Il Padova è stato costruito per giocare con il 4-3-3. A gennaio poi, visto che in qualche partita si è reso necessario un centrocampista in più per ragioni di maggiore copertura, dal mercato Foschi ha portato a casa Bentivoglio, ovvero una mezz’ala che sa fare anche il trequartista, per passare al 4-3-1-2. L’allenatore ha poi messo Bentivoglio a fare il regista contro il Verona e il ragazzo si è pure mosso bene ma mi sono resa conto oggi, dopo aver visto lo stesso Bentivoglio andare in difficoltà, che tutto questo cambiare, se a tratti può aver dato anche la scossa giusta, non è ora come ora la miglior medicina per tornare ad esprimere un buon gioco. Anche Cutolo col Verona a fare la punta e non l’esterno puro aperto si è mosso bene, non oggi invece, giornata in cui è stato prevedibile e pasticcione quant’altri mai. Penso che sia ora di tornare alle nostre certezze, con ciascuno dei giocatori nel suo ruolo naturale. Che sia 4-3-3 o 4-3-1-2, bisogna sposare un’idea, fare un’impronta e portarla avanti, proprio come è stato l’anno scorso: quando Dal Canto ha preso in mano la squadra nel dopo Calori, ha costruito la corazzata che poi è diventata giocando per 10 partite con la stessa formazione. Il risultato è che i giocatori si trovavano praticamente a memoria in campo. Sono arrivate le belle prestazioni e, con esse, anche le vittorie e tanti applausi da parte di tutti. Tante vittorie. Certo, il momento è delicato: c’è anche la vicenda del calcio scommesse a rompere le scatole un po’, per quanto da dentro lo spogliatoio continuino a dirci che sono tranquilli e non ci pensano proprio. Ma visto che su questa vicenda non si può intervenire e si deve solo attendere che il giudice faccia il suo lavoro, almeno interveniamo sul resto. E torniamo alle nostre certezze.
ASPETTIAMO EMPOLI PRIMA DI ARRABBIARCI
Scusate il ritardo con cui torno a scrivere nel blog. Certo che a Padova non ci facciamo proprio mancare niente! Nel week end in cui non si gioca a causa della neve la partita col Modena e ti aspetti che il sabato e la domenica scivolino via senza lasciare traccia di sé, che ti combinano 14 giocatori del Padova? Combinano che vincono in blocco il premio “l’ingenuo dell’anno” e decidono di andare a passare tutti insieme una serata in discoteca. A Desenzano? A Vicenza? A Treviso? No, in centro a Padova. Col risultato che diversi tifosi li vedono e segnalano che alcuni non sono andati a letto proprio presto presto, come avrebbero dovuto visto che il giorno dopo, saltata la sfida di Modena, c’era comunque partitella con la Primavera all’Euganeo. La scelta del locale depone assolutamente a loro favore: avessero voluto fare la furbata, avrebbero senz’altro scelto un posto lontano dagli occhi e lontano dal cuore. Il fatto che abbiano scelto il centralissimo e frequentatissimo “Q” in piazza Insurrezione sta a significare che, spostato a otto giorni più tardi il successivo impegno ufficiale in casa con l’Empoli, pensavano semplicemente di potersi regalare una libera uscita in più rispetto a quella consueta del sabato. Niente di più e niente di meno.
Ovviamente, essendo sottoposti a delle regole e non avendole, seppur in buona fede, rispettate, saranno sanzionati con una multa. Giusto: la prossima volta così ci penseranno due volte prima di commettere un’altra leggerezza simile (perché di questo si tratta, di una leggerezza). Detto questo, però, si può chiudere qui la querelle, almeno fino a sabato, quando si giocherà la delicatissima sfida contro l’Empoli, che nel frattempo ha richiamato in panchina Alfredo Aglietti. Se la sfida verrà giocata con intensità, attenzione e concretezza da tutti i biancoscudati, la faccenda andrà a morire naturalmente, finendo nel dimenticatoio. Dovessero invece emergere delle scorie di quel che è successo nel rendimento di qualcuno, allora sarà legittimo arrabbiarsi. Ma aspettiamo sabato prima di farlo.
