L’illusione di una salvezza meno sofferta, meno difficile, senza i patemi d’animo della scorsa stagione si è infranta alla fine di Verona-Genoa. Sarà la stessa identica sofferenza, lo stesso identico finale thrilling, speriamo lo stesso epilogo.
Il Verona si è buttato via, c’è poco da fare. Poco aiutato dalla fortuna, ma sicuramente colpevole per due gol che una squadra che si deve salvare non può prendere.
Più in generale: non si può dire che il Verona abbia giocato male, anzi. Ha messo sotto il Genoa ma questo non basta. Non è bastato. E’ una questione di mentalità, di saper “leggere” all’interno della partita, di “congelarla”. Invece il Verona di Baroni non ha questo “fuoco”, continua a lavorare il pallone dal basso, a girare il fronte d’attacco alla ricerca della superiorità, della sovrapposizione giusta, dell’inserimento. Dal primo all’ultimo minuto. Ma questo è un modo di pensare del Milan, dell’Inter, della Fiorentina, della Lazio. Non può appartenere a chi ha l’acqua alla gola, a chi si è appena tirato fuori per respirare. E’ un errore che può costare carissimo.
Nulla è compromesso, ma ora questa botta va assorbita, metabolizzata, dimenticata. Servirà un’impresa, serviranno altre gare da “brutti, sporchi e cattivi”. Creare climi da tregenda, adesso, non serve a niente. Bisogna mantenere i piedi per terra, saldi, analizzare con calma cosa è successo, fare il mea culpa, riprendere il cammino. Una strada che sappiamo percorrere, come già dimostrato e a cui forse lo spogliatoio è paradossalmente più abituato rispetto alla calma e alla tranquillità di una classifica meno sofferta.
Fallito il salto di qualità, saltate tutte le tabelle, non resta che rituffarsi nel campionato. Siamo di nuovo nella melma, intrisi di sofferenza. Il nostro stato mentale, l’habitat del tifoso del Mastino. Non ci spaventa, non ci ha mai fatto paura. E’ la nostra forza.