Una società, il Verona, e un uomo, Maurizio Setti, in mezzo al guado. Questo emerge dal calciomercato appena concluso. Il limbo dantesco si pone tra la strada delle buone intenzioni, quelle di poche settimane fa (“in caso di retrocessione tenteremo l’immediata risalita”, l’ipse dixit settiano nella conferenza stampa del 13 gennaio), e lo stretto sentiero della dura realtà di una sessione caratterizzata da cessioni milionarie (Sala e Hallfredsson) e ingaggi di calciatori perlopiù in prestito secco.
Qui non si contestano le operazioni in uscita, che anzi il bilancio in rosso, la serie B alle porte e la fine di un ciclo suggerivano; la grande perplessità sta nell’incapacità momentanea del club di guardare al futuro e gettare le basi tecniche per la prossima serie B. Mi sembra che in via Belgio, ora come ora, non abbiano la forza per programmare un nuovo ciclo vincente e che a Setti serva ancora qualche mese per capire con quale budget andare avanti.
Solo una volta misurata la capienza del salvadanaio seguirà a cascata tutto il resto, dalla scelta del management, a quella dell’allenatore e del nucleo di giocatori, penso a Ionita, Gollini, Helander, e Viviani, da cui ripartire se hai ambizioni, o piazzare sul mercato in caso di ridimensionamento e di un torneo di transizione.
Adesso davvero dipende tutto da Setti. La palla a lui.