LA QUESTIONE JURIC

Non posso sinceramente pensare ad un futuro del Verona senza Ivan Juric. E non posso onestamente pensare che il presidente del Verona Maurizio Setti perda quella che è stata la sua più bella scommessa. Non posso pensarlo perché significherebbe tornare nell’incertezza, perché vorrebbe dire che Juric non ha voluto mettere il suo timbro di garanzia sul prossimo progetto, perché è troppo bello quello che abbiamo visto quest’anno per perderlo così. Non so se è una fase della trattativa e se la trattative si conducono in questa maniera.

Però, vi dico la verità: mi piace questo onesto modo di fare sia di Setti, sia di Juric. Piuttosto di false promesse o di scelte non convinte è meglio che si “scazzino” adesso per poi essere uniti dopo. A patto che questo porti ad un’unione evidentemente e non ad un divorzio. Cosa può andare storto? Beh, per esempio che Juric chieda garanzie sulla futura squadra. Non mi pare un segreto. E’ da febbraio che il mister ripete che se entra 100 bisogna investire 80. Non credo sia difficile capire che poi deve crescere il livello generale della società. Assurde trasferte in treno per risparmiare i costi di un charter non devono più esistere. Anche qui: non lo dico io ma lo ha detto Juric. Poi bisogna pensare a prendere giocatori di proprietà. Basta prestiti, basta formule astruse. Un anno ti può andare bene, ma due no. Questo non è il modo di fare calcio. E’ solo una mera speculazione. Ovviamente il mister ha accettato di veder partire le sue stelle, quelle che lui ha valorizzato, solo a patto che Setti metta quel denaro per costruire una squadra che inizi un vero ciclo.

Ci sono poi fattori “esterni” ovvero altre società. Che possono offrire a Juric più mezzi e più soldi. Ovviamente la Fiorentina è una di queste ma non solo. Io credo che Setti pensasse che Juric avrebbe accettato di buon grado la sua offerta la settimana scorsa ma evidentemente qualcosa deve essere intervenuto a bloccare la trattativa. Juric pareva ben disposto, ha dichiarato che in Italia avrebbe allenato solo il Verona, poi improvvisamente quel “non ho ancora deciso” di Roma che ha frenato la firma.

A quanto sappiamo, Juric ha ricevuto alcune offerte, una sicuramente sopra le aspettative (Fiorentina), ma vuole restare a Verona dove ha grande margine di azione e dove la famiglia si trova benissimo. Entro una settimana dovrebbe sciogliere la riserva. Non è ancora andato via. Non facciamoci ancora prendere dallo sconforto e non innalziamo processi alla società adesso. Ci sarà tempo dopo per tutte le valutazioni.

CARO IVAN, QUI HAI TROVATO IL TUO POPOLO

Niente, ha detto Juric a chi gli chiedeva in che cosa la Roma fosse stata superiore. Avrebbe potuto dire anche che l’arbitro Maresca è stato il miglior giocatore che i giallorossi hanno messo in campo. Solo l’assurdo arbitraggio del mediocre fischietto che ha diretto la gara dell’Olimpico ha impedito all’Hellas di uscire con i punti che avrebbe meritato. La sconfitta, arrivata per un rigore inesistente e per uno non dato, non toglie nulla all’ennesima prestazione di altissimo livello del Verona. Il Var, ameno strumento che avrebbe dovuto togliere dubbi e imbarazzi, non è servito neanche stavolta a nulla. Ma è persino inutile parlarne. Meglio, molto meglio, parlare di quello che il Verona è riuscito a mettere in campo anche a Roma. Una squadra che non smette di stupire e che rende orgogliosi anche quando perde.

