SOLI CONTRO TUTTI…

Cosa vuol dire “Soli contro tutti”, lo slogan della Curva Sud, evocato da Mandorlini durante la presentazione della squadra? Senza star qui a fare l’eziologia di quel volantino che fu fatto dalla Curva Sud nell’anno dello scudetto, quando la stampa nazionale, i media, e probabilmente il Palazzo, avevano cominciato a “temere” un Verona campione d’Italia, essere “Soli contro tutti”, significa essenzialmente “essere veronesi”.

Significa non essere omologati, vuol dire “farcela con le proprie forze”, senza sperare in aiuti esterni, vuol dire resistere ai complotti, alla Lega Pro, vuol dire tifare Hellas a prescindere e comunque, che ci sia presidente Pastorello, Arvedi, Martinelli o Setti e a prescindere da chi veste la maglia del Verona. E’ un atto di resistenza, contro il Massa di turno.

Vuol dire, si è vero, anche “isolarsi”, essere meno “politicamente corretti”, vuol dire, anche unire la squadra ai tifosi e viceversa. Mai capito, fracamente chi in questi anni ha anteposto l’Hellas ai butei e viceversa. Mi sembra un’onanistica discussione senza senso. Come chiedersi se è nato prima l’uovo o la gallina. C’è il Verona, esiste la sua tifoseria, tutta ugualmente fiera di tifare Verona.

Anche creare gerarchie tra i tifosi non mi piace. Ognuno è libero di seguire il Verona come crede, in trasferta, se può, o via web se abita dall’altra parte del mondo. Assegnare una classifica non ci fa onore. Ho sempre detto e continuo a pensarlo, che la cosa più bella che mi regala il Verona è di poter abbracciare il mio vicino di sedia ad un gol, anche se non lo conosco: solo per il fatto di tifare Hellas.

Essere “soli contro tutti” è un modo di unirci: noi, la squadra, la società e Mandorlini. E’ questo il grande insegnamento che ci arriva da quello slogan. Ma attenzione: essere “soli contro tutti” non vuol dire essere autolesionistici e martellarsi da soli gli zebedei con atteggiamenti che possono danneggiare il Verona e la sua squadra. Quella è semplicemente stupidità.

 

IL MIO PENSIERO SU SETTI (DOPO UN MESE…)

Sapete bene, almeno chi mi legge, con quanta prudenza ho accolto Setti. Non per un personale pregiudizio nei suoi confronti (ci mancherebbe, dopo pochi giorni avevamo raccolto sufficienti informazioni su di lui e sapevamo che era un imprenditore onesto e ambizioso), ma perchè quando un bambino mette la mano nell’acqua bollente è difficile che qualcuno lo costringa a ripetere l’operazione.

Noi a Verona siamo stati scottati. Prima Pastorello, poi Cannella con Arvedi, i mille errori, i progetti mai decollati e il rischio, vero tangibile, forse mai raccontato bene da noi dei media, che l’Hellas sparisse per sempre. Per questo volevo andare con i piedi di piombo e aspettare l’imprenditore di Carpi al varco. Con l’onestà e la libertà intellettuale di cui vado fiero, vi dirò che ora, dopo questa prima parte di mercato, sono felice che Setti sia arrivato a Verona.

Le sue prime mosse sono state tutte azzeccate. Prima Sogliano, poi Dibrogni, poi Gardini. Di conseguenza la campagna acquisti (che non è ancora finita e da quanto ho capito ci saranno ancora botti pesanti…), la grande passione che sta già prendendo il presidente. Verona lo ha già contagiato e c’è il rischio che il contagio si propaghi fino a diventare entusiasmo ed esaltazione.

Ecco… se un pericolo vedo all’orizzonte è proprio questo. Equilibrio, concretezza, piedi per terra. Noi a Verona facciamo prestissimo a gasarci e ci mettiamo un attimo a dperimerci. Ma dopo quattro anni di Lega Pro dobbiamo avere introdotto sufficienti anticorpi per non deragliare.

