PENSO CHE…

… questo Padova, nonostante tutti gli alti e bassi, sia proprio una grande squadra.

… a volte il destino sia proprio beffardo, perché nessuno di noi avrebbe mai potuto nemmeno immaginare quest’estate, un incrocio tra Dal Canto e Calori più pericoloso e incredibile di quello di stasera. Ma meglio del destino può fare la volontà degli interpreti che, come ha fatto il Padova stasera, possono far sì che gli eventi pieghino in una direzione diversa, evitando che una storia si ripeta.

… Alessandro Dal Canto, Matias Cuffa e Francesco Ruopolo meritassero di trascorrere un signor compleanno, ricco di gioia e soddisfazione.

… Italiano in mezzo al campo faccia sempre la differenza, anche se due giorni prima l’hai mandato in tribuna.

… Succi sia sempre un piacere vederlo entrare in campo, perché, anche se tocca solo due palloni, ti dà la sensazione, reale, di uno che si spreme per il gruppo.

… Trevisan sia proprio un bravo difensore centrale. Alla faccia dei suoi primi due anni in biancoscudato!

… a questo punto sia certificato che il Padova ha un gran gruppo: non si spiegherebbe altrimenti la gran voglia di condividere la gioia di un gol da parte di tutti coloro che si siedono in panchina. Penso a Cutolo e a Marcolini, titolari irremovibili fino a un po’ di tempo fa che ora accettano di non essere della partita e non rinunciano ad essere felici per chi gioca. Penso a Schiavi che, in due delle ultime tre gare, è andato in tribuna e non ha fiatato. Reputo questi segnali molto importanti!

… concludendo, sia anche ora di conquistare un briciolo di continuità in più perché siamo ormai a tre quarti campionato e manca davvero solo quella! E allora meritiamoci l’appellativo di squadra continua facendo bene anche col Varese venerdì prossimo. Eccheccavolo…

 

 

BRESCIA E VARESE, VIETATO SBAGLIARE

Faccio fatica a trovare le parole per parlare della partita del Padova a Modena. Ho visto un primo tempo bellissimo da parte dei biancoscudati, era da tempo che in campo non si dava “del tu” al pallone con così tanta intesa e padronanza. Il gol ingiustamente annullato a Ruopolo (il tocco non è stato di braccio bensì di petto) era perfino passato in secondo piano di fronte alla bellezza dell’azione con cui il Padova si era portato in vantaggio. Vedere quel pazzo (inteso ovviamente in senso buono!) di Legati uscire, palla al piede, dalla sua area per poi andare, con coraggio e senza paura, a prendersi l’assist finale di Bentivoglio nell’area avversaria mi aveva fatto tornare con la mente alla meravigliosa primavera del 2011 che tante emozioni ci ha regalato, grazie alla rimonta che alla fine ha portato ai playoff.

Purtroppo ci hanno pensato i secondi quarantacinque minuti a riportare me e tutti i tifosi di nuovo sulla terra, riservandoci un atterraggio decisamente poco morbido. L’errore dell’arbitro Tozzi nell’assegnare il rigore al Modena è stato pesante e decisivo, perché ha in un sol colpo permesso ai “canarini” di pareggiare nel loro miglior momento e ha contemporaneamente ridato vita e importanza all’altro grave errore della terna arbitrale, quello sul gol non dato a Ruopolo nel primo tempo appunto (fossimo andati al riposo sullo 0-2 di certo non sarebbe finita così). Non mi posso però fermare qui nell’analisi della ripresa: perché è vero che l’arbitro è stato determinante ed è altrettanto vero che, seppur prendendo in mano il pallino del gioco, il Modena fino all’episodio del rigore non ha fatto un tiro in porta. Però è altrettanto innegabile che l’approccio del Padova, nella seconda parte della gara, non è stato all’altezza di quello sfoderato nel primo tempo. Troppo grande la porzione di campo regalata agli avversari che hanno avanzato il proprio baricentro e hanno iniziato ad attaccare a testa bassa. Ripeto: fino al rigore regalato dal direttore di gara, questo forcing modenese non aveva prodotto nitide palle gol, ma dare anche solo mentalmente ad un avversario bisognoso di punti la possibilità di pensare che ce la può fare, è deleterio, specie in un momento della stagione in cui i punti pesano per tutti.

Ecco che allora allo stadio “Braglia” si è schiantata irrimediabilmente la stagione del “mancano ancora tante partite alla fine pensiamo alla prossima” e del “sbagliare un tempo ogni tanto ci può stare”, anche se ciò non è successo solo per colpe del Padova. Contro Brescia e Varese, stando così le cose, non si potrà sbagliare. Altrimenti saranno dolori e pure lancinanti.