Juric ha costruito una macchina perfetta, oliata, rodata, in cui c’è un sentimento di fratellanza e di disponibilità che non ha paragoni con nessuna altra squadra del passato. Uniti dal progetto tecnico-tattico dell’allenatore croato, questi ragazzi sono andati oltre per dedizione e serietà professionale. Non è scontato nel calcio di oggi, anzi, se vogliamo è un’eccezione destinata a rimanere a lungo nella nostra memoria. Giocatori in prestito, giocatori già ceduti che continuano con indomita applicazione a sputare sangue sono un esempio che dovrebbe far vergognare qualche giocatore del passato. Penso ad esempio a quel gruppo che andò in serie B l’anno di Malesani. Avesse avuto un centesimo dei valori di questa squadra non sarebbe mai successo quel trauma destinato a segnare la storia del Verona per almeno tutto il decennio successivo.

Senza dubbio, il merito va ascritto all’allenatore croato a quella normalità che è diventa una straordinaria dote in un mondo capovolto, in cui le carriere si costruiscono con le relazioni e non con la bravura in campo. Juric è semplice, è diretto, dice sempre la verità, non ha strutture mentali perverse. Sono qualità, vorrei sommessamente dirlo al nostro allenatore, che noi apprezziamo tantissimo ma che, non so se altrettanto sarebbero apprezzate in altre piazze. Anzi, ho come l’impressione che tutte queste cose che piacciono a noi veronesi che veniamo dalla terra e che badiamo al sodo,  siano in realtà dei difetti al di fuori di qui. Ecco, ne tenga conto il nostro mister quando farà la sua scelta. A prescindere da Setti, da D’Amico, dai progetti, dai cicli, dai soldi, qui ha trovato un popolo che lo capisce, che lo ama, che lo apprezza e che gli permette di lavorare come altrove forse non riuscirà a fare.

E questo, caro Ivan, fa tutta la differenza del mondo. Ma non dubito che tu lo sappia già.

 

IL CROLLO DI JURIC

Quell’immagine dell’uomo di Spalato in panchina, quel piccolo crollo emotivo, dopo tre punti buttati negli ultimi dieci secondi della gara di Firenze dal Verona, spiegano meglio di ogni altra immagine lo spessore dell’allenatore che siede quest’anno sulla panchina gialloblù.

Non siamo solo davanti ad un professionista, ma a un maestro, ad un condottiero che credeva veramente nell’Impresa, vanificata da un errore umano che probabilmente costerà al Verona il sogno europeo. Juric non è solo il tecnico del Verona. In questo momento è “il Verona”, l’uomo che è tornato a farci battere il cuore per i colori gialloblù dopo lo schifo di due stagioni senza capo nè coda, (altro che maalox presidente, lei ci ha fatto tracannare due litri di olio di ricino…).

Ora questo omino così perbene, così bravo, così attaccato al suo lavoro, così normale non bisogna perderlo. Setti che crede che noi siamo prevenuti nei suoi confronti solo perché al contrario della sua corte di lacchè non gli risparmiamo critiche quando è necessario, è stato bravissimo a volerlo e a imporlo quando tutti noi (TUTTI) avremmo voluto Aglietti. Ma non è sufficiente. Perchè a Juric vanno riconosciuti i meriti di questa eccezionale stagione. Come abbiamo più volte detto: nel Verona non è cambiato niente in questi due anni (stesso ds di prima, stesso direttore operativo, stessi dirigenti nel settore giovanile). L’unica cosa che è cambiata è l’allenatore. Va da sè (lo capirebbe anche un bambino) che a fare la differenza è stato lui. Che ha scelto uno per uno i giocatori da portare, che ha sfrondato la “paccotiglia” che era rimasta in rosa (giocatori non all’altezza), che ha operato scelte chiare e nette in ogni direzione, parlando chiaro come MAI questa società aveva fatto in precedenza. E’ stato per quel suo modo diretto e semplice che finalmente abbiamo capito. Abbiamo capito che nel Verona non circolano soldi, abbiamo capito che qui non venivano neanche gli scarti delle altre squadre, abbiamo capito che il gap economico era enorme. Juric ha spogliato, mi si permetta, quel fare sborone di Setti, lo ha denudato e mostrato in piazza. Ma, al contempo lo ha vestito di umiltà, e con quel saio, il Verona e Setti hanno percorso le vie di questa serie A, nonostante i pochi mezzi, con grande dignità e con la missione di rendere la vita dura a tutti. Fino a diventare la squadra rivelazione, fino a diventare una miniera d’oro.