Magari Setti sbaglierà e se lo farà glielo diremo. Ma sono certo che non lo farà per guadagno personale, ma solo per il bene del Verona. E’ già un bel passo in avanti. Abbiamo un presidente, una società, una squadra. E un futuro davanti a noi. Speriamo radioso.

 

IBRACADABRA

Mi dà il voltastomaco leggere della villa di Ibrahimovic con dieci guardie private, dei 14 milioni e mezzo di euro (netti) d’ingaggio, dei voli privati da e per Parigi. Ma dove vive questa gente? Ma si è accorta di come cazzo sta vivendo il popolo normale, quello che una volta affollava le tribune degli stadi, insomma il pubblico o, meglio i tifosi?
Forse sullo stesso pianeta di quelli che non sentono sul loro portafoglio i venti, trenta euro d’aumento al Bentegodi, “usufruitori” d’eroina calcistica da prendere a qualsiasi costo, come quando Verona era la Bangkok d’Italia e Piazza Erbe un suk a cielo aperto e lo spaccino di turno metteva la droga al prezzo che voleva, sapendo che il drogato non avrebbe mai rifiutato.
Mi faceva schifo Berlusconi quando arrivava con gli elicotteri e “rovinava” per sempre il calcio che ho amato, lui Montezemolo e Moratti in una folle corsa che ha portato allo sconquasso di oggi. Oggi ci sono i russi e gli arabi, una combriccola di giro che ha trovato il nuovo divertimento, tanto basta alzare il prezzo della benzina e del gas e… zac, anche Ibra è pagato.
Non è difficile prevedere che lasceranno sul terreno macerie, non appena si saranno stancati del loro nuovo giochetto.
Il Real Madrid è artificiosamente sostenuto dalle fallite banche spagnole, che per non affamare il loro popolo devono chiedere la carità all’Europa, cioè a noi. In pratica nel nostro spread paghiamo anche Cr7 e Mou…
Ma davvero non si può vivere senza Ibra e Thiago? Certo che si può. Anzi, si deve. Si deve puntare sui giovani, sui vivai, così come fanno le più illuminate delle inglesi, dove non a caso si gioca il calcio più bello del mondo. Lo fanno, se è per quello anche in Olanda da un sacco di anni e anche in Francia, Psg a parte.
È quello che vorrei succedesse anche a Verona, dove si, è bello che arrivino Carrozza e Rivas, ma dove vorrei che creassimo i nostri Insigne e Immobile (abbiamo già Jorginho…) e mi è piaciuto un sacco quando Sogliano ha parlato della Primavera e dei giovani. Ci vuole coraggio per essere in sintonia con la gente. Lasciamoli andare ‘sti arabi e ‘sti russi. Berlusconi e Moratti si sono suicidati con le loro mani. E non è detto che sia così negativo.

OCCASIONE SPRECATA

Fare calcio oggi non è facile. Me ne rendo conto. Costruire una squadra forte richiedi investimenti e sforzi. Il momento di crisi economica non permette voli pindarici e i bilanci devono rimanere sani. Ma proprio per queste premesse, il Verona ha perso oggi una grande occasione. Abbassare i prezzi degli abbonamenti (che erano i più cari della serie B) per portare tanta gente, il più possibile, allo stadio Bentegodi.

Invece è stata presa una strada diversa e contraria. Non solo non c’è stato nessun ribasso, ma, addirittura, sono arrivati dei rincari. Stessi soldi per la curva (che già costava molto di più rispetto ad altre piazze), ben venti per la Tribuna superiore Ovest (l’altro settore maggiormente frequentato…). E aumenti anche nelle poltrone ovest (ben 30 euro), e nelle poltronissime.