Di solito, quando non ha più a disposizione prove d’appello, il Padova non sbaglia. E voglio pensare che anche questa volta sarà così. Perché continuo a ritenere che l’impronta di Dal Canto in questi ragazzi ci sia. E che si manifesterà, innanzitutto a Brescia e contro il Varese, in due sfide da incorniciare e ricordare a lungo.

 

L’IMPRONTA DI DAL CANTO

Del Padova di quest’anno spesso si è detto che non si vedeva la mano dell’allenatore. Che la squadra era un insieme di singoli di qualità, capaci di fare la differenza solo in virtù dei loro colpi di classe e non perché c’erano un gioco e un’identità ben precisa alla base. Nell’ultimo periodo questa convinzione si è consolidata ancora di più, visto che in casa i biancoscudati non sono riusciti ad andare oltre due pareggi contro Verona ed Empoli e, in particolare in queste due partite, le occasioni da rete sono state poche e pure meno nitide del solito.

Dopo aver visto la sfida contro l’AlbinoLeffe, invece, io personalmente ho rinforzato la mia di convinzione: ovvero che l’impronta di Dal Canto in questa squadra c’è, eccome se c’è. Non ci fosse, non potrebbe succedere che, ogni volta che l’acqua arriva ad altezza naso e si rischia di affogare, i giocatori tirano fuori la testa con coraggio e determinazione. Non ci fosse, non potrebbe succedere che, ogni volta che viene chiamato in causa uno che non gioca da un po’ di tempo, dà il centodieci per cento e fa la differenza (è successo con Portin nel derby contro il Verona, ad esempio, è successo ieri con Milanetto, rispolverato a sorpresa e determinante in tantissime giocate, non ultima quella del gol di Ruopolo). E poi Ruopolo appunto: questo ragazzo mercoledì sarà sentito a Roma dal procuratore federale nell’ambito del calcio scommesse, non sta certo vivendo il suo momento migliore mentalmente. Eppure Dal Canto, che lo conosce benissimo dentro e fuori dal campo, ha saputo toccare i punti giusti nella testa dell’attaccante per tirargli fuori il leone che c’è in lui e fargli fare ieri la miglior partita da quando è a Padova. Non dimenticherei infine Cacia: non l’avevo mai visto prima sacrificarsi per la squadra, rincorrendo fino a centrocampo il portatore di palla avversario per pressarlo e non farlo ragionare. Ora Daniele sta bene e di sicuro anche in lui è la cura Dal Canto che ha funzionato.

Ora però manca l’ultima parte dell’impronta, quella che finora Dal Canto non è riuscito a tracciare: la continuità. I tre punti con l’AlbinoLeffe devono essere solo l’inizio. Anche a Modena ne servono tre e a Brescia non si deve perdere. Dunque testa sul pezzo e pedalare. Ancora. Con questa mentalità.

GAMBE IN SPALLA!

Mancano 15 partite alla fine. Dunque, potenzialmente, ci sono 45 punti a disposizione. Per il Padova è giunta l’ora di lasciarsi alle spalle incertezze, mezzi passi falsi, parole dette, parole non dette, simpatie e antipatie. E’ giunta l’ora di ingranare la quarta per consolidare l’obiettivo che fin dall’inizio della stagione ha dichiarato di voler perseguire: i playoff. Il week end dei recuperi, appena andato in scena, mi ha convinto una volta di più che per i primi due posti i giochi non sono ancora chiusi (il Pescara è caduto per mano della Reggina, il Sassuolo non è riuscito ad andare oltre lo 0-0 contro l’Ascoli e, in generale, eccezion fatta per il Pescara che lì davanti ha i tre tenori, nessuno mette in pratica un gioco così spettacolare!) ma ora come ora è meglio non guardare chi ci sta davanti, bensì chi ci sta seguendo dietro. Squadre, tipo il Varese e soprattutto il Brescia, che fino a qualche settimana fa erano lontane e che ora invece si vedono minacciose all’orizzonte. Bisogna consolidare, dicevo. E per consolidare bisogna vincere. E non una partita. Bensì almeno due delle prossime tre. Contro l’AlbinoLeffe all’Euganeo il 3 marzo non dovranno esserci scuse: frasi del tipo “l’AlbinoLeffe si è chiuso a riccio”, “non ci hanno concesso il minimo spazio” e “era difficile far girare palla” non dovranno uscire da nessuna bocca biancoscudata. Lo stesso si dovrà fare il 6 marzo, data del recupero di Modena, anche se alla fine la società si è decisa a richiamare Cristiano Bergodi in panchina e dunque, per l’ennesima volta, ci troveremo di fronte un’avversaria rinfrancata e determinata. Il tutto per arrivare allo scontro diretto di Brescia del 10 marzo senza l’acqua alla gola di dover vincere per forza per evitare di perdere terreno. Chiediamo troppo? No, chiediamo il giusto. Il giusto per una squadra che punta agli spareggi promozione. E ha qualità perfino per ambire a qualcosa di più.