Ora le cose cambieranno. Setti sarà sempre il presidente più povero della categoria, ma stavolta avrà qualche soldino da spendere. E questi soldini devono andare nell’Hellas Verona, permettere alla società di crescere e a Juric di costruire un ciclo. Nessuno chiede la luna, i tifosi non l’hanno mai chiesta, ma solo serietà, verità e fatti. Fossimo nel presidente non butteremmo via questa fortuna e circonderemmo Juric di talent scout, di gente che sappia pescare giocatori, e gli consegneremmo le chiavi della società così come ha fatto giustamente Percassi con Gasperini. Ma Percassi ha anche Sartori e Costanzi, due super professionisti che fanno plusvalenze anche con giocatori che non giocano nemmeno nell’Atalanta. Questa è la via. Vedremo se Setti la seguirà.

AGGETTIVI FINITI

Aggettivi finiti: abbiamo definito la squadra di Juric in questi mesi nell’ordine: straordinaria, miracolosa, incredibile, fantastica, eccezionale, generosa, superlativa. Ora però non c’è più nessun vocabolo che possa adeguatamente dipingere la qualità di questo gruppo.

Juric ha tirato fuori il sangue dalla rape, ha spremuto oltremisura questo gruppo che per quanto si faccia spremere riesce sempre a tirare fuori qualcosa di più, andando sempre oltre a quello che pareva un limite invalicabile.

Ha ragione Juric: non ci fosse stato questo maledetto lockdown causato dal maledetto covid, il Verona sarebbe finito dentro i libri di storia. L’Europa non ci sarebbe sfuggita se le gare si fossero giocate con normalità e se fosse continuato quel meraviglioso stato di grazia che faceva seguito a quella settimana perfetta che si chiuse con la vittoria contro la Juventus.

Che altro si può aggiungere, dunque, che altro si può dire che non sia già stato detto? Vedere giocare questo Verona è una bellezza, non solo estetica, ma anche un inno alla moralità, allo spirito di sacrificio, un elogio della normalità che diventa “straordinario” quando ci sono giocatori che si fondono con le idee dell’allenatore fino a diventarne ingranaggi perfetti.

La sfida che attende Juric è riuscire a ricreare questo meccanismo il prossimo anno, cambiando interpreti, tenendo la stessa filosofia. Già pensare di fare a meno di Amrabat diventerà un esercizio che dovrà impegnare a fondo la società e lo stesso allenatore alla ricerca di un adeguato sostituto. Ma l’unico insostituibile credo lo abbiate capito, così come lo ha capito il presidente Setti che tutto è meno che scemo, è Ivan Juric che bisognerà rendere capo indiscusso di un progetto che lo ha visto assoluto protagonista. Juric come Gasperini a Bergamo è imprescindibile. La società deve solo metterlo nelle condizioni di lavorare bene assecondando i suoi pensieri. Che come abbiamo visto producono risultati e plusvalenze milionarie.

SPOMPATI, NON APPAGATI

Il Verona manca il salto di qualità, viva il Verona. Non è una colpa, è solo sano realismo. Capire perché il Verona ha sbagliato la gara con il Brescia aiuta a capire la portata del campionato dell’Hellas e che razza di miracolo abbia compiuto Juric conquistando la salvezza così anticipata.

Già il fatto di parlare di Europa è una proporzione che non sta in piedi se pensiamo alle premesse di inizio campionato. Il Verona che perde 2-0 contro il Brescia non è un Verona appagato, è un Verona spremuto come un limone che non ha più una stilla da dare. Giocatori che sono andati oltre i propri limiti e che oggi, raggiunta quota 42, si sono permessi di tirare il fiato. La rosa è quella che è, lo sappiamo. Un elenco di prestiti che si sono battuti come leoni per tutta la stagione. Non hanno mai tirato indietro la gamba, neanche quelli già ceduti a gennaio, neanche quelli che avevano il contratto in scadenza. Uno spogliatoio meraviglioso, tenuto insieme dalla coerenza e dall’onestà di Ivan Juric, l’uomo della verità.

