Leggo e sento di un ritorno di Mandorlini e staff. Leggo e sento di una conferma di Bigon e staff. Leggo e sento che Luca Toni – che nel post Carpi ha parlato da dirigente in pectore – potrebbe entrare nei quadri societari. Leggo e sento del ruolo di Tullio Tinti, procuratore tra i più potenti in circolazione, nella stanza dei bottoni di via Belgio da quando se n’è andato Sogliano (che forse è stato allontanato proprio per questi nuovi equilibri).
Leggo e sento tutto ciò da più parti, anche autorevoli e beninformate, e nessuno smentisce. Ma lo scrivente non vuole scatenare uno sterile e stucchevole dibattito Mandorlini-Bigon-Toni sì o no, perché sarebbe fuorviante, un’arma di distrazione di massa.
Setti decida ciò che vuole, ovviamente, magari gli riuscirà meglio che scrivere lettere fuori tempo e fuori luogo. Il punto è un altro: capire il perché il presidente deciderà in un modo o nell’altro.
L’eventuale ritorno di Mandorlini sarebbe, credo, da imputare più a un risparmio economico che a un vero endorsement settiano (il presidente non ha mai amato il tecnico di Ravenna e a gennaio negò un suo rientro). Si parla di due milioni di euro lordi a carico delle casse del Verona tra il suo ingaggio e quello dello staff. Un suo ritorno, poi, avvalorerebbe il legame tra l’Hellas e Tullio Tinti, vicino alle vicende professionali del Grigio (e anche a quelle di De Zerbi, altro nome accostato al Verona). Idem la promozione di Toni (seguito da Tinti) nei quadri dirigenziali con funzioni, beninteso, operative nel calciomercato e non di mera rappresentanza. Toni che peraltro si è già cimentato la scorsa estate come ds de facto avendo un ascendente nell’ingaggio dell’amico Pazzini (altro uomo della scuderia di Tinti). Lasciando giudicare a voi i risultati, mi chiedo: giusto investire su un Toni dietro a una scrivania, nonostante la sua totale mancanza di esperienza? E’ opportuno avere due caselle fondamentali, quali allenatore e manager, legate alla figura dello stesso agente? E, se questo fosse il quadro, Bigon, accusato indirettamente da Toni (“siamo scarsi”), con quale credibilità rimarrebbe? Viene da pensare che anche la sua sarebbe una riconferma dettata da un contratto in essere (si parla di 1 milione di euro al lordo compreso lo scouting).
Ribadisco, Setti decida ciò che vuole, ogni scelta, anche nel contesto sopra descritto, sarà legittima. Tuttavia – e la mia, attenzione, vuole essere una critica costruttiva a un presidente a cui, dopo tre anni buoni e uno pessimo e nonostante qualche caduta di stile, concedo ancora credibilità – torno a ripetere quanto ho scritto la settimana scorsa: serve un nuovo assetto dirigenziale, senza ombre, confusioni di ruoli, rapporti troppo stretti con i procuratori e minestre riscaldate. E soprattutto se Setti vuole mantenere la promessa (immediato ritorno in A) occorre investire e non risparmiare riutilizzando professionisti solo perché ancora sotto contratto. Che progetto sarebbe quello che nasce condizionato dagli errori del passato?