TORNIAMO ALLE NOSTRE CERTEZZE

Il Padova è stato costruito per giocare con il 4-3-3. A gennaio poi, visto che in qualche partita si è reso necessario un centrocampista in più per ragioni di maggiore copertura, dal mercato Foschi ha portato a casa Bentivoglio, ovvero una mezz’ala che sa fare anche il trequartista, per passare al 4-3-1-2. L’allenatore  ha poi messo Bentivoglio a fare il regista contro il Verona e il ragazzo si è pure mosso bene ma mi sono resa conto oggi, dopo aver visto lo stesso Bentivoglio andare in difficoltà, che tutto questo cambiare, se a tratti può aver dato anche la scossa giusta, non è ora come ora la miglior medicina per tornare ad esprimere un buon gioco. Anche Cutolo col Verona a fare la punta e non l’esterno puro aperto si è mosso bene, non oggi invece, giornata in cui è stato prevedibile e pasticcione quant’altri mai. Penso che sia ora di tornare alle nostre certezze, con ciascuno dei giocatori nel suo ruolo naturale. Che sia 4-3-3 o 4-3-1-2, bisogna sposare un’idea, fare un’impronta e portarla avanti, proprio come è stato l’anno scorso: quando Dal Canto ha preso in mano la squadra nel dopo Calori, ha costruito la corazzata che poi è diventata giocando per 10 partite con la stessa formazione. Il risultato è che i giocatori si trovavano praticamente a memoria in campo. Sono arrivate le belle prestazioni e, con esse, anche le vittorie e tanti applausi da parte di tutti. Tante vittorie. Certo, il momento è delicato: c’è anche la vicenda del calcio scommesse a rompere le scatole un po’, per quanto da dentro lo spogliatoio continuino a dirci che sono tranquilli e non ci pensano proprio. Ma visto che su questa vicenda non si può intervenire e si deve solo attendere che il giudice faccia il suo lavoro, almeno interveniamo sul resto. E torniamo alle nostre certezze.

ASPETTIAMO EMPOLI PRIMA DI ARRABBIARCI

Scusate il ritardo con cui torno a scrivere nel blog. Certo che a Padova non ci facciamo proprio mancare niente! Nel week end in cui non si gioca a causa della neve la partita col Modena e ti aspetti che il sabato e la domenica scivolino via senza lasciare traccia di sé, che ti combinano 14 giocatori del Padova? Combinano che vincono in blocco il premio “l’ingenuo dell’anno” e decidono di andare a passare tutti insieme una serata in discoteca. A Desenzano? A Vicenza? A Treviso? No, in centro a Padova. Col risultato che diversi tifosi li vedono e segnalano che alcuni non sono andati a letto proprio presto presto, come avrebbero dovuto visto che il giorno dopo, saltata la sfida di Modena, c’era comunque partitella con la Primavera all’Euganeo.  La scelta del locale depone assolutamente a loro favore: avessero voluto fare la furbata, avrebbero senz’altro scelto un posto lontano dagli occhi e lontano dal cuore. Il fatto che abbiano scelto il centralissimo e frequentatissimo “Q” in piazza Insurrezione sta a significare che, spostato a otto giorni più tardi il successivo impegno ufficiale in casa con l’Empoli, pensavano semplicemente di potersi regalare una libera uscita in più rispetto a quella consueta del sabato. Niente di più e niente di meno.

Ovviamente, essendo sottoposti a delle regole e non avendole, seppur in buona fede, rispettate, saranno sanzionati con una multa. Giusto: la prossima volta così ci penseranno due volte prima di commettere un’altra leggerezza simile (perché di questo si tratta, di una leggerezza). Detto questo, però, si può chiudere qui la querelle, almeno fino a sabato, quando si giocherà la delicatissima sfida contro l’Empoli, che nel frattempo  ha richiamato in panchina Alfredo Aglietti. Se la sfida verrà giocata con intensità, attenzione e concretezza da tutti i biancoscudati, la faccenda andrà a morire naturalmente, finendo nel dimenticatoio. Dovessero invece emergere delle scorie di quel che è successo nel rendimento di qualcuno, allora sarà legittimo arrabbiarsi. Ma aspettiamo sabato prima di farlo.