UN PUNTO D’ORO E IO ME LO TENGO BEN STRETTO
Non ho molto da dire al termine della partita odierna. Se non che considero il punto portato a casa contro il Verona un punto d’oro. Che apprezzeremo senz’altro tra qualche mese più di quanto stiamo facendo oggi. Il girone di ritorno ormai è cominciato e i punti si fanno più pesanti, contro chiunque li si debba conquistare. L’obiettivo, nei prossimi due mesi, dovrà essere innanzitutto quello di perdere il meno possibile per poi tirare una bella volata in primavera, dopo aver consolidato questa posizione in classifica. Mentalità da perdente? No, ritengo che questo sia solo sano realismo. Sono convinta che con Cacia di nuovo in pista dal punto di vista della condizione e magari Succi finalmente senza più acciacchi potremo dire abbondantemente la nostra, recuperando un po’ della brillantezza che ora ci manca negli ultimi sedici metri. Per ora, mi accontento (si fa per dire!) di aver rivisto un Padova solido (il centrocampo a rombo aiuta moltissimo in questo senso!) e “mentalmente” sul pezzo. Il Verona non era una bestia facile da addomesticare.
RICOMPATTIAMOCI E RIPARTIAMO
Partita bruttissima quella di stasera a Bari. Non è la prestazione negativa in sé che mi ha fatto star male: può capitare una serata no in un campionato e così male, in effetti, poche volte ricordo di aver visto il Padova giocare. Purtroppo il problema è che questo mercato ha impresso un segno negativo nella testa di molti giocatori, non solo in quella di Cacia, lasciato a casa proprio perché, parole di Dal Canto, “con la testa è altrove e io ho bisogno di scendere a Bari con gente che pensa solo alla partita”. Per mesi abbiamo rincorso un difensore (prima Pesoli, poi Acerbi, poi il terzino Felscher): alla fine non è arrivato alcun rinforzo (a parte Bentivoglio che è un centrocampista) ma forse tutto questo dire che la difesa andava aggiustata non ha fatto bene ai giocatori che quella difesa la compongono dalla scorsa estate che, guarda caso, stasera sono stati tra i peggiori in campo. Si è inoltre parlato della possibile cessione di Milanetto e Cacia e pure di quella di Portin che invece sono rimasti tutti alla corte di Marcello Cestaro. Mi chiedo: Cacia a parte, che forse voleva lui andare a giocare di più altrove oppure tentare la rotta di avvicinamento alla serie A senza passare per altri sei mesi in B, con che testa questi ragazzi sono rimasti qui?
Alla luce di quello che ho appena scritto, credo che il compito più delicato che spetterà nei giorni prossimi a mister Dal Canto non sia quello di capire cosa tatticamente o tecnicamente non ha funzionato stasera a Bari, ma piuttosto quello di ricompattare lo spogliatoio per ripartire di slancio, con tutti allo stesso livello di motivazione. Trevisan e Legati saranno squalificati e dunque sabato scatterà nuovamente l’ora di Portin al centro della difesa: ecco bisognerà fare in modo che sia il miglior Portin, convinto che, se è rimasto a Padova è perché, anche se ha giocato poco fino a questo momento, è utilissimo alla causa, come tutti gli altri. Come ho scritto nelle pagelle, c’è da “rimotivare quelli che dovevano partire e non sono partiti e far risentire importanti coloro che, come tutti gli altri, lo sono ma magari adesso si sentono meno considerati”. Dal Canto in questo si è sempre dimostrato il numero uno fin dal giorno in cui si è seduto sulla panchina biancoscudata: anche stavolta non mancherà di mettere la sua personalità, la sua schiettezza e la sua grinta al servizio della causa. Del resto, dalle situazioni difficili, finora, è sempre uscito a testa alta e con il gruppo dalla sua parte. E quale migliore occasione del più sentito dei derby…
OCCHIO A NON TIRARCI LA ZAPPA SUI PIEDI
Il Padova è tornato a vincere all’Euganeo. Se si esclude la strana gara col Torino, iniziata il 3 dicembre e conclusa il 14 per via dei blackout ma ancora sub judice, non succedeva dall’1 novembre (vittoria per 1-0 sul Livorno, gol di Cutolo). Il Padova ha conquistato il suo secondo successo consecutivo, dopo la goleada di lunedì scorso in quel di Reggio, riportandosi a ridosso delle prime due posizioni e a più dieci dal settimo posto, ovvero il primo fuori dai playoff. Il Padova ha vinto il derby di ritorno col Citta dopo essersi aggiudicato anche quello d’andata (4-1 al Tombolato): credo non fosse mai successo nella storia dei derby tra Padova e Cittadella in campionato.
Sono tutti motivi per gioire e invece, al fischio finale, è partita la contraerea dei mugugni e dell’insoddisfazione perché oggi il gioco non è stato brillante, perché Dal Canto ha la Ferrari e non la sa guidare eccetera eccetera eccetera.