Non c’è dubbio che tanti veronesi non potranno farsi la tessera quest’anno. E ciò impedirà a Mandorlini e ai suoi ragazzi di giocare sempre in un catino bollente. La scelta, a mio avviso non è lungimirante. Anche a livello politico. Era meglio mandare un messaggio al Palazzo, facendo vedere anche su quanti abbonati può contare il Verona. Si dirà: cinque, venti, trenta euro non sono la fine del mondo. Ci sono le agevolazioni per donne e ragazzi. E in giro ci sono divertimenti che costano di più.

Tutto vero: ma proprio perché quei soldi non fanno la differenza a nessuno, e forse la fanno più alle famiglie, era un bel segnale abbassare i prezzi per riempire il Bentegodi. Mi sarebbe piaciuto anche vedere premiata la fedeltà di chi ha sostenuto sempre e ovunque la squadra anche quando si giocava a Marcianise e a Pagani. Possibile che non si possa studiare una formula che preveda degli sconti per chi si è abbonato anche quando sarebbe stato più comodo e più agevole andare a vedere altre realtà? Insomma: questa campagna abbonamenti, dopo i prezzi vergognosi attuati durante i play-off, mi sembra una grande occasione sprecata.

FUOCHI D’ARTIFICIO

Ho appena abbassato la cornetta del telefono. Dall’altro capo c’era Sean Sogliano, il ds del Verona. Abbiamo parlato dell’ultimo colpaccio dell’Hellas. Dopo Rivas, Carrozza, Grossi, Calvano, Verdun e Arzamendia è arrivato anche Bacinovic. Prestito secco, perché per una società di B come il Verona, era l’unico modo di prendere un giocatore così quotato.

Il Palermo sicuramente concorrerà a pagare una parte del ricco ingaggio del giocatore. Se il Verona dovesse venire promosso c’è la possibilità che il prestito si possa tradurre in qualcosa d’altro. Intanto ci godiamo un giocatore che potenzialmente è un campione. Sfortunatissimo nella scorsa stagione, Baconovic è ritenuto un gioiello della Slovenia. A Verona sostituirà Tachtsidis.

Sogliano mi ha spiegato la sua filosofia. La B è lunghissima, ci sono 42 partite. Bisogna costruire un Verona competitivo anche nelle seconde linee. Per dirla tutta: le seconde linee non esisteranno in questa squadra. La filosofia è che tutti si devono sentire titolari e che tutti saranno e dovranno essere utilissimi anche solo per cinque minuti. Sta nascendo un Verona monstre. Sogliano punta diritto a Sforzini che è la prima scelta e in settimana vedrà il presidente Camilli a cui ha sottoposto una lista di giocatori come contropartita tecnica.

Non c’è solo Sforzini. Tra le idee c’è anche Pellè, anche se Sogliano ha abbozzato al suo nome, dicendomi che è un’idea, ma che ne ha altre in testa. Fondamentale è che Sforzini voglia veramente il Verona e che il presidente del Grosseto si faccia convinto che il giocatore vuole solo ed esclusivamente l’Hellas. Mancano un centrale difensivo e qualche altro ritocco. Preparatevi ad altri fuochi d’artificio. Sogliano infine mi ha detto: non vorrei partire con tutti questi riflettori puntati addosso, non vorrei avere adesso il ruolo di squadra favorita. Tra il mercato e quello che poi può dare una squadra in realtà c’è sempre differenza. Vero: ma è durissima cercare di abbassare i toni e l’entusiasmo del popolo dell’Hellas. L’ottimo lavoro di Sean e Setti sta consegnando a Mandorlini una corazzata. Dura far finta di niente.