UN PUNTO D’ORO E IO ME LO TENGO BEN STRETTO

Non ho molto da dire al termine della partita odierna. Se non che considero il punto portato a casa contro il Verona un punto d’oro. Che apprezzeremo senz’altro tra qualche mese più di quanto stiamo facendo oggi. Il girone di ritorno ormai è cominciato e i punti si fanno più pesanti, contro chiunque li si debba conquistare. L’obiettivo, nei prossimi due mesi, dovrà essere innanzitutto quello di perdere il meno possibile per poi tirare una bella volata in primavera, dopo aver consolidato questa posizione in classifica. Mentalità da perdente? No, ritengo che questo sia solo sano realismo. Sono convinta che con Cacia di nuovo in pista dal punto di vista della condizione e magari Succi finalmente senza più acciacchi potremo dire abbondantemente la nostra, recuperando un po’ della brillantezza che ora ci manca negli ultimi sedici metri. Per ora, mi accontento (si fa per dire!) di aver rivisto un Padova solido (il centrocampo a rombo aiuta moltissimo in questo senso!) e “mentalmente” sul pezzo. Il Verona non era una bestia facile da addomesticare.

RICOMPATTIAMOCI E RIPARTIAMO

Partita bruttissima quella di stasera a Bari. Non è la prestazione negativa in sé che mi ha fatto star male: può capitare una serata no in un campionato e così male, in effetti, poche volte ricordo di aver visto il Padova giocare. Purtroppo il problema è che questo mercato ha impresso un segno negativo nella testa di molti giocatori, non solo in quella di Cacia, lasciato a casa proprio perché, parole di Dal Canto, “con la testa è altrove e io ho bisogno di scendere a Bari con gente che pensa solo alla partita”. Per mesi abbiamo rincorso un difensore (prima Pesoli, poi Acerbi, poi il terzino Felscher): alla fine non è arrivato alcun rinforzo (a parte Bentivoglio che è un centrocampista) ma forse tutto questo dire che la difesa andava aggiustata non ha fatto bene ai giocatori che quella difesa la compongono dalla scorsa estate che, guarda caso, stasera sono stati tra i peggiori in campo. Si è inoltre parlato della possibile cessione di Milanetto e Cacia e pure di quella di Portin che invece sono rimasti tutti alla corte di Marcello Cestaro. Mi chiedo: Cacia a parte, che forse voleva lui andare a giocare di più altrove oppure tentare la rotta di avvicinamento alla serie A senza passare per altri sei mesi in B, con che testa questi ragazzi sono rimasti qui?

Alla luce di quello che ho appena scritto, credo che il compito più delicato che spetterà nei giorni prossimi a mister Dal Canto non sia quello di capire cosa tatticamente o tecnicamente non ha funzionato stasera a Bari, ma piuttosto quello di ricompattare lo spogliatoio per ripartire di slancio, con tutti allo stesso livello di motivazione. Trevisan e Legati saranno squalificati e dunque sabato scatterà nuovamente l’ora di Portin al centro della difesa: ecco bisognerà fare in modo che sia il miglior Portin, convinto che, se è rimasto a Padova è perché, anche se ha giocato poco fino a questo momento, è utilissimo alla causa, come tutti gli altri. Come ho scritto nelle pagelle, c’è da “rimotivare quelli che dovevano partire e non sono partiti e far risentire importanti coloro che, come tutti gli altri, lo sono ma magari adesso si sentono meno considerati”. Dal Canto in questo si è sempre dimostrato il numero uno fin dal giorno in cui si è seduto sulla panchina biancoscudata: anche stavolta non mancherà di mettere la sua personalità, la sua schiettezza e la sua grinta al servizio della causa. Del resto, dalle situazioni difficili, finora, è sempre uscito a testa alta e con il gruppo dalla sua parte. E quale migliore occasione del più sentito dei derby…

OCCHIO A NON TIRARCI LA ZAPPA SUI PIEDI

Il Padova è tornato a vincere all’Euganeo. Se si esclude la strana gara col Torino, iniziata il 3 dicembre e conclusa il 14 per via dei blackout ma ancora sub judice, non succedeva dall’1 novembre (vittoria per 1-0 sul Livorno, gol di Cutolo). Il Padova ha conquistato il suo secondo successo consecutivo, dopo la goleada di lunedì scorso in quel di Reggio, riportandosi a ridosso delle prime due posizioni e a più dieci dal settimo posto, ovvero il primo fuori dai playoff. Il Padova ha vinto il derby di ritorno col Citta dopo essersi aggiudicato anche quello d’andata (4-1 al Tombolato): credo non fosse mai successo nella storia dei derby tra Padova e Cittadella in campionato.