La corsa europea era un sogno eccessivo, ma realisticamente la gara a tappe del Verona si è chiusa con la salvezza. Sebbene, c’è da giurarci, Juric ci proverà ancora e ancora e ancora e alzerà bandiera bianca solo quando la matematica e le circostanze lo costringeranno a farlo. Ma se era da matti fermarsi, è da matti anche pensare che il Verona possa lottare con il Milan e con la strabordante rosa rossonera per un posto in Europa League. La vergogna è che il Milan se la veda con il Verona, non certo la sconfitta di Brescia.

Piuttosto è più interessante sapere che Juric sta ricevendo dalla società quelle garanzie necessarie a rimanere. Se in pochi credono a Setti, in molti, compreso il sottoscritto, credono nell’allenatore croato, come marchio di qualità su un progetto serio. Sono convinto che se Setti pensasse anche solo un secondo di prendere in giro l’allenatore con false promesse, Juric lo pianterebbe in asso, anche dopo un minuto aver firmato il contratto. Juric è come una certificazione e l’unica possibilità che ha Setti di riabilitarsi agli occhi dei tifosi, delusi e disillusi dopo Pecchia e Grosso, Fusco e compagnia cantante. Non è solo una questione economica.

Il Verona deve crescere moltissimo dal punto di vista organizzativo, dello scouting, degli uomini che abbiano conoscenze e mezzi per drenare il mercato alla ricerca di talenti. Non sempre le ciambelle riescono con il buco e le casualità di questa stagione non devono illudere sulla qualità del management veronese che nel recente passato ne ha combinate di cotte e di crude (basti pensare al Messi dell’Asia e altre bestialità del genere). Auspico quindi pieni poteri a Juric, l’uomo d’oro del Verona e di Setti.

GRAZIE

Ci sono Verona che ti entrano nel cuore. Lo fanno non solo perchè hanno scritto pagine indelebili di storia, ma perchè composte da giocatori che con il loro lavoro dimostrano prima di tutto la serietà e la professionalità. Sicuramente quello di Ivan Juric lo è diventato conquistando una salvezza che a settembre sembrava insperata. Non solo: questo Verona è riuscito a colmare quel baratro affettivo che prima Pecchia e poi ancora di più Grosso avevano scavato.

Juric è stato il condottiero di una squadra meravigliosa, che partita dopo partita ci ha fatto innamorare. Pian piano Amrabat, Rrahmani, Silvestri, Zaccagni, Lazovic, Di Carmine, capitan Pazzini sono diventati degli eroi che hanno condotto il Verona a diventare addirittura la rivelazione del campionato.

Il merito, lo scriviamo da tempo ha un solo grande protagonista: Ivan Juric. Arrivato in mezzo alla diffidenza, Juric ha fatto parlare i fatti. Poche parole, chiarissime, onestà, una comunicazione finalmente non artefatta ma naif, pulita, corretta. Aveva promesso solo che gli avversari avrebbero dovuto sudare tantissimo per battere il Verona. E così è stato. Non solo: nel frattempo la squadra migliorava, Juric limava schemi e movimenti, la forma cresceva e il verona vinceva. Fino a quella settimana magica e terribile in cui affrontò Milan Lazio e Juventus una dietro l’altra, settimana che si chiuse con CR7 battuto al Bentegodi. Il covid19 ha fermato quella macchina perfetta, un’altra diversa abbiamo ritrovato quasi quattro mesi dopo. Ma sempre con la voglia di far sudare le vittorie agli avversari. Da quando il campionato è ripreso il Verona ha conquistato 7 punti. Due vittorie, un pareggio (al 97′) e una sconfitta (immeritata). E’ un Verona che ha varcato quota 40 punti e che è salvo a nove giornate dalla fine. Per tutto questo e per quello che ancora riuscirà a fare questo Verona merita il nostro imperituro grazie.

