Possiamo chiederci fino a domani se sarebbe stato meglio giocare col doppio centravanti, con Bortolussi e Spagnoli in campo insieme per cercare di aumentare al massimo il potenziale offensivo del Padova. Se sarebbe stato più opportuno lasciare in campo anche Liguori perché uno come Michael non lo devi togliere mai, te la può sempre risolvere la partita! Puntare il dito sulle scelte di campo dell’allenatore, siano esse relative alla formazione titolare siano esse inerenti ai cambi operati nel secondo tempo, è però la scelta meno oculata, meno utile, meno lungimirante, meno rasserenante che si possa fare, se si vuole veramente il bene della squadra in questo delicato crocevia del campionato.
Che Salò sarebbe stato un campo ostico lo si sapeva. E anche bene. E non solo perché il fortissimo Vicenza ci aveva lasciato lo scalpo una settimana prima del derby col Padova perdendo 2-0. Era rimasto particolarmente impresso ai tifosi biancoscudati il doppio precedente della prima parte della stagione, ovvero la gara di andata, terminata 0-0 all’Euganeo nell’equilibrio più crudele, ma, prima ancora, anche la sfida di Coppa Italia di metà agosto, in cui Kirwan e compagni erano riusciti ad avere la meglio e a qualificarsi agli ottavi imponendosi solo all’ultimo minuto del secondo tempo supplementare, grazie al 3-2 segnato da Varas. E’ vero che la Feralpi ha giocato ieri un signor primo tempo. Con Fortin in versione supersonica a parare l’imparabile. Ma è altrettanto vero che il Padova, nella ripresa, dopo aver resistito strenuamente, si è procurato a sua volta occasioni da rete per provare a portare la sfida dalla sua parte. Non è però questo il tema. A cogliere nel segno con le sue parole, dimostrando lucidità e consapevolezza del momento, è stato ancora una volta l’allenatore Matteo Andreoletti. Che, dopo un’analisi veloce della gara, ha portato l’attenzione sul territorio in cui gli premeva portarla, affinché si accendesse la luce che doveva accendersi e prevalesse sul buio che poteva calare sui giocatori e sull’ambiente tutto. L’allenatore ha intanto premesso ancora una volta di essere orgoglioso dei suoi ragazzi, dell’impegno che hanno profuso fino a qui, dell’atteggiamento che hanno avuto in campo anche contro i Leoni del Garda, della reazione dimostrata nella ripresa, della capacità di soffrire, del patrimonio umano che portano in dote. In seconda battuta ha ribadito che il campionato, se continuerà a comportarsi esattamente come ha fatto fino ad adesso, lo vincerà proprio il Padova. Infine ha detto che la mentalità di una squadra si dimostra vincente non quando effettivamente si vince ma quando si perde e ci si rialza immediatamente, facendo affidamento sulle proprie qualità e su quelle dei compagni di viaggio, che, messe assieme, hanno reso finora il cammino pieno di ostacoli superati e di risultati positivi.
E’ il suo il punto di vista vincente, il migliore che si possa avere. Ma non basta. Tutto l’ambiente deve continuare a fidarsi di lui e ad affidarsi a lui. Che fin qui è sempre riuscito a mettere il suo Padova, di volta in volta, nella giusta prospettiva e sul piano migliore per proseguire nel solco che ha iniziato a scavare lo scorso 13 luglio.

