Sono molto preoccupato per i miei risparmi e il conto corrente. Lo sono da quando Berlusconi ha detto che me li tutela lui. Ma allora sono da tutelare? Sono a rischio anche loro? Perchè io, da sventato, pensavo che fossero a rischio solo le azioni e i fondi. Mentre Berlusconi mi ha convinto che tutto è a rischio, anche quattro soldi tenuti in banca (Che sia più sicuro trasferirli sotto il materasso?). E così si scatena il panico: ecco a cosa serve l’intervento dei politici in economia, a trasformare l’allarme in panico. A cosa servano le iniezioni di denaro pubblico lo abbiamo constatato negli ultimi giorni: Wall Street aveva retto benino alla bocciatura del piano Paulson, non ha retto invece alla sua successiva approvazione e, come è arrivata la montagna di denaro pubblico, è crollata la fiducia assieme a Wall Street. Stessa cosa in Europa. Lo scorso fine settimana i grandi Paesi europei, ognuno rigorosamente per conto proprio, hanno varato le statalizzazioni bancarie e i loro bravi interventi pubblici. Risultato: lunedì sono conseguentemente crollate le borse di Parigi, di Londra, di Francoforte. E da lunedì non la smettono di andare a picco. Altro che delirare sulla fine del mercato e sugli Stati Uniti che avrebbero scoperto i vantaggi del socialismo statalista. Bisogna lasciare il mercato libero di spurgare fuori gli escrementi (cioè le banche bancarottiere); quando invece ricorri al tappo dell’intervento statale il marcio resta dentro e tutto si trasforma in una vescica purulenta e maleodorante fino all’esplosione finale.
Può darsi che quelle fin qui svolte siano solo considerazioni o illusioni da vecchio liberale. Ma una cosa è certa, un crack è già avvenuto: quello dell’Europa Unita. Alla prima crisi seria, al primo provvedimento che non riguardasse il calibro del cetriolo ma un piano di salvezza per l’economia continentale, l’Ue si è sfaldata e ognuno ha scelto di procedere per conto proprio: la Merkel e Brown in modo esplicito, Sarkozy salvando la facciata perchè, da presidente di turno, non poteva dare all’Europa lo stesso calcione esplicito sferrato dai primi due. Non meravigliamoci, non poteva che essere così: non c’è storia comune, non ci sono radici, nulla che cementi l’utopia degli Stati Uniti d’Europa. Gli Usa americani sono nati e si sono cementati nella comune guerra di indipendenza dalla madrepatria britannica. L’Europa invece ha conosciuto solo guerre e divisoni intestine e tutt’ora le conosce: i cechi si sono separati dagli slovacchi, i valloni dai fiamminghi; dalla Spagna alla Gran Bretagna fino alla Georgia e all’Ucraina fiorisce l’autonomismo spinto fino all’indipendentismo, e qualcuno ancora delira di mettere assieme l’Europa? I tedeschi con gli italiani? Dei conti correnti dei tedeschi ce ne frega esattamente quello che a loro frega dei nostri depositi bancaria: una minchia.
L’unione monetaria è stata una brillante idea degli stati europei forti a spese di quelli deboli. Se vogliamo vederla la realtà l’abbiamo sotto gli occhi: grazie alla vecchia liretta, svalutabile a piacimento, compivamo incursioni corsare nel mercato tedesco piazzandoci il nostro export. Il folle cambio lira-euro, l’introduzione della moneta unica, ha falcidiato il potere d’acquisto dei nostri stipendi e affondato la goletta corsara impedendo ulteriori incursioni sul mercato tedesco a colpi di svalutazione. Ci ha garantito lo stesso calibro di cetriolo, ma nessuno scudo comune che ci ripari da una crisi finanziaria ed economica seria.
E oggi cosa vorremmo? Che gli Stati forti si facessero carico di quelli deboli? Lo vedete Berlusconi andare dalla Merkel e da Brown a dire loro: siete i Paesi fortunati dovete destinare parte della vostra richezza ad aiutare i Paesi meno fortunati come il mio…Lo immaginate Berlusconi? E la sentite la pernacchia che sommergerebbe questa sua richiesta? Certe menate sul federalismo solidale funzionano solo sul fronte interno. Diciamo che sono…molto provinciali e poco europee. Gia prima che l’Europa facesse crack, figuriamoci ora.