LA SALVEZZA E’ UN MIRACOLO, L’EUROPA E’ UN’UTOPIA

Cosa ci dice il 3-3 di Sassuolo? La prima cosa: il Verona ha pareggiato contro una rosa che vale dieci volte di più. Questo testimonia il grande, immenso lavoro di Juric che a dieci giornate dalla fine del campionato ha portato in porto la piccola barchetta gialloblù che a inizio stagione pareva destinata a girare una puntata di Scherzi a parte nel campionato di serie A.

Ci dice anche, però, che lottare per l’Europa è un’utopia. Le nozze con i fichi secchi Juric le ha fatte ma non è che adesso possiamo chiedergli anche di arrivare con una squadra costruita a costo zero in finale di Champions League. Esagero, ovviamente per spiegare che purtroppo per perseguire un sogno europeo serve una squadra di ben altra struttura rispetto a questo Verona.

Che ha sicuramente dodici, tredici ottimi giocatori ma che ha una rosa molto inferiore a chi in questo momento ambisce ad un posto in Europa League. Juric ha tirato fuori il sangue dalle rape, ma nemmeno lui ha poteri taumaturgici capaci di trasformare degli asini in cavalli purosangue. Tanto per dire: se l’allenatore ha sempre fatto giocare Faraoni e Lazovic sulle fasce, senza dare spazio ad altri un motivo ci sarà. E si è visto stasera, quando lo spaesato Adjapong giocava al ciapanò mentre quelli del Sassuolo lo schivavano senza pietà. Insomma non stiamo girarci troppo in tondo: giocando ogni tre giorni e dovendo quei dodici tredici di cui sopra tirare il fiato, assorbire infortuni, riprendere forze, servirebbe una panchina da cui attingere di ben altra consistenza.

Giusto per dire: De Zerbi ha potuto schierare stasera dalla panchina un fuoriclasse assoluto come Boga, un diavolaccio come Rogerio, un altro buon giocatore come Traorè. Con questi uomini, pensate un po’ il Sassuolo è addirittura migliorato rispetto all’undici iniziale, mentre il Verona annaspava, salvato dalle super parate di Silvestri.

Toglie qualcosa tutto questo a Juric e al Verona? Nemmeno per sogno. Anzi, semmai ne amplifica i meriti. Perché in realtà il Sassuolo con tutto questo ben di dio stava addirittura per soccombere, salvato solo al minuto 97′. Il capolavoro di Juric si è concluso con questa salvezza anticipata e con l’incredibile incremento in termini di valutazione di alcuni giocatori che peraltro in queste ultime partite mi sono sembrati un pochino meno lucidi e meno brillanti rispetto a febbraio. Mi riferisco a Rrahmani e a Kumbulla, ossia due degli uomini mercato del Verona.

Su quest’ultimo, 19 anni, iper e stravalutato dal circo mediatico, si è consumata in settimana la calata a Roma del presidente Setti. Uno spettacolo, in termini di forma, a cui mai si assiste in serie A e che, valutazione personale, mi è apparso avvilente. Un presidente di una squadra che ha un gioiello da cedere che addirittura va lui a offrire questo gioiello nella sede di un altra società dimostra la tremenda debolezza finanziaria di questo presidente. Ditemi quello che volete, ma da chi gestisce una società come l’Hellas Verona io mi aspetto molto di più anche sotto questo punto di vista formale. Aggiungo che non ho mai visto Percassi o Pozzo, per dire di due presidenti di squadre a livello del Verona, andare nella sede di altre società a vendere i propri giocatori. L’effetto di tutto questo circo poi sul ragazzo è abbastanza evidente. Kumbulla è un ragazzo d’oro ma inevitabilmente sto can can lo ha frastornato. E chissà in cuor suo Juric che cosa penserà di tutto ciò.