FATTI E NON PUGNETTE

Sono in ferie e come voi avidamente leggo e ascolto ogni fremito che arriva da via Torricelli. Ho ascoltato con interesse la bella intervista di Luca Fioravanti a Setti. Siccome mi ero imposto di giudicarlo solo per i fatti, tenendo alta l’asticella del giudizio, resto coerente alla mia promessa. Dopo i colpi (pensate se li avesse fatti lo Spezia che sbandieramento ci sarebbe stato…) Rivas, Grossi e Carrozza, a cui si aggiungono i giovani Calvano, Verdun e Arzamendia, devo ammettere che la nuova proprietà sta facendo proprio le cose per bene. Parafrasando quel comico romagnolo: fatti e non pugnette… E se arriva anche uno tra Sforzini ed Ebagua, l’Hellas diventa la regina del mercato nonchè squadra da battere.

C’ERA UNA VOLTA “IL VERONA AI VERONESI”…

C’era una volta, tanto tempo fa, “il Verona ai veronesi”. Uno slogan che ha segnato l’epoca di Pastorello, presidente vicentino con appoggi bancari in Emilia. Il Verona ai veronesi, voleva dire restituire l’Hellas, cioè la squadra della città, all’imprenditoria cittadina, che ne doveva avere buona cura, se non altro per vicinanza, diciamo così etnica. Per questo fu salutato come un salvatore Pietro Arvedi, il conte di Cavalcaselle.
Arvedi era il prototipo del veronese. “Matto” e sufficientemente ricco da permettersi di acquistare la squadra scaligera. Ma la veronesità, fu in breve tempo, l’unico dato distintivo di Arvedi. Privo di qualsiasi attitudine manageriale, Arvedi fu vittima di grassatori e imbroglioni. Solo l’opera di Previdi e Prisciantelli gli impedì (e impedì all’Hellas…) di andare a carte quarantotto. Una prospettiva diversa, il Verona se l’è data grazie a Giovanni Martinelli. In questo caso ci siamo trovati un veronese, imprenditore e con un progetto industriale, sebbene più volte cambiato in corsa (dall’idea iniziale della fusione col Chievo, alla necessità di tornare in breve tempo in serie A per trovare le risorse necessarie al mantenimento della società).
Il problema di Martinelli è stato duplice: da una parte è stato attanagliato da problemi fisici e personali di entità pesante, dall’altra ha denunciato il fatto di essere un “piccolo” imprenditore, taglia stereotipata dell’industriale veronese. Ora è il turno di Setti. Un piccolo imprenditore che non è di Verona ma di una cittadina che dista un’ottantina di chilometri. Setti ha più o meno la stessa forza economica di Martinelli, ma è dotato di un maggiore vigore e maggiore prospettiva nelle sue azioni. Ci si chiede, ora se sarà lui il presidente della rinascita.
È comunque singolare notare che Verona non è riuscita ad esprimere un presidente veronese, dopo Martinelli. Caduti tutti gli alibi (la società è stata risanata completamente) la nostra città, è stata latitante da questo punto di vista. Nemmeno avere un tifoso-politico come Tosi è servito a qualcosa. Complice, sicuramente, la crisi economica, ma non solo. Io credo che ci sia di mezzo anche una buone dose di pregiudizio e di mancanza di idealità imprenditoriale.
Setti è diventato quindi l’unica alternativa vera per dare un domani al Verona. Certo c’è ancora la presenza di Martinelli, ma come s’è visto dalle prime battute, il suo ruolo è nettamente marginale. A questo punto diventa solo un vuoto slogan quel “Verona ai veronesi”. Si spera solo che Setti sappia essere più veronese di tanti illustri concittadini…

