Gli entusiasmi per la riforma federalista, che Bossi e la Lega continuano a mettere in vetta alle loro priorità, credo debbano fare i conti con il “federalismo delle mazzette” che arriva dalla regione Abruzzo e con una più seria verifica sull’esistenza o meno dei presupposti di base della riforma stessa.
Ricordiamoci intanto che quella sanitaria è già una spesa federalista, in quanto già trasferita dallo Stato centrale alle varie regioni. E tuttavia non solo questa spesa sanitara è infarcita di mazzette (l’ Abruzzo non è certo l’eccezione…) ma è troppo spesso fuori controllo, con deficit sempre più pesanti. Per questo è giusto domandarsi se del federalismo (in salsa italiana, non dimentichiamolo…) non vengano a mancare i presupposti stessi. I fautori della riforma ci spiegano che, avvicinando ai cittadini la centrale della spesa, aumentano i controlli da parte dei cittadini stessi: si evitano così gli sprechi, si rispamia, si attuano politiche più efficaci e virtuose.
Passando però dalla teoria alla prassi, e restando in ambito sanitario, vi pare che i cittadini dell’Abruzzo, della Campania o anche del nostro Veneto siano impegnati a tirare la giacca ai politici regionali perchè tengano la spesa sotto controllo? Chiedono loro anzitutto di eliminare sprechi e sperperi? Non mi pare proprio. I cittadini domandano più medicine, meno liste d’attesa, più prestazioni; e tutto assolutamente gratis. La cosa che li fa infuriare è il ticket, cioè la misura più concreta per cercare di contenere la spesa sanitaria.
Oggi Formigoni può cavarsela dando la colpa a Tremonti, dicendo che è il ministro dell’economia che diminuisce i trasferimenti alla sua regione. E in questo modo evita che gli elettori lombardi lo massacrino. Tutti i tagli che lo stesso Tremonti sta annunciando, (forse) sarà possibile attuarli perchè partono dalla Stato centrale, cioè ben lontano dal territorio e dalle proteste localistiche; ma serebbero impensabili se, attuato il federalismo fiscale, dipendessero da venti assessori regionali alle finanze i quali verrebbero travolti dalla protesta dei propri elettori.
Non dimentichiamo poi che gli stessi rifiuti campani per decenni sono stati gestiti in salsa federalista: cioè dalla regione Campania e dal comune di Napoli che continuavano ad assumere netturbini, a sprecare risorse, a non concludere nulla. E oggi (forse) ne veniamo fuori perchè è intervenuto lo Stato centrale ad esautorare il federalismo campano…
C’è insomma il pericolo concreto che il federalismo diventi un moltiplicatore di spese e sprechi, perchè il fiato sul collo degli elettori (italiani) spinge il politico ad aprire i cordoni della borsa non certo a chiuderli. Quanto alla Lega, era partita da un progetto forte e chiaro ma blasfemo: la secessione. Di fronte alla scomunica generale è poi ripiegata sul federalismo. Auguriamoci che il federalismo in salsa italiana non sia solo quello delle mazzette e degli sperperi ulteriori.