ERAVAMO QUATTRO AMICI AL VAR…

Fermateli. Fermateli per favore, prima che sia troppo tardi. Prima che il calcio diventi un altro sport. Fermateli perché se continua così il più bello sport del mondo ne uscirà distrutto. Dopo Verona-Napoli, dopo l’ennesima decisione presa dai quattro amici al Var, è necessario che ogni appassionato si alzi e invochi un ritorno alle origini. L’aberrazione televisiva che non tiene conto del principio stesso dell’agonismo calcistico, oltre che creare danni, sta creando un altro mondo parallelo.

Ogni episodio analizzato fuori dal contesto della partita modifica il corso di una gara, ne altera gli equilibri precari, provoca una discrezionalità totale. Tre episodi clamorosi contro il Verona nella gara con il Napoli (gol di Milik da angolo inesistente, gol annullato per mano appoggiata involontariamente sul pallone nel tentativo di reggersi in piedi di Zaccagni, gol di Lozano con salto della cavallina su Faraoni) inducono a pesanti riflessioni e dubbi su ogni intervento. L’arbitro non dirige più la gara, non interpreta il movimento del corpo, non riesce più a capire cosa è calcio e cosa non lo è. Analizza l’azione in una moviola in cui si accentua l’entrata, lo slow motion amplifica, cambia modifica la percezione, perdendo quella naturalezza che aveva reso il calcio uno sport di contatto all’interno di regole e di fair play.

Pasqua di Tivoli è la logica conseguenza di questa confusione generata dalle macchine e dai designatori che interpretano le macchine. Manca una linea di oggettività. Alcuni falli sono guardati altri no, altri ancora sono guardati solo se qualcuno protesta. L’arbitro diventa un piccolo arbitrino senza personalità che per lavarsi la coscienza, al pari di Ponzio Pilato che chiedeva al pubblico chi salvare tra Gesù e Barabba, chiede al Var di prendere le decisioni più importanti della partita, quelle che lui non può o non sa più prendere.

Da due partite il Verona è fortemente penalizzato, con il Cagliari è andata bene comunque, con il Napoli, squadra fortissima che gioca come una provinciale, è arrivata una sconfitta. Ora ci sarebbe da discutere se il Verona fosse stanco e meno brillante rispetto a quei fantastici quaranta minuti con il Cagliari, se la panchina offre qualità e alternative a Juric, se inevitabilmente con la vista della salvezza a due passi, arrivi di conseguenza un po’ di appagamento. Ma sarebbe ingeneroso nei confronti di una squadra che continua a onorare maglia e campo e a cui il 2-0 contro la squadra di Gattuso appare una punizione eccessiva. Senza i quattro amici al Var, siamo certi, sarebbe andata diversamente.

MA QUALI DUBBI: JURIC E’ UN FENOMENO E QUESTA E’ UNA SQUADRA BELLISSIMA

Sono bastati tre minuti per capire che non era cambiato niente. Tre minuti in cui il Verona ha turbinato il solito calcio, mordendo alle caviglie gli avversari, buttandosi negli spazi, verticalizzando. Ma quali dubbi… Quando c’è una squadra che ha così chiaro il suo timbro d’origine, quando hai un allenatore fenomeno che ha tracciato un solco profondo, così profondo che non c’è Covid nè lockdown che possano scalfirla.

Il Verona è ripartito esattamente da là, dai concetti di gioco del suo allenatore, dalla sua identità, dalla sua alchimia. Per quaranta minuti il Cagliari è stato in balia del Verona, spazzato via come una nave di balsa in mezzo all’Atlantico. Poi ci ha pensato il Var ancora prima ancora dell’arbitro a ridare fiato ai sardi che mai, comunque, hanno spaventato la truppa scaligera se non in quell’unica sbavatura difensiva che ha portato al gol di Simeone. Stropicciatevi gli occhi: finisse oggi il Verona sarebbe in Europa League. Roba da non credere. Ma stando seri, mancano due punti ad una salvezza che comunque ha del miracoloso viste le premesse.

