Credo che dobbiamo distinguere due piani per giudicare il Verona e le ultime vicende: il primo è quello societario che ha venduto per sistemare il bilancio. Sono partiti Doig, Hien, Ngonge e Terracciano sull’altare delle plusvalenze. Di questi, personalmente rimpiango Ngonge che ha fatto veramente la differenza sia l’anno scorso sia quest’anno e Terracciano che è un prodotto del vivaio. Dura però per una società come il Verona rifiutare 25 milioni di plusvalenze piene per i due giocatori più i bonus che arriveranno. Per gli altri sinceramente non ho nessun rimpianto.
L’altro piano è quello tecnico-sportivo. Credo che Sogliano stia attuando ora quella rivoluzione che non era riuscito a fare alla fine della scorsa stagione per vari motivi. Una rivoluzione che era indispensabile e non più rimandabile. Il Verona era arrivato alla fine di un ciclo. Iniziato con Juric, proseguito con Tudor e poi portato allo sfinimento nel campionato scorso. Tanti giocatori che erano senza motivazioni e che dovevano cambiare aria. Inutile far nomi ma credo che l’evidenza sia sotto gli occhi di tutti.
Mi dà molto fastidio quando la questione viene affrontata con il main stream da social. Ora il Verona è la squadra da prendere in giro, Setti un presidente in difficoltà da sbeffeggiare, l’Hellas una vittima sacrificale da offrire al sistema.
Mi piace essere obiettivo, non mi piace seguire la massa, solo per il gusto di non contraddire. Io penso che il Verona che sta uscendo da questa rivoluzione abbia molto più senso di quello che è uscito dal mercato dell’estate, credo che Setti abbia fatto benissimo a cedere giocatori come Hien, Doig e Faraoni che non avevano più nulla da dire e da dare, credo che Magnani visto nelle ultime partite valga dieci volte lo svedese e che Cabal (questo Cabal…) valga cinque volte Doig che ha fatto bene solo qualche spezzone di partita l’anno scorso, sparendo poi dai radar per tutto il campionato.
Mi pare assurdo anche rimpiangere Djuric: utilissimo finchè c’è stato, ma non certamente Luca Toni. Mi fa sorridere che un attaccante non venga giudicato dai gol che fa ma dai duelli aerei che vince. Djuric, che ha trovato nel Verona una maglia da titolare, una grande opportunità che lui si è giocato con professionalità, è stato onesto: davanti all’offerta del Monza ha detto che non se la sentiva più di restare. E noi di questi giocatori, che restano magari col muso lungo e a testa bassa, o scontenti non ne abbiamo bisogno. Cosa doveva fare il Verona? Alzare l’ingaggio di Djuric e animare un’asta per convincerlo? Siamo seri?
Ha detto bene Baroni a fine gara col Frosinone. Serve gente che ce la metta tutta al trecento per cento. Come Suslov, come Duda, come l’ultima edizione di Folorunsho, come Magnani, Cabal e Noslin, ultimo arrivato. Questo farà la differenza quest’anno. il Verona di San Siro, il Verona che ha battuto l’Empoli, il Verona di Roma e anche questo che ha pareggiato con il Frosinone, facendoci masticare amaro, è ovvio, è una squadra che ha trovato orgoglio, compattezza, idee di gioco. Limitata, ne siamo consapevoli, ma ora con un’identità diversa.
A fine mercato avremo un’idea di che mercato ha fatto la società. Ma lo dico fin da adesso: arrivasse una punta forte, vera, con un po’ di gol in canna… forse chi oggi ci prende per i fondelli tra qualche mese si ricrederà.