E’ vero, il rigore fischiato a Perrotta era più che dubbio, perché il pallone sembra sbattergli sulla spalla più che sul braccio. Per comprendere appieno l’incredulità dello stesso Catania nel vederselo assegnare, basta guardare l’atteggiamento di Di Carmine che, davanti alla porta di Zanellati, si preoccupa di indicare con il braccio da che parte deve essere battuto l’angolo.
E’ vero, l’arbitro Nicolini di Brescia non ha rivisto l’episodio al Var e questo non è giusto, visto che, una volta tanto, il servizio di video check era disponibile perché la Lega aveva deciso di investire sulla tecnologia.
E’ vero, il gol (regolarissimo) annullato a Liguori griderà vendetta fino alla fine della storia del calcio. Se decidi di lasciar proseguire l’azione la lasci proseguire e terminare, non la fermi dieci secondi dopo.
E’ vero, l’espulsione di Filippo Delli Carri era sacrosanta e il suo fallo, a 50 metri dalla porta almeno, assolutamente scellerato, ma guarda caso lì, dopo averlo ammonito, l’arbitro è andato a rivedere l’episodio al Var e ha cambiato il colore del cartellino.
E’ vero, mister Torrente, in 10 contro 11, ha pensato troppo presto a blindarsi e ha fatto cambi che, a posteriori, sono risultati non efficaci.
E’ vero, nonostante tutto, per due volte abbiamo portato la Coppa dalla nostra parte e due volte ce la siamo fatta scappare quando bastavano un po’ più d’attenzione e di cattiveria.
E’ vero, nel match di andata all’Euganeo mai avremmo dovuto permettere al Catania di riaprire il risultato. Avevamo disputato un primo tempo su altissimi livelli, il calo di tensione, alla luce dell’esito del doppio confronto, è stato davvero deleterio (ma è stato deleterio anche quello che è successo tra primo e secondo tempo, con quella vergognosa invasione di campo seguita da lancio di fumogeni verso i tifosi biancoscudati di un centinaio di catanesi che ha rovinato in un attimo la festa dei primi quarantacinque minuti).
E’ vero, quando tifi Padova la storia si ripete, clamorosamente e inesorabilmente. E quando assisti a certi torti, impotente e frustrato perché capitano sempre a te, rimetti in fila tutto quello che è successo negli ultimi anni, facendoti il fegato amaro a ripensare al gol di mano di Trieste che ti è costato la promozione diretta in B in favore del Perugia, al gol non gol di Chiricò nella finale playoff di andata col Palermo del 2022, al rigore su Liguori trasformato clamorosamente in punizione dal limite nel secondo turno dei playoff della passata stagione.
Ma arrivati a questo punto ha davvero senso peggiorare una situazione già emotivamente difficile da gestire dando contro alla squadra e al suo allenatore? Ancora una volta, rispondo con un secco “no”. Gli errori ci sono stati, alcuni da circoletto rosso, altri da parolaccia spinta, ma quando vedo giocare questa squadra riesco ancora a provare ammirazione per come riesce ad affrontare cose più grandi di lei, per come tenta di venir fuori dalle sabbie mobili quando qualcun altro ce la butta dentro fino ai capelli. L’ingenuità è ancora troppa, la mancanza di cattiveria e continuità un po’ preoccupano in vista dei playoff di cui, volente o nolente, a Catania abbiamo avuto un assaggio anticipato (e senza il pubblico delle grandi occasioni…). Ma ora che arrivare secondi e vincere gli spareggi promozione diventano le uniche due strade obbligate per dare un senso alla stagione occorre proteggere questa squadra, anche da sè stessa e dai suoi difetti, e accompagnarla nelle migliori condizioni possibili al traguardo. In fondo ci siamo abituati a soffrire. Siamo abituati a lottare contro tutto e contro tutti. Prendiamo per mano questo gruppo e continuiamo a credere in questi ragazzi che tutto vogliono fuorché non tentare di superare i loro limiti per regalarsi un sogno.