Una considerazione va fatta su Samuel Di Carmine. Il ragazzo sta emergendo nonostante il generale scetticismo ed è forse ancora più forte visto che si dice sia molto sensibile, troppo forse. Di Carmine è talentuoso, ha colpi, però ha bisogno di fiducia. Ha probabilmente trovato dentro di sè quella rabbia di dimostrare che l’etichetta di non esser adatto alla serie A è sbagliata. E’ salito a quota cinque e la sua rete, la seconda, è stata fantastica. Forse è lui il bomber che cercavamo. Ce l’avevamo in casa solo che non lo sapevamo e probabilmente neanche lui lo sapeva. Ma qui a Verona abbiamo esempi di attaccanti che sono passati dall’essere vituperati da un’intero stadio ad essere idoli assoluti: chiedere a Nicola Ferrari detto Iron Nick per informazioni.

Infine: non si può prescindere dal pensare che l’autore di questa meravigliosa squadra abbia un solo nome e cognome: Ivan Juric. La differenza l’ha fatta lui se è vero che solo pochi mesi fa stavamo assistendo al più grande schifo calcistico a cui mai si sia assistito da queste parti. Il miracolo è suo, Setti ha il merito indubbio di aver trovato un fenomeno. Siccome è dimostrato che non è facile cogliere nel calcio fiori così belli, ora il presidente ha l’obbligo di non perderlo. Tocca a lui fare le mosse vincenti per trattenere a Verona un allenatore così bravo.

CINQUE PUNTI E POI… BLINDARE JURIC

Cos’è cambiato dallo schifo a cui abbiamo assistito con Pecchia e Grosso e questo Verona? Una sola cosa: l’allenatore. Va da sè che i risultati di questo Verona sono solo ed esclusivamente merito di Ivan Juric. Il merito di Setti sta a monte: aver capito quanto schifo ha propinato con Pecchia e Grosso e pur senza mai pronunciare la frase “ho sbagliato” aver cambiato repentinamente strada. E’ una pratica a cui Setti ci ha abituato del resto. Come quando defenestrò Bigon (per fortuna) a cui mesi prima aveva suonato il violino. Di Pecchia disse che era destinato a grandi club, mentre Grosso venne esonerato “a malincuore”. Vabbè: meglio non star qui a rimestare questo passato così compromettente per il presidente del Verona. Meglio (molto meglio) pensare al futuro. Che non può proprio prescindere da Juric.

Nemmeno nelle più rosee previsioni ci si poteva immaginare un impatto simile di Juric sul Verona. Ha fatto le nozze con i fichi secchi e con l’unica eccezione di Bocchetti (per la verità anche sfortunato), ha indirizzato la società verso ottimi acquisti a costi praticamente nulli. Si è trovato senza goleador con un attaccante che probabilmente non gli era troppo gradito, unica scelta lasciata completamente nelle mani della società, ma sta pilotando la squadra verso l’Europa. Grazie al suo gioco ha valorizzato giocatori che forniranno plusvalenze milionarie. Per tutto questo e molto altro ancora Juric non può essere considerato alla stregua di un normale tassello del Verona. Non è sostituibile e se se ne andrà, Setti avrà perso l’occasione di costruire un ciclo d’oro.

Tutti stanno aspettando Setti al varco: la permanenza di Juric, da convincere con ingaggio adeguato (non credo sia un problema) e adeguato programma (non chiamiamolo progetto che mi pare non calzare all’orizzonte temporale di Setti sempre a breve raggio, con la cessione immediata di qualsiasi talento abbia un minimo di mercato) è cosa da fare non appena si raggiungerà la salvezza matematica.

L’errore più grande che Setti possa fare adesso è ritenere Juric un allenatore come un altro per non dargli troppo potere contrattuale e troppo potere all’interno della società. Invece è proprio così che deve andare. Per i tifosi del Verona l’unica garanzia è proprio l’allenatore croato. Per il resto… vedere Pecchia e Grosso…