalato, dentro allo spogliatoio, spostasse l’obiettivo sulla parte sinistra della classifica. Non porta trofei, ma è sempre un bel vedere. Poi ci sono due perle da inseguire, che darebbero ulteriore luce e prestigio alla stagione: battere una grande (Juventus o Inter), come ai vecchi tempi, e vincere finalmente a San Siro, impresa mai riuscita. Il Milan di quest’anno è alla nostra portata: capiterà di espugnare la Scala del calcio prima che l’abbattano…