Sono tutti motivi per gioire e invece, al fischio finale, è partita la contraerea dei mugugni e dell’insoddisfazione perché oggi il gioco non è stato brillante, perché Dal Canto ha la Ferrari e non la sa guidare eccetera eccetera eccetera.

Non fraintendetemi: contro il Cittadella il Padova non ha disputato la sua migliore partita, anzi. Nel primo tempo, lo ha ammesso lo stesso Dal Canto, c’è stata troppa confusione. Non sono cieca e non ho certo visto una gara entusiasmante. Però, ragazzi, sono preoccupata per l’atteggiamento eccessivamente intransigente che noto in alcuni di voi: dire che il Padova non ha giocato benissimo ci sta. Sottolineare i punti in cui si dovrebbe migliorare anche. Ma penso che, vista la situazione in classifica, si dovrebbe farlo dopo aver gioito per una vittoria preziosissima per mille motivi. Noto invece che i mugugni e l’insoddisfazione di cui sopra prevalgono.

In questo modo rischiamo di tirarci la zappa sui piedi da soli. Credo che a questo punto del campionato, con tutta la primavera davanti e tante partite importanti da giocare e tentare di vincere, sarebbe il peggiore dei freni a mano che possiamo tirare.

Non pretendo di avere ragione al cento per cento. Proviamo però a rifletterci un po’ su. Tutti insieme.

LA SERATA DEL RISCATTO

Bisognava innanzitutto cancellare la sconfitta contro la Sampdoria e il Padova ci è riuscito. Bisognava non lasciare punti alla Reggina per non farla rientrare in corsa per i playoff e il Padova ci è riuscito. Bisognava non perdere terreno nei confronti di Verona, Pescara e Sassuolo che a loro volta non perdono un colpo. Il colpo, anzi il colpaccio su un campo in cui finora solo Torino e Juve Stabia si erano accomodate, l’abbiamo fatto anche noi. Bisognava dimostrare che siamo una squadra che non si fa condizionare dai tanti e importanti singoli assenti e abbiamo disputato una signora partita in trasferta senza Italiano, Bovo, Cacia, Succi e Milanetto, cambiando ancora una volta in corsa l’assetto tattico e molti dei suoi protagonisti.

Sì, senza ombra di dubbio, mi sento di dire che questa è stata la serata del riscatto, per tutti questi molteplici aspetti. E mi sento di ribadire una cosa che penso dall’inizio del campionato e che continuo a pensare: e cioè che Dal Canto, che qualche volta può pure sbagliare visto che è giovane e l’esperienza se la deve fare sulla sua pelle, ha perfettamente capito qual è il materiale umano e tecnico che ha per le mani e lo sa far rendere al meglio senza lasciarsi condizionare dagli umori esterni, neppure quelli del suo presidente che in settimana aveva apertamente detto di non essere convinto delle qualità di Ruopolo.

Anche il pubblico voleva la testa di Ruopolo dopo la pessima prestazione contro la Sampdoria, lui invece non l’ha tolto e gli ha affiancato Hallenius. Risultato: ‘Ciccio’ è stato il migliore in campo, Linus tra i migliori. Dietro di loro Dal Canto ha rispolverato al momento giusto anche Drame, dopo averlo risollevato dall’anonimato in cui era finito a causa delle troppo abbaglianti sirene di mercato che lo riguardavano. Risultato: il franco maliano ha corso come un pazzo, sfiorando anche il gol, che sarebbe stato il secondo dopo che il primo lo aveva segnato proprio nella gara di andata contro la Reggina all’Euganeo. Già senza diverse pedine di qualità, il mister ha poi deciso di sacrificare Cutolo in nome di maggiore fisicità in mezzo al campo e Schiavi sulla linea della difesa. Altre decisioni che, alla fine, gli hanno dato ragione. Queste scelte particolari e apparentemente azzardate potevano sembrare quelle di un tecnico in confusione che le prova tutte e invece, al triplice fischio, si sono dimostrate il frutto di una lucidità che non è mai venuta meno nella sua testa.

La quinta vittoria fuori casa dall’inizio del campionato ci ha regalato un gruppo in salute e ricco di tanta forza caratteriale. A questo punto il mercato non è più un’ancora di salvezza, ma un’occasione per arricchire senza stravolgere una realtà che ha già tanto da dire e da dare. E che dirà e darà ancora tanto.