In questo anno così duro c’è una stella che brilla: è il meraviglioso Verona di Ivan Juric. Non ci ricordiamo una squadra che giocasse con così tanto cuore e che rendesse così orgogliosi noi tifosi di tifarla. E’ una sofferenza pazzesca non poter abbracciare questo gruppo eccezionale di ragazzi, poterli applaudire dal vivo, poter cantare i nostri cori per sospingerli ancora di più durante queste partite epiche che stanno facendo la storia del Verona. Lo meriterebbero loro e ce lo meriteremmo anche noi, dopo la serie C, dopo le retrocessioni programmate e il calcio più brutto della terra che per molti mesi ha dimorato al Bentegodi.
In questo mondo tartassato dal Covid, il Verona è come la mamma che ti dà una carezza alla sera quando hai la febbre e non hai voglia di mangiare. E’ un pigiama caldo, è il lesso con la pearà della domenica, è il Pandoro del Natale. E’ il pensiero felice che permette a Peter Pan di volare. Ivan Juric è il nostro uomo dei sogni, il generale senza fronzoli che parla al cuore della gente, che dice quello che pensa, che lavora per farci venire il sorriso.
Il suo Verona è una scultura che di gara in gara prende forma. Sempre roccioso, ma con le forme che diventano man mano più sinuose, a ritagliarne l’anima da battaglia e i connotati che ancora non hanno una precisa identità. Più che altro non si sa ancora quali siano i margini e cosa potrà fare se anche il suo condottiero non ne ha ancora esplorato i limiti. Intanto gioca umile, sapendo che durante una partita si può, anzi si deve soffrire, ma poi si può, anzi si deve provare a vincere. E’ tale la disponibilità che questi ragazzi stanno dando al loro bravissimo allenatore che ora a Juric riesce tutto, anche le mosse più azzardate. Ma non è frutto del caso o della fortuna. E’ che il lavoro e il metodo sono stati così ben impiantati che ora è possibile variare sul tema, come un grande pianista jazz quando pare improvvisare su uno spartito che in realtà conosce perfettamente.
La vera fortuna è del presidente Setti che ora si trova a gestire un capitale che di gara in gara prende più valore e il cui progetto sportivo deve andare di pari passo con il progetto finanziario. Ci stanno le plusvalenze, ci sta vendere, ci sta anche guadagnare. Ma il presidente deve saper trovare un equilibrio tra la crescita gestionale e sportiva del club e quella finanziaria. Se ci pensate bene la vera sfida, la più difficile tocca proprio a lui. Intanto i suoi ragazzi stanno scrivendo la storia.