Non fraintendetemi: contro il Cittadella il Padova non ha disputato la sua migliore partita, anzi. Nel primo tempo, lo ha ammesso lo stesso Dal Canto, c’è stata troppa confusione. Non sono cieca e non ho certo visto una gara entusiasmante. Però, ragazzi, sono preoccupata per l’atteggiamento eccessivamente intransigente che noto in alcuni di voi: dire che il Padova non ha giocato benissimo ci sta. Sottolineare i punti in cui si dovrebbe migliorare anche. Ma penso che, vista la situazione in classifica, si dovrebbe farlo dopo aver gioito per una vittoria preziosissima per mille motivi. Noto invece che i mugugni e l’insoddisfazione di cui sopra prevalgono.
In questo modo rischiamo di tirarci la zappa sui piedi da soli. Credo che a questo punto del campionato, con tutta la primavera davanti e tante partite importanti da giocare e tentare di vincere, sarebbe il peggiore dei freni a mano che possiamo tirare.
Non pretendo di avere ragione al cento per cento. Proviamo però a rifletterci un po’ su. Tutti insieme.
LA SERATA DEL RISCATTO
Bisognava innanzitutto cancellare la sconfitta contro la Sampdoria e il Padova ci è riuscito. Bisognava non lasciare punti alla Reggina per non farla rientrare in corsa per i playoff e il Padova ci è riuscito. Bisognava non perdere terreno nei confronti di Verona, Pescara e Sassuolo che a loro volta non perdono un colpo. Il colpo, anzi il colpaccio su un campo in cui finora solo Torino e Juve Stabia si erano accomodate, l’abbiamo fatto anche noi. Bisognava dimostrare che siamo una squadra che non si fa condizionare dai tanti e importanti singoli assenti e abbiamo disputato una signora partita in trasferta senza Italiano, Bovo, Cacia, Succi e Milanetto, cambiando ancora una volta in corsa l’assetto tattico e molti dei suoi protagonisti.
Sì, senza ombra di dubbio, mi sento di dire che questa è stata la serata del riscatto, per tutti questi molteplici aspetti. E mi sento di ribadire una cosa che penso dall’inizio del campionato e che continuo a pensare: e cioè che Dal Canto, che qualche volta può pure sbagliare visto che è giovane e l’esperienza se la deve fare sulla sua pelle, ha perfettamente capito qual è il materiale umano e tecnico che ha per le mani e lo sa far rendere al meglio senza lasciarsi condizionare dagli umori esterni, neppure quelli del suo presidente che in settimana aveva apertamente detto di non essere convinto delle qualità di Ruopolo.
Anche il pubblico voleva la testa di Ruopolo dopo la pessima prestazione contro la Sampdoria, lui invece non l’ha tolto e gli ha affiancato Hallenius. Risultato: ‘Ciccio’ è stato il migliore in campo, Linus tra i migliori. Dietro di loro Dal Canto ha rispolverato al momento giusto anche Drame, dopo averlo risollevato dall’anonimato in cui era finito a causa delle troppo abbaglianti sirene di mercato che lo riguardavano. Risultato: il franco maliano ha corso come un pazzo, sfiorando anche il gol, che sarebbe stato il secondo dopo che il primo lo aveva segnato proprio nella gara di andata contro la Reggina all’Euganeo. Già senza diverse pedine di qualità, il mister ha poi deciso di sacrificare Cutolo in nome di maggiore fisicità in mezzo al campo e Schiavi sulla linea della difesa. Altre decisioni che, alla fine, gli hanno dato ragione. Queste scelte particolari e apparentemente azzardate potevano sembrare quelle di un tecnico in confusione che le prova tutte e invece, al triplice fischio, si sono dimostrate il frutto di una lucidità che non è mai venuta meno nella sua testa.
La quinta vittoria fuori casa dall’inizio del campionato ci ha regalato un gruppo in salute e ricco di tanta forza caratteriale. A questo punto il mercato non è più un’ancora di salvezza, ma un’occasione per arricchire senza stravolgere una realtà che ha già tanto da dire e da dare. E che dirà e darà ancora tanto.
I LIMITI DEL PADOVA
Quante volte, al termine di partite in cui l’arbitro ci aveva messo lo zampino in maniera negativa, mi son sentita dire che non prendevo mai posizione, che non sottolineavo certe ingiustizie. Se non lo facevo, era perché ritenevo che, anche senza quelle ingiustizie, il Padova non ce l’avrebbe fatta e preferivo evitare di trovar fuori alibi inutili e sterili ai fini della crescita della squadra.
