Benedetta fu la sosta. L’infermeria del Verona si è svuotata (Toni a parte, che però difficilmente rivedremo a breve) e gli acciaccati hanno potuto allenarsi con regolarità per ritrovare atletismo e nerbo. La pausa spero sia stata un toccasana anche moralmente: per tirare somme e sottrazioni di questo avvio negativo, per riannodare i fili, ritrovare slancio e autostima.
“Siamo preoccupati il giusto” ha detto il deus ex machina del Verona, al secolo Giovanni Gardini, fu Richelieu in un’epoca recente eppure, oggi, così lontana. L’epoca di quando il nostro, nascosto nelle retrovie, volutamente anonimo come i completi grigi di alta fattura che ama indossare, non muoveva un sopracciglio e non si scomponeva in quello sguardo perfettamente annodato come il nodo delle sue cravatte. Ora Richelieu non esiste più: dalla recente conferenza stampa all’Hellas Store Gardini è come tutti noi: si spazientisce, qua e là mostra le corde del nervosismo, le smorfie tradiscono l’umorale umanità di noi comuni mortali.
Credo dipenda dalla consapevolezza del doversi mostrare. Per indole e proverbiale riservatezza lui eviterebbe, ma glielo impone il ruolo di uomo forte di via Belgio nel post Sogliano. Il resto lo fa un avvio di campionato chiaramente non all’altezza delle aspettative presidenziali. Tuttavia il fu Richelieu, tra una risposta e l’altra ai cronisti, ha tenuto la barra dritta della coerenza sugli obiettivi del Verona, confermando le parole estive di Setti e poi del suo uomo di fiducia Bigon: “L’obiettivo resta quello di una salvezza tranquilla”. Il non voler rinegoziare al ribasso l’obiettivo, anzi il ribadirlo con chiarezza, dimostra nella fattispecie la serietà del direttore generale, che non ha cercato furbi riposizionamenti volti a sminuire o normalizzare la (momentanea) crisi. Gliene do atto.
Spero che abbia ragione lui e che il calciomercato estivo (economicamente frizzante, ma a mio modo di vedere non del tutto indovinato), la rosa e l’allenatore siano adeguati a un campionato meno travagliato, consono agli obiettivi e al Verona degli ultimi anni. Dieci giorni fa chi vi scrive si è espresso diversamente, chiedendo alla società di abbassare il tiro, paventando, a differenza di Gardini, un campionato di sofferenza. Ma qui siamo (ancora) nel campo delle opinioni e mi auguro ovviamente che quella sbagliata sia la mia.