MERCATO: BUTTATE LE RETI, ADESSO TIRIAMOLE SU

Zero colpi, ancora nessuna ufficialità. Chi si aspettava fuoco e fiamme dalla prima settimana di Setti-presidente è restato deluso. Tanta carne al fuoco (si dice così…), affari zero. Carrozza e Rivas sono ancora in stand by, i difensori non arrivano, per la punta… Come sempre si andrà ad agosto… Generalizzare è brutto e non tenere presente la congiuntura economica pessima è da irresponsabili. Soldi non ce ne sono e se persino due nababbi come Cestaro e Squinzi hanno deciso di risparmiare… Beh vuol dire che siamo messi male. Come ho detto: il Verona parte quest’anno in netto vantaggio. Abbiamo una buona squadra e giocatori di proprietà. Bisogna solo migliorare, senza scialacquare denaro… Il passato ci ha insegnato che una sana politica della formica è molto più produttiva che una cicalesca dissipazione. Lo scorso campionato l’abbiamo fatto da protagonisti con pochi e perfetti inserimenti. Il mercato è anche tattica. È bene ricordarlo. Sogliano lo sa benissimo. Portare a casa giocatori in questo momento senza aver dato via quelli in esubero o che non fanno più parte del progetto significa anche esporsi a ricatti economici che possono mettere in ginocchio le casse della società. Credo che un bravo ds debba prima di tutto saper vendere la propria “merce”. Ad acquistare, magari con i soldi, sono bravi tutti. Sogliano ha buttato le reti, qualche pesce è rimasto impigliato, qualcun altro (vedi Rivas) tenta di animare un pessimo giochetto al rialzo. Se ho imparato a conoscere Sogliano, l’argentino ha sbagliato strada e resterà con il cerino acceso in mano. Se potessi esprimere un desiderio, l’unico, in questo mercato lo farei implorando la società ad acquistare una vera prima punta da venti gol che manca da troppo tempo a Verona. Mandorlini che ha fatto le nozze con i fichi secchi se lo merita. E ce lo meritiamo anche noi…

SE LO DICE SQUINZI…

Se qualche pennivendolo avesse letto quello che ha detto il presidente di Confindustria Squinzi, principale azionista del Sassuolo calcio riguardo lo scorso campionato, forse si sarebbe un po’ vergognato.
Squinzi non è quello che incontriamo ogni mattina al bar e che ci racconta le dietrologie del calcio. È uno dei più grandi imprenditori italiani che dopo anni vincenti (direi stra) nel ciclismo, si è buttato nel calcio. È diventato il presidente di Confindustria, non a caso. È uomo di sana concretezza padana, uno di buon senso. Sentire da uno come lui che il “calcio è pieno di boiate” e che al “Sassuolo hanno rubato almeno dieci punti” fino a fargli maturare la decisione di abbandonare fa riflettere e molto.
Squinzi ce l’ha (giustamente) a morte per quel rigore che ha trascinato la Sampdoria in A. Forse non ha visto quel rigore (non dato) che ha trascinato il Verona in B… Come quelli contro l’Empoli o contro l’Albinoleffe, per non parlare dello scandalo di Nocera. Se al Sassuolo mancano dieci punti, quanti ne mancano all’Hellas Verona, caro signor Abodi e care anime vergini?

L’AVIATORE CHE VOLA BASSO

L’aviatore Maurizio Setti ha volato basso. Si vedeva lontano un chilometro che avrebbe voluto alzare la quota delle sue dichiarazioni. Ma il nuovo proprietario del Verona ha capito che qui i venditori di fumo hanno vita corta. Molto meglio il basso profilo, molto meglio i fatti alle parole. Magari non ha incendiato la piazza, ma questo adesso non è importante. La piazza sa incendiarsi da sola, magari con un gol di Carrozza e uno di Rivas.

Importante, invece, che abbia dichiarato incedibili i gioielli e che abbia chiarito il pensiero su Mandorlini. Ecco, continuo a ritenere che attorno alla figura del tecnico e al rapporto che nascerà con Setti e Sogliano stanno tutte le fortune del prossimo Verona. Mandorlini, ha detto Martinelli, è intelligente e sa anche lui che è impossibile fare il factotum come nella scorsa stagione. Un disequilibrio evidente, che però, paradossalmente ha portato a grandi risultati. Ora bisogna cercarne un altro. Di equilibrio… Con risultati, si spera, ancora migliori.