Stavolta invece prendo posizione, eccome se la prendo. Senza l’espulsione di Bovo, son convinta che ce l’avremmo fatta a portare a casa un pari più che meritato perché stavamo mettendo sotto la Sampdoria in quel momento e Romero già qualche brivido sulla schiena lo aveva provato.
Ciò premesso, però, il problema non è quello che di giusto stavamo facendo nel momento in cui Bovo è stato espulso, ma quello che non abbiamo fatto prima, complicandoci la vita. Andando sotto di due reti nelle uniche due iniziative messe in atto dai doriani, ai quali, l’aiuto per andare in porta, l’abbiamo servito su un piatto d’argento attraverso una leggerezza di Bovo (quella sì criticabile, altro che l’espulsione!) e un anticipo nettamente sbagliato da Schiavi. Certo avevamo di fronte la Sampdoria, che resta insieme al Torino la squadra più attrezzata del campionato seppur in crisi, ma è evidente che qualche limite c’è, se si vuol puntare ad un traguardo più importante dei playoff (leggi secondo posto).
Senza Cacia e con Succi non pienamente recuperato facciamo fatica. Dietro Schiavi sta evidentemente soffrendo le voci che parlano di un Pesoli sulla strada di Padova. Battiamo dunque meglio che si può (e in questo Foschi è un maestro!) la strada del mercato e ritroviamoci qui i primi di febbraio.
Solo allora capiremo fino in fondo chi siamo e dove possiamo arrivare. E occhio alla Reggina tra due lunedì perché, dopo aver rimesso in pista la Sampdoria, il peggio del peggio potrebbe essere proprio quello di fare la stessa cosa con Bonazzoli e i suoi amici.
E’ LA SERIE B, BELLEZZA!
La categoria in cui ci ritroviamo a giocare è la serie B. E meno male visto che negli undici anni antecedenti al 2009 ci siamo dovuti ciucciare ogni domenica che Dio mandava in terra la serie C, giocando, e a volte pure perdendo, contro Pizzighettone, Moncalieri, Montichiari, Legnano e compagnia briscola (con tutto il rispetto ovviamente per questi club). La B è questa: capita che il Torino faccia 0-0 in casa contro l’AlbinoLeffe e che perda a Gubbio, così come capita che il Padova, non disputando la sua migliore partita, vinca ad Ascoli. Certo poi c’è il Pescara che viaggia ad una media di più di due gol a partita, ma quella è Zemanlandia, una terra franca in cui vive e imperversa un’idea particolare e senz’altro spettacolare di calcio, ma assolutamente improponibile e riproducibile in altri luoghi se appunto non hai Zeman in panchina.
Insomma: è tutto nella norma. Anzi: tre punti ad Ascoli sono grasso che cola in una classifica che dice che il Padova ha chiuso il girone d’andata a quota 38, mica bruscolini!
Ciò premesso, un po’ di preoccupazione c’è per un Padova che non ha più il gioco spumeggiante di una volta e, a tratti, continua a dare l’impressione di dipendere dagli spunti dei singoli. Ma ci sono partite e partite: quella di oggi, contro un Ascoli chiuso in difesa così come avevano fatto Grosseto e Gubbio, poteva trasformarsi nell’ennesima trappola! Invece i biancoscudati, pur non pungendo mai fino in fondo, hanno avuto il pregio di tenerla in mano senza commettere ingenuità difensive fino al momento in cui Lazarevic, aiutato dalla fortuna e da Peccarisi, l’ha sbloccata. E’ soprattutto portando a casa match come questi che si fa strada e si mantiene la parte alta della classifica.
Spero quindi che questa vittoria sia di rilancio per le motivazioni e lo smalto dei giocatori e abbia, se non eliminato, almeno messo da parte le scorie prodotte dalla vicenda calcioscommesse. Avanti con la Sampdoria!
VOGLIO PROVE NON “SENTITO DIRE”!
Sono laureata in giurisprudenza. E’ quindi normale che, con questo corso di studi alle spalle, io sia innocentista. Lo dice chiaro e tondo il secondo comma dell’art. 27 della Costituzione che, vi assicuro, all’università di Padova mi hanno fatto studiare come l’Ave Maria: "L’imputato non è considerato colpevole fino alla condanna definitiva". Si chiama "presunzione di innocenza". Anche se ci fossero a carico dei biancoscudati le prove più schiaccianti, aspetterei comunque l’ultimo grado di giudizio prima di essere sicura che le cose stiano come recita la sentenza.
Ciò premesso, a carico di Vincenzo Italiano, Omar Milanetto e Francesco Ruopolo non c’è al momento alcuna prova concreta. Certo, rispetto a qualche giorno fa in cui si parlava di coinvolgimento del Padova senza che ci fosse alcun nome del Padova tra gli indagati, un passo avanti è stato fatto: ci sono le parole della confessione fiume di Gervasoni. Ora gli inquirenti le devono esaminare e vedere se, alle parole dell’ex difensore del Piacenza, corrispondono appunto dei fatti. Certo, non saranno ore tranquille nè per me nè per voi tifosi quelle che ci apprestiamo a vivere. Ma ci andrei piano prima di vedere il Padova già retrocesso in Lega Pro: sbaglio o l’altro ieri è venuto fuori che in un’intercettazione Santoni avrebbe detto che Buffon, Gattuso e Cannavaro sono malati di scommesse? Pareva la fine del mondo, invece, lo stesso Santoni ha ritrattato, dicendo di aver fatto tre nomi a caso al momento del colloquio telefonico.
Scusatemi dunque ma, alla luce di tutto questo, parole come "I fratelli Cossato mi dissero che tra i loro referenti c’era anche Italiano che aveva confidato loro che il Padova aveva comprato la partita con l’AlbinoLeffe del 2009" non sono una prova, bensì il riporto di un sentito dire. Non mi bastano per redigere una sentenza di colpevolezza. E non basteranno nemmeno al giudice, in assenza di riscontri oggettivi.
Quindi, per concludere, è normalissima e più che legittima la preoccupazione che ha invaso il nostro stato d’animo ma proviamo ad aspettare che la giustizia faccia il suo corso prima di fasciarci la testa. Se andiamo a vedere anche solo la prima trance delle indagini, sono diversi i nomi di giocatori tirati in ballo che poi ne sono usciti puliti perchè non c’entravano nulla.
CI DICANO DI CHE MORTE DOBBIAMO MORIRE
Cristiano Doni ha vuotato il sacco. Dopo 5 giorni di isolamento in carcere ha deciso di collaborare e ha ammesso tutto o quasi. Le scommesse, le combine: era tutto vero. Ce ne sarebbero di cose da dire già solo su questo fatto, ma tanto sarebbe un fiume di parole inutili. Dico solo che mi dispiace tantissimo per i tifosi dell’Atalanta che per anni hanno creduto di avere un capitano che esultava tenendo su il mento perché era una persona straordinaria. E hanno creduto alla sua completa innocenza anche dopo che sono partite le indagini lo scorso maggio, difendendolo fino all’ultimo. Non riesco nemmeno ad immaginare quanto possano essere delusi adesso (ho provato a mettermi nei loro panni, pensando, se una cosa del genere l’avesse fatta un giocatore del Padova, a come avrei reagito e non mi sono certo venuti pensieri comprensivi…).
Ma tant’è il punto che interessa più da vicino noi padovani è un altro: ovvero quel Padova-Atalanta che è ancora nel mirino degli inquirenti perché ritengono che per il pari ci fosse l’accordo delle due società. Doni ieri ha ammesso le combine in Atalanta-Piacenza e Atalanta-Ascoli ma ha detto che di Padova-Atalanta non sapeva nulla, men che meno sapeva che ci fosse in ballo un accordo tra le due società. Queste dichiarazioni, per quanto si tratti solo dell’interrogatorio di garanzia, dovrebbero bastare a tranquillizzare i tifosi del Padova e invece non bastano perché il gip, nonostante non risulti al momento alcun indagato del Padova, nè tra i dirigenti nè tra i giocatori, continua a dire di avere in mano elementi che confermano il quadro probatorio.
Concludo allora con un accorato appello, da tifosa più che da giornalista: dicano chiaro e tondo cosa hanno in mano e ci dicano quindi di che morte dobbiamo morire. A Padova si è infatti venuto a creare un clima di sospetto e ansia a dir poco deleterio. Allora: carte in tavola e fuori gli assi. Se c’è qualcosa, qualunque cosa sia, che venga messa in chiaro perché vivere così davvero ci sta facendo malissimo.
Spero che passiate tutti un buon Natale. Io sono convinta che, sotto l’albero, troveremo l’assoluta estraneità ai fatti del nostro amatissimo Padova!